Affari e scoperte: mercatini, negozi, aste, eredità ... (11 lettori)

Barlafuss

Forumer storico
Generalmente non impazzisco per i ritratti, a meno che non si tratti di donne giovani e belle :D
Però si vede dalla foto che è carta, è pieno di forellini o sbaglio?
Si. La pulizia degli olii su carta è molto difficile e se le parti ritoccate sono materiche non si riescono a togliere . I forellini si sistemano mentre le pieghe rimangono e si possono solo camuffare. Mi sono accorto solo dopo che il supporto era di carta, incollato successivamente su Masonite oltretutto, quindi, a quel punto, le scelte rimanevano due : sbolognarlo o trasformarlo in qualcosa di particolare, almeno per i miei gusti.
 

Alices

Forumer attivo
Solito giro al mercatino dell' usato bazar. L'espositore spacciatore di quadri non aveva molto. Ho preso altrove questa piccola acquaforte di Nilo Cabai a 5 euro dopo trattativa.Andrà in coppia con la serigrafia preso dallo spacciatore a 5 euro.
Ho trovato a 1 euro questo piatto dell'unicef prima serie del 1979, purtroppo è graffiato.
Dallo sgombratutto ieri c'era roba di un'associazione ma era intoccabile visti i 5 cm di polvere. Mi hanno proposto un baule in ferro del 25 dell'Africa ma devi avere l'amatore. Già si fa fatica a piazzare gli oggetti piccoli... non imballo di certo un baule elefantiaco!

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cassettone

In stand by
Ieri oggi ho girato il mercatino sotto casa, bottino un piattino da te/caffè di Jacob Petite in stile impero, periodo prima metà 800, il prezzo pagato ben 5 euro non è una grande occasione, ma incrementa la mia collezione di porcellane antiche e non ingombra.

C'erano le solite cose, una chicca che ho visto, un set da toilette 800, con miniboccette di profumo, due piccoli atrezzi, forbicina e specchietto, tutto racchiuso in una custodia di binocolo da teatro antico, provato a chiedere il prezzo................................... 260 euro :ciao:................................................ quella cifra :eeh: posso spenderla per un dipinto del 700 :piazzista:
 

Barlafuss

Forumer storico
Ho preso in un mercatino a Milano questa acquaforte/acquatinta , su carta Fabriano.Genere surrealista.Cavolo, son ore che mi scervello, l'ho preso perchè mi incuriosiva. Mi sembra di averlo già visto da qualche , la firma dovrebbe essere quella specie di scarabocchio in basso a destra.

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cassettone

In stand by
Ho preso in un mercatino a Milano questa acquaforte/acquatinta , su carta Fabriano.Genere surrealista.Cavolo, son ore che mi scervello, l'ho preso perchè mi incuriosiva. Mi sembra di averlo già visto da qualche , la firma dovrebbe essere quella specie di scarabocchio in basso a destra.

Vedi l'allegato 542936

Vedi l'allegato 542937

Vedi l'allegato 542938

La firma sembra un ideogramma cinese o giapponese, più giapponese visto il tipo d raffigurazione un po cruda.
 

Anticaglia74

Nuovo forumer
Ho preso in un mercatino a Milano questa acquaforte/acquatinta , su carta Fabriano.Genere surrealista.Cavolo, son ore che mi scervello, l'ho preso perchè mi incuriosiva. Mi sembra di averlo già visto da qualche , la firma dovrebbe essere quella specie di scarabocchio in basso a destra.

Vedi l'allegato 542936

Vedi l'allegato 542937

Vedi l'allegato 542938

E' veramente bella, almeno a me piace.
Sul fatto che sia giapponese non saprei. A me ricorda più quelle grafiche oniriche.....fantastiche.....
Non capisco se ha preso umidità, ci sono dei punti dove pare che l'inchiostro sia sbavato e virato....
 

Barlafuss

Forumer storico
In realtà è colorata in alcune parti. Lo stesso venditore aveva anche un disegno di un vaso di fiori firmato Picasso. Il foglietto era vecchio ma se fosse autentico o meno.... Avrà fatto un sacco di schizzi, per lui di nessun valore ma per gli estimatori....
 

Anacleto52

Forumer attivo
Spesi 50 centesimi...ho preso un piattino Capodimonte, no Ginori, probabile IPA, il marchio anni 1925-1967, personalmente presumo anni 40/50 + 2 tazzine marchio Manifattura di Signa, presumo anno 1950...

Il novecento segnò invece l'inizio della produzione artigianale di ceramiche e terrecotte. Importante fu infatti la fondazione della Manifattura di Signa che dagli inizi del secolo appena passato fino alla fine del secondo dopoguerra diede vita ad una crescente e costante economia artigianale. L'attività produttiva ebbe inizio nel 1895 per opera di Angelo e Camillo Bondi, che ripresero già il lavoro svolto in precedenza nella Società fornace di Signa appartenuta al primo dei due fratelli.

La posizione occupata dalla fabbrica a Signa nella zona de La Costa che si trova nei pressi del fiume Arno, fu sostanzialmente strategica vista la vicinanza con la stazione ferroviaria e quindi con la possibilità di trasportare più velocemente le merci in città come Pisa o Livorno.

Se i primi modelli consistevano in calchi di sculture celebri, nel corso di pochi anni la Manifattura signese riuscì ad ampliare la propria produzione presentando una serie di arredi per il giardino che ottennero un importante successo nelle esposizioni del 1896 e 1897 presso la Festa dell'arte e dei fiori a Firenze. Proprio queste mostre, di rilievo internazionale, permisero ai fratelli Bondi di lanciare i propri prodotti su vasta scala: numerose furono le partecipazioni a varie mostre, come quella del 1898 a Torino (nel'Esposizione generale di Torino) e vari furono gli ammiratori di tali opere che strinsero un forte legame di amicizia con i fratelli Bondi, come Gabriele D'Annunzio e Giacomo Puccini. Lo stesso poeta fu ospite per molte volte dei fratelli Bondi a Signa e acquistò vari oggetti d'arredo per la sua villa di Settignano. In particolar modo erano presenti riproduzioni di sculture di arte greca e arte rinascimentale, perfettamente abbinate tra loro, che testimoniavano quanto fosse importante per il poeta il proprio spirito di trasformazione psichica a cui si riferiva come principale obiettivo nelle sue opere a cavallo tra l'Ottocento e il Novecento[36].

Per la Manifattura di Signa fu importante la produzione di opere che riuscivano a coniugare l'arte classica e rinascimentale con quella più moderna. Ciò le valse ottime critiche e apprezzamenti da parte di giornalisti dell'epoca durante le varie mostre cui partecipava.

Furono fatte importanti commissioni da parte del tenore Enrico Caruso, che si valse a lungo delle opere dell'artista Giuseppe Santelli per la sua villa situata nelle vicinanze di Signa.

Della Manifattura di Signa venne scritto:

«Conoscete quelle affascinanti imitazioni di ogni sorta di antichità realizzate con una terracotta particolarmente dura e resistente? C'è qui una Manifattura che ha il suo stabilimento a Signa, la cui produzione è perfetta persino nelle tonalità, nel colore e nel suono del bronzo! Fra i suoi più recenti successi c'è Perseo che ha ingannato parecchi conoscitori. E vi sono angeli, Madonne, busti, vasi, caminetti, portali, ninnoli, così numerosi da non poterli menzionare»

(Marion Henry Speilmann[37])
Non furono risparmiate, però, alcune dure critiche come avvenne durante l'Esposizione Mondiale di Sant Louis ove una piccola rappresentanza italiana fece parte subendo aspri commenti. Ma proprio attraverso questo tipo di mostre che la Manifattura di Signa riuscì a mostrarsi al pubblico internazionale tanto che numerose personalità di spicco a Washington richiesero le opere della manifattura per le proprie sontuose ville[36].

Con la morte di Camillo Bondi nel 1929, però, iniziò il periodo discendente della produzione della manifattura e conseguì poi al definito declino. Ciò fu dovuto ad un susseguirsi di varie gestioni che, pur riprendendo le tecniche dei fratelli Bondi, non ottennero grande successo. Dopo circa un decennio dalla morte del fondatore, nel giugno del 1940 la produzione passò alle famiglie Fantacci e Montecchi, che cercarono di risollevare la situazione economica della Manifattura con discreti successi i quali, nonostante tutto, non migliorarono la situazione. Tra il 1947 e 1952, passando alla contessa Pallavicini di Roma, si tentò un riammodernamento degli stabilimenti, che non ebbe effetti positivi: molti degli immobili della Manifattura dovettero essere venduti. Per questa situazione economica precaria la Manifattura di Signa fu costretta a chiudere nel 1952.

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