News, Dati, Eventi finanziari amico caro, te lo dico da amico, fatti li.... qui e' tutta malvivenza (1 Viewer)

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Massoni e Opus Dei, la strana cupola della finanza italiana
Pubblicato su 9 Marzo 2015 da FRONTE DI LIBERAZIONE DAI BANCHIERI - CM in POLITICA
Sono massone dal 1981. Ho fatto tutti i gradini del rito scozzese, che sono 33. Nel 1999 sono diventato “sovrano gran maestro” della “legittima e storica comunione di Piazza del Gesù”, che era la storica obbedienza del rito scozzese in Italia. Era un’obbedienza di ottantenni, sempre gli stessi dal dopoguerra: si erano resi conto che la gente voleva entrare in massoneria solo per fare carriera, per opportunismo, e quindi non facevano entrare nessuno. Il più giovane ero io. Una volta divenuto “sovrano gran maestro”, mantenni la stessa linea. Di questo passo, però, si andava all’estinzione. Finché nel 2005 ho deciso di scioglierla, di dimettermi, indicando ai confratelli la strada di un’altra obbedienza italiana di rito scozzese, quella di Palazzo Vitelleschi, perché sapevo che il suo “sovrano gran maestro” è una persona seria e loro avrebbero potuto continuare a fare massoneria tranquillamente lì. Io invece non ho continuato, per motivi a me presenti fin dall’inizio: solo che, avendo cercato di cambiare determinate cose e non essendoci riuscito, ho capito che dovevo dedicare il mio tempo ad altro, pur rimanendo massone – io sono massone a tutti gli effetti e sono convinto della dottrina massonica; quello che non mi convince sono alcune contraddizioni strutturali.
Da questo osservatorio, che è stato per me essere “sovrano gran maestro” della massoneria, ho potuto fare delle ricostruzioni storiche, anzi meta-storiche, perché a volte gli storici non usano il buon senso. Presentando un mio libro a Cosenza, mia città natale, discussi coi due ordinari di storia di quell’ateneo. Si parlava di Alarico, il re dei Goti, che avrebbe nascosto il tesoro di Roma alla confluenza di due fiumi. Pretendevano che Alarico fosse un furfante. Dico: ma quell’oro, i romani a loro volta a chi l’avevano preso? Lo so che noi abbiamo una strana logica. Il principe di Montecarlo, Grimaldi, era un pirata – non un corsaro, di quelli al servizio degli Stati e quindi, tra virgolette, legittimati: no, era proprio un pirata, di quelli con la bandiera col teschio. Poi è diventato Grimaldi. Col passare delle generazioni, c’è stata una sorta di nobilitazione. Non pretendo che i figli paghino le colpe dei bisnonni, ma non è accettabile che debbano essere considerati superiori solo perché oggi si trovano in una posizione privilegiata. Mi infastidisce: tu parti in vantaggio rispetto a me perché qualche tuo antenato era un mascalzone.
Questo per farvi capire quanto noi procediamo per stereotipi. E il luogo comune ci frega, perché non lo mettiamo mai in discussione. I gesuiti, per esempio: erano il braccio armato della Chiesa e divennero i tutori spirituali e gli educatori dei principi, ma poi furono addirittura disciolti. Perché, incontrando i popoli del Sud America, scoprirono quello che in Europa sosteneva Rousseu: che il “buon selvaggio” è spesso migliore di noi. Per questo i gesuiti dell’America Latina si impegnarono così a fondo al fianco dei movimenti di liberazione. Oggi, a capo del Vaticano, in un momento tanto difficile per la Chiesa, è stato eletto un gesuita proveniente dal Sudamerica. Al di là di quello che riuscirà a fare – lo vedremo – si tratta di un messaggio chiarissimo.
La rottura coi gesuiti risale al 1928, quando la Chiesa capisce che i gesuiti non le possono più servire, e nasce l’Opus Dei. L’Opus Dei nasce perché la Chiesa non si fida più dei gesuiti. Ha bisogno di qualcosa di più “hard”, di più avanzato: ha bisogno di fare una sorta di massoneria cristiana, perché l’Opus Dei ha esattamente lo stesso schema funzionale della massoneria così come si è configurata con i Grandi Orienti. Con una differenza: che ogni tre mesi escono liste di massoni sputtanati su tutti i giornali italiani. Avete mai visto un elenco dell’Opus Dei? Se volete ve lo dico io, il nome di qualche appartenente: Gianni Letta, il nipote di Gianni Letta, Dell’Utri. Tutti quanti attribuiscono questi personaggi alla massoneria, e invece sono dell’Opus Dei. Li attribuiscono alla massoneria perché la massoneria e l’Opus Dei hanno fatto l’incesto, si sono sposati. Ma non si sono sposati sul piano filosofico, dottrinale: si sono sposati sui soldi. E qui dobbiamo scrivere la storia delle banche e dell’economia italiana.
L’economia italia del dopoguerra innanzitutto eredita una realtà importante, l’Iri, fondato da Mussolini nel 1926 con a capo un grande economista, Beneduce. Nel dopoguerra, in seno all’Iri, avviene la prima alleanza tra laici e cattolici. E siccome i laici erano soprattutto massoni, indirettamente è una prima alleanza tra finanza massonica e finanzacattolica, tramite le banche di riferimento. La banca di riferimento della finanza massonica era la Banca Commerciale Italiana, mentre le banche di riferimento della finanza cattolica erano il Credito Italiano e le banche legate alle casse di risparmio. Questi organismi, a loro volta, danno origine a due grandi gruppi, che litigano tra loro solo in apparenza: per la finanza laica c’è Mediobanca, che nasce per volere di Mattioli, il massone a capo della Banca Commerciale Italiana (e Mediobanca viene comandata per tanti anni da un altro massone, Enrico Cuccia), e per la finanza cattolica c’è il gruppo SanPaolo, più il Banco Ambrosiano, una realtà minore, limitata alla Lombardia. Tutto questo va avanti finché, in qualche modo, sul Banco Ambrosiano non cerca di entrare la finanza massonica con un capo che si chiama Calvi, che era un massone.
L’Opus Dei e la massoneria si mettono alla fine d’accordo e fondano una banca. Lo Ior nasce perché durante il papato di Pio XII vengono decise alcune cose, deliberate nel 1942 e poi eseguite nel 1950. La Chiesa e la massoneria decidono di avere un organo, che pochi conoscono, di gestione comune. Decidono quindi di far affluire personaggi dell’Opus Dei in una specie di ordine di cavalieri, che si chiamava Ordine di San Maurizio e Lazzaro. Ne sono stato anch’io priore, in quanto “gran maestro”, ma solo fino a quando il responsabile di quest’ordine era un galantuomo, il cardinale Oddi, di Genova; poi, non appena hanno deciso che con lo Ior dovevano fare un po’ di porcherie (il cavalierato era collegato con lo Ior, la banca vaticana), hanno fatto fuori Oddi e nominato Marcinkus, così io ho smesso di andare alle riunioni. Marcinkus è un personaggio che fino a pochi mesi fa giocava a golf nel suo campo personale, annesso alla sua casa di New York. Marcinkus non era massone, era dell’Opus Dei. Il suo Ior ha cominciato a operare come una banca normale: non ha fatto niente di più grave di quello che fanno tutte le banche del mondo.
Sappiate che una delle prime cose su cui ha messo le mani il potere mafioso è il poterebancario: negli anni ‘70 e ‘80, il capo della mafia di allora, Stefano Bontade, veniva ricevuto in pompa magna dalle principali banche d’affari europee, come Crédit Monégasque, Lazard, la stessa Goldman Sachs per cui lavorò anche Prodi. Le banche, Bontade lo ricevevano come fosse Onassis. Tutti i principali enti pubblici di questo Stato hanno fatto affari con la mafia. Anche nella Rai c’era il rappresentante della mafia, si chiamava Vanni Calvello. Era una specie di principe, di barone palermitano, e curava i rapporti della mafia con la Rai. Non a caso Andreotti, per farsi assolvere, ha citato come testimoni tutti gli ambasciatori americani a partire dal dopoguerra: tu non puoi andare a processare una persona per mafia quando sai benissimo che gli americani, sbarcati in Sicilia, hanno fatto sindaco di Mazara del Vallo Vito Genovese, che era il numero due di Cosa Nostra. Se ti metti a processare il passato, non ne esci più. Devi metterti a processare il presente.
A volte, comunque, accade che nel potere si litighi. Quando il mondo veniva nominato finanziariamente da 7 realtà, e Agnelli era una di queste 7 realtà, successe che litigarono Agnelli e i Rothschild. E un minuto dopo Agnelli vendette le quote della Fiat a Gheddafi – un bel segnale, no? Al capo del gruppo bancario di riferimento dei Rothschild chiesero un commento, e lui disse una parola francese che equivale alla nostra “conturbante”, e pregò che venisse scritta separando “con” da “turbante”, per dire che stavano cercando di coinvolgere quelli che portano il turbante. Fare entrare Gheddafi nella Fiat era uno sfregio non solo ai Rothschild, ma anche al fronte economico sionista (che non significa ebreo: identificare il popolo ebreo col sionismo è una grossissima ingiustizia dei nostri tempi). La bellezza delle cose del potere – che è la nostra fortuna, per cui continuiamo a mantenere dei margini di libertà – è che questi litigano. Perché non nascerà mai il Nuovo Ordine Mondiale? Perché poi si devono mettere d’accordo su chi si piglia la fetta più grossa. Quindi, sotto questo profilo non sono molto pessimista, sento che gli spazi di sopravvivenza sono garantiti.
(Gianfranco Carperoro, estratti delle dichiarazioni rese il 13 maggio 2014 alla conferenza pubblica dell’associazione “Salusbellatrix” a Vittorio Veneto, ripresa integralmente su YouTube. Studioso di simbologia, esoterista, già avvocato e magistrato tributario, giornalista e pubblicitario, Carpeoro è autore di svariati romanzi ed è stato “sovrano gran maestro” della comunione massonica di Piazza del Gesù).
Tratto da: libreidee.org


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amico caro,li nn ci sta scriito, ma sindona venne messo in contatto con le alte sfere dell opus dei, dal iresposabile dei servizi segreti inglesi per l italia ,.... mc gaffery:cool:
 

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IL GOVERNO USA: “ABBIAMO UCCISO ALDO MORO”



8.3.15


Kissinger%2B%26%2BNapolitano%2B(foto%2Bquirinale.it.jpg

Kissinger and Napolitano

di Gianni Lannes - http://sulatestagiannilannes.blogspot.it/2015/03/il-governo-usa-abbiamo-ucciso-aldo-moro.html?spref=fb

«La decisione di far uccidere Moro non venne presa alla leggera. Ne discutemmo a lungo, perché a nessuno piace sacrificare delle vite. Ma Cossiga mantenne ferma la rotta e così arrivammo a una soluzione molto difficile, soprattutto per lui. Con la sua morte impedimmo a Berlinguer di arrivare al potere e di evitare così la destabilizzazione dell’Italia e dell’Europa».

Così parlò nel 2006 Steve Pieczenik, il consigliere di Stato USA, chiamato al fianco di Francesco Cossiga per risolvere la condizione di crisi, in un’intervista pubblicata in Francia dal giornalista Emmanuel Amara, nel libro Nous avons tué Aldo Moro. Ancora prima il 16 marzo del 2001 in una precedente dichiarazione rilasciata a Italy Daily, lo stesso Pieczenik disse che il suo compito per conto del governo di Washington era stato quello

«di stabilizzare l’Italia in modo che la Dc non cedesse. La paura degli americani era che un cedimento della Dc avrebbe portato consenso al Pci, già vicino a ottenere la maggioranza. In situazioni normali, nonostante le tante crisi di governo, l’Italia era sempre stata saldamente in mano alla Dc. Ma adesso, con Moro che dava segni di cedimento, la situazione era a rischio. Venne pertanto presa la decisione di non trattare. Politicamente non c’era altra scelta. Questo però significa che Moro sarebbe stato giustiziato. Il fatto è che lui non era indispensabile ai fini della stabilità dell’Italia».

Queste dichiarazioni di un esponente ufficiale del governo United States of America (assistente del segretario di Stato sotto Kissinger, Vance, Schultz, Baker) di dominio pubblico da tempo, anzi il 9 marzo 2008 sono peraltro state riportate dal quotidiano La Stampa ("Ho manipolato le br per far uccidere Moro"). E non sono mai state smentite da Cossiga e Andreotti. Ma allora, come mai la magistratura italiana, ovvero la procura della Repubblica di Roma, non convoca Steve Pieczenik in Italia e lo torchia legalmente a dovere? Proprio Pieczenik nei primi anni Settanta fu chiamato da Henry Kissinger a lavorare da consulente presso il ministero degli Esteri con l'approvazione di Nixon. Kissinger aveva minacciato di morte Aldo Moro. Kissinger ai giorni nostri è stato ricevuto come se niente fosse da Giorgio Napolitano, quello eletto da onorevoli illegittimi, che ha piazzato ben tre governi abusivi, ossia Monti, Letta, Renzi (sentenza della Corte costituzionale numero 1 del gennaio 2014) che il popolo "sovrano" non ha votato.

L'ex vicepresidente del CSM ed ex vicesegretario della Democrazia Cristiana Giovanni Galloni il 5 luglio 2005, in un'intervista nella trasmissione NEXT di Rainews24, disse che poche settimane prima del rapimento, Moro gli confidò, discutendo della difficoltà di trovare i covi delle BR, di essere a conoscenza del fatto che sia i servizi americani che quelli israeliani avevano degli infiltrati nelle BR, ma che gli italiani non erano tenuti al corrente di queste attività che sarebbero potute essere d'aiuto nell'individuare i covi dei brigatisti. Galloni sostenne anche che vi furono parecchie difficoltà a mettersi in contatto con i servizi statunitensi durante i giorni del rapimento, ma che alcune informazioni potevano tuttavia essere arrivate dagli USA:


«Pecorelli scrisse che il 15 marzo 1978 sarebbe accaduto un fatto molto grave in Italia e si scoprì dopo che Moro doveva essere rapito il giorno prima (...) l'assassinio di Pecorelli potrebbe essere stato determinato dalle cose che il giornalista era in grado di rivelare».

Lo stesso Galloni aveva già effettuato dichiarazioni simili durante un'audizione alla Commissione Stragi il 22 luglio 1998, in cui affermò anche che durante un suo viaggio negli USA del 1976 gli era stato fatto presente che, per motivi strategici (il timore di perdere le basi militari su suolo italiano, che erano la prima linea di difesa in caso di invasione dell'Europa da parte sovietica) gli Stati Uniti erano contrari ad un governo aperto ai comunisti come quello a cui puntava Moro:

«Quindi, l'entrata dei comunisti in Italia nel Governo o nella maggioranza era una questione strategica, di vita o di morte, "life or death" come dissero, per gli Stati Uniti d'America, perché se fossero arrivati i comunisti al Governo in Italia sicuramente loro sarebbero stati cacciati da quelle basi e questo non lo potevano permettere a nessun costo. Qui si verificavano le divisioni tra colombe e falchi. I falchi affermavano in modo minaccioso che questo non lo avrebbero mai permesso, costi quel che costi, per cui vedevo dietro questa affermazione colpi di Stato, insurrezioni e cose del genere».

La prigione di Aldo Moro, nel cuore di Roma, ovvero nel quartiere ebraico, ad un soffio da via Caetani dove il 9 maggio 1978 fu ritrovato il corpo senza vita dello statista, era ben nota al governo di allora (Cossiga e Andreotti). Il 16 marzo 1978 la strage di via Fani fu compiuta da uomini dei servizi segreti italiani. Era presente in loco il colonnello Camillo Guglielmi, ufficiale del Sismi, il servizio segreto militare, addetto all’Ufficio “R” per il controllo e la sicurezza. Quei cosiddetti brigatisti rossi non sapevano neanche tenere in mano un'arma giocattolo, figuriamoci sparare con armi vere e assassinare due carabinieri e tre poliziotti. Mai come allora gli apparati di cosiddetta sicurezza italiana unitamente alle forze dell’ordine, mostrarono una così grande inettitudine voluta. I brigatisti grazie a una trattativa segreta con lo Stato tricolore sono oggi tutti liberi. Come se la spassano adesso Valerio Morucci (vari ergastoli), Mario Moretti (condannato a 6 ergastoli) e Barbara Balzerani? A proposito: le carte sulla vicenda Moro, in barba alla legge vigente, sono ancora sottoposte all’impermeabile segreto di Stato, nonostante i proclami propagandistici di Renzi. Anche per questo siamo una colonia a stelle e strisce, un’Italietta delle banane eterodiretta dall'estero, a sovranità inesistente.

riferimenti:

http://sulatestagiannilannes.blogspot.it/search?q=ALDO+MORO


http://sulatestagiannilannes.blogspot.it/search?q=napolitano

http://sulatestagiannilannes.blogspot.it/search?q=kissinger
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martedì 10 marzo 2015

STATO-MAFIA 1995: segretati gli atti sui papelli



sabato 21 dicembre 2013 Fonte: http://seigneuriage.blogspot.it/2013/12/stato-mafia-1995-segretati-gli-atti-sui.html

STATO-MAFIA 1995: segretati gli atti sui papelli



Decreto del Ministero del Tesoro 13 ottobre 1995, n. 561
http://www.gazzettaufficiale.it/eli/id/1995/12/29/095G0598/sg;jsessionid=z3s1KDCGGkCB1FFz2XpiuQ__.ntc-as2-guri2a
Estratto:
Articolo 2 : Categorie di documenti attinenti alla sicurezza, alla difesa nazionale e alle relazioni internazionali


1. Ai sensi dell’art. 8, comma 5, lettera a), del decreto del Presidente della Repubblica 27 giugno 1992, n. 352, ed in relazione alla esigenza di salvaguardare la sicurezza, la difesa nazionale, nonchè l’esercizio della sovranità nazionale, la continuità e la correttezza delle relazioni internazionali, sono sottratte all’accesso le seguenti categorie di documenti:
a) atti relativi alle iniziative di finanziamento, previsione e controllo di bilancio e spesa, attinenti a programmi connessi alle esigenze di difesa e relativi all’attività di approvvigionamento, acquisizione, dislocazione di beni immobili e mobili, gestione tecnico-operativa e manutenzione di mezzi, armi, munizioni, esplosivi, materiali e procedure classificati, nonchè accordi intergovernativi di sicurezza e difesa comune;
b) atti, studi, relazioni e proposte relativi alle iniziative di finanziamento, previsione e controllo di bilancio, riguardanti situazioni di emergenza in materia di difesa e protezione civile;
c) atti, studi, analisi, proposte e relazioni che riguardano la posizione italiana nell’ambito di accordi internazionali sulla politica monetaria e sulla politica creditizia e finanziaria;
d) atti preparatori del Consiglio della Comunità europea;
e) atti preparatori dei negoziati della Comunità europea, nonchè degli accordi multilaterali di ristrutturazione del debito estero;
(...)
Articolo 3 : Categorie di documenti attinenti alla determinazione ed attuazione della politica monetaria valutaria
1. Ai sensi dell’art. 8, comma 5, lettera b), del decreto del Presidente della Repubblica 27 giugno 1992, n. 352, ed in relazione alla esigenza di salvaguardare la riservatezza dei processi di formazione, di determinazione e di attuazione della politica monetaria e valutaria, sono sottratte all’accesso le seguenti categorie di documenti, quando dalla loro divulgazione o conoscenza possa derivare effettivo e concreto pregiudizio alla tutela dei processi stessi:
a) atti relativi a studi, indagini, analisi, relazioni, proposte, programmi, elaborazioni e comunicazioni sui flussi finanziari di entrata e di spesa, sulle previsioni del fabbisogno dello Stato, sulla evoluzione, la consistenza, la gestione, il risanamento del debito pubblico e provvedimenti per il contenimento ed il risanamento della spesa e del deficit pubblico, sulla struttura e sull’andamento dei mercati finanziari e valutari nonchè sulla politica fiscale e di spesa pubblica;
b) elaborazioni, simulazioni e previsioni concernenti misure di contenimento della spesa per interessi e, in generale, del fabbisogno del settore statale e di quello pubblico allargato;
c) atti, anche preparatori, relativi alla emissione o ad altre determinazioni in materia di titoli di Stato e di autorizzazione all’emissione di prestiti in eurolire;
d) atti relativi agli interventi dell’Amministrazione in campo monetario e valutario, se connessi ai procedimenti di cui alla successiva lettera e);
e) atti di programmazione e di iniziativa dell’attività di vigilanza e di ispezione, nonchè verbali, atti e relazioni dei servizi ispettivi ed atti sanzionatori, quando possa derivarne pregiudizio ai processi di formazione, di determinazione e di attuazione della politica monetaria e valutaria.

Note all’art. 3
(...)






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IL GOVERNO USA: “ABBIAMO UCCISO ALDO MORO”



8.3.15


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Kissinger and Napolitano

di Gianni Lannes - http://sulatestagiannilannes.blogspot.it/2015/03/il-governo-usa-abbiamo-ucciso-aldo-moro.html?spref=fb

«La decisione di far uccidere Moro non venne presa alla leggera. Ne discutemmo a lungo, perché a nessuno piace sacrificare delle vite. Ma Cossiga mantenne ferma la rotta e così arrivammo a una soluzione molto difficile, soprattutto per lui. Con la sua morte impedimmo a Berlinguer di arrivare al potere e di evitare così la destabilizzazione dell’Italia e dell’Europa».

Così parlò nel 2006 Steve Pieczenik, il consigliere di Stato USA, chiamato al fianco di Francesco Cossiga per risolvere la condizione di crisi, in un’intervista pubblicata in Francia dal giornalista Emmanuel Amara, nel libro Nous avons tué Aldo Moro. Ancora prima il 16 marzo del 2001 in una precedente dichiarazione rilasciata a Italy Daily, lo stesso Pieczenik disse che il suo compito per conto del governo di Washington era stato quello

«di stabilizzare l’Italia in modo che la Dc non cedesse. La paura degli americani era che un cedimento della Dc avrebbe portato consenso al Pci, già vicino a ottenere la maggioranza. In situazioni normali, nonostante le tante crisi di governo, l’Italia era sempre stata saldamente in mano alla Dc. Ma adesso, con Moro che dava segni di cedimento, la situazione era a rischio. Venne pertanto presa la decisione di non trattare. Politicamente non c’era altra scelta. Questo però significa che Moro sarebbe stato giustiziato. Il fatto è che lui non era indispensabile ai fini della stabilità dell’Italia».

Queste dichiarazioni di un esponente ufficiale del governo United States of America (assistente del segretario di Stato sotto Kissinger, Vance, Schultz, Baker) di dominio pubblico da tempo, anzi il 9 marzo 2008 sono peraltro state riportate dal quotidiano La Stampa ("Ho manipolato le br per far uccidere Moro"). E non sono mai state smentite da Cossiga e Andreotti. Ma allora, come mai la magistratura italiana, ovvero la procura della Repubblica di Roma, non convoca Steve Pieczenik in Italia e lo torchia legalmente a dovere? Proprio Pieczenik nei primi anni Settanta fu chiamato da Henry Kissinger a lavorare da consulente presso il ministero degli Esteri con l'approvazione di Nixon. Kissinger aveva minacciato di morte Aldo Moro. Kissinger ai giorni nostri è stato ricevuto come se niente fosse da Giorgio Napolitano, quello eletto da onorevoli illegittimi, che ha piazzato ben tre governi abusivi, ossia Monti, Letta, Renzi (sentenza della Corte costituzionale numero 1 del gennaio 2014) che il popolo "sovrano" non ha votato.

L'ex vicepresidente del CSM ed ex vicesegretario della Democrazia Cristiana Giovanni Galloni il 5 luglio 2005, in un'intervista nella trasmissione NEXT di Rainews24, disse che poche settimane prima del rapimento, Moro gli confidò, discutendo della difficoltà di trovare i covi delle BR, di essere a conoscenza del fatto che sia i servizi americani che quelli israeliani avevano degli infiltrati nelle BR, ma che gli italiani non erano tenuti al corrente di queste attività che sarebbero potute essere d'aiuto nell'individuare i covi dei brigatisti. Galloni sostenne anche che vi furono parecchie difficoltà a mettersi in contatto con i servizi statunitensi durante i giorni del rapimento, ma che alcune informazioni potevano tuttavia essere arrivate dagli USA:


«Pecorelli scrisse che il 15 marzo 1978 sarebbe accaduto un fatto molto grave in Italia e si scoprì dopo che Moro doveva essere rapito il giorno prima (...) l'assassinio di Pecorelli potrebbe essere stato determinato dalle cose che il giornalista era in grado di rivelare».

Lo stesso Galloni aveva già effettuato dichiarazioni simili durante un'audizione alla Commissione Stragi il 22 luglio 1998, in cui affermò anche che durante un suo viaggio negli USA del 1976 gli era stato fatto presente che, per motivi strategici (il timore di perdere le basi militari su suolo italiano, che erano la prima linea di difesa in caso di invasione dell'Europa da parte sovietica) gli Stati Uniti erano contrari ad un governo aperto ai comunisti come quello a cui puntava Moro:

«Quindi, l'entrata dei comunisti in Italia nel Governo o nella maggioranza era una questione strategica, di vita o di morte, "life or death" come dissero, per gli Stati Uniti d'America, perché se fossero arrivati i comunisti al Governo in Italia sicuramente loro sarebbero stati cacciati da quelle basi e questo non lo potevano permettere a nessun costo. Qui si verificavano le divisioni tra colombe e falchi. I falchi affermavano in modo minaccioso che questo non lo avrebbero mai permesso, costi quel che costi, per cui vedevo dietro questa affermazione colpi di Stato, insurrezioni e cose del genere».

La prigione di Aldo Moro, nel cuore di Roma, ovvero nel quartiere ebraico, ad un soffio da via Caetani dove il 9 maggio 1978 fu ritrovato il corpo senza vita dello statista, era ben nota al governo di allora (Cossiga e Andreotti). Il 16 marzo 1978 la strage di via Fani fu compiuta da uomini dei servizi segreti italiani. Era presente in loco il colonnello Camillo Guglielmi, ufficiale del Sismi, il servizio segreto militare, addetto all’Ufficio “R” per il controllo e la sicurezza. Quei cosiddetti brigatisti rossi non sapevano neanche tenere in mano un'arma giocattolo, figuriamoci sparare con armi vere e assassinare due carabinieri e tre poliziotti. Mai come allora gli apparati di cosiddetta sicurezza italiana unitamente alle forze dell’ordine, mostrarono una così grande inettitudine voluta. I brigatisti grazie a una trattativa segreta con lo Stato tricolore sono oggi tutti liberi. Come se la spassano adesso Valerio Morucci (vari ergastoli), Mario Moretti (condannato a 6 ergastoli) e Barbara Balzerani? A proposito: le carte sulla vicenda Moro, in barba alla legge vigente, sono ancora sottoposte all’impermeabile segreto di Stato, nonostante i proclami propagandistici di Renzi. Anche per questo siamo una colonia a stelle e strisce, un’Italietta delle banane eterodiretta dall'estero, a sovranità inesistente.

riferimenti:

http://sulatestagiannilannes.blogspot.it/search?q=ALDO+MORO


http://sulatestagiannilannes.blogspot.it/search?q=napolitano

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martedì 10 marzo 2015

STATO-MAFIA 1995: segretati gli atti sui papelli



sabato 21 dicembre 2013 Fonte: http://seigneuriage.blogspot.it/2013/12/stato-mafia-1995-segretati-gli-atti-sui.html

STATO-MAFIA 1995: segretati gli atti sui papelli



Decreto del Ministero del Tesoro 13 ottobre 1995, n. 561
http://www.gazzettaufficiale.it/eli/id/1995/12/29/095G0598/sg;jsessionid=z3s1KDCGGkCB1FFz2XpiuQ__.ntc-as2-guri2a
Estratto:
Articolo 2 : Categorie di documenti attinenti alla sicurezza, alla difesa nazionale e alle relazioni internazionali


1. Ai sensi dell’art. 8, comma 5, lettera a), del decreto del Presidente della Repubblica 27 giugno 1992, n. 352, ed in relazione alla esigenza di salvaguardare la sicurezza, la difesa nazionale, nonchè l’esercizio della sovranità nazionale, la continuità e la correttezza delle relazioni internazionali, sono sottratte all’accesso le seguenti categorie di documenti:
a) atti relativi alle iniziative di finanziamento, previsione e controllo di bilancio e spesa, attinenti a programmi connessi alle esigenze di difesa e relativi all’attività di approvvigionamento, acquisizione, dislocazione di beni immobili e mobili, gestione tecnico-operativa e manutenzione di mezzi, armi, munizioni, esplosivi, materiali e procedure classificati, nonchè accordi intergovernativi di sicurezza e difesa comune;
b) atti, studi, relazioni e proposte relativi alle iniziative di finanziamento, previsione e controllo di bilancio, riguardanti situazioni di emergenza in materia di difesa e protezione civile;
c) atti, studi, analisi, proposte e relazioni che riguardano la posizione italiana nell’ambito di accordi internazionali sulla politica monetaria e sulla politica creditizia e finanziaria;
d) atti preparatori del Consiglio della Comunità europea;
e) atti preparatori dei negoziati della Comunità europea, nonchè degli accordi multilaterali di ristrutturazione del debito estero;
(...)
Articolo 3 : Categorie di documenti attinenti alla determinazione ed attuazione della politica monetaria valutaria
1. Ai sensi dell’art. 8, comma 5, lettera b), del decreto del Presidente della Repubblica 27 giugno 1992, n. 352, ed in relazione alla esigenza di salvaguardare la riservatezza dei processi di formazione, di determinazione e di attuazione della politica monetaria e valutaria, sono sottratte all’accesso le seguenti categorie di documenti, quando dalla loro divulgazione o conoscenza possa derivare effettivo e concreto pregiudizio alla tutela dei processi stessi:
a) atti relativi a studi, indagini, analisi, relazioni, proposte, programmi, elaborazioni e comunicazioni sui flussi finanziari di entrata e di spesa, sulle previsioni del fabbisogno dello Stato, sulla evoluzione, la consistenza, la gestione, il risanamento del debito pubblico e provvedimenti per il contenimento ed il risanamento della spesa e del deficit pubblico, sulla struttura e sull’andamento dei mercati finanziari e valutari nonchè sulla politica fiscale e di spesa pubblica;
b) elaborazioni, simulazioni e previsioni concernenti misure di contenimento della spesa per interessi e, in generale, del fabbisogno del settore statale e di quello pubblico allargato;
c) atti, anche preparatori, relativi alla emissione o ad altre determinazioni in materia di titoli di Stato e di autorizzazione all’emissione di prestiti in eurolire;
d) atti relativi agli interventi dell’Amministrazione in campo monetario e valutario, se connessi ai procedimenti di cui alla successiva lettera e);
e) atti di programmazione e di iniziativa dell’attività di vigilanza e di ispezione, nonchè verbali, atti e relazioni dei servizi ispettivi ed atti sanzionatori, quando possa derivarne pregiudizio ai processi di formazione, di determinazione e di attuazione della politica monetaria e valutaria.

Note all’art. 3
(...)






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L'EURO SI E' SVALUTATO DEL 40% IN 10 MESI: E' LA STESSA PERDITA DI VALORE CHE AVREBBE AVUTO LA LIRA. ALLORA, TORNIAMOCI

mercoledì 11 marzo 2015
Il quantitative easing, il famoso “cannone” di Draghi è partito da un paio di giorni, l’euro è già calato a 1,05 sul dollaro (a proposito, dove sono gli economisti che si stracciavano le vesti sull’ipotesi di un ritorno alla lira e relativa svalutazione? In 10 mesi l'euro ha perso il 40% dle suo valore di cambio, fosse poco) e dalla Germania sono partite pesanti bordate sull’operazione, definita, nella migliore delle ipotesi, come dannosa.
A questo aggiungiamo la bocciatura da parte della troika del piano presentato dal premier Tsipras riguardo il futuro percorso di risanamento della Grecia, con annesso scambio di minacce nemmeno tanto velate tra ministri europei e la miscela per la tempesta perfetta è servita.
Perchè la Germania si scaglia contro il QE di Draghi? Semplice, perchè una svalutazione dell’euro a questi livelli ridona un po’ di fiato alle economie degli altri paesi dell’eurozona, che possono puntare ad esportare una parte della loro produzione (attenzione: il vantaggio è relativo, in quanto il grosso degli scambi avviene comunque all’interno dell’area euro, dove la svalutazione non produce effetto) che non troverebbe altrimenti sbocco nei mercati interni a causa della crisi dei consumi dovuta all’austerità imposta dalla ue a trazione germanica, facendo nuovamente concorrenza all’apparato produttivo teutonico.
Certo, se al posto di economisti à la carte, dalle parti di Berlino ci fossero persone sensate, anzichè ringhiare contro il QE di Draghi, di per sè quasi inutile, perchè violerebbe i “sacri” principi dell’austerità, punterebbero a politiche di stimolo dei consumi interni all’eurozona, dato che le loro stesse esportazioni sono crollate a gennaio del 2,2%.
Come? “Krande Cermania” non esporta più? Direi che si tratta dell’ovvia conseguenza dell’aver tagliato il ramo su cui stavano seduti i tedeschi: se devasti il tuo principale mercato di sbocco, prima poi i tuoi prodotti non riuscirai più a venderli.
Eppure, nonostante tutti i segnali facciano comprendere come le politiche adottate dalla ue fino a questo momento siano drammaticamente sbagliati, dalle parti del Reich e dei suoi fedeli servitori, si continua ad insistere sull’austerità, anche a costo di far uscire la Grecia dalla moneta unica in modo assolutamente incontrollato.
Follia dei tedeschi? Fino ad un certo punto: i risparmiatori, oggi, sono disponibili a pagare pur di acquistare bund tedeschi, portandosi a casa un tasso d’interesse negativo. Questo significa che la Germania sta riducendo il suo debito pubblico grazie al... debito. In fondo se io mi indebito per 100 ad un tasso negativo, come sta accadendo oggi col bund, vuol dire che ne restiuirò di meno, con un chiaro vantaggio per le mie casse (ed un evidente danno per quelle degli investitori, talmente terrorizzati dal futuro da accettare di perdere una parte del proprio capitale pur di avere l’illusoria certezza di rientrare in possesso dell’altro).
Quindi, il caos che sta regnando nell’eurozona, con il rischio dell’uscita della Grecia dall’euro ed i quotidiani attacchi del mondo teutonico all’operato di Draghi, stanno portando l’ennesimo vantaggio alle casse tedesche a danno di tutto il resto dell’eurozona.
Un volta Agnelli era solito dire: “quello che va bene per la Fiat, va bene per l’Italia” e normalmente erano fior di sussidi di stato al “Gioanin Lamera” frutto di una tassazione selvaggia. Oggi si potrebbe parafrasarla in: “quello che va bene per la Germania, va bene per l’Europa”, con un bel drenaggio di denaro dai paesi dell’eurozona a favore delle banche e delle casse tedesche.
Il gioco, tuttavia, è destinato a rompersi: dalle rape non si cava sangue e di denaro in eurozona ne è rimasto ben poco da poter essere drenato. Quello che è rimasto è la rabbia di una popolazione sempre più esasperata dagli oligarchi europei che manifesta il suo disappunto in modo democratico ad ogni tornata elettorale e che si aspetta e pretende soluzioni radicali per tornare al benessere perduto.
I grandi giocatori d’azzardo sanno quando fermarsi, così come i grandi campioni sportivi. Questo sarebbe il momento opportuno per i tedeschi di mollare il gioco e creare un’uscita ordinata dalla moneta unica che, comunque, per la sua struttura intrinseca non potrà durare a lungo, anzichè andare avanti un minuto di troppo e portare l’intera eurozona ad un collasso caotico che travolgerà anche loro.

Luca Campolongo


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mototopo

Forumer storico
I tassi sui bond tedeschi erano già bassi da tempo, ora con l’intervento di Bundesbank potrebbero davvero negativi prima ancora di valutare l’effetto dell’inflazione. In realtà, l’altissima volatilità che ci si attende dal QE, probabilmente contribuirà alla ripresa dei rendimenti azionari distogliendo investimenti dai titoli di stato.
Bene, un titolo che probabilmente non avrà problemi di spiazzamento è il BUND CRUCCO

il quale già è a livelli prossimi allo zero, in pratica si risparmiano i costi dell’inchiostro e della carta tipografica da zecca dello stato offrendo agli investitori miliardi di euro stampigliati su un unico titolo a tasso bassissimo:

Addirittura, se consideriamo l’inflazione (che per inciso ci si attende cresca ulteriormente), acquistare BUND tedeschi significa accettare rendimenti netti negativi:

Non male vero?
Già! E’ il romanzo di centro-periferia di Bagnaiana memoria no?

Maurizio Gustinicchi
http://se5.cdn.fluidworks.it/wp-content/uploads/2015/03/A-MAURI-E-IL-PROF.jpg
 

mototopo

Forumer storico
DI PAOLO BARNARD
paolobarnard.info
La BCE con suo QE (quello che i giornali dei fagiani d'Italia chiamano ‘il bazooka di Draghi’, io direi di Draghi) comprerà il 140% dei titoli di Stato tedeschi lordi emessi da Berlino (fonte Bloomberg).
Ricordo a tutti che io vi rivelai che la Germania stava PERDENDO compratori dei suoi titoli di Stato a man bassa (scrissi: “dopo aver comprato camionate di titoli tedeschi, gli interessi che i Mercati guadagnano su quei titoli è crollato a ZERO. Oggi il Bund tedesco a 10 anni ti rende lo 0,74%, cioè meno che un investimento in banane, domani renderà sotto lo ZERO. Risultato?... Indovinate chi oggi non riesce a finanziarsi appieno sui Mercati? Cioè a vendere la quantità di titoli di Stato che gli serve per avere gli euro? MA LA GERMANIA!! Che è la DECIMA volta che non ce la fa a vendere tutti i titoli di cui ha bisogno… C’è qualcosa di un po’ drammatico che tocca, no?).
Ok, la Germania PERDEVA compratori dei suoi titoli. Ora Draghi glieli comprerà al 140% col suo QE 'bazooka/Baci baci e W la f.. ).
Paolo Barnard
Tratto da:http://www.comedonchisciotte.org





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Diminuire la spesa pubblica? Semplicemente la forma più feroce di tassazione

Pubblicato su 12 Marzo 2015 da FRONTE DI LIBERAZIONE DAI BANCHIERI - CM in ECONOMIA
Di: Marco Mori
Ieri ( 9 marzo- ndr ) a quinta colonna, al di là del rammarico per non essere intervenuto a causa della repentina chiusura del collegamento, ho purtroppo assistito al consueto minestrone di luoghi comuni della peggiore falsa propaganda mainstream.
Ho potuto sentire gli interventi in studio dei vari parlamentari, da PD a FI, ed è stato chiaro il bassissimo livello di cultura giuridica ed economica di ciascuno di essi. Purtroppo nessuno dei presenti aveva la minima idea di cosa sia la contabilità pubblica e di come la si debba gestire, ovviamente con la necessaria piena sovranità economica e monetaria.
Avessi avuto i 2 minuti per i quali mi sono fatto 8 ore di viaggio avrei semplicemente ricordato un fatto. Diminuire la spesa pubblica equivale a tassare indirettamente, ma ancor più ferocemente, i cittadini. Questo accade perché la spesa pubblica è sic et simpliciter il nostro reddito (reddito indiretto e reddito differito come spiega favolosamente dal Pres. Luciano Barra Caracciolo). La spesa pubblica è la ricchezza dei cittadini. Avrei poi certamente chiesto se qualcuno in studio conosce un metodo per aumentare la base monetaria che non passi attraverso una spesa pubblica più alta della tassazione complessiva. Avrei in definitiva chiesto se i Parlamentari sanno da dove “esce” il denaro di cui disponiamo.
Il deficit pubblico è un preciso obbligo costituzionale imposto dall’art. 47 per la creazione di un risparmio diffuso, ma oggi viene demonizzato in dibattiti dove si ragiona della contabilità pubblica del paese su logiche microeconomiche. Se poi qualcuno avesse risposto che la moneta può entrare nell’economia reale anche con le esportazioni, sarebbe stato semplice rilevare che esse, in ogni caso, non consentono un risparmio “diffuso” ma per definizione lo concentrano nelle imprese esportatrici. Peraltro già Keynes ben spiegava che una nazione non può vivere di sole esportazioni in quanto non sostenibili nel lungo periodo. La domanda interna resta la componente più importante di qualsiasi economia nazionale.
A chi invece avesse ricordato che la moneta la creano le banche commerciali all’atto dei prestiti, sarebbe stato altrettanto facile replicare che esse aumentano solo temporaneamente la base monetaria, con ovvi riflessi positivi sull’economia, ma che alla fine di ogni prestito drenano più moneta di quanta ne immettono, rendendo inevitabili crisi cicliche al momento in cui si cessa di erogare nuovo credito. Peraltro i tassi d’interessi del credito privato sono estremamente elevati.
Detto con un banale esempio, se il monte spesa pubblica nel mio paese è 10 e tasso 5, il risparmio sarà possibile. Se invece spendo 0 per tassare 0 , il risparmio diverrebbe impossibile a prescindere dal calo della pressione fiscale e sparirebbe letteralmente dalle tasche dei cittadini esattamente come se aumentassi il livello di tassazione fino a coprire l’intera spesa pubblica. Anzi in questo secondo caso grazie ad un po’ di evasione connaturale al prelievo fiscale qualche effetto benefico in più si avrebbe. Insomma dire che diminuendo la spesa si possono abbassare le tasse è una sciocchezza perché spesa e tasse sono due facce della stessa medaglia, ciò che conta è il loro saldo differenziale. Se vi è troppa moneta nel sistema si può decidere di fare austerità, se ne abbiamo troppo poca va ovviamente aggiunta.
L’economia dunque ha solo bisogno della quantità giusta di moneta nel proprio motore, il valore di quella moneta dipende unicamente dal nostro lavoro. Oggi siamo in deflazione e dunque abbiamo bisogno di più moneta che va immessa con più spesa pubblica o diminuendo le tasse. Fare austerità oggi è un errore clamoroso, se lo si fa volontariamente, al fine di obbligarci a cessioni di sovranità, invece si deve parlare di atto criminale.
Ricordo infine a tutti (è scritto nei manuali di economia) che l’aumento della spesa pubblica ha un effetto moltiplicatore del pil (effetto largamente positivo) superiore alla diminuzione della tassazione. Questo accade perché l’allocazione della spesa ha un’efficacia redistributiva migliore, la moneta così immessa è “subito pil” mentre, quando un cittadino mantiene nelle tasche più moneta con la riduzione delle imposte, potrebbe anche decidere di accumularla nel risparmio (o spenderla fuori dal paese) e dunque non incidere affatto sul nostro pil.
Diffondete questo post. La comprensione della contabilità pubblica è semplice ma, ciò nondimeno, è una vera e propria emergenza nazionale. Chiedete alla stampa e alle tv che questo concetto venga spiegato da me o da qualsiasi altro membro, anche ben più qualificato, di www.riscossaitaliana.it
Tratto da:InvestireOggi - La guida agli investimenti finanziari e di Borsa
 

mototopo

Forumer storico
Bancaria e il Signoraggio
2 h ·
2,6 MILIARDI DI EURO ( CIRCA 5000 MILIARDI DELLE VECHIE LIRE) REGALATI ALLA BANCA D'AFFARI MORGAN STANLEY, RASTRELLATI AGLI ITALIANI DAL GOVERNO MONTI CON LA MANOVRA "SALVA ITALIA", PAGATI SULL'UNGHIA, IN SEGRETO, SENZA CHE NEMMENO I PARLAMENTARI NE SAPESSERO QUALCOSA MENTRE GLI IMPRENDITORI SI SUICIDAVANO.
LE 20 BANCHE SORELLE PRESTANO E RICATTANO, IL GOVERNO STRISCIA.
VIDEO, ANCHE SE UN PO LUNGO, DA VEDERE E DIFFONDERE ASSOLUTAMENTE.
... Brunetta chiede commissione parlamentare sugli incredibili rapporti illeciti tra il Ministero delle Finanze e le “20 banche sorelle”; sul regalo di 2,6 miliardi a Morgan Stanley; sui 160 miliardi tolti all’Italia con i derivati.
«Perché molti direttori generali e del tesoro e molti ministri sono finiti a fare i banchieri con quelle stesse banche con le quali avevano stipulato contratti, come Mario Draghi, Domenico Siniscalco, Linda Lanzillotta, Giuliano Amato, Vittorio Grilli?»
E per quale mai motivo al mondo l’Avvocatura dello Stato ha voluto arrecare all’Italia il gravissimo danno di non costituirsi parte civile nel processo di Trani in relazione, tra l’altro, ai 2,6 miliardi di euro regalati illecitamente – dice il PM – dal governo a Morgan Stanley?
Un contesto in cui i 2.6 miliardi di euro regalati da Monti a Morgan Stanley sono solo uno stuzzichino.
Con quale causale il Tesoro ha pagato ‘sull’unghia’ questi 2,6 miliardi? Nessuna. Un regalo e basta, così come tanti altri che si succedono a favore delle ‘20 sorelle’: le banche che fanno di noi quello che vogliono.
Questo nel mentre il Ministero delle Finanze non paga nessuno (ai miei clienti, in particolare, ad esempio, non paga, unitamente al Ministero della Giustizia, 2.000 sentenze pronunziate a decorrere dal 2007 in poi).
In pratica quegli stessi governi che hanno reso legittimo l’annientamento dei cittadini per tasse regalano miliardi alle banche. Miliardi che, se ci si riferisce alle 5 leggi regala soldi alle banche ed al signoraggio, sono addirittura migliaia.
Regalo di 2,6 miliardi ‘pagati sull’unghia’, dice Brunetta, che Monti aveva infilato nel ‘salva Italia’, sempre come emerge dal processo di Trani, perché si tratta di cose di cui non è al corrente nessuno, salvo i ministri delle finanze e gli altri dirigenti.
Processo di Trani di cui la stampa italiana, grandissima simpatizzante delle banche, non parla mai, se non per deridere i magistrati.
10.3.2015
Alfonso Luigi Marra
http://youtu.be/cmwoRWdt3vU

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Brunetta denuncia l'incesto tra banche e Tesoro
Brunetta chiede commissione parlamentare sugli incredibili illeciti tra Ministero Finanze e le “20 sorelle” (banche); sul regalo del MEF di 2,6 miliardi a Mo...
youtu.be

















Abbattiamo la Frode Bancaria e il Signoraggio


11 h ·





UNA MONETA INTERAMENTE PRESTATA NON PUO' CHE CREARE POVERTA'.
Non illudetevi. L'euro non può essere 'governato' da forze positive.
Non è che se al governo ci va la "sinistra", anziché la "destra", le cose cambieranno. Il punto è (ed è talmente semplice che nessuno lo comprende) che L'EURO E' CREATO DA UNA BANCA PRIVATA CHE SI APPROPRIA DEL VALORE DELLA MONETA ALL'EMISSIONE.
... E' UNA MONETA PRIVATA, E COME TALE E' FIRMATA DA UN PRIVATO CITTADINO - MARIO DRAGHI - E RIPORTA IL SIMBOLO DEI COPIRIGHT SU OGNI BANCONOTA, COME QUALSIASI PRODOTTO ESCLUSIVO DI UN'AZIENDA.
CONTROLLARE PER CREDERE
I SOLDI NON SONO DELLA BANCA MA DEL POPOLO, LA BANCA DOVREBBE ESSERE UNA SEMPLICE TIPOGRAFIA PER CONTO DELLO STATO, TUTTAVIA SI COMPORTA "COME SE" IL VALORE DEL DENARO EMESSO LE APPARTENESSE.
SE I SOLDI SONO NOSTRI, PERCHE' CE LI PRESTANO? (Diceva, a ragione, Beppe Grillo, ma ora si guarda bene dal ripeterlo)
INOLTRE: SE PER OGNI 100 EURO IMMESSI SE NE DEVONO RESTITUIRE 100 + L'INTERESSE, FACCIAMO 110, SIGNIFICA CHE I 10 IN PIU' NON POSSONO ESSERE RESTITUITI, PERCHE' NON SONO MAI STATI CREATI.
QUINDI IL DEBITO E' INESTINGUIBILE E AL POSTO DEL DENARO VENGONO ESTORTI BENI FISICI, AZIENDE DI STATO MA ANCHE CASE, NEGOZI, AUTOMOBILI, APPARTAMENTI, IMPRESE PRIVATE CHE NON RIESCONO A PAGARE .
ESAURUTI I BENI FISICI DA ESPROPRIARE, SARA' ESPROPRIATO IL LAVORO, E LAVOREREMO GRATIS PER LORO.
Volete la banale prova fisica? Allora: mettete dieci sassi in una scatola. E poi tiratene fuori undici. Se ci riuscite, allora l'Euro può far crescere l'economia.

Altro...








Rimuovi
Abbattiamo la Frode Bancaria e il Signoraggio la moneta da strumento neutro con la sola funzione di misurare la ricchezza prodotta e di agevolare gli scambi tra le persone diventa uno strumento di dominazione http://www.disinformazione.it/moneta_debito.htm



Moneta debito? Se la conosci la eviti
Moneta debito? Se la conosci la eviti!
disinformazione.it












1 · 6 h
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