A VOLTE L'UOMO INCIAMPA NELLA VERITA', MA NELLA MAGGIOR PARTE DEi CASI, SI RIALZA E (1 Viewer)

tatteo

Forumer storico
Titolo: T.I.Media: La7 a Cairo a valore simbolico di 1 euro (Sole)
Ora: 20/02/2013 09:12
Testo:
ROMA (MF-DJ)--La7 passera' a Cairo Comm. per il valore simbolico di un
euro. Lo scrive il Sole 24 ore, spiegando che l'emittente sara' di fatto
consegnata ripulita dalle perdite e presumibilmente anche da debiti.
Lo schema dell'operazione che dovra' essere definita il 1* marzo prevede
che Telecom I. rinunci ai crediti vantati nei confronti della controllata
T.I.Media, che a fine 2012 ammontavano a 260 milioni, praticamente tutto
l'indebitamento di T.I.Media.
red/ren
(fine)
MF-DJ NEWS
2009:12 feb 2013
1)cairo è un volpone.
2) il difficile è adesso. Come farà Urbano a contenere i costi senza abbassare lo share e magari la qualità? Fra la 7 e la7d siamo al 4,5 di share,.

interessante l'articolo sul corriere

Urbano Cairo: «Berlusconi? Mi licenziò
Dovrò combinare qualità e conti in utile»
Il presidente della Cairo Communication: il palinsesto?
Si può fare qualcosa di diverso nel pomeriggio


LA CESSIONE DI LA7
Urbano Cairo: «Berlusconi? Mi licenziò
Dovrò combinare qualità e conti in utile»
Il presidente della Cairo Communication: il palinsesto?
Si può fare qualcosa di diverso nel pomeriggio

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Urbano Cairo con Silvio Berlusconi in una foto d'archivio (Imagoeconomica)
È passata solo una manciata di ore dalla notizia della trattativa in esclusiva di Telecom Italia per La7 con Cairo Communication e il caso è già finito nel polverone politico. Chiediamo a Urbano Cairo, 55 anni, bocconiano, se si è pentito di aver detto anni fa che se fosse rinato avrebbe voluto essere Silvio Berlusconi, il suo ex datore di lavoro. «Non credo di averla detta, non ricordo: se l'ho detta ero sotto effetto ipnotico. Guardi sono contento di essere come sono, con pregi e difetti. E vorrei rinascere Urbano Cairo».
Tranquillizza chi continua a percepirla come berlusconiano?
«Questa è una cosa incredibile. Ho avuto un periodo di lavoro anche bello che mi ha dato molto alla Fininvest. Ma nel '95 fui licenziato senza troppi riguardi pur avendo fatto dei buonissimi risultati. Sotto di me Mondadori Pubblicità passò da 400 a 500 miliardi di lire».
Col senno di poi la sua storia come editore-imprenditore nasce con quel licenziamento. Per paradosso dovrebbe esserne contento...
«Non ne ho mai parlato molto: uno non si vanta di essere stato licenziato. Ma sono rimasto stupefatto del collegamento: in questi anni sono stato un acerrimo concorrente di Fininvest».
Da allora non ha più lavorato con Fininvest?
«No».
Come si spiega questo polverone?
«Siamo in un momento particolare a ridosso delle elezioni di domenica. Non credo ci siano problemi: per come la vedo io La7 è una tv che ha alcuni programmi di grande qualità che fanno ascolti importanti, penso a Santoro, a Crozza e a Mentana. Per un editore se questi programmi funzionano bene dal punto di vista degli ascolti è giusto lasciare fare loro quei programmi in totale autonomia».
È vero che siamo in un momento di particolare sensibilità, ma è vero anche che in Italia c'è un duopolio e tra Mediaset e la Rai La7 si è ritagliata un punto di vista editoriale alternativo. Resterà tale?
«Sì La7 deve rimanere tale. Semmai ci sono momenti del palinsesto, dalla mezzanotte in poi e nel pomeriggio, in cui si può fare qualcosa in più».
Cosa pensa dell'idea di fare entrare persone come Mentana nell'azionariato?
«Adesso non sarebbe una grande vantaggio per loro».
Si parla di un ingresso credo più a difesa della linea editoriale che per finalità finanziarie...
«La maggiore garanzia è essere bravi e fare programmi di successo. La qualità di Mentana e Santoro è la più grande garanzia molto più di qualche azione. Poi tutto è possibile e programmabile».
Si è incontrato con Diego Della Valle?
«Non ci siamo incontrati».
È ipotizzabile un suo ingresso?
«Adesso non lo so dire. Oggi dobbiamo focalizzarci nella giungla del contratto con tempi brevissimi».
Quanto ci vorrà? Una, due settimane?
«Sì».
Ma qual è il suo piano per La7? In questi ultimi dieci anni ha già portato la raccolta pubblicitaria da 40 a 160 milioni ma la quota del canale è passata dal 2 al 3.5%.
«Che non è poco, probabilmente raccoglievano poco allora. Con 160 milioni c'è una valorizzazione del punto di share adeguata e spero anche migliorabile anche se il mercato è difficile. Gennaio e febbraio sono andati molto bene. Oggi La7 vale il 4% e un altro mezzo punto arriva da La7d».
Perché non vi interessava Mtv?
«Già è un lavoro non facile così: dobbiamo riuscire ad invertire la rotta economica mantenendo qualità del palinsesto. Ed è già molto».
Ora le manca l'editoria digitale...
«Ho una certa preoccupazione da questo punto di vista: a volte se investi su Internet facendo qualcosa che è molto vicino ai tuoi giornali il rischio di cannibalizzazione è alto. E la pubblicità cresce, ma a vantaggio di chi? Google?».

Massimo Sideri
 

Val

Torniamo alla LIRA
MILANO (MF-DJ)--La politica cambia idea sulle professioni, a parole.
Davanti alla platea dei professionisti, riuniti ieri all'Auditorium della
Conciliazione di Roma per la seconda edizione del Professional day, i
leader dei diversi schieramenti politici hanno preso impegni per la
prossima legislatura a non liberalizzare ulteriormente il comparto degli
ordini.

Anche se nei programmi elettorali su un solo punto sembrano essere
tutti d'accordo (tranne il Pdl): liberalizzare.

E' questa, scrive Italia Oggi, la contraddizione emersa durante la
giornata di ieri seguita in collegamento da 110 citta'
 

Val

Torniamo alla LIRA
itolo: Fisco: rimborso Irap evitabile (Italia Oggi)
Ora: 20/02/2013 09:28
Testo:
MILANO (MF-DJ)--La Cassazione semplifica la procedura per evitare il
versamento dell'Irap non dovuta.
Infatti, scrive Italia Oggi, il professionista puo' infatti impugnare la
cartella di pagamento anche se emessa sulla base della sua dichiarazione
senza che sia necessario il versamento dell'imposta e poi la successiva
domanda di rimborso.
Ô quanto affermato dalla Suprema corte che ha accolto il ricorso del
contribuente. Questa breve ordinanza contiene un principio interessante
soprattutto quando si parla d Irap dei piccoli professionisti.
red/bca
(fine)
MF-DJ NEWS
2009:29 feb 2013
 

Val

Torniamo alla LIRA
Microsoft torna a far parlare di sé, però stavolta non si tratta della promozione in prima battuta di un prodotto “casalingo”, quanto della denigrazione di un prodotto altrui: Gmail.
Il colosso statunitense ha infatti creato da poco il sito Scroogled.com in cui avvisa, generosamente, gli utenti di Gmail della presunta violazione della privacy compiuta, ai loro danni, da Google. Tutto è studiato per mettere in allarme, dalla grafica rossa con segni di pericolo lampeggianti, a grandi scritte intimidatorie. E l’allarme non si limita agli utenti di Gmail, ma è esteso anche a chi invia email ad indirizzi che usufruiscono del servizio di Google incriminato.
Peccato, però, che questa strategia ai giorni d’oggi risulti piuttosto datata e per nulla al passo con i tempi…insomma, ricorda un po’ i primi anni del 2000.
Riflettiamoci bene: il tema della violazione della privacy è ormai un argomento molto scottante e attuale, affrontato quasi quotidianamente a seguito del lancio di nuovi servizi e app. Ogni utente oggi sa che per accedere ad un servizio, per scaricare un’app, dovrà passare attraverso una serie di autorizzazioni e dovrà decidere cosa varrà la pena cedere, in termini di dati personali, in cambio del suddetto servizio.
Per Gmail il discorso è diverso: non si tratta di acquisire dati leggendo le nostre mail, quanto di analizzarne il contenuto alla ricerca di parole chiave a cui ricollegare degli ads sempre più mirati.
Ma perché Microsoft avrebbe preso di mira proprio Gmail?
Un po’ di numeri: Gmail ha più di 425 milioni di utenti, molti dei quali guadagnati a scapito di Hotmail (360 milioni), Yahoo e Outlook. Scroogled.com ha proprio l’intento di promuovere Outlook, con un link diretto alla registrazione e una presunta “petizione” da firmare per chiedere a Google di smettere di inviare annunci personalizzati sulla base del contenuto delle mail (petizione che però sa tanto di un pretesto per raccogliere dati di potenziali utenti).
In realtà il tutto suona come un tentativo un po’ disperato e ingenuo allo stesso tempo.
In fondo, la peggiore cosa che possa succedere agli utenti di Gmail, in cambio di un servizio migliore, è quella di ricevere degli ads molto più specifici…un do ut des tollerabile, no?
Microsoft torna a far parlare di sé, però stavolta non si tratta della promozione in prima battuta di un prodotto “casalingo”, quanto della denigrazione di un prodotto altrui: Gmail.
Il colosso statunitense ha infatti creato da poco il sito Scroogled.com in cui avvisa, generosamente, gli utenti di Gmail della presunta violazione della privacy compiuta, ai loro danni, da Google. Tutto è studiato per mettere in allarme, dalla grafica rossa con segni di pericolo lampeggianti, a grandi scritte intimidatorie. E l’allarme non si limita agli utenti di Gmail, ma è esteso anche a chi invia email ad indirizzi che usufruiscono del servizio di Google incriminato.
Peccato, però, che questa strategia ai giorni d’oggi risulti piuttosto datata e per nulla al passo con i tempi…insomma, ricorda un po’ i primi anni del 2000.
Riflettiamoci bene: il tema della violazione della privacy è ormai un argomento molto scottante e attuale, affrontato quasi quotidianamente a seguito del lancio di nuovi servizi e app. Ogni utente oggi sa che per accedere ad un servizio, per scaricare un’app, dovrà passare attraverso una serie di autorizzazioni e dovrà decidere cosa varrà la pena cedere, in termini di dati personali, in cambio del suddetto servizio.
Per Gmail il discorso è diverso: non si tratta di acquisire dati leggendo le nostre mail, quanto di analizzarne il contenuto alla ricerca di parole chiave a cui ricollegare degli ads sempre più mirati.
Ma perché Microsoft avrebbe preso di mira proprio Gmail?
Un po’ di numeri: Gmail ha più di 425 milioni di utenti, molti dei quali guadagnati a scapito di Hotmail (360 milioni), Yahoo e Outlook. Scroogled.com ha proprio l’intento di promuovere Outlook, con un link diretto alla registrazione e una presunta “petizione” da firmare per chiedere a Google di smettere di inviare annunci personalizzati sulla base del contenuto delle mail (petizione che però sa tanto di un pretesto per raccogliere dati di potenziali utenti).
In realtà il tutto suona come un tentativo un po’ disperato e ingenuo allo stesso tempo.
In fondo, la peggiore cosa che possa succedere agli utenti di Gmail, in cambio di un servizio migliore, è quella di ricevere degli ads molto più specifici…un do ut des tollerabile, no?
 

Val

Torniamo alla LIRA
Il consiglio di amministrazione di UniCredit ha approvato, nella riunione di oggi, un «piano di riduzione ulteriore delle filiali in Italia». Lo ha annunciato l'amministratore delegato della banca, Federico Ghizzoni, in un incontro con la stampa: «Ne aggiungiamo altre 350 in chiusura entro il 2015, di cui 110 quest'anno - ha detto - é un aumento rispetto alle 150 chiusure già previste nel piano industriale e che abbiamo già completato l'anno scorso».
I risparmi, nel solo real estate, sono dell'ordine di 45 milioni per le 350 chiusure in più decise oggi che sono pari al 10% circa dei 3.600 sportelli di cui il Gruppo dispone in Italia. L'obiettivo del gruppo, ha aggiunto il manager, è anche quello di «eliminare il back office dalle filiali entro il 2015».

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Mediobanca: in tre anni Intesa e UniCredit hanno perso il 48% del loro valore. Media europea -21%




L'azienda ha chiarito che il piano non comporta esuberi.
 

Val

Torniamo alla LIRA
Napoli - Che cosa c'è di (civilmente) rivoluzionario a parcheggiare un'auto dove vige il divieto di sosta in una città come Napoli, dove lo fanno tutti, o quasi? Nulla.
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Forse di rivoluzionario c'è che chi dovrebbe far rispettare leggi e regolamenti si accorge che l'auto in questione appartiene all'uomo più potente della città - il sindaco Luigi De Magistris - e invece di procedere alla rimozione della vettura con il carro attrezzi, se ne sta con le mani in mano.
Ieri mattina in via Monte di Dio, nel centro di Napoli, a cento metri dalla Prefettura e a 150 dalla caserma della polizia di Stato «Nino Bixio» i solerti addetti alla rimozione arrivano su segnalazione di un cittadino per spostare un'auto in divieto di sosta che ostacola il traffico e bloccava i blindati della Mobile. Appena si avvicinano all'auto parcheggiata malissimo, gli addetti al carro attrezzi diventano «arancioni» dalla sorpresa. L'auto è quella del sindaco Luigi De Magistris.
Dal parasole della Ford spunta anche la paletta del ministero dell'Interno, che appartiene alla scorta di Giggino. Che fare? Procedere o soprassedere?
Il gruppetto di indecisi resta fermo davanti alla Ford, in attesa che Giggino e la scorta tornino a spostarla, mentre il traffico alle loro spalle impazzisce. Il presidente della prima municipalità di Chiaia, Fabio Chiosi, ricostruisce così al Giornale la vicenda. «Sono trascorsi almeno trenta minuti senza che gli addetti procedessero al sequestro dell'auto. Nel frattempo qualcuno cercava di dirigere il traffico che era impazzito insieme alla polizia. Dopo almeno quaranta minuti, secondo la versione delle persone sul posto, è arrivato il sindaco con la scorta e se n'è andato».
Giggino era già incappato nel divieto di sosta alcuni mesi fa: notato e fotografato, ne era nata un'altra polemica feroce. In città la questione viabilità sta facendo vacillare l'immagine dell'ex pm e potrebbe mettere a rischio la tenuta della giunta. De Magistris ha liberato il lungomare ma le auto blu continuano a passare nella zona «riservata» agli inesistenti turisti e agli altrettanto inesistenti ciclisti. Mentre dall'altro lato del Lungomare, alla Riviera di Chiaia ogni giorno migliaia di automobilisti restano per ore intrappolati nel traffico.
Una corsia preferenziale con vista sul Golfo ma solo per i potenti.
[email protected]
 

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