Analisi fondamentale Forex (1 Viewer)

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Nelle ultime 24 ore, l'EUR è diminuito dello 0,39% rispetto al dollaro USA, chiudendo a 1,0794 dollari. Anche oggi l'euro-dollaro continua a perdere pesantemente terreno, senza trovare appigli per fermare la sua caduta. Ad appesantire l'euro-dollaro contribuiscono le cattive notizie arirvate ieri dal fronte macro, con particolare riferimento all'indice Zrw che in Germania a febbraio è crollato da 26,7 a 8,7 punti, deludendo nettamente le stime che parlavano di un ribasso meno marcato a 20,4 punti. Il cross è inoltre stato penalizzato da un ritorno dell'avversione al rischio, per via dei timori legati agli effetti del coronavirus e tanto basta per favorire quindi acquisti su una valuta rifugio quale il dollaro.

Secondo gli analisti, il mix di dati deboli nell'area euro, il mercato che prezza nuovi tagli ai tassi di deposito della Bce e la dinamica dell'euro come valuta di finanziamento non fa ben sperare per la moneta unica. Cattive notizie arrivano anche da Goldman Sachs che ha deciso di rivedere al ribasso la sua stima a tre mesi sull'euro-dollaro, tagliandola da 1,11 a 1,08. La sforbiciata ha interessato anche la previsione a sei mesi che è stata rivisitata dagli analisti da 1,13 a 1,10.

Durante la sessione asiatica, la coppia di valute EUR/USD è stata quotata di 1.0799$, in leggero aumento rispetto alla chiusura di ieri. In caso di storno down, la coppia potrebbe trovare supporto a 1.0778$ seguito da 1.0756$, mentre in caso di rally, la prima resistenza si trova ora a 1,0829$ seguito da 1,0858$.
 

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Nelle ultime 24 ore, il greggio è cresciuto dello 0,23% chiudendo a 52,10 dollari al barile. Durante la sessione asiatica, la quotazione del petrolio greggio è stata di 52,62$, in aumento dell'1,00% rispetto alla chiusura di ieri. In caso di storno down, la quotazione potrebbe trovare supporto a 51.46$ seguito da 50.29$, mentre in caso di rally, la prima resistenza si trova ora a 53,21$ seguito da 53,79$.

Nello stesso tempo, l'XAU/USD è cresciuto dell'1,10% chiudendo a 1604,50 dollari l'oncia. Nella sessione asiatica, la quotazione dell'oro è stata di 1604,70$, in leggero rialzo rispetto alla chiusura di ieri. In caso di discesa, la quotazione dell'oro potrebbe trovare un supporto a 1592.33$ seguito da 1579,97$, mentre in caso di rally, la prima resistenza si trova ora a 1612,63$ seguito da 1620,57$.

Contemporaneamente, l'XAG/USD è salito del 2,08% chiudendo a 18,16 dollari l'oncia. Nella sessione asiatica, la quotazione dell'argento è stata di 18.24$, in aumento dello 0.44% rispetto alla chiusura di ieri. In caso di discesa, la quotazione dell'argento potrebbe trovare un supporto a 17.94$ seguito da 17.65$, mentre in caso di rally, la prima resistenza si trova ora a 18.40$ seguito da 18,56$.
 

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Nelle ultime 24 ore, il greggio è salito del 2,67% chiudendo a 53,49 dollari al barile. Sul fronte dei dati macro, il Brasile non intende né aderire all'Organizzazione dei paesi esportatori “OPEC” di petrolio né partecipare all'accordo per limitare le estrazioni, ha dichiarato Benito Albuquerque, ministro dell’energia e delle attività estrattive. “Non vogliamo restrizioni, vogliamo aumentare la nostra produzione”, ha aggiunto. Secondo quanto dichiarato, il governo desidera aumentare la produzione di greggio e gas in modo da guadagnarsi un posto tra i primi 5 Paesi al mondo per esportazione di risorse energetiche (al momento il Brasile è nono). Secondo gli analisti, quest'anno le esportazioni brasiliane di oro nero vedranno un aumento di 459.000 barili al giorno. Solo la Norvegia (più 527.000 barili) e gli Stati Uniti (più 1,09 milioni) potranno vantare un incremento maggiore.

Il rifiuto del Brasile di aderire all'OPEC è una cattiva notizia per l'intero cartello petrolifero e soprattutto per l'Arabia Saudita, la quale ha ridotto la produzione nell'ambito dell'accordo OPEC+: da 11 milioni di barili al giorno nel 2015 a 9,8 milioni. In totale, l'OPEC+ ha ridotto la produzione da 32,4 milioni di barili al giorno a 30 milioni. Di conseguenza, i prezzi si sono stabilizzati, ma la quota di mercato totale è scesa dal 33,6% al minimo storico del 28,5%. Tutto questo è andato a favore degli Stati Uniti che hanno aumentato la produzione di 4 milioni di barili al giorno. Di conseguenza, negli USA le esportazioni di greggio e prodotti derivati hanno superato le importazioni. Il Paese è diventato un esportatore netto.

Durante la sessione asiatica, la quotazione del petrolio greggio è stata di 53,45$, in diminuzione dello 0,07% rispetto alla chiusura di ieri. In caso di storno down, la quotazione potrebbe trovare supporto a 52.44$ seguito da 51.43$, mentre in caso di rally, la prima resistenza si trova ora a 54,18$ seguito da 54,91$.
 

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Nelle ultime 24 ore, l'EUR è aumentato dello 0,13% rispetto al dollaro USA, chiudendo a 1,0808 dollari. Sul fronte dei dati macro, in Germania l'indice dei prezzi alla produzione ha segnato a gennaio un aumento dello 0,8% rispetto al mese prima, contro il +0,2% atteso dal mercato. A dicembre il dato era salito dello 0,1%. Su base annua, quindi nei confronti di gennaio 2019 la variazione è di un +0,2% (consensus -0,4%). Invece, il clima dei consumatori tedeschi è sceso di 0,1 punti, a 9,8 punti, rispetto al mese precedente a 9,8 punti, in linea con le attese. Sendono anche le aspettative di reddito e la propensione all'acquisto.

Durante la sessione asiatica, la coppia di valute EUR/USD è stata quotata di 1.0796$, in diminuzione dello 0,11% rispetto alla chiusura di ieri. In caso di storno down, la coppia potrebbe trovare supporto a 1.0780$ seguito da 1.0765$, mentre in caso di rally, la prima resistenza si trova ora a 1,0813$, seguito da 1,0831$.

Nelle ultime 24 ore, l'AUD è diminuito del 3,83% rispetto al dollaro USA, chiudendo a 0,6677 dollari. Sul fronte dei dati macro, secondo quanto reso noto dal Bureau of Statistics di Canberra, in Australia il tasso di disoccupazione, rettificato stagionalmente, è salito al 5,3% in gennaio dal 5,1% di dicembre (5,2% in novembre), contro il 5,2% del consensus.

Durante la sessione asiatica, la coppia di valute AUD/USD è stata quotata di 0,6636, in diminuzione dello 0,61% rispetto alla chiusura di ieri. In caso di storno down, la coppia potrebbe trovare supporto a 0.6608 seguito da 0.6580, mentre in caso di rally, la prima resistenza si trova ora a 0,6686 seguito da 0,6736.
 

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Nelle ultime 24 ore, l'EUR è diminuito dello 0,20% rispetto al dollaro USA, chiudendo a 1,0786 dollari. Secondo gli analisti, l’inizio del 2020 ha visto riaffiorare la forza del dollaro statunitense, aumentando le pressioni sull’euro, che potrebbe essere destinato a deprezzarsi ancora. Gli ultimi dati Usa infatti hanno mostrato una certa solidità, con una nuova accelerazione della crescita dell’occupazione e un nuovo massimo ciclico di occupati rispetto alla popolazione, mentre a gennaio anche l’indice ISM dell’attività non manifatturiera ha segnato un miglioramento.

Durante la sessione asiatica, la coppia di valute EUR/USD è stata quotata di 1,0790$, in leggero aumento rispetto alla chiusura di ieri. In caso di storno down, la coppia potrebbe trovare supporto a 1.0772$ seguito da 1.0753$, mentre in caso di rally, la prima resistenza si trova ora a 1,0815$ seguito da 1,0839$.
 

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Nelle ultime 24 ore, l'USD è aumentato del 3,87% rispetto allo JPY, chiudendo a 112,08 dollari. Sul fronte dei dati macro, il Purchasing Manufacturers' Index (Pmi) dei servizi del Giappone, stilato da Markit in collaborazione con Jibun Bank, è crollato in febbraio su base preliminare a 46,7 punti dai 51,0 punti della lettura finale di gennaio (49,4 punti in dicembre). Il dato si attesta sui minimi dall'aprile 2014: anche allora, come successo lo scorso autunno, in Giappone era stato introdotto un aumento dell'imposta sui consumi. Il Pmi Composite, che combina l'indice dei servizi con quello del manifatturiero, è invece sceso nel mese in chiusura a 47,0 punti dai 50,1 punti di gennaio (48,6 punti in dicembre).

Inoltre, secondo quanto comunicato dal ministero nipponico di Affari Interni e Comunicazione, in gennaio il tasso d'inflazione è calato nel Sol Levante allo 0,7% annuo dallo 0,8% di dicembre (0,5% in novembre), in linea con il consensus di Bloomberg. L'inflazione core è invece salita in Giappone allo 0,8% annuo dallo 0,7% precedente (0,5% in novembre), anche in questo caso come previsto dagli economisti. Su base mensile l'indice dei prezzi è rimastro invariato, dopo la crescita dello 0,1% di dicembre (0,1% invece il declino dell'inflazione core, contro il precedente progresso dello 0,1%).

Durante la sessione asiatica, la coppia di valute USD/JPY è stata quotata di 112.04$, in leggera diminuzione rispetto alla chiusura di ieri. In caso di storno down, la coppia potrebbe trovare supporto a 111.50$ seguito da 110,97$, mentre in caso di rally, la prima resistenza si trova ora a 112,40$ seguito da 112,77$.
 

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Nelle ultime 24 ore, la GBP è scesa dello 0,87% rispetto al dollaro USA, chiudendo a 1,2973 dollari di venerdì. Sul fronte dei dati macro, in Germania e' stato reso noto che l'indice IFO sul clima di fiducia delle imprese tedesche relativo al mese di febbraio si e' attestato a 96,1 punti, superiore alle attese degli analisti e alla rilevazione precedente rispettivamente pari a 95,3 punti e 95,9 punti. L'indice IFO (aspettative) e' risultato pari a 93,4 punti (consensus 92,2 punti) da 92,9 punti di gennaio (rivisto da 93,8 punti). L'indice IFO sulle condizioni attuali e' salito a 98,9 punti dai 99,1 punti di dicembre (consensus 98,6).

Durante la sessione asiatica, la coppia di valute GBP/USD è stata quotata di 1,2936$, in diminuzione dello 0,29% rispetto alla chiusura di venerdì. In caso di storno down, la coppia potrebbe trovare supporto a 1.2887$ seguito da 1.2838$, mentre in caso di rally, la prima resistenza si trova ora a 1,2983 seguito da 1,3030$.
 

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Nelle ultime 24 ore, il greggio è sceso dello 0,43% chiudendo a 53,41 dollari al barile di venerdi. Oggi i prezzi del petrolio greggio sono in forte ribasso dopo l'allerta lanciata dal G20 finanziario sul possibile impatto del coronavirus sull'economia globale. Il Brent, il greggio di riferimento europeo, ha perso il 3,4 per cento scendendo a 55,95 dollari al barile, mentre il West Texas Intermediate americano è arretrato del 3,3 per cento a 51,58 dollari al barile. Nel corso del vertice finanziario tenutosi nel week end a Riad, il Fondo monetario ha limato le stime di crescita mondiale dello 0,1%, avvertendo però su rischi potenzialmente crescenti. "Il coronavirus - ha detto Kristalina Georgieva - mette in pericolo la ripresa economica mondiale".

Durante la sessione asiatica, la quotazione del petrolio greggio è stata di 52.09$, in diminuzione del 2,47% rispetto alla chiusura di venerdì. In caso di storno down, la quotazione potrebbe trovare supporto a 51.34$ seguito da 50,59$, mentre in caso di rally, la prima resistenza si trova ora a 53,24$ seguito da 54,39$.

Nello stesso tempo, l'XAU/USD è cresciuto dell'1,53% chiudendo a 1647,90 dollari l'oncia di venerdì. Non si arresta la corsa dell'oro che inizia la settimana in deciso rialzo: le quotazioni del metallo giallo salgono dell'1,20% a 1.669,75 dollari l'oncia. A spingere gli investitori verso il bene rifugio per eccellenza ci sono i timori per il coronavirus, e in particolare la propagazione dei contagi al di fuori della Cina, colpendo Paesi come l'Italia e la Corea del Sud. In particolare, l'Italia è il paese ex Asia più colpito dal coronavirus, con 152 casi di persone infettate e tre decessi a causa della malattia del coronavirus COVID-19.

Nella sessione asiatica, la quotazione dell'oro è stata di 1663.60, in aumento dello 0,95% rispetto alla chiusura di venerdì. In caso di discesa, la quotazione dell'oro potrebbe trovare un supporto a 1636.47$ seguito da 1609.33$, mentre in caso di rally, la prima resistenza si trova ora a 1680,57$ seguito da 1697,53$.
 

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Nelle ultime 24 ore, l'EUR è aumentato dello 0,27% rispetto al dollaro USA, chiudendo a 1,0853 dollari. Sul fronte dei dati macro, l'Ufficio Federale di Statistica (Destatis) in Germania ha reso noto che il Pil relativo al quarto trimestre 2019 è rimasto invariato rispetto al terzo trimestre. Il dato ha evidenziato una variazione positiva dello 0,4% sullo stesso trimestre dell'anno precedente, pari al consensus, crescendo dello +0,3% su base rettificata. Nel terzo trimestre 2019 l'economia era cresciuta dello 0,2%. Per tutto il 2019 si rileva una crescita dello 0,6%.

In Francia l'Insee, l'ufficio nazionale di statistica, ha comunicato che l'Indice di fiducia delle imprese francesi si e' attestata a 102 punti nel mese di febbraio, pari alla rilevazione del mese precedente, rivista al rialzo da un indice di 100 punti. Le attese degli economisti erano fissate su un indice pari a 99 punti.

Durante la sessione asiatica, la coppia di valute EUR/USD è stata quotata di 1.0862, in aumento dello 0,08% rispetto alla chiusura di ieri. In caso di storno down, la coppia potrebbe trovare supporto a 1.0821 seguito da 1.0779, mentre in caso di rally, la prima resistenza si trova ora a 1,0888 seguito da 1,0913.
 

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