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un'altra angolazione










attualita' ottobre 27, 2015 posted by Costantino Rover
Nella sfida tra contanti e bancomat chi ci guadagna con l’evasione fiscale in Italia? Te lo spieghiamo con un disegnino.

A volte ritornano, si dice ogni tanto, ma capita che ritornino anche fin troppo spesso, dico io, così eccomi qui a riparlarne grazie ai fans sfegatati dell’abolizione dei contanti come arma di lotta all’evasione.
Così se averne già scritto nei precedenti articoli A MORTE I CONTANTI, VIVA I CONTANTI (leggi l’articolo) e COME SCOPRIRE CHI EVADE LE TASSE IN ITALIA GIOCANDO A BATTAGLIA NAVALE (leggi l’articolo) in cui ho dato modo di riflettere sui dati che dimostrano che i contanti non sono affatto causa principale di evasione fiscale e di come all’estero la manica sia molto più larga, non è stato sufficiente eccomi qui a ribadire il concetto con parole nuove.
L’occasione fiocca grazie al meritorio (una tantum) atto del Governo Renzi di innalzare la soglia di spesa possibile in contanti dai 1.000 euro precedenti agli attuali 3.000 _ leggi qui la notizia.
Già durante i preannunci di questa decisione abbiamo assistito alle opposte levate di scudi di chi aspettava con ansia una decisione simile e di chi invece vi si oppone a ragion veduta che risponde alla solita abitudine di saper per sentito dire.
I recenti fatti di cronaca finanziaria hanno dimostrato quanto, come sin dai tempi della redazione dei FALSI MITI SULLA CRISI e dei FALSI MITI SULLA GERMANIA (leggi i falsi miti sulla Germania) andavo rimarcando, la teoria della morale applicata al denaro non abbia alcun fondamento se non sulla bigotta credenza popolare, tanto che finalmente il mito della Germania onesta, ordinata e virtuosa aleggiava soltanto nella fantasia collettiva (ci sono voluti 4 anni ma alla fine persino la cronaca più allineata ha dovuto dimostrare quanto avessi ragione).
Per chi volesse farsene una cultura approfondita esiste questo link sul crollo del falso mito tedesco che annovera tra i commenti un elenco impressionante di scandali e truffe fiscali e non in salsa alemanna.
Ma tornando a noi, la decisione del dandy di Firenze hanno fatto evaporare commenti dal solido qualunquismo riprodotto in serie con il marchio di fabbrica del più insensato e moralismo che al solito non trova riscontro nella realtà.


L’EVASIONE VIENE CONTRASTATA DALL’ABOLIZIONE O DALLA LIMITAZIONE DEL CONTANTE

Per scorgere la risposta più definitiva ed esauriente vi rimando alla lettura degli articoli citati a riga 3 e 4.
La risposta è no, perché se per lotta all’evasione intendiamo la micro evasione dobbiamo rassegnarci a veder migliorare la situazione dello 0,5% tondo tondo a fronte di costi spropositati che azzopperebbero ancora di più i pubblici esercizi.
E badate bene che stiamo parlando solo di EVASIONE PRESUNTA, laddove la situazione venisse lasciata intaccata, mentre nel caso di adozione dei famigerati POS ci troveremmo a trasformare quella piccola fetta in EVASIONE CERTA.
Come? Facendo attraversare i soldi dovuti alle banche per la commissione a carico di ogni transazione le colonne dei bilanci (truccati) degli istituti di credito più o meno grandi, ma per questo rimandiamo all’immane mole di lavoro documentatissimo di Marco Saba (video) ed al libro Euroschiavi.


COME TI RISOLVO IL PROBLEMA DELL’EVASIONE

Di primo acchito i suddetti commenti stimolavano la mia reazione così messa per iscritto sulla pagina Facebook di L’Economia Spiegata Facile:
“Come ti risolvo il problema della micro evasione? Facile: cancello il contante e faccio passare tutto il denaro in transazioni elettroniche gestite dalle banche. Le banche ad ogni transazione trattengono una commissione su cui non pagano le tasse perché presentano bilanci truccati.
COSì SONO DACCAPO avendo spostato il denaro della presunta evasione civile dall’economia reale all’evasione certa nelle casse delle banche.
INGEGNOSO!
Insomma, in caso di adozione di bancomat e carte di credito al posto del contante ciò che non finirebbe in evasione fiscale dei cittadini finirebbe in tasca alle banche che evadendo a loro volta annullando automaticamente il presunto prelievo fiscale dovuto alla trasparenza delle transazioni; punto.”
Poi mi son detto che per renderla più semplice avrei potuto spiegarlo con il più proverbiale dei disegnini.


ASPETTA CHE TI FACCIO UN DISEGNINO

Ecco di seguito la spiegazione.
Ad ogni emissione di moneta le banche mettono a bilancio si la moneta ma nella colonna dei passivi invece che in quella degli attivi (su cui realizzano profitti in termini di signoraggio e di interessi trattandosi di prestiti).
Da questo momento vediamo il percorso parallelo che detta moneta (supponiamo 100 €) farebbe secondo le teorie degli avversari del contante, mentre sulla scena di destra vediamo come questi pensano di risolvere la faccenda.
La sfida fra contanti e denaro elettronico. Chi ci guadagna?

LA SCENA DI SINISTRA
Il denaro contante, dopo essere stato speso può prendere due strade, ma noi ne abbiamo illustrata una; quella dell’evasione PRESUNTA (la strada del pagamento delle tasse la vedremo nella scena di destra ma sarebbe identica anche se proposta in quella di sinistra).
Evadendo le tasse l’esercente si risparmia in 30% di tasse (le stime dicono che la tassazione complessiva ammonta al 52%) che rimanendo nel circuito economico reale riprendono il giro e non procurano ulteriori guadagni alla banca che incassa profitto solo nel caso di nuova emissione di credito.
All’atto di emissione però la Banca, dichiarando i 100 euro nella colonna dei passivi si risparmia il pagamento di IRES e di per un ammontare di 30€.
LA SCENA DI DESTRA
Ora veniamo alla scena di destra che illustra il circuito monetario considerato virtuoso della moneta elettronica emessa dalla Banca.
In questo caso dopo la transazione commerciale le strade si dividono:
– 2 euro prendono la strada di ritorno alla Banca sotto forma di commissione (abbiamo considerato una cifra appena più alta della media che ci aiuta ad arrotondare, per i dati reali tornate al primo articolo citato in riga 3);
– 30 euro finiscono in tasse, ma si tratta di un incasso solo apparentemente dello Stato, perché in realtà il bottino viene dirottato alla banca creditrice nei suoi confronti degli interessi (e del capitale) “prestato” in occasione dell’acquisto dei BTP necessari alla spesa pubblica. (naturalmente è una estremizzazione, ma in teoria, dato che per la spesa corrente vengono utilizzati già gran parte dei prelievi fiscali, possiamo semplificare così);
– 68 euro sono l’incasso netto.
Solo quest’ultima cifra rimane in circolazione e per un nuovo acquisto di 100 euro sarà necessaria di nuova emissione monetaria da parte delle banche, pari alla differenza necessaria, che farà lo stesso percorso.
Il risultato è che se nel primo esempio di circolazione monetaria la Banca riesce ad intascarsi esclusivamente “la cresta” fatta sulle tasse non pagate per la nuova emissione di credito, nel secondo la cifra lievita notevolmente per poi sparire dalla porta di servizio con meta i paradisi fiscali.


SOLUZIONE FINALE?

Se volessimo risolvere alla radice basterebbe applicare due semplici norme: 1. tassare l’emissione monetaria delle banche commerciali; 2. creare una banca pubblica di proprietà dei cittadini, così potremo anche eliminare il contante perché il signoraggio sarebbe di pubblico dominio.
In attesa della prossima occasione che non mancherà per riparlare di questo argomento vi invito a far circolare il presente disegnino. Non costa nulla e ci fa guadagnare molto in conoscenza. Ed ora via agli insulti
simple-smile.png

P.S. Grazie a Marco Saba e a Nino Galloni per la collaborazione.
Autore: Costantino Rover
 

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IL QE NEL DESERTO. E LE DISTANZE DA CAFFE' (cittadini come gli indiani nelle riserve)



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A proposito delle"giraffe dal collo corto" di Keynes, che secondo Caffè sono le "pecore di Okun"...
1. Draghi e il dolore di Caffè per i giovani precari

Alla Sapienza il presidente della Bce, allievo del professore scomparso 25 anni fa, ricorda le battaglie del relatore della sua tesi. Ma ne prende anche le distanze ricordando le debolezze del paradigma keynesiano, che “sminuisce il ruolo della moneta ed esclude l’ipotesi del default”.

[FONT="georgia" ]"Beh, il professor Tarantelli sa molto bene che [B]il monetarismo non è l'indirizzo di pensiero che io condivido,[/B] per il semplice fatto che [B]anche laddove ha raggiunto il risultato di provocare un certo rientro dell'inflazione, non bisogna illudersi: questo è stato ottenuto a prezzo di gravissimi costi sociali, [/B]che sono stati rilevati dalla stampa di tali paesi. A parte la circostanza che le ncessità di provvedere in qualche modo alle esigenze minime di vita hanno poi contribuito - è il caso dell'Inghilterra ma anche degli Stati Uniti- ad [B]aggravare il disavanzo del bilancio[/B].[/FONT][/I]
[/INDENT] [INDENT] [I][FONT="georgia" ]Il fatto è che [B]si è creata una categoria di cittadini che vivono nelle forme di sussistenza[/B] - scriveva "The Economist" (!)- come [B]gli indiani nelle riserve, come cittadini di seconda categoria[/B]. [/FONT][/I]
[/INDENT]
[INDENT] [I][FONT="georgia" ]Quindi non credo che questa possa corrispondere a degli ideali sociali, [B]né dal punto di vista tecnico...a nessuna validità empirica[/B] che il conseguimento e il [B]rallentamento del ritmo dell'inflazione di per sé porti a modificare le condizioni sociali che, anzi possono essere anche ulteriormente aggravate an[FONT="georgia" ]z[/FONT]iché attenuate[/B].[/FONT][/I]
[I][FONT="georgia" ]...Quanto al [B]neo-keynesianesimo[/B], in questa nuova interpretazione come nuova politica dei redditi, vorrei ricordare una frase scherzosa di un economista americano che si è molto interessato dei problemi del lavoro e dell'occupazione, [URL="http://orizzonte48.blogspot.it/2015/03/il-numerone-di-poletti-sui-nuovi-posti.html"]Okun;[/URL] il quale ha avuto occasione di dire che se mettiamo in una gabbia un leone e una pecora è necessario tendere in riserva una buona scorta di pecore.[/FONT]

[FONT="georgia" ]E dunque - è sempre Okun che lo dice - se una società si avvale di una politica dei redditi se ne deve possedere una buona scorta.[/FONT][/I]
[I][FONT="georgia" ](Federico Caffè, "Intervista di Ezio Tarantelli a Federico Caffè", per "Il Mondo dell'economia" nell'ambito del programma radiofonico realizzato da Carlo Toti, 16 giugno 1984, nella raccolta "Federico Caffè- La dignità del lavoro", pag.353 ss.)."[/FONT][/I]
[/INDENT] [FONT="georgia" ]
[/FONT]
[FONT="georgia" ][URL="http://orizzonte48.blogspot.it/2014/09/draghi-al-telefono-con-merkel-le-due.html"]2. Avevamo visto ciò che porta ad agire Draghi in un certo modo e ciò che, prima ancora, lo ha portato nella posizione che attualmente riveste[/URL].[/FONT]
[FONT="georgia" ]Cioè avevamo cercato di riassumere [B]ciò che Draghi ritiene che [URL="http://orizzonte48.blogspot.it/2013/09/la-gabbia-cio-che-gli-uomini-debbano.html"]gli uomini debbano credere e ciò per cui si debbano affannare[/URL][/B]. Ne ribadiamo le conclusioni (rinviando al post per le premesse teoriche monetariste e neo-keynesiane ravvisabili nelle esternazioni di Draghi):[/FONT]
[FONT="georgia" ]"- Draghi prende atto, a quanto pare, della [B]prolungata caduta e mancata ripresa degli investimenti in UEM[/B], nonostante i tassi ufficiali ai minimi storici, e che dunque la curva IS si sta rivelando, diffusamente, piuttosto rigidina;[/FONT] [FONT="georgia" ]
[/FONT][FONT="georgia" ][IMG]http://www.appelloalpopolo.it/wp-content/uploads/2014/05/Sapir-allegato-2-1024x739.jpg[/IMG][/FONT] [FONT="georgia" ] [/FONT]
[FONT="georgia" ]- nell'ottica predominante delle aspettative razionali (che guidino o meno gli "esiti" della curva di Phillips), [B]continua ad attribuire questa rigidità alla insufficiente flessibilità salariale verso il basso nei paesi "debitori"[/B] (per la Germania, obiettivamente, l'andamento salariale rispetto alla produttività non consente analogo rimprovero, anzi, semmai, un auspicio nella direzione opposta, cui avrebbe di recente aderito anche Weidman; v.sotto);[/FONT] [FONT="georgia" ] [/FONT]

[FONT="georgia" ]- al contempo, sicuramente senza temerla eccessivamente ([I]adde[/I]: anche se ora si sta lentamente accorgendo che la cosa sta un po' prendendo la mano), [B]deve cercare di fronteggiare una prospettiva di deflazione[/B]: cioè il calo dei prezzi, come nell'ipotesi di Patinkin (e di certi economisti mainstream italiani) viene visto come una cosa generalmente positiva, ma purchè poi ne segua la fiducia degli investitori, ostacolata invece dalle eccessive pretese salariali e dal livello della spesa pubblica. [/FONT]

[FONT="georgia" ]- Solo che, appunto, in attesa che effettivamente sia rimosso l'ostacolo della rigidità salariale, e dunque in presenza di curva degli investimenti IS rigida (l'abusato "[I]cavallo non beve[/I]"), è consapevole che la politica monetaria da lui concepita da ultimo (un QE inclusivo di acquisto di titoli pubbliici e privati, fuori tempo massimo), rischia di risultare scarsamente efficace. Per questo, parlava infatti, a Jackson Hole; di "[B]investimenti pubblici", [/B]nell'ambito di[B] una ovvia politica sul lato dell'offerta, che renderebbe lecito un qualche allentamento delle politiche del pareggio di bilancio[/B];[/FONT] [FONT="georgia" ]- il che [B]riporta in auge, a doppio titolo[/B], [/FONT]

[FONT="georgia" ] - cioè sia la condizione neoclassica di accettabilità delle teorie keynesiane espansive costituita dalla rigidità della curva IS, sia per l'insufficienza dell'effetto saldi reali rispetto alla (ancora) eccessiva rigidità salariale verso il basso di paesi come la Francia e soprattutto l'Italia[/FONT]

[FONT="georgia" ]- [B]l'esigenza di una, ancorchè transitoria, mitigazione del consolidamento fiscale[/B];[/FONT] [FONT="georgia" ]- in sostanza, con una certa fantasia nel perpetuare le aspettative razionali di cui è propugnatore, vuole [B]rompere il circolo vizioso[/B] per cui il non verificato "spiazzamento" determinato dalla rigidità della curva IS, che vanificherebbe la stessa riduzione della spesa pubblica (già in atto in termini assoluti e considerati arretramento e diminuzione del PIL) si accoppia alla caduta dei consumi e degli scambi intraUEM, determinando [B]l'effetto collaterale della deflazione[/B];[/FONT]

[FONT="georgia" ]- notare che, implicito in questo discorso, è che [U][B]la crisi non sia da domanda ma strutturale[/B][/U]: cioè Draghi legge la situazione come sostanzialmente svincolata dall'andamento del PIL (UEM o di singole nazioni), considerato un problema "aggiustabile" nell'ambito della ristrutturazione da sempre auspicata. [/FONT]
[FONT="georgia" ]Cioè, con la sola lente dell'obiettivo di [B]preservare la moneta unica[/B], in quanto strumento che "vincola", cioè [B]rende ineludibile rimuovere gli ostacoli al pieno ripristino del mercato del lavoro(-merce)[/B] che viene considerato essenziale per il funzionamento dell'effetto saldi reali, ovvero dello stesso spiazzamento espansivo verso gli investimenti privati.[/FONT]

[FONT="georgia" ]- [FONT="georgia" ]I[/FONT]nsomma, la chiave di tutto, come sempre è il mercato del lavoro, la cui [B]flessibilizzazione[/B], viene presumibilmente vista come la [B]precondizione per la praticabilità e l'efficacia delle stesse politiche di taglio della spesa pubblica[/B]: finchè la prima non viene pienamente realizzata, le seconde rischiano di provocare un problema di deflazione e di non poter sbloccare la rigidità della curva degli investimenti."[/FONT]


[FONT="georgia" ]3. Sulle dichiarazioni-esternazioni di Draghi di ieri e sulle reazioni, attuali e future, di borse e aspettative economiche (reali), si sono già manifestati un profluvio di commenti. [/FONT]
[FONT="georgia" ]Maurizio Gustinicchi, su scenarieconomici, ce ne dà una lettura con un taglio interessante: [/FONT]
[FONT="georgia" ][URL="http://scenarieconomici.it/the-telegraph-la-disperazione-di-mario-draghi-giustifica-il-brexit/"]THE TELEGRAPH: LA DISPERAZIONE DI MARIO DRAGHI GIUSTIFICA IL BREXIT[/URL][/FONT]

[FONT="georgia" ]A mia volta, [B]forte dei commenti USA, tratti del New York Times, vorrei fare un paio di sottolineature[/B]. A mio parere non "di dettaglio".[/FONT]
[FONT="georgia" ]Il fatto è che, come sottolinea Maurizio, Draghi aveva "dichiarato" alla fine di un anno di QE un'inflazione sperata all'1% e [B]si ritrova invece in questa situazione[/B] (dopo un ripido declino da qualche decimale di timida reflazione):[/FONT]


[FONT="georgia" ][IMG]http://www.zerohedge.com/sites/default/files/images/user5/imageroot/Eurozone%20inflation%20Feb.jpg[/IMG] [/FONT]


[FONT="georgia" ]3. E dunque, [B]inventa il TLTRO "con omaggio" della premiata ditta BCE [/B](secondo il [B]NYT [/B]che parla di [I]tostapane in regalo[/I]): [/FONT]
[FONT="georgia" ]"...[I]le banche restituiranno (ndr: nell'ambito del neo-TLTRO) meno di quanto ricevuto alla fine del prestito di quattro anni. Le banche saranno ammesse a tale linea solo se presteranno (tale denaro) ai consumatori e alle imprese.. E ci sono altre condizioni. Il denaro non potrà essere usato per i mutui ipotecari ad esempio[/I]."[/FONT]
[FONT="georgia" ]
[/FONT]
[FONT="georgia" ]Insomma, [B]Draghi ragiona e agisce "come se" l'inflazione fosse già risalita, cioè intende spingere in tal senso, e. dunque, i tassi reali di credito, non adeguati dal lato della BCE a tale ipotesi[/B] (mantenuta nell'arco di quattro anni), [B]diventano (ancor più) ampiamente positivi per il settore bancario[/B]. [/FONT]
[FONT="georgia" ]Mi spiego: a queste condizioni di rifornimento del denaro da intermediare, nella funzione di banca commerciale, qualsiasi tasso praticato a famiglie e imprese, per credito effettivamente erogato, diviene un'occasione di amplificare il profitto di intermediazione.[/FONT]


[FONT="georgia" ]4. Ma anche [B]se il Target non fosse rispettato[/B], e cioè il credito non fosse erogato, intanto, fino al periodo di revoca della linea privilegiata di liquidità aggiuntiva BCE, [B]le banche possono segnare un attivo discretuccio, alleviando i bilanci, anche rimanendo ferme[/B]. [/FONT]
[FONT="georgia" ]Alla peggio, alla scadenza del periodo di "verifica" (un paio d'anni sul totale di quattro) del rispetto del target, si avrà la restituzione anticipata del [FONT="georgia" ]debito [/FONT]TLTRO (nel precedente caso, [URL="http://orizzonte48.blogspot.it/2014/10/oltr-la-frontira-del-tltro-affisso-il-1.html"]abbiamo visto[/URL]: "il TLTRO, sulla violazione del previsto bench mark incrementale di prestiti ai privati, si limita a sanzionare con la restituzione dopo due anni anzicchè i quattro ordinari. Sicchè, in pratica, più che "targeted" all'economia reale, è un...LTRO biennale di tentata sopravvivenza dell'euro") [/FONT]
[FONT="georgia" ]Draghi naturalmente [B]si è affrettato a smentire che ciò potesse essere volto allo scopo di favorire i profitti bancari[/B]. Ma il risultato pratico non cambia (se il meccanismo attuale non prevederà altro che la restituzione secca dopo due anni su quattro: ma, al massimo, in caso contrario,potrebbe essere applicato l'attuale tasso ordinario di operazioni di finanziamento bancario: cioè zero, anzichè - 0,4 [I]targeted[/I]).[/FONT]


[FONT="georgia" ]5. [B]Questa è una misura sul lato dell'offerta[/B]: sia sul piano bancario, cioè dei costi di rifornimento della liquidità da parte del sistema creditizio, [B]sia sul lato dello "sperato" minor costo delle aperture di credito per crediti alle imprese e al consumo, ove fossero poi concessi [/B](tranne che per i mutui ipotecari, come abbiamo visto, cioè per le case delle famiglie, che si vorrebbe tener fuori, probabilmente per evitare bolle immobiliari e ulteriori insolvenze per i mutui in corso, che diverrebbero più onerosi e, potenzialmente, da ricontrattare a favore dei mutuatari).[/FONT]
[FONT="georgia" ]
[/FONT]
[FONT="georgia" ][B]6. Ovviamente, il cavallo non berrà o berrà molto meno del previsto[/B]: [B]infatti, Draghi si assicura che le politiche di bilancio siano improntate al consueto rafforzamento delle riforme strutturali[/B]. Cioè alla [B]ulteriore deflazione salariale e al taglio della spesa pubblica[/B], con il (consueto) connesso calo della domanda: la [B]deflazione[/B], funzionerebbe, nella sua visione, (per implicito non enunciato), come uno [B]stimolo positivo per gli investimenti[/B], secondo l'ipotesi dell'[I][B]effetto saldi reali,[/B][/I] nel mentre la flessibilità massima del lavoro dovrebbe condurre alla piena occupazione (che fa funzionare tale ipotesi nell'assunto neo-liberista, comunque denominato).[/FONT]
[FONT="georgia" ]La limitazione delle politiche di spesa pubblica, sul lato del welfare (riforme strutturali complementari a quelle del lavoro), infatti, unita al mercato del lavoro auspicato, dovrebbe condurre alla "piena occupazione" e [B]ridestare gli animal spirits degli investitori, che col calo dei prezzi dovrebbero scorgere maggiori disponibilità al consumo delle famiglie[/B], [B]e maggiori proprie convenienze a impiegare la liquidità intrappolata,[/B] dato il presunto recupero della alta elasticità degli investimenti ai tassi di interesse, che è il presupposto di tutto il "meccanismo di trasmissione monetaria" ipotizzato.[/FONT]


[FONT="georgia" ]7. Non sarà così: a tacere dell'altra [B]mezza dozzina di misure adottate da Draghi[/B] - tra cui[B] l'estensione del QE all'acquisto dei bond privati delle imprese[/B] [U][B]non bancarie[/B][/U], laddove avvantaggiate, sul piano dei rating di ammissibilità, saranno essenzialmente grandi imporese [B]francesi e tedesche[/B] e molto limitatamente quelle italiane.[/FONT]
[FONT="georgia" ]La domanda non tira perchè come sappiamo [URL="http://orizzonte48.blogspot.it/2015/06/la-sentenza-della-corte-uropea-sullomt.html"]i meccanismi di trasmissione non trasmettono,[/URL] quando si sia di fronte all'insistenza nell'equilibrio della sotto-occupazione.[/FONT]
[FONT="georgia" ]
sfide1.jpg
[/FONT]


[FONT="georgia" ]8. Che poi sarebbe una crisi da domanda, su cui le politiche monerariste, sposate al falso buonismo delle politiche dei redditi neo-keynesiane, coronate dalla spinta alla introduzione della contrattazione aziendale (ne riparleremo perché lo stesso Caffè ce ne parla in modo ladipario e ineludibile), nulla possono. Ma proprio nulla.[/FONT]


[FONT="georgia" ]Draghi può prendere le distanze quanto vuole (da Caffè), ma dalla deflazione generata dalla inguaribile debolezza della domanda in costanza di politiche monetarie (non trasmissibili) e di una infinita austerità espansiva, non si esce.[/FONT]
[FONT="georgia" ]Le "pecore" continueranno a essere dilaniate: e non basterà la "riserva" ulteriore di immigrati ("migranti" è un politicall[FONT="georgia" ]y[/FONT] correct per ipocriti, che rifiutano di vedere come la mattanza del lavoro non abbia più confini).[/FONT]
[FONT="georgia" ]Semplicemente aveva ragione Caffè.[/FONT]
 

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IL QE NEL DESERTO. E LE DISTANZE DA CAFFE' (cittadini come gli indiani nelle riserve)



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A proposito delle"giraffe dal collo corto" di Keynes, che secondo Caffè sono le "pecore di Okun"...
1. Draghi e il dolore di Caffè per i giovani precari

Alla Sapienza il presidente della Bce, allievo del professore scomparso 25 anni fa, ricorda le battaglie del relatore della sua tesi. Ma ne prende anche le distanze ricordando le debolezze del paradigma keynesiano, che “sminuisce il ruolo della moneta ed esclude l’ipotesi del default”.

[FONT="georgia" ]"Beh, il professor Tarantelli sa molto bene che [B]il monetarismo non è l'indirizzo di pensiero che io condivido,[/B] per il semplice fatto che [B]anche laddove ha raggiunto il risultato di provocare un certo rientro dell'inflazione, non bisogna illudersi: questo è stato ottenuto a prezzo di gravissimi costi sociali, [/B]che sono stati rilevati dalla stampa di tali paesi. A parte la circostanza che le ncessità di provvedere in qualche modo alle esigenze minime di vita hanno poi contribuito - è il caso dell'Inghilterra ma anche degli Stati Uniti- ad [B]aggravare il disavanzo del bilancio[/B].[/FONT][/I]
[/INDENT] [INDENT] [I][FONT="georgia" ]Il fatto è che [B]si è creata una categoria di cittadini che vivono nelle forme di sussistenza[/B] - scriveva "The Economist" (!)- come [B]gli indiani nelle riserve, come cittadini di seconda categoria[/B]. [/FONT][/I]
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[INDENT] [I][FONT="georgia" ]Quindi non credo che questa possa corrispondere a degli ideali sociali, [B]né dal punto di vista tecnico...a nessuna validità empirica[/B] che il conseguimento e il [B]rallentamento del ritmo dell'inflazione di per sé porti a modificare le condizioni sociali che, anzi possono essere anche ulteriormente aggravate an[FONT="georgia" ]z[/FONT]iché attenuate[/B].[/FONT][/I]
[I][FONT="georgia" ]...Quanto al [B]neo-keynesianesimo[/B], in questa nuova interpretazione come nuova politica dei redditi, vorrei ricordare una frase scherzosa di un economista americano che si è molto interessato dei problemi del lavoro e dell'occupazione, [URL="http://orizzonte48.blogspot.it/2015/03/il-numerone-di-poletti-sui-nuovi-posti.html"]Okun;[/URL] il quale ha avuto occasione di dire che se mettiamo in una gabbia un leone e una pecora è necessario tendere in riserva una buona scorta di pecore.[/FONT]

[FONT="georgia" ]E dunque - è sempre Okun che lo dice - se una società si avvale di una politica dei redditi se ne deve possedere una buona scorta.[/FONT][/I]
[I][FONT="georgia" ](Federico Caffè, "Intervista di Ezio Tarantelli a Federico Caffè", per "Il Mondo dell'economia" nell'ambito del programma radiofonico realizzato da Carlo Toti, 16 giugno 1984, nella raccolta "Federico Caffè- La dignità del lavoro", pag.353 ss.)."[/FONT][/I]
[/INDENT] [FONT="georgia" ]
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[FONT="georgia" ][URL="http://orizzonte48.blogspot.it/2014/09/draghi-al-telefono-con-merkel-le-due.html"]2. Avevamo visto ciò che porta ad agire Draghi in un certo modo e ciò che, prima ancora, lo ha portato nella posizione che attualmente riveste[/URL].[/FONT]
[FONT="georgia" ]Cioè avevamo cercato di riassumere [B]ciò che Draghi ritiene che [URL="http://orizzonte48.blogspot.it/2013/09/la-gabbia-cio-che-gli-uomini-debbano.html"]gli uomini debbano credere e ciò per cui si debbano affannare[/URL][/B]. Ne ribadiamo le conclusioni (rinviando al post per le premesse teoriche monetariste e neo-keynesiane ravvisabili nelle esternazioni di Draghi):[/FONT]
[FONT="georgia" ]"- Draghi prende atto, a quanto pare, della [B]prolungata caduta e mancata ripresa degli investimenti in UEM[/B], nonostante i tassi ufficiali ai minimi storici, e che dunque la curva IS si sta rivelando, diffusamente, piuttosto rigidina;[/FONT] [FONT="georgia" ]
[/FONT][FONT="georgia" ][IMG]http://www.appelloalpopolo.it/wp-content/uploads/2014/05/Sapir-allegato-2-1024x739.jpg[/IMG][/FONT] [FONT="georgia" ] [/FONT]
[FONT="georgia" ]- nell'ottica predominante delle aspettative razionali (che guidino o meno gli "esiti" della curva di Phillips), [B]continua ad attribuire questa rigidità alla insufficiente flessibilità salariale verso il basso nei paesi "debitori"[/B] (per la Germania, obiettivamente, l'andamento salariale rispetto alla produttività non consente analogo rimprovero, anzi, semmai, un auspicio nella direzione opposta, cui avrebbe di recente aderito anche Weidman; v.sotto);[/FONT] [FONT="georgia" ] [/FONT]

[FONT="georgia" ]- al contempo, sicuramente senza temerla eccessivamente ([I]adde[/I]: anche se ora si sta lentamente accorgendo che la cosa sta un po' prendendo la mano), [B]deve cercare di fronteggiare una prospettiva di deflazione[/B]: cioè il calo dei prezzi, come nell'ipotesi di Patinkin (e di certi economisti mainstream italiani) viene visto come una cosa generalmente positiva, ma purchè poi ne segua la fiducia degli investitori, ostacolata invece dalle eccessive pretese salariali e dal livello della spesa pubblica. [/FONT]

[FONT="georgia" ]- Solo che, appunto, in attesa che effettivamente sia rimosso l'ostacolo della rigidità salariale, e dunque in presenza di curva degli investimenti IS rigida (l'abusato "[I]cavallo non beve[/I]"), è consapevole che la politica monetaria da lui concepita da ultimo (un QE inclusivo di acquisto di titoli pubbliici e privati, fuori tempo massimo), rischia di risultare scarsamente efficace. Per questo, parlava infatti, a Jackson Hole; di "[B]investimenti pubblici", [/B]nell'ambito di[B] una ovvia politica sul lato dell'offerta, che renderebbe lecito un qualche allentamento delle politiche del pareggio di bilancio[/B];[/FONT] [FONT="georgia" ]- il che [B]riporta in auge, a doppio titolo[/B], [/FONT]

[FONT="georgia" ] - cioè sia la condizione neoclassica di accettabilità delle teorie keynesiane espansive costituita dalla rigidità della curva IS, sia per l'insufficienza dell'effetto saldi reali rispetto alla (ancora) eccessiva rigidità salariale verso il basso di paesi come la Francia e soprattutto l'Italia[/FONT]

[FONT="georgia" ]- [B]l'esigenza di una, ancorchè transitoria, mitigazione del consolidamento fiscale[/B];[/FONT] [FONT="georgia" ]- in sostanza, con una certa fantasia nel perpetuare le aspettative razionali di cui è propugnatore, vuole [B]rompere il circolo vizioso[/B] per cui il non verificato "spiazzamento" determinato dalla rigidità della curva IS, che vanificherebbe la stessa riduzione della spesa pubblica (già in atto in termini assoluti e considerati arretramento e diminuzione del PIL) si accoppia alla caduta dei consumi e degli scambi intraUEM, determinando [B]l'effetto collaterale della deflazione[/B];[/FONT]

[FONT="georgia" ]- notare che, implicito in questo discorso, è che [U][B]la crisi non sia da domanda ma strutturale[/B][/U]: cioè Draghi legge la situazione come sostanzialmente svincolata dall'andamento del PIL (UEM o di singole nazioni), considerato un problema "aggiustabile" nell'ambito della ristrutturazione da sempre auspicata. [/FONT]
[FONT="georgia" ]Cioè, con la sola lente dell'obiettivo di [B]preservare la moneta unica[/B], in quanto strumento che "vincola", cioè [B]rende ineludibile rimuovere gli ostacoli al pieno ripristino del mercato del lavoro(-merce)[/B] che viene considerato essenziale per il funzionamento dell'effetto saldi reali, ovvero dello stesso spiazzamento espansivo verso gli investimenti privati.[/FONT]

[FONT="georgia" ]- [FONT="georgia" ]I[/FONT]nsomma, la chiave di tutto, come sempre è il mercato del lavoro, la cui [B]flessibilizzazione[/B], viene presumibilmente vista come la [B]precondizione per la praticabilità e l'efficacia delle stesse politiche di taglio della spesa pubblica[/B]: finchè la prima non viene pienamente realizzata, le seconde rischiano di provocare un problema di deflazione e di non poter sbloccare la rigidità della curva degli investimenti."[/FONT]


[FONT="georgia" ]3. Sulle dichiarazioni-esternazioni di Draghi di ieri e sulle reazioni, attuali e future, di borse e aspettative economiche (reali), si sono già manifestati un profluvio di commenti. [/FONT]
[FONT="georgia" ]Maurizio Gustinicchi, su scenarieconomici, ce ne dà una lettura con un taglio interessante: [/FONT]
[FONT="georgia" ][URL="http://scenarieconomici.it/the-telegraph-la-disperazione-di-mario-draghi-giustifica-il-brexit/"]THE TELEGRAPH: LA DISPERAZIONE DI MARIO DRAGHI GIUSTIFICA IL BREXIT[/URL][/FONT]

[FONT="georgia" ]A mia volta, [B]forte dei commenti USA, tratti del New York Times, vorrei fare un paio di sottolineature[/B]. A mio parere non "di dettaglio".[/FONT]
[FONT="georgia" ]Il fatto è che, come sottolinea Maurizio, Draghi aveva "dichiarato" alla fine di un anno di QE un'inflazione sperata all'1% e [B]si ritrova invece in questa situazione[/B] (dopo un ripido declino da qualche decimale di timida reflazione):[/FONT]


[FONT="georgia" ][IMG]http://www.zerohedge.com/sites/default/files/images/user5/imageroot/Eurozone%20inflation%20Feb.jpg[/IMG] [/FONT]


[FONT="georgia" ]3. E dunque, [B]inventa il TLTRO "con omaggio" della premiata ditta BCE [/B](secondo il [B]NYT [/B]che parla di [I]tostapane in regalo[/I]): [/FONT]
[FONT="georgia" ]"...[I]le banche restituiranno (ndr: nell'ambito del neo-TLTRO) meno di quanto ricevuto alla fine del prestito di quattro anni. Le banche saranno ammesse a tale linea solo se presteranno (tale denaro) ai consumatori e alle imprese.. E ci sono altre condizioni. Il denaro non potrà essere usato per i mutui ipotecari ad esempio[/I]."[/FONT]
[FONT="georgia" ]
[/FONT]
[FONT="georgia" ]Insomma, [B]Draghi ragiona e agisce "come se" l'inflazione fosse già risalita, cioè intende spingere in tal senso, e. dunque, i tassi reali di credito, non adeguati dal lato della BCE a tale ipotesi[/B] (mantenuta nell'arco di quattro anni), [B]diventano (ancor più) ampiamente positivi per il settore bancario[/B]. [/FONT]
[FONT="georgia" ]Mi spiego: a queste condizioni di rifornimento del denaro da intermediare, nella funzione di banca commerciale, qualsiasi tasso praticato a famiglie e imprese, per credito effettivamente erogato, diviene un'occasione di amplificare il profitto di intermediazione.[/FONT]


[FONT="georgia" ]4. Ma anche [B]se il Target non fosse rispettato[/B], e cioè il credito non fosse erogato, intanto, fino al periodo di revoca della linea privilegiata di liquidità aggiuntiva BCE, [B]le banche possono segnare un attivo discretuccio, alleviando i bilanci, anche rimanendo ferme[/B]. [/FONT]
[FONT="georgia" ]Alla peggio, alla scadenza del periodo di "verifica" (un paio d'anni sul totale di quattro) del rispetto del target, si avrà la restituzione anticipata del [FONT="georgia" ]debito [/FONT]TLTRO (nel precedente caso, [URL="http://orizzonte48.blogspot.it/2014/10/oltr-la-frontira-del-tltro-affisso-il-1.html"]abbiamo visto[/URL]: "il TLTRO, sulla violazione del previsto bench mark incrementale di prestiti ai privati, si limita a sanzionare con la restituzione dopo due anni anzicchè i quattro ordinari. Sicchè, in pratica, più che "targeted" all'economia reale, è un...LTRO biennale di tentata sopravvivenza dell'euro") [/FONT]
[FONT="georgia" ]Draghi naturalmente [B]si è affrettato a smentire che ciò potesse essere volto allo scopo di favorire i profitti bancari[/B]. Ma il risultato pratico non cambia (se il meccanismo attuale non prevederà altro che la restituzione secca dopo due anni su quattro: ma, al massimo, in caso contrario,potrebbe essere applicato l'attuale tasso ordinario di operazioni di finanziamento bancario: cioè zero, anzichè - 0,4 [I]targeted[/I]).[/FONT]


[FONT="georgia" ]5. [B]Questa è una misura sul lato dell'offerta[/B]: sia sul piano bancario, cioè dei costi di rifornimento della liquidità da parte del sistema creditizio, [B]sia sul lato dello "sperato" minor costo delle aperture di credito per crediti alle imprese e al consumo, ove fossero poi concessi [/B](tranne che per i mutui ipotecari, come abbiamo visto, cioè per le case delle famiglie, che si vorrebbe tener fuori, probabilmente per evitare bolle immobiliari e ulteriori insolvenze per i mutui in corso, che diverrebbero più onerosi e, potenzialmente, da ricontrattare a favore dei mutuatari).[/FONT]
[FONT="georgia" ]
[/FONT]
[FONT="georgia" ][B]6. Ovviamente, il cavallo non berrà o berrà molto meno del previsto[/B]: [B]infatti, Draghi si assicura che le politiche di bilancio siano improntate al consueto rafforzamento delle riforme strutturali[/B]. Cioè alla [B]ulteriore deflazione salariale e al taglio della spesa pubblica[/B], con il (consueto) connesso calo della domanda: la [B]deflazione[/B], funzionerebbe, nella sua visione, (per implicito non enunciato), come uno [B]stimolo positivo per gli investimenti[/B], secondo l'ipotesi dell'[I][B]effetto saldi reali,[/B][/I] nel mentre la flessibilità massima del lavoro dovrebbe condurre alla piena occupazione (che fa funzionare tale ipotesi nell'assunto neo-liberista, comunque denominato).[/FONT]
[FONT="georgia" ]La limitazione delle politiche di spesa pubblica, sul lato del welfare (riforme strutturali complementari a quelle del lavoro), infatti, unita al mercato del lavoro auspicato, dovrebbe condurre alla "piena occupazione" e [B]ridestare gli animal spirits degli investitori, che col calo dei prezzi dovrebbero scorgere maggiori disponibilità al consumo delle famiglie[/B], [B]e maggiori proprie convenienze a impiegare la liquidità intrappolata,[/B] dato il presunto recupero della alta elasticità degli investimenti ai tassi di interesse, che è il presupposto di tutto il "meccanismo di trasmissione monetaria" ipotizzato.[/FONT]


[FONT="georgia" ]7. Non sarà così: a tacere dell'altra [B]mezza dozzina di misure adottate da Draghi[/B] - tra cui[B] l'estensione del QE all'acquisto dei bond privati delle imprese[/B] [U][B]non bancarie[/B][/U], laddove avvantaggiate, sul piano dei rating di ammissibilità, saranno essenzialmente grandi imporese [B]francesi e tedesche[/B] e molto limitatamente quelle italiane.[/FONT]
[FONT="georgia" ]La domanda non tira perchè come sappiamo [URL="http://orizzonte48.blogspot.it/2015/06/la-sentenza-della-corte-uropea-sullomt.html"]i meccanismi di trasmissione non trasmettono,[/URL] quando si sia di fronte all'insistenza nell'equilibrio della sotto-occupazione.[/FONT]
[FONT="georgia" ]
sfide1.jpg
[/FONT]


[FONT="georgia" ]8. Che poi sarebbe una crisi da domanda, su cui le politiche monerariste, sposate al falso buonismo delle politiche dei redditi neo-keynesiane, coronate dalla spinta alla introduzione della contrattazione aziendale (ne riparleremo perché lo stesso Caffè ce ne parla in modo ladipario e ineludibile), nulla possono. Ma proprio nulla.[/FONT]


[FONT="georgia" ]Draghi può prendere le distanze quanto vuole (da Caffè), ma dalla deflazione generata dalla inguaribile debolezza della domanda in costanza di politiche monetarie (non trasmissibili) e di una infinita austerità espansiva, non si esce.[/FONT]
[FONT="georgia" ]Le "pecore" continueranno a essere dilaniate: e non basterà la "riserva" ulteriore di immigrati ("migranti" è un politicall[FONT="georgia" ]y[/FONT] correct per ipocriti, che rifiutano di vedere come la mattanza del lavoro non abbia più confini).[/FONT]
[FONT="georgia" ]Semplicemente aveva ragione Caffè.[/FONT]
 

mototopo

Forumer storico
posted by Mitt Dolcino
Il taglio dei tassi BCE non fa più scendere l’euro, ossia i mercati (e gli USA) non si fanno confondere dalla politica dell’euro debole finalizzato ad esportare

La fine dell’euro è più vicina? La risposta è un rotondo si, lo diciamo da mesi che l’EU tedesca & austera finirà con la rivalutazione dell’euro*, oggi abbiamo finalmente capito che i nuovi tagli dei tassi di Draghi & CO. non riescono e non riusciranno più nell’intento di tenere bassa la moneta unica.
Effettivamente sembra un controsenso ma non lo è: come diceva Bini Smaghi ieri d Radio24, le politiche dei tagli della BCE erano asservite principalmente ad indebolire l’euro ossia – per tradurrea rinforzare l’economia tedesca la quale accettava tassi di fatto negativi mettendo in difficoltà le proprie banche con redditività sottozero che costringevano e costringono a prendere maggiori rischi solo in forza di un vantaggio della manifattura teutonica. Oggi i mercati hanno cominciato a credere che ciò sia insostenibile ossia non che serva con il fine di risolvere i problemi EU e quindi siamo al redde rationem, il movimento di oggi ci spiega bene che la cura Draghi ha terminato i suoi effetti.

Diciamo meglio, ha finito di funzionare in forza dell’inutilità dello strumento per salvare questa Europa dalla dissezione: i mercati oggi scommettono da una parte che i tassi non scenderanno più e dall’altra che esiste un limite di sopportazione raggiunto delle politiche di austerity da parte dei paesi periferici ossia da adesso in avanti bisognerà mettere mano alle riforme per fare tornare i conti, fatto salvo espropriare i cittadini dei propri soldi con tassi fortemente negativi. O rompere l’euro. Appunto.
Insomma, i mercati ed il dollaro si stanno liberando dal giogo delle tattiche dilatorie eurotedesche che miravano e mirano a confondere i mercati con tassi bassissimi solo per far svalutare l’euro, ormai la leva monetaria ha terminato di funzionare. E questo guarda caso capita in un momento in cui gli USA necessitano di una svalutazione del dollaro per rinvigorire l’economia reale degli States in occasione della nuova presidenza, anche in questo contesto le eventuali moral suasion presidenziali USA hanno meno presa su chi le deve recepire a Wall Street, l’anatra zoppa di stanza alla Casa Bianca non è mai stata così zoppa come ora.

Cosa può succedere ora? Semplice, che la Germania rifiuterà di continuare con la politica dei tassi negativi in quanto inutili a fare abbassare l’euro (ossia ci si attende un ritorno a tassi normali in modo da salvare il sistema bancario tedesco oggi molto sotto pressione per i tassi negativi). Parallelamente questo esarcerberà la risalita dell’euro con l’effetto quasi immediato di annichilire l’export dei paesi EU meno forti a partire dall’Italia e comunque creerà seri grattacapi ad es. al Belpaese che vedrà salire i propri saggi di finanziamento dell’enorme debito pubblico. Ciò comporterà prima o poi una risalita dello spread BTP-Bund, ma solo dopo che la BCE sarà messa sotto accusa da Berlino per l’inutilità delle misure attuate, fino a poter prevedere una sostituzione in corsa di Draghi. A quel punto potrebbe tornare in patria a difendere, spalleggiato dai suoi grandi supporter anglosassoni, le sorti italiche con un’aurea di credibilità che l’Italia non ha mai avuto dai tempi di Guido Carli, un Guido Carli al Quirinale però. In tutto questo le economie europee esportatrici a causa del dollaro debole (con il dollaro si svaluterà anche lo yuan!) cadranno in una irrimediable spirale deflattiva, crack!
Adieu Union Europeènne!!
Che tutto questo possa coincidere con il Brexit, beh, NON è un caso: oggi gran parte dell’establishment inglese si sta schierando per l’uscita dall’EU, anche la regina sembra supporti il Brexit sebbene con smentite di circostanza (dove c’è fumo, sotto sotto c’è anche il fuoco….). E l’Italia rischia seriamente di fare parte della coalizione che poi chiederà di uscire dalla moneta unica.
In poche parole caos, non a caso l’oro ha ri-iniziato a salire mentre i mercati azionari sono andati in rosso…

La reazione inglese a questa Europa che ha tradito gli ideali dei padri fondatori mi ricorda tanto il periodo di W. Churchill a cavallo tra lo scoppio della seconda guerra mondiale e la missione di Rudolf Hess in Scozia, quando il primo ministro inglese rimandò al mittente la proposta indecente ed irrinunciabile di Berlino di condividere l’impero britannico per perpetrarlo e difenderlo dal nemico/dominus emergente, gli USA: anche oggi Londra fa una scelta controcorrente, meglio soli che mali accompagnati sembra (ri)dirci
Meno male che loro l’hanno capito, la Germania per garantire il proprio benessere deve giocoforza impossessarsi dei beni dei vicini, come ben dimostra il poster bellico inglese sopra riprodotto (“Grab, Grab, Grab…“). Resta il fatto che storicamente UK ed Italia sono legate nelle loro sorti europee fin dai tempi dell’Unità d’Italia, finanziata appunto dai massoni inglesi per creare il quarto incomodo nella perenne guerra tra vicini europei che mai sono stati partner.
Mitt Dolcino
 

mototopo

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I Soldi Che Stampa Draghi Finiscono In Prestiti Agli Americani [feedly]





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I Soldi Che Stampa Draghi Finiscono In Prestiti Agli Americani
// MiglioVerde


di GERARDO COCO
Riassumiamo brevemente le misure annunciate dal presidente della Bce Mario Draghi nella presse conference di giovedì scorso. Aumento del quantitative easing mensile da 60 a 80 miliardi di euro fino al marzo 2017; riduzione del tasso di rifinanziamento delle banche da 0,05% a zero; aumento del tasso di interesse negativo da -0,30% a -0,40% sui depositi, o riserve presso la BCE; acquisto di obbligazione societarie.
Lo scopo di questo pacchetto è di rianimare le economie ....
 

mototopo

Forumer storico
LA GERMANIA, DOPO I PIGS DEPREDA L’AFRICA (ecco il perché dei migranti)….FERMIAMO QUESTI PAZZI !

Mentre era intenta a spolpare i PIGS, la Germania stava pianificando nuovi mercati da sottomettere con la sua logica “BEGGAR THY YOUR NEIGHBOUR”:

In pratica, con la scusa di ammodernamento e democraticizzazione dei paesi africani, la UE ha:
– IN UN PRIMO MOMENTO, APERTO L’EUROPA AI PRODOTTI AFRICANI
– SUCCESSIVAMENTE, UNA VOLTA RESO IMPORTANTE IL MERCATO EUROPEO PER I PRODOTTI AFRICANI, HA IMPOSTO TUTTA UNA SERIE DI TRATTATI DI LIBERO SCAMBIO CONTRO LA PROTEZIONE DEL MERCATO E DEL PRODOTTO LOCALE.

Africa dell’Ovest!

Africa dell’est!
Ma i trattati riguardano tutta l’Africa:

Ovviamente, tanto funzionari di primo piano dell’entourage della Merkel

come Nooke,

quanto funzionari dell’ONU, come Andrew Molde, hanno ampiamente avvisato il mondo sul rischio FRENKEL derivante da tali accordi:

“Arriveranno prodotti a basso costo dalla Germania, senza alcuna protezione per le più salubri, ma piu’ care, merci locali”.
Eci quel che accadrà:

“I paesi africani non potranno competere con i capitalisti tedeschi e l’industria non avra’ alcun modo di svilupparsi in Africa”
Ma la Germania è generosissima, i suoi euroburocrati stimano che i guadagni per i paesi africani saranno notevoli poiché “essi potranno fare i compiti a casa nel frattempo” ed ottenere:
– la riduzone della corruzione;
– la costruzione delle infrastrutture;
– lo sviluppo dele leggi;
– il consolidamento della democrazia.
Inolte, i funzionari tedeschi stimano che “il 20% dei prodotti locali riuscirà a rimanere in vita nel lungo periodo”:

Ovviamente, il restante 80% sarà appannaggio dei tedeschi!
E chi meglio di colei che in TV disse agli Italiani che “non potevano uscire dall’euro altrimenti la disoccupazione in Germania sarebbe esplosa”:

poteva esser messa a protezione di questi accordi (che sottomettono ai capitalisti tedeschi un intero continente)?
Di chi parlo?
Della Ska Keller, la verde (come il colore dei dollari) gemella della Comi:

L’angelico visetto rassicurante che nasconde smisurata ambizione (e sottile capacità di introdurre cetrioli dall’orefizio non appropriato).
La frase con cui la Ska Keller descrive lo stadio attuale delle trattative con i paesi africani è:

“Stiamo puntando una pistole alle loro tempie!”
Ok, dice letteralmente “petto” ma tempie rende meglio l’idea!
Modo molto democratico di concludere trattati! Un po’ come dopo una guerra, quando lo stato sconfitto deve ratificare pesanti sanzioni imposte dal vincitore.
Se qualcuno non li ferma in tempo, non li argina, magari con un sano rispetto delle nazioni e dei loro confini, qui finisce male per il mondo intero!
Il peggior lato umano del capitalismo ha trovato nell’imperialismo tedesco lo strumento principe per espandere i suoi tentacoli nel mondo senza resistenza alcuna. Prima smantelliamo questa UE e meglio è per il pianeta.
Qualcuno li fermi!

 

mototopo

Forumer storico
Mitt Dolcino
Il crollo del dollaro verrà indotto dalla carenza di oro per le consegne futures al COMEX? Così Cina e Russia possono piegare Washington. Il caso dell’ETF Blackrock

Non voglio entrare nel merito dei motivi di quanto riassunto nel titolo, basti ricordare che la presidenza di Obama, con il suo interventismo ideologico assimilabile in termini di pervasività a quella di F.D. Roosevelt, ha accelerato il passo dell’indebolimento americano che prima della corrente amministrazione sarebbe potuto essere contenuto con accordi geostrategici in grado di “indirizzare“ la guerra delle valute in corso, ad esempio evitando di trascinare il dollaro USA in una forte salita dovuta al driver monetario, salita che sta danneggiando l’economia reale a stelle e strisce oltre che il suo prestigio globale (leggasi, per far eleggere un Dem alla Casa Bianca il prossimo novembre Obama continua a ripetere che l’economia va bene, tali affermazioni fanno supporre un’economia forte, il che spinge a pensare che i tassi possano salire e quindi il dollaro si rafforza di conseguenza: tolta l’ipotesi di partenza che l’economia USA sia effettivamente forte – in realtà non lo è – il castello crolla, proprio quello che vorrebbero fare Trump e Sanders con i fine di rinvigorire l’economia reale – che è la loro base elettorale, quello che resta della classe media – a scapito delle manipolazioni elitarie/finanziarie degli ultimi 8 anni).
Quello di cui gli USA hanno bisogno oggi e che Obama ha reso impossibile avendo litigato con i pezzi importanti del mondo (Cina e Russia) sarebbe concordare un secondo accordo del Plaza che permetta come nel 1984 agli USA di non far rivalutare il dollaro pur in presenza di tassi americani molto più elevati del resto delle economie mondiali, con l’implicito accordo di supportare il commercio globale ed il consumo americano per i prodotti stranieri.

Bene, oggi abbiamo i mercati finanziari in letterale fibrillazione: volatilità, comportamenti incomprensibili dei mercati – in quanto frutto di manipolazioni, spesso made in USA, quasi sempre di matrice occidentale, vedasi gli innumerevoli scandali finanziari – rappresentabili massimamente nel prezzo dell’oro. Il metallo giallo dovrebbe rivalutarsi fortemente non fosse altro per il debasement costituito dalle politiche di QE che svalutano di fatto le materie prime in relazione alla massa monetaria in circolazione, se si raddoppia il numero di dollari in circolazione per definizione questi valgono la metà in termini di potere di acquisto reale.
In generale l’oro è un valore convenzionale di riserva di valore reale non influenzabile dalla politica in quanto limitato, non si può truffare sulla sua disponibilità. E dunque, anche per questa ragione è in antitesi con la forza del dominus dollaro, quando sale l’oro il dollaro scende e viceversa. Dunque, a maggior ragione la salita dell’oro è fattore geostrategico in un momento in cui si mette in discussione il ruolo USA di riferimento e di valuta di scambio globale.

La scorsa settimana Blackrock si è accorta di essersi “dimenticata” di registrare (leggasi comprare sottostante da mettere a garanzia) oro fisico per circa 300 mln USD sul suo ETF sull’oro**, ovvero ha emesso ETF di carta che letteralmente valevano oro! E visto che base inventari al COMEX di fatto manca oro da consegnare sui futures (siamo ai minimi storici, rischiamo il default in consegna alla fine di ogni mese) probabilmente qualcuno in Blackrock se l’è “fatta sotto” ed ha bloccato le sottoscrizioni del proprio ETF.

Si può supporre che sia stato interessato addirittura il governo USA per sbloccare la situazione, pericolosissima, governo che sembrerebbe aver supportato con dovuta moral suasion verso le grandi banche al fine di incrementare la speculazione al ribasso sull’oro cartaceo facendo rientrare il problema, almeno per ora. Ma il danno è fatto ormai, è solo questione di tempo prima che il mercato dei futures salti per l’oro inesistente/insufficiente anche in forza dell’esposizione mediatica su cosa ci sia dietro agli ETF stile Blackrock, russi e cinesi continuano a ritirare fisico mentre altri emettono carta ecc. Ossia la Goldman di turno ed i suoi soci per ora han detto si, diamo supporto – e l’abbiamo visto in difesa del 1260 USD/oz – ma quando tutti capiranno che è inutile sarà una valanga…. Della serie, si stampa moneta con i QE dando di fatto fondi alle banche, che poi provvedono a tenere il prezzo dell’oro basso con enormi scommesse al ribasso che fanno esplodere l’open interest sui mercati futures; se alla scadenza di un contratto qualsiasi venisse richiesto il ritiro dell’oro fisico senza arbitraggio sui prezzi cash magari per 4 o 5 mld di USD di controvalore al COMEX [magari a farlo sarebbe un cinese o un russo], beh, il mercato semplicemente farebbe default.


Per intanto abbiamo rilevato venerdì u.s. – idem nella settimana precedente – scendere l’oro con vendite selettive finalizzate ad evitare una salita a fine settimana sopra 1265, livello critico oltre al quale sarebbero entrati in azione gli algoritmi in acquisto dei fondi sistematici, vendite fatte cavallo delle chiusure dei vari mercati (europeo) e soprattutto nel post borsa. Il segnale più importante arriva però dai titoli auriferi che in chiusura al Nyse e nel post borsa sono saliti, dopo una lieve discesa nella sessione nonostante i 20+ USD/oz persi nella sessione.

Non va dimenticato che in Aprile la borsa Cinese di Shanghai, ossia di quel paese che è contemporaneamente il più grande produttore e consumatore di metallo giallo al mondo, lancerà un contratto sull’oro futures in yuan (!!!) ed obbligherà le banche internazionali specializzate nell’oro a partecipare a detto mercato con forme di “limitazione” anche su altri mercati in caso di rifiuto*. Ossia, le manipolazioni che vediamo al COMEX saranno ben più difficili da implementare. Anche perchè se a qualcuno dovesse venire in mente, in assenza di oro da dare in consegna sui futures, di trasformare il COMEX in cash settlement sarebbe questione di ore trasferire i volumi del mercato fisico sulla borsa di Shanghai che farebbe di fatto un prezzo diverso da quello della borsa fisica americana, un prezzo fatto di carta e l’altro di metallo fisico. E dunque i titoli auriferi sopra citati oggi salgono perchè se mancasse oro da dare in consegna la proxy migliore per coprirsi dal default in consegna senza andare a Shanghai sarebbe acquistare azioni di produttori di oro, ecco perchè nel post borsa venerdì scorso sono inspiegabilmente saliti…
Non c’è che dire, non ci annoieremo. A questo punto la vera scommessa non è più se l’oro salirà o meno (prima o poi deve salire), o se il dollaro scenderà o meno (deve scendere) ma se i diretti interessati a mantenere lo status quo (le elitocrazie finanziarie) riusciranno a fare scoppiare una guerra rilevante prima che il sistema capitalistico occidentale drogato da QE planetari crolli sotto il peso dell’enorme debito accumulato.
E se in tutto questo c’è qualcuno che pensa che l’EU tedesca sopravviverà a tali sconvolgimenti, beh, liberi di sognare….
Certamente l’Italia – paese ricco ma debole e facilmente destabilizzabile, la condizione peggiore in questo frangente di crisi globale – deve razionalizzare l’inevitabilità di un profondo ridimensionamento della sua società, finalizzato ad un impoverimento generale con annessa fine del benessere diffuso. Che poi questo possa comportare derive violente ed anche svolte autoritarie, beh, la storia ci dice che sono più probabili che da escludere.
Mitt Dolcino
 

mototopo

Forumer storico
Ingegner Caustico
LE FORZE CHE COSPIRANO PER TENERE BASSA L’INFLAZIONE, OVVERO LA TEORIA QUANTITATIVA DELLA MONETA SPIEGATA A MIA FIGLIA

Qualche settimana fa fece scalpore l’affermazione di Draghi secondo la quale ci sarebbero delle forze che cospirano (o concorrono) a tenere bassa l’inflazione. Ovviamente queste forze misteriose sono solo nella testa di Draghi e dei vari economisti mainstream che fingono di non capire o fingono di non sapere la teoria che essi stessi professano. Infatti secondo il mainstream (teoria economica eterodossa che attualmente raccoglie i maggiori successi in termini di adepti, ma non in termini empirici in quanto la realtà la sconfessa costantemente) l’enorme immissione di liquidità fatta dalla BCE dovrebbe fare innalzare l’inflazione, ma proprio “di brutto”.
Facciamo due conti spannometrici per dare l’idea della portata del cosiddetto bazooka di Draghi, cioè l’acquisto di titoli per un corrispettivo di 80 miliardi di euro al mese: considerando che la popolazione italiana è di circa 60 milioni di persone, sarebbe come immette liquidità per 1.333,33 euro AL MESE A TESTA!!! Per lorsignori il ritorno della sovranità monetaria è un tabù perché la politica non avrebbe più freni inibitori a monetizzare il debito (leggasi stampare moneta) e questo creerebbe l’iperinflazione che ci farebbe tornare ai tempi della Repubblica di Weimar (quando le banconote erano carta straccia), eppure Draghi stampa per oltre mille euro al mese a testa e l’inflazione non si muove (siamo ancora in deflazione).
Perche?
Tutto si basa sulla teoria quantitativa della moneta, teoria esposta nel 1911 dall’economista americano Irving Fisher e basata sull’equazione degli scambi. Cosa dice questa equazione? Una banalità:
M*V=P*T
dove M è la quantità di moneta, V è la velocità di circolazione (cioè il numero di passaggi che, nel periodo considerato, la moneta subisce), P è il livello generale dei prezzi (la cui variazione si chiama inflazione) e infine T è il numero di transazioni (scambi). Assumendo per semplicità che l’economia produca un solo tipo di bene, possiamo sostituire T con Q (numero dei singoli beni scambiati), ottenendo:
M*V=P*Q
Facciamo un esempio per capire questa identità contabile: supponiamo che ogni mese io vada dal mio amico Christian per comprare due chili di miele al prezzo di 9 €/kg. Alla fine del periodo considerato (ad esempio un anno) la quantità acquistata sarà pari a:
Q = 2 kg/mese * 12 mesi = 24 kg di miele
Poiché il prezzo del miele è pari a 9 €/kg, avremo:
P*Q = 9 €/kg * 24 kg = 216 €
Vediamo la stessa cosa da un altro punto di vista: acquistando 2 kg di miele al mese, ogni mese muovo una quantità di moneta pari a:
M = 2 kg/mese * 9 €/kg = 18 €/mese
Detta quantità di moneta viene scambiata 12 volte all’anno, quindi:
M*V = 18 €/mese * 12 mesi = 216 €
Incredibile, i conti tornano!!!
Detta questa ovvietà, veniamo alla genialata di Fisher: ipotizza che V e Q siano costanti poiché suppone che la velocità di circolazione della moneta dipenda dalle abitudini dei soggetti economici (che variano solo nel lungo periodo) e che la quantità dei beni scambiati non possa essere modificata poiché ipotizza che la “mano invisibile” (flessibilità dei prezzi in mercati perfettamente concorrenziali) sia sempre in grado di garantire la piena occupazione e la massima produzione.
Per quanto sopra esposto, un aumento della quantità di moneta nelle tasche dei cittadini comporterà un inevitabile aumento dei prezzi, infatti se i cittadini hanno più soldi, vorranno comprare più beni, ma poiché la capacità produttiva è già al massimo, si tradurrà un aumento dei prezzi, cioè in inflazione.
In termini matematici, passando ai differenziali:
ΔM + ΔV = ΔP + ΔQ
(Passando ai differenziali, le moltiplicazioni diventano somme)
Abbiamo però detto che secondo Fisher V e Q sono costanti, pertanto la loro variazione è nulla:
ΔM = ΔP
Eccoci arrivati al punto: aumentando la massa monetaria di una certa quantità, poniamo del 20%, si ha un pari aumento dei prezzi (inflazione), in questo caso del 20%.
Vediamo il grafico del tasso d’inflazione dell’area euro:

L’inflazione scende!!!
Eppure la massa monetaria aumenta:

Eppure dovrebbero avere lo stesso andamento: se una scende, scende anche l’altra; su una sale, sale anche altra. Qui avviene l’esatto contrario. Perché questo?
Vi sorge il dubbio che forse non siamo in piena occupazione e che magari non siamo al massimo della nostra capacità produttiva e che quindi l’equazione di Fisher non valga!?!
Ma Draghi questa cosa non la capisce, o più probabilmente, è ben pagato perché non la capisca.
E tutti quelli che cianciano che il ritorno della Banca d’Italia in mano pubblica ci esporrebbe automaticamente all’iperinflazione? Semplicemente non sanno quello che dicono.
Una teoria, ammesso che sia corretta, funziona solo se vengono rispettate le ipotesi alla base, altrimenti è un vaneggiamento fine a sé stesso (o meglio teso al nostro massacro economico, inconsapevole o meno che sia, ma resta un massacro).
Se non siamo in piena occupazione, la teoria quantitativa della moneta di Fisher non è applicabile!!! Difficile da capire, vero signor Giannino?
Claudio Barnabè
 

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