Alla cortese attenzione di Tashtego (2 lettori)

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Pierluigi Fregna CASTEL D’ARIO. La Lega ci prova a Castel d’Ario con una lista che conterrà il nome del segretario Salvini nel simbolo. A guidare la formazione, il candidato sindaco Pierluigi Fregna, assessore e vicesindaco uscente della giunta Correzzola e che con sé, fra i 12 candidati consiglieri, avrà solo altri due militanti: Vasco Zamboni ed Eros Giuliani. Una circostanza politica che ha fatto storcere il naso ad alcuni osservatori che giudicano l’operazione “Salvini” più di facciata, fatta per attirare consensi, che legata al territorio.
Ma lo stesso Fregna respinge le accuse con fermezza: «Sono accuse inconsistenti. Chi si candida con noi sa perfettamente che siamo della Lega. Dopo è evidente che oggi sempre meno gente ha la tessera di un partito in tasca, è un fenomeno generale, non solo di Castel d’Ario». Nella formazione di Fregna dovrebbero esserci, oltre a Zamboni e Giuliani, anche Loreta Lucchi e Stefano Leonardi (ex militanti), i sostenitori Carlo Sguizzardi, Riccardo Palvarini ed Andrea Trevisani. Infine ci saranno Michele Righi, Annalisa Buzzi, Daniele Cagnata, Anna Tebaldi e Greta Rasoli. Nomi ovviamente non ufficiali in quanto la data di chiusura delle liste è il 2 maggio. Per quanto riguarda il nome Salvini, la richiesta è stata presentata alla segreteria federale. «Siamo in attesa – dice Fregna -. Ma non ci dovrebbero essere grossi problemi».
 

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Festa Unità: invitati Mister Gay, una Drag queen, una tronista, il vincitore di Masterchef. Bersani? Non esageriamo.
 

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22 apr 2015 13:35 È UN BASTONE? È UN MANGANELLO? NO, È UN VIBRATORE! UNA PELLEGRINA IN VISITA ALLA SINDONE DI TORINO BECCATA CON UN PISELLONE DI PLASTICA AI CONTROLLI DEL METAL DETECTOR

Gli agenti l’hanno fermata dopo aver notato sui monitor dello scanner ai raggi X qualcosa di sospetto nella borsa: un oggetto tubolare, con una base larga, che ha fatto pensare a un manganello telescopico. Le hanno chiesto di aprire la borsetta e la poveretta ha dovuto estrarre un fiammante sex toy...




Gabriele Guccione per "la Repubblica - Torino"
DILDO IN VALIGIA AI RAGGI X

Va bene la sicurezza, a volte però l’occhio vigile dei metal detector può giocare qualche scherzo imbarazzante. Com’è capitato a una pellegrina che ha passato i controlli previsti ai varchi dei Giardini Reali, prima di accedere al percorso che porta davanti alla Sindone, da domenica esposta in Duomo a Torino.

Gli agenti delle forze dell’ordine che vigilano sulla sicurezza dell’Ostensione l’hanno fermata dopo aver notato sui monitor dello scanner ai raggi “X” qualcosa di sospetto all’interno della sua borsa: un oggetto tubolare, con una base larga, qualcosa che subito ha fatto pensare a un tonfa o un manganello telescopico.

volto sindone
Le hanno chiesto cortesemente di aprire la borsetta e, una volta tirata la cerniera, hanno tirato un sospiro di sollievo, mentre la malcapitata è diventata rossa in volto: dallo zaino ha infatti fatto la sua comparsa un vibratore. Un sex toy sulla cui presenza la pellegrina – forse non a conoscenza dei controlli con gli scanner, proprio come all’aeroporto – non ha saputo fare altro che mostrare un sorriso di circostanza e d’imbarazzo.
 

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Dopo il caso sollevato da «La Stampa» sulla targa censurata di Ottavio Mai, il Comune è corso ai ripari in tempo record. Il presidente della Commissione Toponomastica, Giovanni Porcino, e quello alla Cultura, Luca Cassiani, hanno lavorato tutta la notte perché la targa fosse sostituita con una nuova che riportasse la dicitura «difensore dei diritti degli omosessuali». E a mezzogiorno il sindaco Fassino potrà scoprire il messaggio giusto, dovuto alla memoria di questo grande protagonista della cultura e dei diritti civili.
 

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Nasce nel piacentino il Museo della *****. La particolare iniziativa, che verrà presentata ufficialmente lunedì prossimo 27 aprile a Milano, parte da un'idea di Gianantonio Locatelli, proprietario dell'azienda agricola di Castelbosco di Gragnano (Piacenza): un'azienda che ospita 2500 bovini destinati alla produzione di latte per il Grana Padano. Dalla gestione quotidiana dei capi, della loro produzione e dei loro rifiuti è sorta la necessità di trasformare l'azienda stessa in un progetto ecologico e industriale avveniristico.


Dallo sterco viene oggi ricavato metano, concime per i campi, materia grezza per intonaco e mattoni attraverso sistemi di nuova concezione che, oltre a ridurre l'inquinamento atmosferico e la distribuzione di nitrati nel terreno, seguono un principio che ridisegna il ciclo della natura in un circolo virtuoso, restituendo ad agricoltura e allevamento l'importanza di sempre.


Accanto alla sede dell'azienda, all'interno di un castelletto ristrutturato dall'Architetto Luca Cipelletti, trovano spazio reperti, manufatti e opere d'arte di interesse estetico e scientifico: dagli scarabei stercorarii, considerati divini dagli egizi (simbolo del museo), a esempi di utilizzo dello sterco per la costruzione di architetture nelle più lontane culture del pianeta, dalle antiche civiltà italiche all‘Africa, passando per opere storico-letterarie come la Naturalis Historia di Plinio, fino alle ricerche scientifiche più attuali e alla produzione artistica che tocca l'uso e riuso di scarti e di rifiuti. Un gabinetto di curiosità contemporaneo che trova il suo unitario principio guida nella scienza e nell'arte della trasformazione.


Castelbosco è nel suo insieme - azienda e museo - un laboratorio ecologico di anticipazione, una macchina fertilizzante, una centrale energetica e di idee, fortemente attuale alla luce delle tematiche promosse da Expo 2015.
 

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Ai milanesi rimase solo la medaglia fatta, sembra, con parte dell'oro donato dai Magi al Signore, che da allora venne esposta il giorno dell'Epifania in Sant'Eustorgio accanto al sarcofago vuoto. Negli anni successivi Milano cercò ripetutamente di riavere le reliquie, invano. Né Ludovico il Moro nel 1494, né Papa Alessandro VI, né Filippo II di Spagna, né Papa Pio IV, né Gregorio XIII, né Federico Borromeo riuscirono a far tornare le spoglie in Italia.
Solo nel ventesimo secolo Milano riuscì ad ottenere una parte di quello che le era stato tolto: il 3 gennaio del 1904,[23] infatti, il cardinal Ferrari, Arcivescovo di Milano, fece solennemente ricollocare alcuni frammenti ossei delle spoglie dei Magi (due fibule, una tibia e una vertebra), offerti dall'Arcivescovo di Colonia Fischer, in Sant'Eustorgio. Furono posti in un'urna di bronzo accanto all'antico sacello vuoto con la scritta “Sepulcrum Trium Magorum” (tomba dei tre Magi)[24].
Ancora oggi molti luoghi in Italia, Francia, Svizzera e Germania si fregiano dell'onore di avere ospitato le reliquie durante il tragitto delle spoglie dei Magi da Milano a Colonia e in molte chiese si trovano ancora frammenti lasciati in dono. La testimonianza di questo passaggio si trova anche nelle insegne di alberghi e osterie tuttora esistenti, come «Ai tre Re», «Le tre corone» e «Alla stella». Brugherio conserva in un reliquiario del XVIII secolo le falangi dei Re Magi.
 

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VisionLight sono occhiali a fori stenopeici: al posto delle lenti hanno degli schermi neri su cui sono stati applicati dei piccoli fori secondo uno schema preciso.

A COSA SERVONO?

La forma concava di questi schermi e i fori rotondi con la loro particolare distribuzione a nido d'ape fanno sì che i raggi luminosi che raggiungono la retina siano tutti paralleli e non necessitino di accomodazione per cadere direttamente sulla fovea, consentendo così una migliore acuità visiva a chi ha problemi di vista.
(vedi figura: esempio di occhio miope corretto con foro stenopeico)
schema.gif

I fori inoltre, obbligano l'occhio a cercare la luce attraverso di essi, favorendo dei micromovimenti oculari continui che costituiscono un'ottima ginnastica passiva ai fini della riabilitazione e del rilassamento della muscolatura che circonda l'occhio, mentre le lenti da vista o abitudini visive scorrette tendono ad irrigidire questi muscoli con conseguenze negative sull'efficienza visiva. Con l'uso di questi occhiali l'oscillazione saccadica è stimolata e riabilitata.
La maggiore vitalità ed elasticità dei muscoli oculari e delle abilità percettive che si ottiene con un uso graduale ma costante dei VisionLight, diminuisce lo sforzo nella messa a fuoco e riduce la tensione, i bruciori e il senso di stanchezza. Tutto ciò può tradursi in un miglioramento visivo vero e proprio.
ATTENZIONE: questi occhiali si intendono rieducativi NON perché attraverso di essi ci si vede meglio, ma perché inducono l'occhio a muoversi velocemente da un foro all'altro e insegnano un modo diverso e più efficace di usare la vista. Il fatto di potere vedere attraverso di essi meglio che a occhio nudo è utile perché ne facilita l'impiego.
COME SI USANO?
L'uso dei VisionLight deve essere costante per almeno sei mesi ed è necessario un periodo di graduale adattamento che varia da persona a persona.
Si può cominciare con un uso di dieci, quindici minuti al giorno fino ad arrivare a una o due ore di uso giornaliero non continuativo. Devono essere usati per guardare cose che non si vedono bene ad occhio nudo, da fermi e con luce (naturale o artificiale) abbondante.
I VisionLight proteggono gli occhi da un'eccessiva esposizione alla luce e in alcuni casi possono sostituire gli occhiali da sole, ma non hanno schermi UV. Non vanno usati per guidare, per fare movimenti veloci, in situazioni potenzialmente pericolose o quando non c'è luminosità sufficiente. Sono invece consigliati per leggere, guardare la televisione o lo schermo del computer e per riabituare gli occhi alla luce.



 

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Le donne naziste che hanno partecipato ai campi di sterminio sono a lungo rimaste nell’ombra. Tirando le somme, sette decenni più tardi, al crepuscolo della loro lunga vita, queste ex guardie delle SS sono sfuggite alla giustizia.
charlotte s

Tra le 3.700 donne che hanno servito i campi di sterminio, solo tre sono state processate e giustiziate per il ruolo attivo nello sterminio.

Tra queste donne spietate, che smerciavano la propria femminilità per “sposare” il Terzo Reich, c’era Charlotte S, una guardia del campo di concentramento femminile di Ravensbrück, nel nord della Germania, famoso per la sua brutalità. Charlotte è stata ricordata dai superstiti come una donna temuta che picchiava i prigionieri e li trattava con una violenza disumana.

La nazista era talmente fanatica, che aveva addestrato il proprio cane a mordere i genitali dei detenuti.
 

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