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Euro crisis gennaio 22, 2016 posted by Mitt Dolcino
La strategia EU-tedesca nella “crisi” delle nostre banche: attaccare gli altri paesi per impossessarsi dei loro attivi al fine di coprire i buchi del proprio sistema. Come chiudere il cerchio

Vi sembrerà strano ma quanto ma quella che vi sto annunciando è una grande verità: Banca Intesa oggi capitalizza oltre 45 miliardi di euro, ben più di Deutsche Bank (poco meno di 24 mld). Unicredit è circa delle stesse dimensioni dei rivali tedeschi.

Ma cosa sta succedendo, attaccano le banche italiane e non si dice nulla di DB che annuncia 7 miliardi di perdite, notizia di oggi? Semplice, il sistema tedesco basato sulla manifattura ha molte crepe nel proprio legato ai servizi all’industria, sia il settore energia che quello bancario ad esempio, le banche per altro sono già state salvate da Berlino nel 2009-10 (ancora oggi le banche regionali sono in condizioni pessime, purtroppo non si possono valutare in quanto sono state escluse dai controlli regolari della BCE). Senza dimenticare che, in sordina, è partita una class action contro DB a NY che probabilmente si estenderà a Londra dove la banca tedesca è vista soccombente con danni addirittura maggiori di quelli causati da VW. E non lo dico io, vedete sotto:

E che dire di E.ON, il gruppo tedesco dell’energia? Sta rimpicciolendosi, dopo reiterate svalutazioni di asset in tutta Europa l’ex colosso tedesco si sta spezzando in due tronconi per creare valore per gli azionisti: in realtà ci si dimentica di dire che l’EBITDA prospettico dell’insieme delle due parti è visto a fine anno – stima – più verso i 5 miliardi di euro che verso i 6 (erano oltre 10 solo pochi anni fa) ma è soprattutto in trend discendente da anni, fate conto che la nostra ENEL è in trend di costante salita per 15 miliardi EUR di EBITDA annui attesi nei prossimi anni.

RWE, il secondo gruppo tedesco dell’energia sta percorrendo la stessa strada dello split di E.ON con redditività pari a circa la metà di quelle dell’omologo tedesco). E tutto questo approfittando – il sistema tedesco – dei vari escamotage per evitare di pagare tasse, vedasi i casi emersi di aziende dei corretti tedeschi con sedi nel paese di Juncker (tutto torna, eh…) esposti da Luxleaks… su cui andrebbe indagato come appunto tali evidenze siano state date in pasto ai media…. Insomma, un disastro tedesco.

I due casi sopra citati sono eclatanti, i settori banche ed utilities tedeschi intendo. E questo significa semplicemente che il sistema tedesco è in profonda crisi, almeno per quanto riguarda tutti i servizi che devono garantire supporto alla colonna vertebrale teutonica, la manifattura. Or dunque, l’attacco alle nostre banche, perfettamente ingiustificato, è da vedersi come un unicuum rispetto all’attacco politico dell’EU verso l’Italia, lo avevamo anticipato a fine anno: oggi l’EU deve approfittare del cambio di reggenza in USA per comprarsi l’Italia per due soldi, accaparrandosi i nostri asset che contano per coprire i propri buchi in patria prima della dipartita di Obama.
Ossia, lo scopo – e la crisi delle banche ne è lo strumento – era ed è quello di imporre la crisi per obbligare l’Italia a salvare le sue banche e per fare questo si cambiano addirittura le regole in corsa da parte dell’interessata EU tedesca imponendo per i BTP maggiori riserve, ecco perchè le banche italiane stanno saltando, , il caso Baltz insegna* [da leggere!, vedasi nota in calce]. E dato che non si può sforare il deficit l’Italia per salvare il proprio sistema creditizio dovrebbe chiedere l’intervento all’ESM, che però comporterebbe essere messi sotto tutela. Ossia far arrivare la troika. Bingo! Poi saremmo come la Grecia, svendite travestite da privatizzazioni…. Capito quale è lo scopo? Eh si, perché ENEL e magari qualche banca sistemica italiana sarebbe stata davvero tanto utile per diluire gli enormi buchi sistemici tedeschi addivenire. Ad esempio fondendo ENEL ed E.ON. O unendo Deutsche Bank ad Unicredit, Intesa, un buco si compensa sempre con altri asset soprattutto se comprati per due soldi.
Come da attese il filoanglosassone-scozzese Draghi è intervenuto, ma prima di tale evento monetario era già successo qualcosa, la diplomazia ci dice di interventi sotterranei per evitare un avvitamento della crisi con interessamento, udite udite, americano con pressioni fatte da Biden su Schauble al foro di Davos. Come per magia la bolla si è sgonfiata, appena prima che Soros comunicasse – come monito – ai media mondiali che il progetto EU è destinato al fallimento per colpa della Merkel. Messaggio neanche troppo criptico.

__________________________________
Cosa deve fare l’Italia ora? Bene, dopo il contributo non risolutivo di Draghi è necessario fare il passo ulteriore. Infatti, sembra paradossale ma il problema delle banche italiane insolventi non è necessariamente un problema. Le banche come MPS possono essere di fatto nazionalizzate tramite l’acquisto da parte di CDP che come la KFW tedesca resta fuori bilancio statale. Certo, qualcuno al nord del Gottardo griderà allo scandalo ma tant’è, se sappiamo che finiremo con il divorziare tanto vale prenderci gli stessi diritti che la Germania concede a sé stessa, nulla più nulla meno. Ossia, nazionalizzazione delle banche sistemiche via CDP in crisi (l’omologa di KfW), di fatto MPS e magari qualche banchetta locale da aggregare. Successivamente andrebbe organizzata la gestione dell’insieme bancario salvato, di manager bancari italiani ce ne sono molti, basta evitare quelli vicini al PD…

Il passo successivo è – notate che non uso il condizionale – chiedere alle banche italiane sane di ritirare tutti i loro eurobonds sul mercato riemettendo bonds senior questa volta ma sotto giurisdizione nazionale: tale passo è essenziale con il fine di rendere le banche immuni ad un futuro crollo dell’euro. I ben informati dicono che sta già accadendo, magari accumulandoli in fondi comuni/pensione italiani…
Poi il resto verrebbe da sé: infatti l’ostacolo principale per un futuro ritorno alla lira o per un’uscita dall’Euro sarebbe comunque il salvataggio del sistema bancario italiano indebitato all’estero, così facendo così eviteremmo solo di doverle salvare dopo, ecco perchè gli eurobonds bancari devono essere ricomprati [gli eurobonds non sottostanno alla giurisdizione italiana per cui non sarebbero riconvertibili in lire]. Anche perché, come ben sapete, ritengo che non sarà l’Italia a decidere di uscire dalla moneta unica ma Washington per nostro conto, quando i suoi interessi spingano verso tale passo. Oggi le critiche di Londra verso Mosca in riguardo all’uccisione di Litvinenko del 2006 ci fanno ben capire che il vaso è colmo, l’avvicinamento tra Russia e Germania è dato per fatto ed i paesi filoanglosassoni si stanno schierando. Schieramento che annovera UK, Italia, Polonia, a breve Olanda, probabilmente qualche periferico, ad esempio la Romania. E questo a breve giro dopo la proposta capestro russa a Renzi di comprare Saipem al doppio del prezzo, a Mosca manca la tecnologia per perforare l’artico mentre l’Italia ce l’ha…. Mi è sembrato che quasi quasi che fosse stata frau Merkel a suggerire al suo ex superiore Putin di provarci, al fine di rompere lo schieramento filo-USA in Europa…
Scolpitevelo nella mente: Berlino con l’affaire Nord Stream è andata oltre, tutto quanto sta capitando ora scandali inclusi sono solo una naturale conseguenza. Ed in tutto questo manca ancora l’aspetto militare. Infatti va ricordato che la Germania sta diventando non strategica per gli USA nella difesa dell’Europa, lo dimostra il numero di testate nucleari presenti sul suo territorio. Se vediamo il trend su dove siano dislocate le armi strategiche americane sul suolo europeo scopriamo che il nucleare bellico è stato spostato negli ultimi anni dalla Germania all’Italia… che caso!

Come non è un caso che ieri Apple abbia annunciato di aver aperto un centro per le apps a Napoli. E che Cisco abbia annunciato di investire 100 milioni di euro in Italia gli scorsi giorni. Ed che dire dei manager Blackstone che aprono fondi dedicati all’Italia….
L’Italia è posto ideale per investire ma sembrerebbe che i tedeschi non siano più benvenuti. Gli Americani si, ed investono. Vorrà dire che piuttosto che tornare all’euro, dollarizzeremo….
L’Europa è già finita caro Schauble…
Jetlag per Mitt Dolcino
 

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ola carissimo.............tradotto krauto della der ring su velocipede a 4 ruote contro il capo dei gesuiti in america(j. biden)
 

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La Nuova Contabilità Bancaria
(Tratto da: Economia imperfetta, di A. Galloni, Novecento editore, 2015)
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Di recente, si è risvegliato l’interesse per le banche che, da decenni, era stato considerato alla stregua di un fatto tecnico ; in particolare, quotati papers della Banca d’Inghilterra hanno sostenuto quanto alcuni esperti già sapevano (la banca non presta denaro proprio o dei depositanti, né moltiplica quest’ultimo), ma lo crea dal nulla. Di qui la “spaccatura” tra chi vorrebbe togliere, alla banca, tale facoltà, considerata una sorta di abuso anche perché il credito creato dalla banca è moneta, o, per lo meno, è denominato in moneta a corso legale; e chi, invece, vorrebbe regolarla nell’interesse della collettività che non può rinunciare alla fondamentale funzione sociale del credito stesso.

Ovviamente, chi nega che la banca crei la moneta può difendere l’attuale situazione: in essa, la banca è soggetta a tassazione solo sulla differenza tra ciò che guadagna come interessi attivi e pagamento dei servizi offerti alla clientela, da una parte, e i suoi costi di gestione e interessi passivi, dall’altra.

Solo cercando di fare chiarezza sulla contabilità bancaria – di cui, qui, si sta tentando di fornire una lettura molto semplificata come voci e, tuttavia, sufficiente ad avviare il discorso – sarà possibile districarsi nella materia.

Orbene, attualmente, le principali voci sono così suddivise:

1) nello stato patrimoniale, al netto delle altre partite, vengono segnati,
a) all’attivo, i capitali prestati e,
b) al passivo, i depositi;

2) nel conto economico entrano,
a) come profitti lordi, i proventi in conto interesse delle rate di mutui, prestiti, ecc. ed il pagamento di altri servizi resi alla clientela,
b) come costi, le spese di funzionamento e gli interessi pagati alla clientela.

L’utile, ai fini della tassazione, sarà quindi dato dalla differenza tra profitti lordi (ed, eventualmente, altre entrate) e costi.

Nello stato patrimoniale, man mano che la componente in conto capitale dei prestiti viene contabilizzata a favore della banca, essa va a decurtare proporzionalmente l’attivo.

Con la “Nuova Contabilità Bancaria” (NCB) che qui si propone, invece, nello stato patrimoniale non sono presenti i depositi (i conti correnti e le altre forme equivalenti) perché si tratta di servizio di custodia che consente alla banca stessa – dietro pagamento di un compenso al depositante – di utilizzare la
liquidità per le varie esigenze della clientela: bancomat, liquidi (fra l’altro limitati dalle innovazioni normative), ecc. per un totale che difficilmente supera il 3-4% dell’insieme della moneta teoricamente presente nel circuito.

L’attivo, formato anche dai crediti della banca, viene ridotto man mano che rientra la componente in conto capitale proveniente dalle rate di mutui, prestiti, ecc.

Nel conto economico, invece, ogni componente della rata viene segnato a profitto lordo e, quindi, a parità di tutto il resto (non c’è altra variazione rispetto alla contabilità tradizionale o attuale), aumenta proporzionalmente l’imponibile: con un’aliquota attorno al 20%, si otterrebbe un gettito pari alla metà di tutto quello corrente ; quindi, a parità di gettito, si potrebbero ridurre le aliquote ed il prelievo sugli attuali contribuenti del 50%!

In una contabilità siffatta, dunque, incagli e sofferenze o perdite altro non sarebbero che mancati arricchimenti; conseguentemente, qualora il sistema creditizio, così rivisitato, dovesse re-gistrare “rientri” molto sotto il previsto (per ipotesi, perché sta finanziando lo sviluppo), allora si ridurrebbe, simmetricamente, il gettito tributario. Come dire che, in tal caso, anche il sistema bancario opererebbe in senso anticiclico e la complementarietà tra Stato e credito aumenterebbe.

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analisi economica del diritto.

















































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martedì 26 gennaio 2016

BASTA UN INVITO A "NON ESAGERARE" QUANDO TI STANNO RADENDO AL SUOLO?






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[FONT="georgia" ]
[/FONT]
[FONT="georgia" ]1. Prima di tutto, per comprendere lo scenario che avevamo preannunziato, invito a rileggervi (almeno) questi recenti post: [/FONT]
[B][FONT="georgia" ][URL="http://orizzonte48.blogspot.it/2015/12/la-grande-tranvata-la-vera-europa-dei.html"]LA GRANDE TRANVATA: LA VERA EUROPA DEI VERI TRASFERIMENTI AL TEMPO DELL'UNIONE BANCARIA[/URL][/FONT][/B]

[FONT="georgia" ] [URL="http://orizzonte48.blogspot.it/2016/01/lerf-ci-attende-alla-fine-del-qe-e-se.html"]L'ERF CI ATTENDE ALLA FINE DEL QE? E SE ARRIVA PRIMA IL BAIL-IN CON L'ESM? O ANCHE ENTRAMBI[/URL][/FONT]


[FONT="georgia" ]2. Una ricostruzione della [B]progressione germanico-euro-tecnocratica[/B], che mostra i passi intrapresi per concretizzare lo scenario in questione, la traggo poi dalla mail che periodicamente mi invia L'EIR- [B]Executive Strategic Review- Strategic Alert[/B]:[/FONT]
[FONT="georgia" ]"[FONT="helvetica neue" ]Il 19 gennaio sia il [B]capo dell'Eurogruppo[/B] Jerome Dijsselbloem che il [B]membro del Consiglio della Bundesbank[/B] Andreas Dombret hanno proposto, autonomamente l'uno dall'altro, di [B]allineare agli altri strumenti finanziari i titoli di stato detenuti dalle banche dell'Eurozona[/B]. Il [B]viceministro tedesco del Tesoro[/B], Jens Spahn, aveva trasmesso una simile proposta al Bundestag nel dicembre scorso prima di proporla a livello europeo. [/FONT][/FONT]
[FONT="helvetica neue" ][/FONT]
[FONT="helvetica neue" ]Se passasse, [B]la regola costringerebbe molte banche della periferia, che detengono una quota consistente di titoli di stato dei rispettivi paesi, ad aumentare le riserve di capitale[/B]. Un'altra tegola sulle banche italiane, che [B]sembra si voglia spingere apposta in una situazione critica[/B]. Essa rivela anche l'intenzione di [B]schiacciare le nazioni che stanno dietro quei titoli sovrani[/B]. [/FONT]
[FONT="helvetica neue" ][/FONT]
[FONT="helvetica neue" ]"[I]C'è bisogno di un trattamento regolatorio più realistico dei titoli di stato detenuti dalle banche. La crisi ha chiaramente mostrato che tale esposizione non è scevra da rischi[/I]", ha scritto Dijsselbloem in un articolo sul [B]Wall Street Journal il 18 gennaio[/B]. [/FONT]
[FONT="helvetica neue" ][/FONT]
[FONT="helvetica neue" ]Dombret ha affermato nello stesso giorno in un'intervista che "[I]è divenuto più che ovvio che i titoli sovrani non sono esenti da rischi. Dal mio punto di vista, questo è un tema che va finalizzato, possibilmente dopo le riforme Basel III[/I]". [/FONT]
[FONT="helvetica neue" ][/FONT]
[FONT="georgia" ][FONT="helvetica neue" ][B]Dijsselbloem ha anche difeso il regime di bail-in[/B] - dopotutto, fu lui a coniare il termine "modello cipriota" per universalizzare l'esproprio dei risparmi dei cittadini al fine di salvare gli speculatori - e ha proposto di accelerare il processo di costruzione dell'[B]Unione dei Mercati di Capitale[/B] (UMC) in modo da stabilire gli standard per "cartolarizzazioni semplici e trasparenti[/FONT]".[/FONT]


[FONT="georgia" ]3. In parole povere, [B]verrebbe attribuito un €-rating ai titoli del debito pubblico, massicciamente detenuti dalle nostre banche, che obbligherebbe le stesse a ponderarne il valore attualmente iscritto in bilancio per un fattore di rischio[/B] che, appunto, ne diminuirebbe il valore nominale (ai corsi attuali di piena solvibilità dello Stato italiano).[/FONT]
[FONT="georgia" ]Da qui, l'obbligo di nuovi accantonamenti ([URL="http://www.sapere.it/enciclopedia/ris%C3%A8rva+%28economia%29.html"]che servono ad aumentare il capitale netto immobilizzato in "garanzia[/URL]") per l'emergere di potenziali perdite di bilancio determinate dalla revisione dei criteri di valutazione dell'attivo, nella parte costituita dai titoli del debito pubblico. [/FONT]
[FONT="georgia" ]ADDENDUM[FONT="georgia" ]:[FONT="georgia" ] [URL="http://www.marcozanni.eu/articolo.php?id=78"]Marco Zanni ha già fatto un calcolo, semplice ma eloquente[/URL], di quanto [FONT="georgia" ]ci costerebbe il [/FONT]disastro sistemico a cui porterebbe questo nuovo "regime" di rating del debito pubblico.[/FONT][/FONT] [/FONT]


[FONT="georgia" ]Insomma [B]si aprirebbero nuove voragini nei bilanci delle nostre banche[/B], in aggiunta a quelli perennemente in contestazione, relativi ai debiti inesigibili, [B]c.d. NPL, per i quali già [I]ballano[/I],[/B] proprio in vista della costituzione di varie bad bank che rilevino tali crediti "non performanti", [B]possibili perdite "sistemiche", ed esigenze di ricapitalizzazione, complessive, per almeno 25-30 miliardi[/B], da spalmare sulle diverse condizioni di bilancio delle varie banche: diciamo "almeno" perché in realtà [URL="http://www.linkiesta.it/it/article/2016/01/15/il-grande-problema-rimosso-delle-banche-gli-incagli/28929/"]il flusso di trasformazione degli incagli[/URL] (quali classificabili alla luce dell'attuale normativa dettata dall'EBA, altro organo UE) in ulteriori sofferenze, non si sta arrestando e, in ogni modo, non verrebbe minimamente attenuato dalle bad bank (che comunque non si come finanziare con riguardo alla garanzia che dovrebbe apprestare lo Stato a tutta l'operazione e che sarebbe, alla faccia dell'art.47 Cost., un "aiuto di Stato": cosa di cui Padoan dovrebbe andare a parlare domani con la Commissaria UE alla concorrenza Margrethe Vestager. [/FONT]
[FONT="georgia" ] [/FONT][IMG]http://i.static.linkiesta.it/blobs/variants/f/f/9/f/ff9ff8d2-91fa-4ff0-8a52-fb2cf57543d0_large_p.jpg[/IMG][IMG]http://i.static.linkiesta.it/blobs/variants/f/f/9/f/ff9ff8d2-91fa-4ff0-8a52-fb2cf57543d0_large_p.jpg[/IMG][IMG]http://i.static.linkiesta.it/blobs/variants/f/f/9/f/ff9ff8d2-91fa-4ff0-8a52-fb2cf57543d0_large_p.jpg[/IMG]
[FONT="georgia" ][/FONT]
[FONT="georgia" ]4. E [B]tutto questo[/B] si innesterebbe, sull'attuale situazione, [B]in via di interpretazione euro-normativa dei valori del debito sovrano[/B]: [B]interpretazione [I]anche [/I]retroattiva[/B] (in quanto incidente sul presupposto della conclusione del "negozio", variandola contro ogni aspettativa ragionevolmente formulabile, e quindi in contrasto con la vincolatività del principio di buona fede insito nel [I]rebus sic stantibus[/I]). [/FONT]
[FONT="georgia" ]Quindi si ha una [B]retroattività variativa della convenienza dell'affare rispetto al momento stipula dei contratti sottoscritti tra banche e Stato[/B], al collocamento del debito pubblico: cosa che ricorda moltissimo la questione della tutela del "consumatore" (!) di fronte al regime deteriore delle obbligazioni bancarie subordinate, in danno dei risparmiatori italiani: ora [B]dovremo mandare le banche a fare "corsi" di aggiornamento e lo Stato italiano a fare avvertenze sulla "speculatività" e il "rischio", in appositi moduli, per poter collocare i propri titoli?[/B] [/FONT]
[FONT="georgia" ]
[/FONT]
[FONT="georgia" ]5. Prontamente [B]in esecuzione di tale disegno,[/B] - preannunziato da Schauble (v. il primo post linkato) come linea principale di attuazione delle conseguenze del c.d. bail-in, in quanto strettamente complementare ai parametri del fiscal compact (che, a sua volta, è la conseguenza necessitata dell'euro) -, [URL="http://www.ansa.it/sito/notizie/economia/2016/01/25/conti-pubblici-ue-con-riforma-pensioni-non-ci-sono-rischi-futuri_008b3b7c-e306-49f2-8fc1-722ddd3dd62d.html"]la Commissione UE inizia a "graduare" la sostenibilità del debito (ex) sovrano in UE e pone le premesse per il "trattamento regolatorio" indicato da Dijsselbloem e Dombret e Spahn[/URL] (la Commissione, si sa, esegue prontamente ciò che desiderano i padroni tedeschi):[/FONT]


[FONT="georgia" ]"[B][FONT="helvetica neue" ]Per il momento i conti pubblici italiani tengono ma le sofferenze bancarie potrebbero metterli già a rischio nei prossimi mesi, visto l'alto debito pubblico che pone l'Italia tra i Paesi a rischio nel medio periodo[/FONT][/B]. [/FONT]
[FONT="georgia" ][FONT="helvetica neue" ]E se la riforma delle pensioni ([URL="http://orizzonte48.blogspot.it/2015/12/le-pensioni-piu-generose-del-mondo-e.html"]Wow! Ditelo agli spaghetti libbberisti e a Boeri![/URL]) ha messo il Paese al sicuro per il futuro, resta il nodo del rispetto della regola Ue del debito: per questo serve una "forte determinazione nel migliorare la posizione fiscale". Per la riduzione effettiva del debito ed evitare una procedura, infatti, l'avanzo primario dovrebbe essere di almeno il 2,5%-3,8% su un arco di dieci anni, uno sforzo "estremamente ambizioso", per non dire impossibile, che finora pochissimi tra i 28 sono riusciti a fare. E' l'analisi che emerge dal rapporto 2015 sulla sostenibilità delle finanze pubbliche della Commissione europea, che secondo il Mef invece "conferma ancora una volta che i conti pubblici italiani non presentano rischi nel breve termine e sono in assoluto i più sostenibili di tutti nel lungo termine[/FONT]". [/FONT]


[FONT="georgia" ]6. [B]La stessa Commissione ammette[/B], a ben leggere il report sopra citato, [B]che il saldo primario italiano al 2,5% del PIL sarebbe insufficiente[/B], dovendo risultare più prossimo a un[B] 3,8%, [/B]per poter avere un rapporto debito/PIL al 110 nel 2016 (bontà loro perchè, comunque, sarebbe una diminuzione di tale rapporto inferiore al ventesimo annuale previsto dal fiscal compact!).[/FONT]
[FONT="georgia" ]Ma questo [U][B]a partire dal 2017 e quindi sul presupposto del raggiungimento della quasi parità di bilancio[/B][/U], cioè sul presupposto di una [B]crescita che sia ben superiore a quella attualmente registrata e, comunque, una crescita che dovrebbe essere compatibile con gli inasprimenti fiscali che, nel frattempo, la stessa Commissione vorrebbe imporre[/B]! [/FONT]
[FONT="georgia" ]Se tale crescita non dovesse essere registrata (diciamo costantemente superiore all'1% all'anno) il saldo primario dovrebbe essere a sua volta ben superiore (persino al 3,8, se si volessero ottenere simultaneamente pareggio di bilancio e abbattimento del rapporto debito/PIL): e [B]certamente non dovremmo ancora finire in recessione[/B].[/FONT]

[FONT="georgia" ][/FONT]


[FONT="georgia" ]Ma [B]il bello è che la Commissione ammette che anche solo mantenere il saldo primario al 2,5% per i prossimi dieci anni risulta quasi impossibile[/B]: almeno, implica, se si vuole crescere senza finire in un crescente output-gap...Essendo peraltro più probabile una crescita "0"; o anche una [B]nuova fase di recessione[/B], del tutto probabile in caso di [B]shocks, [/B]prima di tutto legati al convergere delle strategie di aggressione al sistema bancario italiano che abbiamo visto sopra. [/FONT]
[FONT="georgia" ]Shocks, quindi, a questo punto, [B]indotti proprio dall'esigenza di rispettare la disciplina fiscale, e bancaria, e sugli "aiuti di Stato"[/B], determinata dall'appartenenza all'euro, in un [B]folle processo circolare di attacco...ai patrimoni dei cittadini italiani[/B] (che in un modo o nell'altro, gravitano dentro la questione "bancaria").[/FONT]
[FONT="georgia" ]
[/FONT]
[FONT="georgia" ][URL="http://www.huffingtonpost.it/2016/01/25/ue-bbanche-borsa_n_9071002.html?utm_hp_ref=italy"]7. Di tutto questo si accorge in parte l'Huffington Post[/URL] tirando un poco le somme sul quadro che rende vana, in un crescendo rossiniano, meglio sarebbe dire "wagneriano", la risolutività della stessa mission (almost impossible) di Padoan sulle bad bank:[/FONT]
[FONT="georgia" ]"[I]Il governo italiano arriva all’appuntamento che potrebbe rivelarsi decisivo sulla bad bank con ancora l’ultimo passo da compiere e che, spiegano fonti vicine al dossier, resta [B]l’elemento dirimente per la valutazione della Commissione europea: il prezzo delle garanzie[/B] che il Tesoro metterà in campo per facilitare lo smaltimento dei crediti deteriorati. [/I][/FONT]
[I][FONT="georgia" ]Fonti della Direzione generale Concorrenza spiegano che la palla è tutta nel campo italiano: “I paletti dell’Europa sono noti e cioè è fondamentale [B]evitare che il prezzo sia troppo alto altrimenti si configurerebbe come un aiuto di Stato[/B]: spetta all’Italia indicare un valore congruo”. [/FONT][/I]
[I][FONT="georgia" ]Se da una parte il governo ha la strada sbarrata è altrettanto vero che [B]lo stesso prezzo delle garanzie non può essere fissato troppo in basso: si rischierebbe, infatti, di aumentare eventuali perdite sui bilanci delle banche[/B]. Il clima che si respira in ambienti governativi è comunque positivo e tutto improntato all’ottimismo: se domani si giungerà a un accordo, infatti, l’esecutivo è pronto a presentare un decreto sulla bad bank già nel Consiglio dei ministri di giovedì. [/FONT][/I]
[I][FONT="georgia" ]...[/FONT][/I]
[I][FONT="georgia" ]Il meccanismo, in via di definizione, prevede di velocizzare le cosiddette procedure concorsuali per ridurre sensibilmente il tempo che l’istituto impiega per far rientrare i crediti sofferenti, che derivano da prestiti e finanziamenti non ripagati da famiglie e imprese. Al Consiglio dei ministri arriverà anche la riforma delle Bcc (banche di credito cooperativo), uno dei cavalli di battaglia del presidente del Consiglio, Matteo Renzi. Non a caso il premier oggi è ritornato a parlare di banche, puntando su due argomenti che per il Governo sono diventati un totem: da una parte la solidità degli istituti, dall’altra la necessità di aggregazioni e fusioni. [/FONT][/I]
[I][FONT="georgia" ]Dopo la riforma per la trasformazione delle banche Popolari in Spa, [B]il Governo punta ora a dare un altro segnale in questa direzione nella convinzione che un mercato bancario frammentato non è più sostenibile [/B]come hanno dimostrato le fibrillazioni sui mercati. [/FONT][/I]
[I][FONT="georgia" ]Se il governo punta tutto sulle aggregazioni e spera in un rimbalzo positivo anche grazie a una chiusura positiva sulla bad bank, [U][B]da Bruxelles arriva un messaggio chiaro[/B][/U], che è già nelle convinzioni dell’esecutivo italiano: [B]l[U]a soluzione della banca, o meglio delle banche ‘cattive’[/U][/B], dove far confluire la spazzatura, [U][B]non è salvifica[/B][/U]. [/FONT][/I]
[I][FONT="georgia" ]Dopo l’entrata in vigore delle regole sul bail-in (salvataggio interno), il sogno di una grande bad bank è sfumato e per quanto possa essere robusto il supporto del Tesoro, [B]l’impatto sullo smaltimento dei crediti deteriorati non sarà comunque sufficiente[/B]. [/FONT][/I]
[FONT="georgia" ][I]Ecco perché, spiegano in ambienti europei, il faro che la Commissione ha acceso oggi ha il sapore di un pressing all’Italia per spronarla a fare di più. A maggior ragione il governo italiano preme per portare a casa il maggior numero di risultati possibili: dalla bad bank ai due provvedimenti del Consiglio dei ministri di giovedì. [/I][/FONT]
[FONT="georgia" ][I][B]La paura è che [URL="http://orizzonte48.blogspot.it/2016/01/draghi-e-il-whatever-it-takes.html"]l’effetto Draghi[/URL][/B], cioè le parole rassicuranti del governatore della Bce, sia già svanito e che le turbolenze sui mercati possano farsi ancora più consistenti, gettando alle ortiche gli sforzi messi in campo sul fronte proprio dei crediti deteriorati.[/I]"[/FONT]


[FONT="georgia" ]8. Infatti, [B]anche superando il problemino dei crediti da stimare e conferire alle bad bank(s)[/B] (farlo a prezzi di mercato, come piacciono alla Commissione UE, "forse" non configurerebbe aiuto di Stato ma al tempo stesso, amplierebbe le perdite sistemiche che abbiamo visto sopra), [B]rimane il disegno di imporre il rating e la svalutazione del debito sovrano detenuto dalle banche stesse[/B]. [/FONT]
[FONT="georgia" ]Che è poi come la storiella del lupo (tedesco) e dell'agnello italiano (hai voglia a spiegare che ti abbeveri al ruscello a valle del lupo: per lui rimani tu che intorbidi le acque a lui..).[/FONT]

[IMG]http://amorecontro.myblog.it/media/02/00/4238710856.jpg[/IMG]


[FONT="georgia" ]Compredendo benissimo che [B]anche facendoci chissà quali concessioni sulle garanzie pubbliche[/B] al problematico costituirsi delle bad bank, [B]il sistema bancario - e risparmiatori italiani- con la svalutazione del debito pubblico detenuto in bilancio, avrebbero un destino comunque segnato[/B], il governo italiano cerca di essere rassicurante e invita (la Commissione UE, anche se per implicito) [URL="http://www.ansa.it/sito/notizie/economia/2016/01/25/conti-pubblici-ue-con-riforma-pensioni-non-ci-sono-rischi-futuri_008b3b7c-e306-49f2-8fc1-722ddd3dd62d.html"]a non esagerare[/URL]: [/FONT]
[FONT="georgia" ]"...il debito italiano, assicurano da Viale XX settembre, comincerà a scendere già da quest'anno. [B]Lo studio di Bruxelles, infatti, ha sottolineato il vice ministro dell'economia Enrico Morando, "dice ciò che già sappiamo, ovvero che dobbiamo invertire la tendenza sul debito" invitando a "non esagerare[/B]".[/FONT]
[/INDENT]

[FONT="georgia" ]9. Allora, così parla e "vuole l'€uropa": [COLOR=red][/COLOR][/FONT]
[FONT="georgia" ][COLOR=red][B]- le bad bank si possono fare ma solo a prezzi che fanno emergere nuove perdite; [/B][/COLOR][/FONT]
[FONT="georgia" ][COLOR=red][B]- ciò provocherebbe l'attualizzazione del rischio cui sono legate le garanzie dello Stato e, quindi, l'aggravarsi della situazione di indebitamento pubblico; [/B][/COLOR][/FONT]
[FONT="georgia" ][COLOR=red][B]- da qui, si arriverebbe ad attribuire il rating svalutativo del debito pubblico detenuto dalle banche, provocando ulteriori perdite al sistema[/B][/COLOR]. [/FONT]
[FONT="georgia" ]E anche che [B]l'unico rimedio[/B] "interno", sarebbe una bella [B]imposizione straordinaria sulla ricchezza mobiliare[/B], cioè un prelievone sui conti correnti. O anche sul patrimonio immobiliare. [URL="http://orizzonte48.blogspot.it/2014/02/tre-uomini-in-barca-renzi-mentana.html"]Con gli effetti che tutti sappiamo[/URL].[/FONT]
[FONT="georgia" ]Che poi non sono molto diversi dal [B]ricorso all'ESM e alla trojka[/B] - cioè del "[B]rimedio esterno"[/B], in termini di espropriazione della ricchezza nazionale. [/FONT]


[FONT="georgia" ]10. Vi pare folle? [/FONT]
[FONT="georgia" ]Macchè: [B]l'importante è non ricordarsi mai che tutto questo dipende dall'appartenenza all'euro[/B]. [/FONT]
[FONT="georgia" ]Guai a chi ce lo tocca![/FONT]
[FONT="georgia" ]E poi dicono (Juncker e Merkel), [URL="http://www.corriere.it/esteri/16_gennaio_19/lenta-agonia-schengen-ma-senza-libera-circolazione-cadono-mercato-unico-ed-euro-6abdcd12-be7f-11e5-8000-980215fcd4e6.shtml"]chissà perchè[/URL], che la moneta unica è messa in pericolo dalla sospensione di Schengen!...?[/FONT]
[FONT="georgia" ]
[/FONT]
[FONT="georgia" ][B]Ma se fanno di tutto per costringere il governo italiano a reagire di fronte a un meccanismo distruttivo lanciato come l'offensiva di una panzer-division[/B]![/FONT]
[FONT="georgia" ]Perché mi sa tanto che [B]non basta un "invito a non esagerare" quando ti stanno radendo al suolo[/B]![/FONT]


Pubblicato da [URL="https://www.blogger.com/profile/06816556453620678760"]Quarantotto [/URL]a 14:12 5 commenti:
 

mototopo

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INCHIESTA BANCHE / L'ACCORDO CAPESTRO CON LA UE SU CREDITI MARCI RENDE AD ALTISSIMO RISCHIO I FONDI D'INVESTIMENTO

giovedì 28 gennaio 2016
Quello che sta andando in scena in queste ore è il titanic del sistema bancario italiano. L’accordo raggiunto dall’ineffabile Padoan con la Ue, rappresenta la pietra tombale per il nostro sistema creditizio.
Per quale motivo? Semplice: potranno accedere alla cartolarizzazione garantita dallo stato, solo le sofferenze ritenute “investment grade” da parte di agenzie di rating (quelle che consideravano Lehman sanissima fino a due ore prima del default, giusto per intenderci), il che significa che per la maggior parte delle banche sarà impossibile accedere alla garanzia dello stato, con la conseguenza che dovranno cartolarizzare le proprie sofferenze senza alcun paracadute, con relativa, ulteriore svalutazione delle partite incagliate.
Ora, se già una normale vendita di crediti incagliati, come quella effettuata dal Monte dei Paschi di Siena a Deutsche Bank a dicembre del 2015 prevede una svalutazione del 90%, di quanto credete si svaluteranno le sofferenze non garantite? Probabilmente anche di un 95-99%. E qui i nodi vengono al pettine, perché con simili svalutazioni, le banche saranno costrette a ricapitalizzarsi contando esclusivamente sulle proprie forze.
Ora i casi sono due: o si trovano finanziatori disponibili a sottoscrivere aumenti di capitale “monstre”, oppure scatterà il bail in, che vedrà azzerare il valore di tutte le obbligazioni subordinate, poi di quelle ordinarie ed in fine la “tosatura” dei conti correnti.
Nel primo caso, potrebbero arrivare fondi “avvoltoi” stranieri, che conquisterebbero il controllo delle banche nazionali per un tozzo di pane (e chi controlla il sistema bancario controlla l’intero paese); nel secondo sarebbe il tracollo del risparmio privato.
Chi pensa che queste vicende non le riguardino perché non ha obbligazioni bancarie o ha conti correnti sotto i 100.000 euro, sarà bene si ricordi che nei fondi comuni d’investimento obbligazionari o bilanciati e nelle gestioni assicurative, le obbligazioni bancarie sono ben presenti e se queste azzerano il loro valore, i fondi che le possedevano, vedranno perdere in proporzione il loro valore.
Facciamo un esempio per chiarire la faccenda: ipotizziamo che il fondo Y abbia un patrimonio di 100 e che ne abbia investiti 30 in obbligazioni bancarie. Se queste obbligazioni vengono azzerate, il patrimonio del fondo passerà in un istante da 100 a 70 e la stessa sorte subirà il valore delle quote in mano agli investitori.
Niente male come prospettiva per i risparmiatori, eh? Da qualsiasi angolazione la si guardi, questa vicenda porterà ferite profondissime al tessuto economico e sociale del paese.
Tuttavia, le disgrazie, si sa, non vengono mai da sole e dalle parti di Berlino, che in realtà è il vero dittatore della Ue, si inizia a premere per porre un limite ai titoli di stato detenuti dalle banche, legandone le quantità a parametri di giudizio sulla solidità dello stato emittente. Questo sarebbe un pericolo enorme per l’italico stivale, dato che le banche italiane detengono circa 300 miliardi di titoli di stato che potrebbero essere costrette a vendere se passasse la linea tedesca. Con quali conseguenze per lo stato italiano, è facile immaginare: bancarotta.
La Germania ha deciso di premere sull’acceleratore della distruzione della sovranità nazionale italiana e le critiche agli attacchi scomposti del premier non eletto vanno viste proprio in questa direzione. D’altra parte, non è sparando “renzate” in maniera scoordinata, che si può mettere in crisi il IV Reich: servirebbe una classe politica di alto profilo e di grandi capacità, cosa che noi non abbiamo, come dimostrato dalle statue “censurate” per la visita del premier iraniano, per cui l’unico futuro che si prospetta agli italiani, a meno di un radicale cambio di politica, e quindi di governo, è quello di essere una colonia germanica.
Nel frattempo, chi ha un po’ di risparmi, si affretti a toglierli dalle nostre banche, prima che quelle tedesche, messe ben peggio delle nostre, se le comprimo per un tozzo di pane e le usino per sistemare i propri conti.
Piccola postilla per chi non crede che la Ue sia il IV Reich: gli oligarchi di Strasburgo, tanto ligi nel bastonare l’Italia, sono pronti a raddoppiare i limiti di emissioni delle vetture per far rientrare nei parametri le carrette marce prodotte da Volkswagen, che senza le centraline truccate non avrebbero mai potuto essere messe in commercio. Fate un po’ voi.
Luca Campolongo
 

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