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Democrazia e Trattati europei, quale futuro?
Pubblicato su 21 Marzo 2015 da FRONTE DI LIBERAZIONE DAI BANCHIERI - CM in POLITICA
Di: Marco Mori
Domenica 22 marzo 2015 interverrò a Cecina con il Dott. Filippo Abate per la ME-MMT al fine di tornare nuovamente su quella che è senza alcun dubbio la tematica più importante di questo momento storico: ovvero il rapporto tra Trattati UE e democrazia costituzionale.
L’Europa sta letteralmente radendo al suolo la nostra economia. Per comprendere appieno la situazione è necessario partire dalle cause dalle quali nasce la crisi economica, cause che si fondano sul tradimento della Carta Costituzionale compiuto con la stipula dei Trattati UE. Abbiamo due tipi di ragionamento da portare avanti quando si analizza la compatibilità tra Trattati UE e Costituzione.
Il primo è ovviamente la stessa legittimazione all’ingresso dei Trattati nel nostro ordinamento, il secondo è di puro merito. Ovvero superata la pregiudiziale è da valutare anche se il modello economico codificato nei Trattati sia o meno compatibile con quello previsto nella nostra Costituzione. Entrambe le risposte sono ampiamente negative. I Trattati sono entrati nel nostro ordinamento attraverso le leggi di ratifica. Tali leggi di ratifica sono incostituzionali in quanto costituiscono cessioni non consentite di sovranità ed impongono, anche nel merito, un modello economico diametralmente opposto a quello previsto e voluto dai padri costituenti.
Per i meno informati blocco sul nascere la più classica delle obiezioni. Ovvero quella che, in base all’art. 10 Cost., i Trattati sarebbero sovraordinati alla nostra Costituzione. Ciò è falso.
I Trattati sono subordinati ai diritti inviolabili dell’uomo ed ai principi fondamentali della nostra carta fondamentale.
Questo è stato da ultimo ribadito dalla Corte Costituzionale anche con la recentissima sentenza n. 238/2014, molto specifica in materia di “controlimiti”.
La Corte ha elegantemente affermato:“Non v’è dubbio, infatti, ed è stato confermato a più riprese da questa Corte, che i principi fondamentali dell’ordinamento costituzionale e i diritti inalienabili della persona costituiscano un «limite all’ingresso[…] delle norme internazionali generalmente riconosciute alle quali l’ordinamento giuridico italiano si conforma secondo l’art. 10, primo comma della Costituzione»(sentenze n. 48 del 1979 e n. 73 del 2001) ed operino quali “controlimiti” all’ingresso delle norme dell’Unione europea (ex plurimis: sentenze n. 183 del 1973, n.170 del 1984, n. 232 del 1989, n. 168 del 1991, n. 284 del 2007), oltre che come limiti all’ingresso delle norme di esecuzione dei Patti Lateranensi e del Concordato (sentenze n. 18 del 1982, n. 32, n. 31 e n. 30 del 1971). Essi rappresentano, in altri termini, gli elementi identificativi ed irrinunciabili dell’ordinamento costituzionale, per ciò stesso sottratti anche alla revisione costituzionale (artt. 138 e 139 Cost.: così nella sentenza n. 1146 del 1988).
Ed ancora: “Anche in una prospettiva di realizzazione dell’obiettivo del mantenimento di buoni rapporti internazionali, ispirati ai principi di pace e giustizia, in vista dei quali l’Italia consente a limitazioni di sovranità (art. 11 Cost.), il limite che segna l’apertura dell’ordinamento italiano all’ordinamento internazionale e sovranazionale (artt. 10 ed 11 Cost.) è costituito, come questa Corte ha ripetutamente affermato (con riguardo all’art. 11 Cost.: sentenze n. 284 del 2007, n. 168 del 1991, n. 232 del 1989, n. 170 del 1984, n. 183 del 1973; con riguardo all’art. 10, primo comma, Cost.: sentenze n. 73 del 2001, n. 15 del 1996 e n. 48 del 1979; anche sentenza n. 349 del 2007), dal rispetto dei principi fondamentali e dei diritti inviolabili dell’uomo, elementi identificativi dell’ordinamento costituzionale”.
Dunque non vi è dubbio che i Trattati debbano essere compatibili con la Costituzione ed in particolare con gli artt. da 1 a 12, oltre che con quelle stesse norme ubicate nella parte economica della Carta che, in diretta esecuzione di detti principi, costituiscono il cardine della stessa forma Repubblicana dello Stato. Tali principi, con buona pace di Matteo Renzi e del sistema bancario che rappresenta, non possono essere sottoposti a revisione costituzionale.
Ma torniamo a monte del problema, ovvero all’ingresso stesso dei Trattati nel nostro ordinamento. Perché affermo con assoluta certezza l’illegittimità delle cessioni di sovranità? Perché l’art. 1 Cost. recita: “L’Italia è una Repubblica fondata sul lavoro. La sovranità appartiene al popolo che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione”. Espressione della sovranità è chiaramente il diritto di voto che noi non esercitiamo in maniera libera, eguale e personale dal 2005, ovvero dall’avvento del porcellum legge da poco dichiarata incostituzionale (Con sentenza n. 1/2014). Ma ovviamente il diritto di voto, anche qualora svolto in maniera legale, non consente la piena realizzazione di quella sovranità popolare che la Costituzione prevede allorquando la sovranità è già stata previamente ceduta. La stessa Cassazione con sentenza n. 8878/14 ha certificato la greve alterazione della rappresentanza democratica nel nostro paese.
In merito ai limiti della sovranità occorre leggere invece l’art. 11 Cost.: “La Repubblica consente in condizioni di parità con gli altri Stati alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia tra i popoli”.
Orbene la Repubblica consente semplicemente le limitazioni e giammai le invocate ed attuate cessioni. Lapalissiano che cedere è cosa ben diversa dal limitare. Limitare significa chiaramente omettere di esercitare una prerogativa sovrana ma non consegnare quella prerogativa sovrana ad un soggetto terzo rispetto all’ordinamento italiano.
Un esempio: eliminare le barriere doganali costituisce pacificamente una mera limitazione. Far gestire le barriere doganali ad un ordinamento straniero comporterebbe invece una cessione.
Dunque sia chiaro, l’Italia non è alcun modo vincolata dal “Ce lo chiede l’Europa” laddove tale richiesta confligga con diritti fondamentali costituzionali, quali la sovranità ed il diritto al lavoro di ogni cittadino. Sono i nostri Governi ad essere proni all’Europa senza alcuna ragione e questo c’è lo dice la stessa commissione europea.
Come vedete in questa missiva la cessione di sovranità non viene in alcun modo negata:

Fermo il divieto pacifico di cessioni, anche per le mere limitazioni la Costituzione pone comunque il vincolo delle condizioni di parità tra le nazioni (esistono oggi queste condizioni? Certamente no, basta solo pensare alle differenze con cui ogni Stato si finanzia, alle differenze nella bilancia dei pagamenti, alle differenze in tema di politica fiscale) ed il vincolo di scopo della limitazione finalizzata alla pace e la giustizia tra le nazioni che ovviamente nulla afferisce con un’unione monetaria ed economica. Peraltro un Trattato che si fonda, nel nome del liberismo assoluto, sulla forte competitività tra i consociati può dirsi informato agli inderogabili doveri di solidarietà politica, economica e sociale di cui all’art. 2 Cost.? La forte competitività favorisce la pace o il conflitto tra i popoli? Entrambe le risposte paiono evidenti, trattati e pace sono due concetti distanti anni luce fra loro.
Alcune cessioni e specificatamente quelle in materia monetaria ed economica hanno un riflesso diretto sulle attività di qualsiasi imprenditore in quanto sono proprio esse che hanno determinato la crisi economica in atto, crisi con la quale si cerca di ottenere un livello di sofferenza tale da smantellare definitivamente quel barlume di democrazia e di benessere che è rimasto nel paese.
Come sovente faccio vi riepilogo alcune delle principali norme che certificano le avvenute cessioni di sovranità compiute con i Trattati Europei. In merito alla materia monetaria si possono citare i seguenti articoli:
-Articolo 127 (versione consolidata TFUE)
(ex articolo 105 del TCE)
2. I compiti fondamentali da assolvere tramite il SEBC sono i seguenti:
definire e attuare la politica monetaria dell’Unione,
-Articolo 128 (versione consolidata TFUE)
(ex articolo 106 del TCE)
1. La Banca centrale europea ha il diritto esclusivo di autorizzare l’emissione di banconote in euro all’interno dell’Unione. La Banca centrale europea e le banche centrali nazionali possono emettere banconote.Le banconote emesse dalla Banca centrale europea e dalle banche centrali nazionali costituiscono le uniche banconote aventi corso legale nell’Unione.
Lo Stato dunque rinuncia a poter stampare direttamente, cosa che non faceva già precedentemente all’UEM (il divorzio del 1981 come ho già più volte trattato segnò la svolta); ma certamente quello che prima era solo una libera scelta su cui il popolo poteva sovranamente intervenire oggi è un’imposizione permanente.
-Articolo 130 TFUE
(ex articolo 108 del TCE)
Nell’esercizio dei poteri e nell’assolvimento dei compiti e dei doveri loro attribuiti dai trattati e dallo statuto del SEBC e della BCE, né la Banca centrale europea né una banca centrale nazionale né un membro dei rispettivi organi decisionali possono sollecitare o accettare istruzioni dalle istituzioni, dagli organi o dagli organismi dell’Unione, dai governi degli Stati membri né da qualsiasi altro organismo. Le istituzioni, gli organi e gli organismi dell’Unione nonché i governi degli Stati membri si impegnano a rispettare questo principio e a non cercare di influenzare i membri degli organi decisionali della Banca centrale europea o delle banche centrali nazionali nell’assolvimento dei loro compiti.
Ovvero si è codificata la dottrina dell’indipendenza della Banca Centrale che ovviamente non ha ragione di essere sotto il profilo logico.
Il senso dell’indipendenza è stato motivato con il presupposto che lo Stato potrebbe gestire male la proprietà della moneta. Invece un organo che non risponde allo Stato e dunque non risponde alla democrazia dovrebbe, per ragioni che sfuggono alla logica, fare gli interessi del popolo anziché i propri.
Tutto questo non ha senso. Se la moneta viene gestita male o fraudolentemente esistono leggi per punire i colpevoli, ma ciò non può giustificare lo smantellamento della democrazia.
Insomma è come se uno Stato, per vincere la criminalità sulle strade, invece che punire i colpevoli, imponesse ai cittadini il coprifuoco o ne sospendesse le libertà democratiche. Davvero senza alcuna logica.
In ogni caso la citata indipendenza è priva di legittimità giuridica in quanto si pone in insanabile contrasto con l’art. 47 Cost. che prevede che la Repubblica debba disciplinare, coordinare e controllare il credito. Oggi è vero il contrario.
Dal 2011 è BCE, come prova la famosa lettera che causò la caduta del governo Berlusconi, ad ordinare le politiche economiche ai Governi. BCE scrive l’agenda delle riforme!
-Articolo 123 (versione consolidata TFUE)
(ex articolo 101 del TCE)
1. Sono vietati la concessione di scoperti di conto o qualsiasi altra forma di facilitazione creditizia, da parte della Banca centrale europea o da parte delle banche centrali degli Stati membri (in appresso denominate “banche centrali nazionali”), a istituzioni, organi od organismi dell’Unione, alle amministrazioni statali, agli enti regionali, locali o altri enti pubblici, ad altri organismi di diritto pubblico o a imprese pubbliche degli Stati membri, così come l’acquisto diretto presso di essi di titoli di debito da parte della Banca centrale europea o delle banche centrali nazionali.
Norma questa che oltre ad essere prova di pacifica cessione di sovranità monetaria fa immediatamente comprendere quanto ridicolo ed inutile sia il QE. Esso aumenta unicamente la forza dei mercati e degli speculatori con danno, sempre maggiore, per l’economia reale che non vede un singolo centesimo della moneta emessa dalla Banca Centrale. Il QE dovrebbe andare a vantaggio degli Stati per abbassare pressione fiscale e sostenere la domanda interna con investimenti mirati da compiersi nell’economia reale. Questo accadrebbe se la Banca Centrale potesse acquistare le obbligazioni nazionali e lo Stato governasse autonomamente anche il suo deficit in conformità con l’art. 47 Cost. Ma ciò non avviene per la conseguente cessione della sovranità economica.
Le cessioni in materia economica poi completano il quadro e rappresentano la seconda faccia della moneta Euro. Così si crea una vera tenaglia che determina una recessione eterna per il paese. Le cessioni di sovranità economica si pongono in radicale contrasto sempre con l’art. 47 Cost. che impone alla Repubblica l’obbligo di tutelare il risparmio, tutela possibile solo tramite politiche di deficit.
Il protocollo n. 12 allegato al Trattato di Maastricht “Sulle procedure di disavanzo eccessivo” inaugura concetti tristemente noti, tra gli altri:
-il vincolo del 3%per il rapporto tra disavanzo pubblico e pil
-il vincolo del 60% nel rapporto fra debito pubblico e pil
Ovviamente già con tali criteri si verifica esattamente la cancellazione della tutela del risparmio visto che si costringe l’Italia a tassare più di quanto spende. Il limite del 3% del PIL è infatti superato dal semplice costo degli interessi sul debito pubblico. L’Italia infatti ha collezionato avanzi primari in serie in questi anni (ovvero ha avuto una spesa pubblica inferiore alle entrate fiscali) e la conseguenza di ciò non è stata vedere i propri conti in ordine ma esattamente l’opposto, l’Italia è morta di avanzo primario. Invece che favorire il risparmio, lo si cancella gradualmente abbassando di anno in anno la quantità di moneta presente nell’economia reale italiana.
Nel novembre 2011 il patto di stabilità e crescita viene inasprito con una serie di Regolamenti (il cui progenitore fu il Reg. 1466/97, peraltro mai applicato) meglio noti con i nomi di six Pack e two pack, dove si codificava proprio ciò che vedete avvenire oggi nel Parlamento italiano, ovvero il controllo esterno sulla legge di stabilità ad opera di Bruxelles. Inoltre i regolamenti citati hanno imposto l’applicazione del limite dello 0,5% (non ancora entrato in vigore) nel rapporto fra disavanzo e pil annuo (con il 3% avevamo già una crescita troppo vigorosa…) e l’obbligo di ridurre il debito di 1/20 l’anno fino ad arrivare ad un rapporto complessivo pari al 60% del PIL (oggi siamo ben oltre il 130%). Viene altresì applicato un semi automatismo sanzionatorio. La commissione applica le sanzioni agli Stati ed il Consiglio può solo respingerle con voto a maggioranza qualificata.
Il successivo Trattato sulla stabilità il coordinamento e la governance nell’unione economica e monetaria (cd. Fiscal Compact) ratificato con Legge LEGGE 23 luglio 2012, n. 114 non fa altro che ribadire tale disciplina prevedendo anche la raccomandazione per gli Stati di inserire, preferibilmente in Costituzione, il pareggio in bilancio, cosa che l’Italia ha immediatamente fatto con la vergognosa modifica dell’art. 81 Cost. del 2012.
In sostanza ciò che ci ha ucciso economicamente è il vincolo del 3% posto che l’Italia da vent’anni tassa più di quanto spende e non possiamo tamponare l’emorragia di moneta attraverso la sovranità monetaria anch’essa ceduta. So che non si è abituati a certi concetti e dunque è utile un esempio.
Avete mai fatto il “ballo della sedia”? Ricordate? Parlo di quel gioco dove i bimbi sono seduti e quando parte la musica devono alzarsi e camminare intorno alle sedie. Un arbitro rimuove una delle sedie stesse e quando si spegne la musica i bimbi devono correre a sedersi. Mancando una sedia un bimbo non troverà posto e sarà eliminato. Il 3% agisce esattamente così solo che al posto delle sedie c’è la moneta ed al posto dei bambini ci sono gli imprenditori, ci siamo tutti noi.
Obiezione tipica a tale ragionamento spesso è quella di affermare che tutto è giustificato dal fine di evitare un’eccessiva inflazione. Si può facilmente confutare quasta affermazione rammentando che l’Europa è in deflazione e dunque è assolutamente certo che manca moneta.
In realtà le ragioni di tutto questo sono state esposte, in tempi non sospetti, da Mario Monti il quale ha dichiarato che la crisi e specialmente una grave crisi è lo strumento necessario a costringerci a cedere la sovranità nazionale. Testualmente: “Io ho una distorsione che riguarda l’Europa ed è una distorsione positiva, anche l’Europa, non dobbiamo sorprenderci che l’Europa abbia bisogno di crisi e di GRAVI crisi per fare passi avanti. I passi avanti dell’Europa sono per definizione cessioni di parti delle sovranità nazionali a un livello comunitario . E’ chiaro che il potere politico, ma anche il senso di appartenenza dei cittadini, ad una collettività nazionale possono essere pronti a queste cessioni solo quando il costo politico e psicologico di non farle diventa superiore al costo del farle perché c’è una crisi in atto visibile conclamata. Certamente occorrono delle autorità di enforcement (n.d.s. costrizione traducendo in Italiano) rispettate che si facciano rispettare che siano indipendenti e che abbiano risorse e mezzi adeguati oggi abbiamo in Europa troppi Governi che si dicono liberali e che come prima cosa hanno cercato di attenuare la portata la capacità di azione le risorse l’indipendenza delle autorità che si sposano necessariamente al mercato in un’economia anche solo liberale”.
Ecco il movente di queste politiche palesemente criminali. Criminali in quanto volte a smantellare quel bene giuridico, tutelato dagli art. 241 e ss. c.p. che è la personalità giuridica dello Stato, ovvero il potere sovrano di imperio di una nazione sul suo territorio.
Ma ovviamente l’incompatibilità tra Costituzione e Trattati entra quindi dritta nel merito dei valori fondanti la nostra Repubblica incidendo sul nostro stesso modello economico che è stato stravolto. La competitività e la forte competitività che invocano i Trattati sono il contrario della solidarietà politica economica e sociale fondante il nostro ordinamento, la competitività più in generale è il contrario di una pacifica convivenza, della pace stessa in quanto comporta la lotta tra nazioni e tra persone (un Trattato di libero scambio non ha la pace come fine ultimo).
Ma quali sono in definitiva i principi della nostra Costituzione in materia economica? Vediamone un breve riassunto.
Si ricomincia dall’art. 1 Cost., ovvero dal principio che il lavoro non è semplicemente un diritto come ribadito dal successivo art. 4, ma che la Repubblica addirittura vi si fonda.
Tale fondamento della Repubblica comporta anche l’obbligo per la stessa di rimuovere gli ostacoli che impediscano l’effettivo diritto di tutti i lavoratori di partecipare alla vita economica e sociale del paese. La Repubblica poi riconosce all’art. 2 Cost., assieme ai diritti inviolabili dell’uomo, gli inderogabili doveri di solidarietà economica e sociale. Tali enunciazioni non sono meri e vuoti principi di facciata ma naturalmente si riflettono nella parte economica della Carta che detta il modello che necessariamente lo Stato deve seguire.
Il modello è quello di un libero mercato, dove tuttavia l’interesse pubblico deve sempre prevalere, proprio come naturale esplicazione dei diritti fondamentali enunciati, sul profitto privato (art. 41 Cost.). Dunque il modello Costituzionale è quello di un libero mercato dove lo Stato può (e deve) sempre intervenire laddove diritti di rango Costituzionale superiori siano minacciati. Per fare ciò si è addirittura previsto ex art. 43 Cost. che: “Ai fini dell’utilità generale la legge può riservare originariamente o trasferire, mediante espropriazione e salvo indennizzo, allo Stato, ad enti pubblici o a comunità di lavoratori (omissis…) che si riferiscono a servizi pubblici essenziali o a fonti di energia o a situazioni di monopolio ed abbiano carattere di preminente interesse nazionale”. Ciò con buona pace di chi vuole privatizzare, peraltro contro l’esito di un referendum, addirittura l’acqua.
Dunque lo Stato deve intervenire quando l’iniziativa privata mina i diritti inviolabili gerarchicamente sovraordinati al libero mercato tra cui il lavoro stesso ed ovviamente la vita.
L’art. 47 Cost. impone poi l’obbligo di attuare politiche di deficit per la creazione di un risparmio necessariamente diffuso.
Ovviamente solo se lo Stato lascia nelle tasche dei cittadini più moneta di quanta ne preleva con le tasse sarà possibile l’accantonamento di risparmio. I padri costituenti hanno legato ovviamente l’obbligo giuridico del deficit alla piena sovranità monetaria codificata, oltre che nell’art. 1 Cost., proprio nell’art. 47 Cost. laddove è imposto l’obbligo in capo alla Repubblica di “disciplinare, coordinare e controllare il credito”.
Ovviamente, come già detto, senza sovranità la Repubblica non può coordinare, disciplinare o controllare alcunché.
L’attuale situazione, in cui il mercato si trova al centro del disegno europeo, determina direttamente la graduale disattivazione delle garanzie democratiche. I Trattati, nel nome del profitto, stanno cancellando le garanzie di libertà conquistate con il sangue versato nei secoli, smantellando i diritti fondamentali. La stabilità dei prezzi, come da mandato di BCE codificato nei Trattati, arriva prima della tutela dell’economia reale. La moneta prima di tutto. La moneta prima della vita.
Questa Europa è semplicemente un dittatura finanziaria che giorno dopo giorno si sviluppa e si rafforza con grande rapidità e che a breve spazzerà via ogni apparenza di quella che una volta era la democrazia. Ci troveremo presto in catene senza aver neppure capito come sia accaduto.
Tratto da:http://www.studiolegalemarcomori.it

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Proprietà Popolare della Moneta – Come uscire dalla crisi-truffa e riprendersi i propri soldi
Pubblicato su 21 Marzo 2015 da FRONTE DI LIBERAZIONE DAI BANCHIERI - CM in IPHARRA
- di Sergio Basile e Redazione “Qui Europa”/ “Sete di Giustizia” –

Soffia un nuovo, provvidenziale e leggero venticello
Chieti, CatanzaroLa truffa monetaria chiamata “crisi economica” internazionale è ormai sempre più chiara anche agli occhi dei più distratti o digiuni di “economia”, malgrado la maggior parte dei media si sforzi ancora, in ogni modo, a rigirare la frittata, vendendo puro fumo. Una frittata ormai bruciate ed indigesta. Ma c’è una grossa novità, c’è una nuova speranza all’orizzonte, una “buona notizia”, un nuovo “vangelo monetario”, strettamente connesso agli stessi precetti evangelici ed alla politica del “Padre Nostro”.

Dacci oggi il nostro pane quotidiano…
Tutti hanno diritto al proprio pane quotidiano! Questo perchè è iniquo addebbitare il costo di produzione del denaro e lo stesso valore nominale della carta-moneta gravata da interessi alla collettività, per il semplice motivo che il denaro emesso dai banchieri privati in maniera illegittima non ha costi di produzione (vedi qui – L’essenza della truffa monetaria da Signoraggio – Il Denaro non ha Costi di Produzione). Allora capirete come l’attuale debito pubblico sia un qualcosa di illegittimo e soggetto ad un’equa e provvidenziale moratoria o cancellazione.

Riprendiamoci i nostri soldi – il più presto possibile
Ormai il venticello leggero della “novità monetaria auritiana” si sta diffondendo: i semi gettati – anche quelli apparentemente finiti “persi”.. nel vento… – stanno dando sempre più i loro succosi frutti. Molti media – specie di controinformazione, ma non solo – stanno finalmente aprendo il vaso di Pandora della moneta-debito: gli eventi che trattano della grande truffa del sistema di emissione della moneta sono sempre di più e, nel contempo, innumerevoli sono i movimenti che si prodigano per la diffusione della verità monetaria più scomoda.

Novità, Semplicità, Verità
Le idee però devono essere comunicate in modo semplice e comprensibile per chiunque, come riusciva a fare il grande prof. Giacinto Auriti che ha diffuso i suoi insegnamenti facendo leva su tre caratteristiche fondamentali che amava attribuire al suo pensiero: la Novità, la Semplicità e, soprattutto, la Verità. Ed è proprio grazie alla caratteristica della Verità che la Proprietà Popolare della Moneta si affermerà, non è importante quando, ma certamente tutti ci auguriamo il più presto possibile.
Proprietà Popolare della Moneta all’atto dell’emissione

Un plauso, quindi, a tutte le persone di Buona Volontà, che hanno capito che occorre andare al cuore del problema così da risolvere a cascata tutte le patologie del sistema monetario e bancario e l’unico modo per farlo è affermare la proprietà popolare della moneta all’atto dell’emissione. In tal modo il provvidenziale cambiamento che tutti gli uomini di buon senso auspicano sarebbe realizzato! il debito pubblico sarebbe azzerato e la gioia di vivere recuperata. In sentesi – di seguito – ecco un prospetto che fa riferimento alla scuola monetaria auritiana. Emissione monetaria; Proprietà Popolare della Moneta; Reddito di Cittadinanza (Cfr.: Disegno di Legge N°1282 Senato XII Legislatura / Dis. Legge N°1889 Senato XIII Legislatura / Disegno di Legge proposto dal Sindacato Anti USura, Segretario Generale avv. prof. Giacinto Auriti).


L’ente di emissione non può essere privato

Noi, dunque, siamo per laProprietà Popolare della Moneta. Oggi la moneta nasce di proprietà della banca che la emette prestandola ai cittadini. Noi vogliamo che nasca di proprietà dei cittadini e che sia accreditata ad ognuno come ” Reddito di Cittadinanza. Come si evince dal DDL Auriti, in un regime monetario conforme alla dignità e al pieno rispetto della persona umana, l’ente di emissione NON può essere privato, la moneta deve essere accreditata ad ognuno comeReddito di Cittadinanza “.


Proprietà “al portatore”

1)La proprietà dovrà essere del portatore, infatti su ogni banconota ci sarà apposta la scritta “Proprietà del portatore“; 2) Il Ministero del Tesoro e/o quello delle Finanze si occuperà di assegnare, già al momento della nascita, ad ogni cittadino residente sul territorio nazionale un codice dei redditi sociali, analogo all’attuale codice fiscale che oggi serve per pagare. Ad esempio, il cittadino andrà in banca a chiedere liquidità per un spesa, l’acquisto di un terreno o la costruzione di una casa; di una fabbrica, ecc..; la banca, a tal fine, gli accrediterà la somma pattuita; Il cittadino realizzerà l’opera, anche con il contributo lavorativo di altri cittadini che contribuiranno alla creazione del valore; Il cittadino con la propria attività lavorativa e con il guadagno del proprio lavoro restituirà la somma accreditatagli dalla banca;


Ruolo della banca e del Ministero del Tesoro e/o Finanze

La banca passerà l’intero ammontare restituito dal cittadino al Ministero del Tesoro o delleFinanze; Il Ministero del Tesoro e/o quello delle Finanze daranno attuazione al REDDITO di CITTADINANZA dato che avranno il dovere di dividere in parti uguali le somme che rientrano nelle casse, accreditandole sulla posizione personale identificata dal CODICE dei REDDITI SOCIALI che ogni cittadino residente avrà, a prescindere dal suo stato: giovani, anziani, lavoratori, disoccupati, malati, ecc..

Variabilità del Reddito di Cittadinanza

L’importo del REDDITO di CITTADINANZA sarà variabile perché dipenderà dalla quantità di moneta richiesta, da parte dei cittadini, all’ente di emissione. Comunque l’ammontare sarà necessario per consentire ad ogni cittadino di avere garantito almeno il minimo indispensabile per l’acquisto dei beni di prima necessità. Ricetta geniale e semplice al tempo stesso, partorita dopo anni e anni di studi giuridici e monetari da una delle menti più brillanti di sempre: il professor Giacinto Auriti.



Fonte: www.quieuropa.it

Tratto da: http://www.informarexresistere.fr
 

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Come viene stabilito il tasso di usura? Aspetti di legittimità Costituzionale
Pubblicato su 22 Marzo 2015 da FRONTE DI LIBERAZIONE DAI BANCHIERI - CM in ECONOMIA
Di: Marco Mori
Che il nostro paese, come gran parte del globo, sia ormai soggiogato da un’imperante dittatura finanziaria è fatto oltremodo pacifico. Ciò che tuttavia continua a stupire è la disinvoltura con la quale organi legislativi palesemente conniventi con gli organismi bancari siano riusciti a violentare i principi fondamentali dell’ordinamento senza incontrare sostanziale resistenza da parte dei giuristi.
L’usura è certamente un crimine odioso. Dunque ci si aspetterebbe che il codice penale la punisca severamente. In realtà detta punizione è solo apparente: le nazioni si sono spogliate della sovranità monetaria e l’usura è addirittura diventata il cuore pulsante del sistema economico grazie a leggi inadeguate.
Ma veniamo all’esame delle norme di riferimento in materia.
L’art. 644 c.p., come modificato proprio dalla Legge n. 108/1996, sanziona il reato d’usura con una tassatività delegata ad un ulteriore intervento normativo, circostanza assai rara nell’ambito del diritto penale e di più che dubbia legittimità.
La fattispecie incriminatrice infatti prevede: “La legge stabilisce il limite oltre il quale gli interessi sono sempre usurari”. Dunque il codice penale non stabilisce a priori quale sia il tasso d’usura tuttavia dispone che è in ogni caso reato l’applicazione di interessi, anche più bassi del limite massimo di legge, che: “avuto riguardo alle concrete modalità del fatto e al tasso medio praticato per operazioni similari, risultano comunque sproporzionati rispetto alla prestazione di denaro o di altra utilità”.
Dunque l’art. 644 c.p. prevede pacificamente due ipotesi di condotte delittuose:
-si punisce quando si supera il tasso massimo d’interesse fissato dalla legge;
-si punisce anche quando tale tasso non è superato ma si presta a condizioni sproporzionate rispetto a quelle comunemente praticate.
La norma è più che chiara.
Tuttavia il Legislatore con l’art. 2 comma 4 della legge n. 108/1996 ha contestualmente codificato una norma a dir poco demenziale che ha immediatamente svuotato di significato (e non può essere un caso) la riforma dell’art. 644 c.p. attuata proprio con l’art. 1 comma 1 della medesima legge.
Nel testo previgente dell’art. 644 c.p. il tasso d’usura non era prefissato neppure indirettamente e dunque la valutazione spettava alla discrezionalità del giudice caso per caso, ma ciò fermo il fatto che per commettere reato era necessario approfittarsi di uno stato di bisogno della vittima. Detto stato di bisogno spesso era implicito nel fatto stesso di chiedere un prestito ovviamente. Lo stato di bisogno poi è addirittura manifesto quando il prestito viene fatto per consentire il pagamento di un prestito precedente.
Tale norma evidentemente era poco gradita alla finanza speculativa che vedeva il suo potere notevolmente limitato.
Con l’art. 2 comma secondo Legge 108/1996 il Legislatore invece che fissare un tasso d’interesse massimo per l’usura come stabilito dall’art. 1 della medesima norma, magari rapportato ad un moltiplicatore da applicare al tasso ufficiale di sconto (dunque al costo effettivo del denaro deciso dalla Banca Centrale), ha così disposto: “Il limite previsto dal terzo comma dell’articolo 644 del codice penale, oltre il quale gli interessi sono sempre usurari, è stabilito nel tasso medio risultante dall’ultima rilevazione pubblicata nella Gazzetta Ufficiale ai sensi del comma 1 relativamente alla categoria di operazioni in cui il credito è compreso, aumentato di un quarto, cui si aggiunge un margine di ulteriori quattro punti percentuali. La differenza tra il limite e il tasso medio non può essere superiore a otto punti percentuali”.
Il Legislatore, nascondendosi dietro il condivisibile intento di rendere tassativa una norma importante come l’art. 644 c.p., ha finito, in realtà, per conferire alle banche l’assoluto controllo delle condizioni di credito lasciandole libere di determinare la legalità dei tassi d’interesse effettivamente applicati.
L’art. 47 Cost. molto chiaramente dispone qualcosa di ben diverso ovvero: “La Repubblica disciplina, coordina e controlla l’esercizio del credito”.
Non serve un fine giurista per affermare senza tema di smentita che se il tasso d’usura è calcolato sul tasso d’interesse medio applicato dagli istituti di credito la Repubblica certamente non disciplina, coordina ne controlla alcunché.
Siamo di fronte ad una certa incostituzionalità della norma. Senza un deciso intervento della magistratura l’Italia a breve non sarà più una Repubblica democratica fondata sul lavoro ma una dittatura bancaria fondata sull’usura. Sempre che questo non sia già avvenuto.
Il credito oggi coordina e controlla lo Stato! Questa è la prova evidente della radicale incostituzionalità della norma in esame.
L’art. 2 comma 4 legge n. 108/1996 non è compatibile neppure con l’art. 3 Cost.
La norma infatti è irragionevolmente lesiva del principio di uguaglianza posto che le banche sono divenute l’unico soggetto giuridico che ha il potere di determinare, in totale autonomia ed ab origine, la legittimità della propria condotta. Non è illecita una condotta che la legge definisce tale ma diviene illecita una condotta solo quando la medesima non è posta in essere dalle banche.
Il tasso d’interesse unilateralmente applicato, una condizione meramente potestativa, diventa il limite legale di un reato!
Davvero aberrante.
L’eccezione d’incostituzionalità della norma di cui si discute andrà sollevata in ogni giudizio in quanto palesemente rilevante.
In caso di accoglimento dell’eccezione infatti il tasso costituente usura tornerà ed essere una valutazione puramente discrezionale del giudicante con immediato beneficio per i consumatori visto che i tassi attualmente applicati dagli istituti di credito sono altissimi rispetto al costo reale del denaro.
Si deve infatti rammentare che attualmente, nonostante il costo del denaro sia fissato al tasso d’interesse dello 0,05% (da BCE), i prestiti ai cittadini avvengono anche moltiplicando per più di settanta, ottanta volte tale tasso. Tuttavia grazie alla Legge n. 108/1996 ciò non costituisce più usura.
Fortunatamente rimossa la norma incostituzionale non vi saranno più ostacoli a considerare affetti da usura la stragrande maggioranza, se non già la totalità, dei contratti di mutuo con conseguente applicazione dell’art. 1815 c.c. che prevede: “Se sono convenuti interessi usurari, la clausola è nulla e non sono dovuti interessi”.
Speriamo che questa eccezione diventi norma in tutte le cause aventi ad oggetto contratti bancari e che possa servire ad aprire gli occhi a molti.
Tratto da:http://www.studiolegalemarcomori.it





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LA CRISI DELLA FINLANDIA È UN ASSAGGIO DEL FUTURO DELL’EUROPA?

Pubblicato su 22 Marzo 2015 da FRONTE DI LIBERAZIONE DAI BANCHIERI - CM in ECONOMIA
Karl Whelan, professore di economia all’università di Dublino, descrive sul sito medium.com la situazione della Finlandia. Neppure uno dei paesi cosiddetti “virtuosi” è immune dagli effetti perversi dell’eurozona, e così anche i finlandesi si sentono ripetere il mantra delle “riforme strutturali”, invocazione in realtà priva di senso. Questo dimostra che la crisi dell’eurozona ha ben poco a che fare con la pigrizia meridionale, la corruzione, la burocrazia, sempre invocate come capri espiatori, e che l’Europa sta seguendo un modello di crescita sbagliato.

Di Karl Whelan , 19 marzo 2015
Il dibattito sui problemi economici dell’Europa tende a concentrarsi molto sulla necessità per paesi come Italia e Grecia di introdurre “riforme strutturali” per rilanciare la crescita. Tuttavia, la crisi dell’Europa va molto oltre i paesi dell’Europa meridionale con la loro reputazione di inefficienza e irresponsabilità fiscale.
La settimana scorsa il Financial Times ha pubblicato un interessante report sulla Finlandia. Negli ultimi anni i governi della Finlandia sono stati tra i più fanatici nel rimproverare i paesi ad alto debito sulla necessità di tagliare il deficit e concentrarsi nelle riforme strutturali. Ma le cose non stanno andando così bene in Finlandia in questi giorni. Il PIL si è contratto per tre anni consecutivi (vedi pagina 28 del bollettino statistico della Commissione europea).
Il FT è abbastanza disorientato da questo andamento, e ammette che “la ricetta da seguire per la crisi attuale non è chiara” come invece lo era durante la crisi finlandese post-sovietica dei primi anni ‘90.
La verità, tuttavia, è che la crisi della Finlandia non è poi così complicata. Infatti, è una storia semplice che possiamo aspettarci di vedere ripetersi in molti paesi d’Europa, e in particolare in Germania, nei prossimi decenni. Due fattori stanno determinando il crollo della Finlandia: una demografia in crisi e una scarsa crescita della produttività.


La demografia
Il primo elemento chiave del crollo della Finlandia viene identificato dal FT: la Finlandia sta rapidamente invecchiando. Di conseguenza, la popolazione del paese in “età lavorativa”, tra i 15 e i 64 anni, è in calo. Questo ha comportato che non c’è stata alcuna crescita dell’occupazione negli ultimi quattro anni, nonostante un leggero aumento del tasso di partecipazione delle persone in età compresa tra i 15 e i 64 anni, e qualche piccola variazione del tasso di disoccupazione nello stesso periodo.
L’Eurostat prevede che questo trend demografico continuerà nel prossimo decennio. Anche se nei prossimi anni il tasso di disoccupazione in Finlandia dovesse calare, è improbabile che ci sarà una qualche crescita dell’occupazione nel prossimo decennio. In questo senso, come ho approfondito in un testo redatto insieme a Kieran McQuinn, la Finlandia fa da apripista rispetto ad altri paesi.
In particolare, la percentuale della popolazione tedesca in età tra i 15 e i 64 anni è destinata a precipitare nel prossimo decennio, scendendo al di sotto della Finlandia entro il 2030, per poi declinare ulteriormente. La situazione nel gruppo dell’eurozona dei 12 (cioè gli 11 paesi originari, più la Grecia) è relativamente simile, con la percentuale destinata a scendere sotto il livello della Finlandia negli anni 2030. Qui sotto le previsioni di Eurostat.

Produttività
La performance scadente dell’occupazione è un aspetto del cattivo andamento economico della Finlandia. L’altro aspetto è un’evoluzione deludente della quantità di PIL reale prodotto da ciascun lavoratore, quel che gli economisti chiamano produttività del lavoro.
In questo campo la Finlandia aveva tradizionalmente ottenuto risultati un po’ migliori rispetto al resto dell’eurozona. Come mostra il grafico sotto, la produttività del lavoro è cresciuta costantemente in Finlandia dagli anni ‘60 fino al 2007. Tuttavia, nei sette anni successivi al 2007, la produttività del lavoro finlandese è scesa di circa il 3%.
Questa evoluzione può essere una brutta sorpresa per i finlandesi, ma su questo punto la Finlandia si conforma all’andamento europeo. La crescita della produttività nell’eurozona è in frenata da lungo tempo. Infatti, nel mio testo scritto con Kieran McQuinn, si sostiene che in futuro la crescita della produttività europea potrebbe essere perfino peggiore di quel che è stata nell’ultimo decennio, dato che molta di questa crescita era dovuta all’accumulo di capitale e che questo fattore è probabile che si indebolirà.

Riforme strutturali? Il sistema pensionistico
Quindi la ricetta europea per una lenta crescita sta dando i suoi frutti in Finlandia. L’invecchiamento della popolazione significa nessuna crescita dell’occupazione, e produttività deludente significa nessuna crescita del PIL.
La risposta da parte dei politici europei alla lenta crescita è sempre la stessa: “riforme strutturali”. Questo termine è usato così spesso che ci si può qualche volta dimenticare che questa invocazione delle riforme non è quasi mai sostenuta da specifiche raccomandazioni di politica economica. Ma perché un qualsiasi programma di riforme possa funzionare in un paese come la Finlandia, esso dovrebbe fare qualcosa per risolvere i due fattori che abbiamo descritto: l’occupazione e la produttività.
In materia di occupazione, la Finlandia ha un tasso di disoccupazione dell’8,8 per cento. Nonostante l’attuale crisi del paese, questo dato è sotto la media dell’eurozona , quindi è difficile che si possano trarre grandi vantaggi da riforme volte a ridurre i tassi medi di disoccupazione.
Un’altra potenziale area di riforma sono i sistemi pensionistici. Molti paesi europei hanno sistemi pensionistici generosi e tassi di partecipazione alla forza lavoro molto bassa tra i più anziani. La Finlandia, tuttavia, se la cava piuttosto bene su questo punto.
Il seguente grafico confronta i tassi di partecipazione alla forza lavoro degli anziani in Finlandia (le linee marroni) con quelli dell’eurozona a 12 paesi (le linee blu) e quelli della Svizzera (le linee nere). Quest’ultima viene mostrata perché organizzazioni quali l’OCSE e la Commissione Europea l’hanno indicata come modello per gli alti tassi di partecipazione alla forza lavoro degli anziani. Il grafico mostra che la Finlandia se la cava molto meglio rispetto al resto dell’eurozona ed è generalmente molto più vicina alla Svizzera rispetto al resto dell’eurozona.

Il mio testo scritto con Kieran McQuinn discute la possibilità che la riforma delle pensioni possa rilanciare la crescita in Europa. Abbiamo calcolato che una riforma delle pensioni che vedesse i lavoratori finlandesi rimanere nella forza lavoro come i loro equivalenti svizzeri, darebbe una spinta alla crescita del PIL di 0,12 punti percentuali all’anno nei prossimi trent’anni. Si tratta di un impatto piuttosto modesto. In generale, è chiaro che la riforma delle pensioni non è la strada giusta perché la Finlandia possa tornare alla crescita.

Riforme strutturali? La Produttività
L’altra area per una potenziale riforma di cui si parla spesso è una riforma a favore delle aziende che riduca la burocrazia e aumenti la produttività. Non c’è da sorprendersi se il giornalista del FT in Finlandia ha trovato diverse persone (un capo dell’opposizione e un ex ministro delle finanze svedese) pronte a discutere dell’”enorme necessità di riforme strutturali”.
Come tutti i paesi al mondo, la Finlandia non è perfetta e sono sicuro che ci sono un sacco di riforme a favore delle aziende che potrebbero essere introdotte. Ma è importante discutere la questione in un contesto adeguato. L’Indagine Doing Business della Banca mondiale raccoglie una enorme gamma di indicatori sulle facilitazioni al business e in questo momento colloca la Finlandia al nono posto nel mondo. Ciò significa che essa è la migliore nazione dell’eurozona, e dietro solo al Regno Unito e alla Danimarca nell’UE.

Sulla base di questi dati, sembra improbabile che la Finlandia sia in grado di elevare significativamente il suo tasso di crescita della produttività attraverso delle riforme strutturali.
Che dire degli altri paesi? Il nostro testo discute il potenziale impatto che potrebbero avere le riforme strutturali sulla crescita in ogni paese dell’eurozona a 12. In alcuni casi (come Spagna e Grecia), queste riforme possono avere effetti molto positivi. Ma, in media, le riforme difficilmente possono ribaltare l’impatto di una demografia declinante e delle attuali tendenze della produttività e riportare la crescita ai livelli precedentemente visti in Europa.
Il futuro della crescita in Europa sembra essere finlandese.
Tratto da:Vocidallestero





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Iran e Russia verso l’addio al dollaro

Pubblicato su 22 Marzo 2015 da FRONTE DI LIBERAZIONE DAI BANCHIERI - CM in ECONOMIA
MOSCA, 20 marzo / TASS / Funzionari iraniani stanno pensando seriamente a una transizione alla moneta nazionale (abbandonando il dollaro, N.d.t.) nel commercio con la Russia, ha rivelato l’ex ministro degli Esteri iraniano, nonché direttore del Consiglio Strategico sulle Relazioni Internazionali, Kamal Kharrasi.

“L’Iran accoglierà favorevolmente la conclusione di un accordo di questo tipo negli scambi commerciali con la Russia”, ha detto. “Questo è un passo molto importante, che l’Iran e la Russia dovrebbero mettere in atto. I nostri funzionari stanno seriamente riflettendo su questo tema”, ha aggiunto.
“Non c’è altro modo per liberarsi dal dominio del dollaro negli scambi commerciali”, ha detto Kharrasi. “Fortunatamente, i Paesi stanno sviluppando interesse nella realizzazione di scambi commerciali nella valuta nazionale” ha detto.
Traduzione di Massimiliano Greco
Fonte: Tass
Tratto da:http://www.statopotenza.eu






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Proprietà Popolare della Moneta – Come uscire dalla crisi-truffa e riprendersi i propri soldi

Pubblicato su 21 Marzo 2015 da FRONTE DI LIBERAZIONE DAI BANCHIERI - CM in IPHARRA
- di Sergio Basile e Redazione “Qui Europa”/ “Sete di Giustizia” –

Soffia un nuovo, provvidenziale e leggero venticello
Chieti, CatanzaroLa truffa monetaria chiamata “crisi economica” internazionale è ormai sempre più chiara anche agli occhi dei più distratti o digiuni di “economia”, malgrado la maggior parte dei media si sforzi ancora, in ogni modo, a rigirare la frittata, vendendo puro fumo. Una frittata ormai bruciate ed indigesta. Ma c’è una grossa novità, c’è una nuova speranza all’orizzonte, una “buona notizia”, un nuovo “vangelo monetario”, strettamente connesso agli stessi precetti evangelici ed alla politica del “Padre Nostro”.

Dacci oggi il nostro pane quotidiano…
Tutti hanno diritto al proprio pane quotidiano! Questo perchè è iniquo addebbitare il costo di produzione del denaro e lo stesso valore nominale della carta-moneta gravata da interessi alla collettività, per il semplice motivo che il denaro emesso dai banchieri privati in maniera illegittima non ha costi di produzione (vedi qui – L’essenza della truffa monetaria da Signoraggio – Il Denaro non ha Costi di Produzione). Allora capirete come l’attuale debito pubblico sia un qualcosa di illegittimo e soggetto ad un’equa e provvidenziale moratoria o cancellazione.

Riprendiamoci i nostri soldi – il più presto possibile
Ormai il venticello leggero della “novità monetaria auritiana” si sta diffondendo: i semi gettati – anche quelli apparentemente finiti “persi”.. nel vento… – stanno dando sempre più i loro succosi frutti. Molti media – specie di controinformazione, ma non solo – stanno finalmente aprendo il vaso di Pandora della moneta-debito: gli eventi che trattano della grande truffa del sistema di emissione della moneta sono sempre di più e, nel contempo, innumerevoli sono i movimenti che si prodigano per la diffusione della verità monetaria più scomoda.

Novità, Semplicità, Verità
Le idee però devono essere comunicate in modo semplice e comprensibile per chiunque, come riusciva a fare il grande prof. Giacinto Auriti che ha diffuso i suoi insegnamenti facendo leva su tre caratteristiche fondamentali che amava attribuire al suo pensiero: la Novità, la Semplicità e, soprattutto, la Verità. Ed è proprio grazie alla caratteristica della Verità che la Proprietà Popolare della Moneta si affermerà, non è importante quando, ma certamente tutti ci auguriamo il più presto possibile.
Proprietà Popolare della Moneta all’atto dell’emissione

Un plauso, quindi, a tutte le persone di Buona Volontà, che hanno capito che occorre andare al cuore del problema così da risolvere a cascata tutte le patologie del sistema monetario e bancario e l’unico modo per farlo è affermare la proprietà popolare della moneta all’atto dell’emissione. In tal modo il provvidenziale cambiamento che tutti gli uomini di buon senso auspicano sarebbe realizzato! il debito pubblico sarebbe azzerato e la gioia di vivere recuperata. In sentesi – di seguito – ecco un prospetto che fa riferimento alla scuola monetaria auritiana. Emissione monetaria; Proprietà Popolare della Moneta; Reddito di Cittadinanza (Cfr.: Disegno di Legge N°1282 Senato XII Legislatura / Dis. Legge N°1889 Senato XIII Legislatura / Disegno di Legge proposto dal Sindacato Anti USura, Segretario Generale avv. prof. Giacinto Auriti).


L’ente di emissione non può essere privato

Noi, dunque, siamo per laProprietà Popolare della Moneta. Oggi la moneta nasce di proprietà della banca che la emette prestandola ai cittadini. Noi vogliamo che nasca di proprietà dei cittadini e che sia accreditata ad ognuno come ” Reddito di Cittadinanza. Come si evince dal DDL Auriti, in un regime monetario conforme alla dignità e al pieno rispetto della persona umana, l’ente di emissione NON può essere privato, la moneta deve essere accreditata ad ognuno comeReddito di Cittadinanza “.


Proprietà “al portatore”

1)La proprietà dovrà essere del portatore, infatti su ogni banconota ci sarà apposta la scritta “Proprietà del portatore“; 2) Il Ministero del Tesoro e/o quello delle Finanze si occuperà di assegnare, già al momento della nascita, ad ogni cittadino residente sul territorio nazionale un codice dei redditi sociali, analogo all’attuale codice fiscale che oggi serve per pagare. Ad esempio, il cittadino andrà in banca a chiedere liquidità per un spesa, l’acquisto di un terreno o la costruzione di una casa; di una fabbrica, ecc..; la banca, a tal fine, gli accrediterà la somma pattuita; Il cittadino realizzerà l’opera, anche con il contributo lavorativo di altri cittadini che contribuiranno alla creazione del valore; Il cittadino con la propria attività lavorativa e con il guadagno del proprio lavoro restituirà la somma accreditatagli dalla banca;


Ruolo della banca e del Ministero del Tesoro e/o Finanze

La banca passerà l’intero ammontare restituito dal cittadino al Ministero del Tesoro o delleFinanze; Il Ministero del Tesoro e/o quello delle Finanze daranno attuazione al REDDITO di CITTADINANZA dato che avranno il dovere di dividere in parti uguali le somme che rientrano nelle casse, accreditandole sulla posizione personale identificata dal CODICE dei REDDITI SOCIALI che ogni cittadino residente avrà, a prescindere dal suo stato: giovani, anziani, lavoratori, disoccupati, malati, ecc..

Variabilità del Reddito di Cittadinanza

L’importo del REDDITO di CITTADINANZA sarà variabile perché dipenderà dalla quantità di moneta richiesta, da parte dei cittadini, all’ente di emissione. Comunque l’ammontare sarà necessario per consentire ad ogni cittadino di avere garantito almeno il minimo indispensabile per l’acquisto dei beni di prima necessità. Ricetta geniale e semplice al tempo stesso, partorita dopo anni e anni di studi giuridici e monetari da una delle menti più brillanti di sempre: il professor Giacinto Auriti.



Fonte: www.quieuropa.it

Tratto da: http://www.informarexresistere.fr










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mototopo

Forumer storico
Conio monetine consentito all'Italia per il 2014: 97 cent pro capite



Questo è il valore di conio monetine consentito per i singoli paesi aderenti all'euro, per decisione della BCE del 6 dicembre 2013 n. 2013/46/BCE http://www.ecb.europa.eu/ecb/legal/pdf/l_34920131221it01090109.pdf). E' diminuito ancora da quello del 2012 (cfr. http://mercatoliberotestimonianze.blogspot.it/2012/10/pochi-spiccioli-allitalia.html) che era di circa 1,30 pro capite.​




Seguono i risultati dei calcoli rispetto alla popolazione di ogni paese. Per chi volesse può sbizzarrirsi a calcolare il rapporto rispetto alla quota di partecipazione al capitale della BCE di ogni Stato, o meglio della sua BCN, o rispetto al valore del PIL. Vedrà che i quantitativi decisi di conio monetine per i singoli Stati non seguono assolutamente nessuno di questi criteri, né la partecipazione al capitale, né la chiave di ripartizione della BCE che è un media tra la demografia e il PIL, né il PIL né tanto meno la demografia, semmai seguono il criterio di "chi vogliamo strozzinare meglio", tant'è vero che il valore più basso ce l'ha la Grecia con 62 centesimi pro capite, mentre il più elevato in assoluta lo gode il Lussemburgo:


MIL € POP MIL PRO CAPITE QUOTA BCE
Belgio 24,93 11 2,27 2,48
Germania 655 80,5 8,13 18
Estonia 11,14 1,32 8,43 0,19
Irlanda 48,96 4,59 10,66 1,16
Grecia 6,86 11 0,62 2,03
Spagna 201,24 46,72 4,30 8,84
Francia 267 65,57 4,01 14,18
Italia 58,36 59,68 0,97 12,31
Cipro 5,1 0,8 6,375 0,15
Lussemburgo 45 0,5 90 0,2
Malta 10,04 0,4 25,1 0,06
Paesi Bssi 97,5 16,77 5,81 4
Lettonia 80,91 2 40,45 0,28
Austria 247 8,45 29,23 1,96
Portogallo 20,4 10,47 1,94 1,74
Slovenia 12 2 6 0,35
Slovacchia 21,4 5,4 3,96 0,77
Finlandia 60 5,4 11,11 1,26
 

duca.64

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ANC Segrate: anche a Milano i poliziotti lavavetri



Poliziotti-lavavetri in largo Cairoli

Poliziotti "armati" di secchi d’acqua e spazzoloni, fermi ai semafori e agli incroci, al posto dei lavavetri: è l’iniziativa del Sap, Sindacato Autonomo di Polizia, che questa mattina è sceso in piazza in 100 città, e anche a Milano in largo Cairoli, distribuendo 500mila cartoline ai cittadini e agli automobilisti, per sensibilizzare il Governo sulla necessità di adottare di provvedimenti urgenti in materia di sicurezza. (...)
Il Segretario del Sap Gianni Tonelli, ha dichairato: "Con questa iniziativa vogliamo dire ai cittadini che NON siamo preparati all’emergenza terrorismo, e riusciamo con fatica a fare il nostro dovere a causa della carenza di mezzi e organici, aggravata dai tagli".

Lo sfogo di un poliziotto: "Se c’è una cosa che sempre di più noto durante i controlli per strada è una risata di fondo stampata nei volti di chi per professione fa il delinquente. Uno sguardo compassionevole, un "poverino" che emerge prepotente in chi nella divise vede solo un inutile spaventapasseri.
Un’espressione sempre più difficile da sopportare perché essere autorevoli con leggi che favoriscono sempre di più una certa libertà di delinquere è davvero difficile.
Così che ogni giorno cresce la frustrazione e quella consapevolezza del chi "me lo fa fare" che si fa sempre più forte.
Autorevolezza, timore verso chi deve far rispettare la legge, è questo che manca ogni giorno di più e a passi sempre più svelti stiamo arrivando al punto di non ritorno, dagli effetti immaginabili ma non del tutto prevedibili.
Fare il poliziotto è una cosa seria, mi ha scritto un caro amico, ed è vero, è una professione che necessità di tanto equilibrio ma anche di fermezza, umanità e magari di leggi che possano consentire a chi delinque di avere paura di chi custodisce la legge indossando una divisa."

Ciao A.
 
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GUERRA DI WASHINGTON ALLA RUSSIA. SOLO MOSCA PUO' FERMARLI
Postato il Sabato, 21 marzo @ 09:35:41 GMT di davide
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forum

DI MIKE WHITNEY
counterpunch.org

"Al fine di sopravvivere e conservare il loro ruolo di primo piano sulla scena internazionale, gli USA hanno bisogno disperatamente di immergere l’Eurasia nel caos, (e) di tagliare i legami economici tra l'Europa e la Regione Asia-Pacifico ... La Russia è l'unico Paese all'interno di questa potenziale zona di instabilità che è capace di resistenza. E' l'unico stato che è pronto ad affrontare gli americani. Minare la volontà politica di resistenza della Russia ... è un compito di vitale importanza per l'America ". Nikolai Starikov, Western Financial System Is Driving It to War, Russia Insider


"Il nostro primo obiettivo è quello di prevenire il riemergere di un nuovo rivale, sia sul territorio dell'ex Unione Sovietica che altrove, che rappresenti una minaccia dell'ordine di quella posta in precedenza da parte dell'Unione Sovietica. Questa è una considerazione dominante alla base della nuova strategia di difesa regionale e richiede che ci sforziamo di prevenire a qualsiasi potenza ostile di dominare una regione le cui risorse sarebbero, sotto il controllo consolidato, sufficienti a generare potenza globale".
La Dottrina Wolfowitz, la versione originale della Defense Planning Guidance, scritta dal sottosegretario alla Difesa Paul Wolfowitz, trapelato dal New York Times il 7 mar 1992
Gli Stati Uniti non vogliono una guerra con la Russia, sentono semplicemente che non hanno altra scelta. Se il Dipartimento di Stato non avesse avviato un colpo di stato in Ucraina per rovesciare il presidente eletto, Viktor Yanukovich, poi gli USA non avrebbero potuto inserirsi tra la Russia e l'UE, interrompendo in tal modo le rotte commerciali vitali che si stavano consolidando tra le nazioni di entrambi i continenti. L'integrazione economica dell'Asia e dell'Europa, compresi i piani per i treni ad alta velocità dalla Cina ("la Nuova Via della Seta") per l'UE-pone un pericolo chiaro e presente per gli Stati Uniti, la cui quota del PIL mondiale continua a ridursi e la cui importanza nell'economia mondiale continua a diminuire. Per gli USA ignorare questo nuovo rivale (UE-Russia) sarebbe l'equivalente di gettare la spugna e accettare un futuro in cui gli Stati Uniti sarebbero di fronte a una erosione graduale ma persistente del suo potere e la sua influenza negli affari mondiali. Nessuno a Washington è disposto a lasciare che accada, che è il motivo per cui gli Stati Uniti hanno lanciato la loro guerra per delega in Ucraina.
Gli Stati Uniti vogliono separare i continenti, "prevenire l'emergere di un nuovo rivale", installare un casello tra Europa e Asia, e affermarsi come il garante della sicurezza regionale. A tal fine, gli USA stanno ricostruendo la cortina di ferro, lunga mille miglia tracciata dal Mar Baltico al Mar Nero. Carri armati, veicoli corazzati e artiglieria sono stati inviati nella regione per rafforzare una zona cuscinetto in Europa, al fine di isolare la Russia e per creare un banco di prova per future aggressioni degli Stati Uniti. Notizie di attrezzature pesanti e la diffusione di armi appaiono sui media quasi ogni giorno, anche se la cosa è normalmente sottaciuta dalla stampa statunitense. Una rapida rassegna di alcuni titoli recenti aiuterà i lettori a capire la portata del conflitto che sta per saltar fuori sotto il radar:
"Stati Uniti, la Bulgaria per esercitazioni militari nei Balcani", "la NATO inizia esercitazioni nel Mar Nero", "L’esercito per inviare ancora più truppe, carri armati in Europa", "La Polonia chiede una maggiore presenza militare", "L’esercito USA invia convoglio corazzato per 1100 miglia attraverso l'Europa", "Più di 120 carri armati americani, veicoli blindati arrivano in Lettonia", "USA, la Polonia per condurre esercitazione missilistica a marzo - Pentagono"

Riuscite a mettere a fuoco? C'è una guerra in corso, una guerra tra gli USA e la Russia.
Notate come la maggior parte dei titoli sottolineano il coinvolgimento degli Stati Uniti, non NATO. In altre parole, le provocazioni contro la Russia provengono da Washington non dall'Europa. Questo è un punto importante. L'UE ha sostenuto le sanzioni economiche guidate dagli Usa, ma non è quasi per nulla un sostegno dell’apparato militare lungo il perimetro. Questa è l'idea di Washington e il costo è a carico solo degli Stati Uniti. Naturalmente, carri armati, veicoli corazzati e artiglieria in movimento in tutto il mondo sono un progetto costoso, ma gli Stati Uniti sono più che disposti a fare il sacrificio, se ciò aiuta a raggiungere i loro obiettivi.
E quali sono gli obiettivi di Washington?

È interessante notare che, anche analisti politici all'estrema destra sembrano concordare su questo punto. Ad esempio, si veda questa citazione dell’amministratore delegato STRATFOR George Friedman, che ha riassunto in una recente presentazione pronunciata in occasione del Consiglio di Chicago per gli affari esteri. Egli ha detto:
"L'interesse primario degli Stati Uniti, oltre che per secoli abbiamo combattuto guerre -la Prima, la Seconda e la Guerra Fredda è stato il rapporto tra la Germania e la Russia, in quanto uniti lì, sono l'unica forza che potrebbe minacciare. E per fare in modo che ciò non accada. "... George Friedman at The Chicago Council on Foreign Affairs, Time 1:40 to 1:57)
Bingo. L'Ucraina non ha nulla a che fare con la sovranità, la democrazia o (la presunta) aggressione russa. Questa è tutta propaganda. Si tratta di potere. Si tratta di espansione imperiale. Si tratta di sfere di influenza. Si tratta di allontanare l’irreversibile declino economico. E' tutto parte dell’omertoso mondo geopolitico in cui viviamo, nel quale non si fanno prigionieri, non il falso Disneyworld creato dai media occidentali. Il Dipartimento di Stato degli USA e della CIA ha rovesciato il governo eletto in Ucraina e ha ordinato al governo del nuovo regime di lanciare una guerra disperata di annientamento contro il proprio popolo a Oriente, perché, ebbene, perché sentivano di non avere altra scelta. Era di Putin l’ambizioso ed avanzato piano per creare una zona di libero scambio tra Lisbona a Vladivostok, ebbene, dove sarebbero rimasti gli Stati Uniti? In mezzo al freddo, ecco dove. Gli Stati Uniti sarebbero diventati un'isola isolata di secondaria importanza in cui il disavanzo e il lievitante debito pubblico enorme avrebbe aperto la strada ad anni di ristrutturazione brutale, al calo del tenore di vita, all'inflazione galoppante e foriero di disordini sociali. Qualcuno crede davvero che Washington avrebbe lasciato che ciò accadesse avendo a sua disposizione una poderosa macchina da guerra da trilioni di dollari ?
Diamine, no. Inoltre, Washington ritiene di avere un diritto storico a governare il mondo, che è quello che ci si aspetta quando il senso del diritto e dell’arroganza raggiungono la loro fase terminale. Ora controllate questo estratto da un articolo dell' economista Jack Rasmus su CounterPunch:
"Dietro le sanzioni l'obiettivo USA è di condurre la Russia fuori dell'economia europea. L’Europa stava diventando troppo integrata e dipendente dalla Russia. Non solo il suo gas e le materie prime, ma anche le relazioni commerciali e i flussi di capitali si stavano intensificando su molti fronti tra la Russia e l'Europa in generale, prima della crisi l'Ucraina, che ha fornito la copertura per l'introduzione delle sanzioni. La crescente integrazione economica della Russia con l'Europa ha minacciato gli interessi economici a lungo termine dei capitalisti americani. Strategicamente, il colpo di stato provocato dagli Stati Uniti in Ucraina può essere visto, quindi, come un mezzo per provocare l'intervento militare russo, cioè un evento necessario per approfondire e ampliare le sanzioni economiche che finirebbe per minare i crescenti legami economici tra l'Europa e la Russia lungo termine. La fine di quel rapporto a sua volta, non solo assicurerebbe gli interessi economici degli USA a rimanere dominanti in Europa, ma potrebbe anche aprire nuove opportunità per fare profitti per gli interessi degli USA in Europa e Ucraina, nonché ...
Quando le regole del gioco della concorrenza tra capitalisti cadono del tutto, il risultato è la guerra -cioè l'ultima forma di concorrenza tra capitalisti ". (The Global Currency Wars, Jack Rasmus, CounterPunch)
Vedi? Gli analisti di destra e di sinistra sono d'accordo. L'Ucraina non ha nulla a che fare con la sovranità, la democrazia o l'aggressione russa. E' la spietata geopolitica vecchio stampo, dove l'ultimo uomo che resta in piedi, vince.

Gli USA non possono permettere che la Russia raccolga i frutti delle proprie vaste risorse. Oh, no. Deve essere castigata, deve essere vittima di bullismo, deve essere sanzionata, isolata, minacciata e intimidita. Ecco come funziona davvero il sistema. La storia del libero mercato è solo sterco di cavallo dato in pasto ai creduloni.
La Russia sta per avere a che fare con caotiche guerre fratricide ai suoi confini e turbolenze “colorate” di cambi di regime nella sua capitale. Dovrà sopportare le rappresaglie dai suoi partner commerciali, gli attacchi contro la sua moneta e complotti per depauperare i suoi ricavi (petrolifer). Gli Stati Uniti faranno tutto quanto in loro potere per avvelenare il pozzo, per demonizzare Putin, per girare Bruxelles contro Mosca, e per sabotare l'economia russa.
Divide et impera, questa è l’etichetta. Tenerli uno contro l’altro in ogni momento. Sunniti contro sciiti, un gruppo etnico ucraino contro l'altro, i Russi contro gli europei. Questo è il piano di Washington, ed è un piano che non manca mai.
Gli "influenti” degli USA sono convinti che il declino economico dell'America possa essere arrestato solo dal rivendicare pretese in Asia centrale, smembrare la Russia, circondare la Cina, e annullando tutti i piani per un’integrazione economica UE-Asia. Washington è determinata a prevalere in questo conflitto esistenziale, ad affermare il suo controllo egemonico sopra i due continenti, e di conservare la sua posizione di unica superpotenza mondiale.
Solo la Russia può fermare gli Stati Uniti e noi crediamo che lo farà.

Mike Whitney
Fonte: www.counterpunch.org
Link: http://www.counterpunch.org/2015/03/18/washingtons-war-on-russia/
18.03.2015
 
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