A chi ha dato i soldi? (1 Viewer)

tontolina

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A chi ha dato i soldi?

Questo lo deve chiedere ai magistrati. Io noto che i funzionari che lavoravano con me sono ancora tutti lì. Per esempio Paolo Zini che dirigeva i lavori o il commissario Claudio Rinaldi. Un magistrato mi ha chiesto di mettergli a disposizione il mio autista per un anno. Il coordinatore per la sicurezza, Pierpaolo Gandola, voleva uno stipendio in nero di 2 mila e 500 euro al mese. Ma l ’ho pagato un mese solo e poi ho detto basta. Poi ho dato un incarico di progettazione spendendo 700 mila euro a un team all’interno del quale c’era il figlio della dottoressa Natalia Muzzatti, Fabio Frasca, perché era una funzionaria importante del ministero e mi chiese Angelo Balducci, tramite l’ingegnere Bentivoglio di aiutare il figlio.

Dichiarazioni tutte da verificare. Il magistrato contabile Antonello Colosimo che però ieri ha dichiarato “sono completamente estraneo”. Mentre Fabio Frasca replica: “Facevo parte di un team con altri due progettisti e mi occupavo della parte strutturale per tutte le gare a cui ha partecipato Piscicelli per i mondiali di nuoto, il compenso stabilito era di 80 mila euro”.


tratto da

GIUSTIZIA & IMPUNITÀ | di Marco Lillo | 6 gennaio 2012
“Adesso mi incazzo e racconto tutto”




Piscicelli fa tremare Palazzo Chigi
Piscicelli fa tremare Palazzo Chigi “Adesso mi incazzo e racconto tutto” | Marco Lillo | Il Fatto QuotidianoPiscicelli fa tremare Palazzo Chigi “Adesso mi incazzo e racconto tutto” | Marco Lillo | Il Fatto Quotidiano
Intervista esclusiva de Il Fatto Quotidiano al costruttore che rideva dopo il terremoto in Abruzzo e che ora ha deciso di collaborare con la magistratura che indaga sulla cosiddetta cricca. Dice. "Ho pagato un milione".
 

tontolina

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LA PROSSIMA VOLTA CHE SENTIRETE SUDARIO MONTI CHIEDERE SACRIFICI E PRONUNCIARE LA PAROLA EQUITÀ, OSSERVATE IL MINISTRO PER LA PUBBLICA AMMINISTRAZIONE E LA SEMPLIFICAZIONE FILIPPO PATRONI GRIFFI CHE GLI SIEDE ACCANTO. PROBABILMENTE ABBASSERÀ LO SGUARDO. NON SOLO PERCHÉ CUMULA DA ANNI LO STIPENDIO DA MAGISTRATO IN ASPETTATIVA ALLA RETRIBUZIONE DA MINISTRO, AGGIUNGERE UNA CASA CON VISTA SUL COLOSSEO PAGATA PER 109 METRI QUADRATI SOLO 177MILA EURO - 2- SE LA CASA-COLOSSEO DI SCAJOLA È STATA “SCONTATA” DA BALDUCCI-ANEMONE, IL MINISTRO PATRONI GRIFFI HA SBORSATO UNA CIFRA RIDICOLA PERCHÉ FINO AL 2008 LO STABILE ERA DELL'INPS. ORA LA CASA “POPOLARE” VIENE AFFITTATA A 3MILA EURO AL MESE -



1- LA PROSSIMA VOLTA CHE SENTIRETE SUDARIO MONTI CHIEDERE SACRIFICI E PRONUNCIARE LA PAROLA




Casa Patroni Griffi con vista sul Colosseo
Per 109 metri quadrati solo 177mila euro
Il titolare della Funzione pubblica ha sborsato una cifra ridicola perché fino al 2008 lo stabile era dell'Inps. Ora l'appartamento viene affittato a 3mila euro al mese
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La facciata del palazzo di via Monte Oppio

La prossima volta che in conferenza stampa sentirete Mario Monti chiedere sacrifici ai contribuenti italiani e pronunciare la parola equità, osservate il ministro (per la Pubblica amministrazione e la Semplificazione, ndr) dal doppio cognome e dal doppio stipendio che gli siede accanto. Probabilmente abbasserà lo sguardo. Quel ministro si chiama Filippo Patroni Griffi e cumula, come molti suoi colleghi, da anni lo stipendio di presidente di sezione del Consiglio di Stato, in aspettativa e fuori ruolo, alla retribuzione per il lavoro che svolge davvero. Una legge fatta su misura per la casta dei magistrati amministrativi infatti gli permette di sommare allo stipendio da magistrato la retribuzione da ministro.

Per capire perché le parole equità e sacrificio stridono con la sua situazione reddituale e patrimoniale bisogna fare un giro al Colosseo dove si trovano la celeberrima casa di Claudio Scajola e quella meno nota di Filippo Patroni Griffi.
I due palazzi guardano entrambi il Colosseo e distano poche decine di metri. Quello di Patroni Griffi è di costruzione più antica e guarda direttamente verso il Palatino e il Foro Romano, mentre a sinistra vede il Colosseo.
Lo stabile di Scajola invece è più nuovo e tenuto bene e guarda l’anfiteatro frontalmente.
Entrambi gli appartamenti sono al primo piano ma i prezzi pagati divergono. Patroni Griffi infatti ha pagato 1630 euro al metro quadrato nel 2008. Mentre Scajola ha pagato nel 2004 il doppio: 3050 euro al metro quadrato. Ovviamente stiamo parlando solo della somma tirata fuori dal ministro di Imperia al momento del rogito, senza includere gli assegni di Diego Anemone e Zampolini.
Se infatti conteggiassimo il prezzo incassato dalle venditrici si arriverebbe a 8 mila e 500 euro al metro quadrato nel 2004, cinque volte di più di quanto pagato da Filippo Patroni Griffi nel 2008.

[ame="[MEDIA=youtube]FnwiHCHGDck[/MEDIA]"]Casta, la casa con vista Colosseo del ministro Patroni Griffi - YouTube[/ame]


Ovviamente le due situazioni sono molto diverse. Patroni Griffi ha ottenuto questo prezzo incredibile grazie a cinque sentenze perché era inquilino di un ente pubblico mentre Scajola lo ha spuntato solo grazie all’intervento degli amici di Angelo Balducci.
L’appartamento di Scajola è scontato contro legge mentre quello di Patroni Griffi, è stato consegnato a questo prezzo scandaloso al ministro dai magistrati, anche dai suoi colleghi del Consiglio di Stato. E da settembre al doppio stipendio Patroni Griffi potrà finalmente cumulare una terza entrata: il canone mensile della sua casa di via Monte Oppio.

Nello stabile dicono che alcuni appartamenti sono stati affittati a 3 mila-4 mila euro ai piani alti. L’inquilina dell’appartamento del ministro si limita a dire a il Fatto: “Ho affittato tramite un’agenzia immobiliare, il contratto è registrato e il canone è inferiore a 3 mila euro”. Il ministro invece si appella a ragioni di privacy. Una posizione legittima se non fosse che quell’appartamento fino al 2008 apparteneva al patrimonio pubblico e per mantenerlo nel bilancio dello Stato il ministro Giulio Tremonti era arrivato a promuovere addirittura un “decreto ad domum”, come lo ha definito Sergio Rizzo sul Corriere quando ha ricordato la storia. Una sentenza della Corte Costituzionale però ha annullato quella legge promossa dall’allora sottosegretario Teresa Armosino e il ministro Patroni Griffi e gli altri condomini, tra i quali il deputato Pdl Giuliano Cazzola, sono riusciti a comprare a prezzo scontato.

Il Fatto ha visionato le carte del catasto e della magistratura amministrativa scoprendo altri particolari. Per capire perché basta guardare la foto (vedi sopra): la facciata del palazzo e la vista che si può godere sporgendosi dalle finestre della casa popolare del ministro. Avete letto bene: popolare. Patroni Griffi, infatti, ha pagato la sua casa di 109 metri quadrati catastali al primo piano con quella vista mozzafiato 177 mila e 754 euro. Patroni Griffi nel gennaio nel 2008 ha pagato, come gli altri condomini, un prezzo fissato sulla base di vecchie stime e ulteriormente scontato del 40 per cento grazie allo sconto riservato agli inquilini che comprano in blocco. Il ministero dell’economia voleva vendere senza lo sconto, come era previsto per le case di pregio. Gli inquilini però hanno fatto ricorso per lo stato di degrado dell’immobile che effettivamente necessitava di interventi di restauro. Così, grazie all’assistenza legale dell’avvocato C. M. (ora diventato sottosegretario della presidenza) e grazie alle sentenze del Tar e del Consiglio di stato, sono riusciti a ottenere il riconoscimento di casa “non di pregio”.

Decisiva nella causa è stata la “verificazione” disposta dal Consiglio di Stato nel 2004 ed effettuata da due funzionari del ministero delle infrastrutture, Raniero Fabrizi e Filippo Di Giacomo. Entrambi figurano più volte nelle intercettazioni telefoniche del 2008 effettuate dai carabinieri del Ros nell’ambito delle indagini sulla cosiddetta “cricca” dei Grandi eventi gestiti dalla presidenza del consiglio anche se non sono mai stati indagati. Fabrizi per esempio è stato intercettato mentre presentava il figlio Fabio a un imprenditore che lavorava ai cantieri dei mondiali del nuoto, Antonio Di Nardo, il quale prometteva di far lavorare il giovane alla vendita dei suoi immobili in Sardegna. Mentre Angelo Balducci in una telefonata del 25 settembre 2008 incarica proprio Di Giacomo di chiamare il presidente del Tar Pasquale De Lise per rassicurarlo su una questione che era all’esame di Guido Bertolaso e che stava a cuore al magistrato. Questioni che nulla hanno a che fare con questa storia ma che comunque mostrano come a Roma tutti si conoscono in un certo ambiente.

La “verificazione” di Fabrizi e Di Giacomo comunque stabilisce che l’immobile “risulta ai limiti dell’abitabilità” anche per una serie di carenze nel sistema idrico e nel riscaldamento centralizzato e “richiede interventi di restauro e di risanamento”. Alla fine il Consiglio di Stato si convince che la casa non è di pregio anche perché è accatastato nella categoria A/4 quella appunto delle “abitazioni popolari”. Inoltre sarebbe a rischio sismico perché ci passa sotto la metropolitana. Effettivamente la casa di Patroni Griffi è considerata una stamberga dal Catasto. Il ministro paga le tasse per una casa al Colosseo di 4 stanze e 109 metri catastali su una rendita catastale di 850 euro annua. Patroni Griffi al Fatto replica: “L’appartamento è stato affittato con regolare contratto registrato a settembre 2011 a prezzi di mercato. Sono divenuto inquilino Inps nel 1986 perché, in quanto vincitore di un concorso pubblico e trasferito in altra regione, potevo farne richiesta. Ho pagato prima a equo canone e poi con canoni di mercato fissati dall’Ente uniformemente per tutti gli inquilini. Per quanto riguarda la vendita dell’appartamento il valore stabilito nel ’99 dall’ufficio tecnico erariale sulla base dei prezzi di mercato è stato abbattuto del 45%, come previsto dalla legge, per effetto dell’acquisto in blocco di 40 condomini, perché occupato e per le condizioni precarie dello stabile che era rimasto da anni senza manutenzione, effettuata poi dai condomini stessi a proprie spese”. E sul doppio stipendio aggiunge: “Sto aspettando e ho sollecitato questa risposta da parte degli uffici competenti affinché sia fatto un calcolo preciso del mio trattamento. Esistono infatti due possibili interpretazioni e a mio parere dovrà prevalere quella restrittiva che di fatto annulla il cumulo”. Vedremo.

da Il Fatto Quotidiano del 7 gennaio 2012
 

tontolina

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L'Italia dei corrotti : costa come una manovra

L'Italia dei corrotti che fa aumentare lo spread: costa come una manovra

di: Luigi Franco Pubblicato il 05 gennaio 2012| Ora 09:44

Il contenuto di questo scritto esprime il pensiero dell' autore e non necessariamente rappresenta la linea editoriale di Wall Street Italia, che rimane autonoma e indipendente.

L'Italia dei corrotti che fa aumentare lo spread: costa come una manovra
Roma - Se vuoi vendere merendine e bibite nella mia scuola, dammi 300 euro al mese. Al barista di Ravanusa (Agrigento) che si è sentito rivolgere la richiesta è venuto un colpo. Una tangente per entrare nell’istituto durante l’intervallo. E anche piuttosto cara. Così ha avvisato i carabinieri e Pino Calogero Bona, vice preside della media Alessandro Manzoni, è stato arrestato. Per poi patteggiare lo scorso marzo due anni di carcere con sospensione della pena. Una storia come tante, in un Paese dove la mazzetta si continua a chiedere e a offrire. Tanto che a scorrere le cronache del 2011 si capisce perché la Corte dei conti stimi il costo annuale della corruzione per le casse dello Stato in 60 miliardi di euro. Stesso ordine di grandezza di una manovra del governo.

Casi di piccola corruzione che coinvolgono il cittadino comune. A fianco di scandali di livello nazionale, che coinvolgono aziende come Finmeccanica. Inchieste su tangenti con al centro politici di destra. E di sinistra. Ci sono Marco Milanese, deputato del Pdl ed ex braccio destro di Giulio Tremonti, e Alberto Tedesco, ex senatore del Pd coinvolto nell’inchiesta sulla sanità pugliese.
Entrambi salvati dall’arresto grazie a un voto del Parlamento.

Filippo Penati e Franco Nicoli Cristiani sono ex colleghi di schieramenti opposti alla vice presidenza del Consiglio regionale della Lombardia. Il primo è nel mirino della magistratura per un giro di presunte tangenti sull’ex area Falk di Sesto San Giovanni, alle porte di Milano. Il secondo è finito in manette perché trovato in casa con i 100mila euro che l’imprenditore Pierluca Locatelli gli aveva consegnato per facilitare i permessi per una discarica.

Ma l’almanacco della mazzetta 2011 è pieno di nomi di politici che operano a livelli più bassi.
Rimanendo in Lombardia, per l’ex sindaco di Cassano D’Adda, Edoardo Sala, sono state predisposte le misure di custodia cautelare in carcere a conclusione di un’indagine su tangenti per tre milioni di euro legate a modifiche del piano urbanistico.

Risultato: nella classifica del Corruption perception index redatta ogni anno dall’organizzazione non governativa Transparency International l’Italia è scivolata nel 2011 dal 67esimo al 69esimo posto, seguita tra i Paesi dell’Unione europea solo dalla Grecia.
"L’indicatore della corruzione precipita
– spiega Maria Teresa Brassiolo, presidente di Transparency International Italia – influenza il rating del nostro Paese e quindi anche lo spread". Come a dire: le conseguenze economiche delle tangenti sono più gravi di quanto si pensi. "Rispetto al resto del Continente – continua Brassiolo – in Italia è molto più diffusa la piccola corruzione". I protagonisti del malcostume non sono quindi tanto i manager delle grandi multinazionali, poco numerose da noi, ma l’imprenditore locale, l’assessore del piccolo Comune, il consigliere della municipalizzata o il funzionario pubblico. Fenomeno che secondo Brassiolo dipende dal fatto che "in Italia c’è una tolleranza maggiore dei cittadini alle situazioni ingiuste e all’illegalità: sono in tanti a cercare di trarne vantaggio, senza scandalizzarsi". A un cittadino, insomma, viene chiesta una mazzetta. E lui, anziché indignarsi e sporgere denuncia come accadrebbe in altri Paesi, spesso si accorda con la controparte.

A volte, però, qualcuno non ci sta. Come il pensionato novantenne che lo scorso aprile ha fatto arrestare in flagranza di reato un ufficiale giudiziario di Roma: gli aveva chiesto 200 euro come obolo per ottenere l’esecuzione di uno sfratto per morosità.
In carcere, a dicembre, è finito pure Gianluca Carta, il geometra del Comune di Milano che ha chiesto alla griffe Bluemarine 2mila euro per un aiutino al permesso per aprire un negozio.

Almeno altri due sono i casi nell’ultimo mese dell’anno che rendono bene l’italico malcostume. Carlo Cetera, primario di Ginecologia all’ospedale Pieve di Cadore (Belluno), speculava sui sogni di maternità e paternità delle coppie che non riuscivano ad avere figli e chiedeva fino a 2.500 euro per ridurre i tempi di attesa per accedere alla procreazione assistita. Questa l’ipotesi degli inquirenti che hanno ottenuto il suo arresto.

Alessandro Zeschi, ispettore dell’ufficio stranieri del commissariato Prenestino a Roma, aveva invece buon gioco con gli immigrati: niente bustarella, niente permesso di soggiorno.

Tra le cause del proliferare della corruzione in Italia Nicola Pasini, docente di Sistemi politici e amministrativi all’Univeristà degli studi di Milano, individua il cattivo funzionamento della pubblica amministrazione: "Spesso i meccanismi farraginosi della burocrazia rappresentano degli ostacoli per aggirare i quali vengono usate le mazzette", spiega. In Italia poi non esiste un sistema di lobbying trasparente, ma i tentativi di influenzare i funzionari pubblici vengono fatti di nascosto. "E la stampa – continua Pasini – non svolge la sua essenziale funzione di cane da guardia".

Così accanto alla cricca di Balducci, Anemome e Bertolaso, finita sotto inchiesta per gli appalti del G8, crescono su un terreno fertile le piccole cricche.
Come quella dell’isola di Ponza, dove a settembre è stato arrestato il sindaco Pompeo Rosario Porzio, insieme a tre assessori e tre imprenditori: tutti accusati di essersi messi d’accordo sull’affidamento di undici appalti, per un valore complessivo di tre milioni di euro. Giunta decapitata sull’isola dei vip.
E giunta colpita da uno scandalo dopo l’altro a Parma, dove tre mesi fa il sindaco di centrodestra Pietro Vignali si è arreso alle manifestazioni di indignati sotto il municipio. E si è dimesso, dopo che per tangenti gli erano via via stati arrestati il capo dei vigili, un assessore e diversi funzionari comunali .

Non è solo nei bar di Parma che si è parlato di corruzione oltre che di sport. A Venezia sette dipendenti comunali sono finiti in manette a fine marzo per mazzette su permessi per l’ampliamento di strutture turistiche, mentre a inizio febbraio erano stati arrestati due funzionari della Provincia e cinque imprenditori: le mazzette arrivavano al 3% su almeno 5 milioni di lavori pubblici e il procuratore aggiunto del capoluogo veneto, Carlo Mastelloni, aveva parlato di una "cricca degna di Tangentopoli".

Un bel po’ più a sud della Laguna, sotto il Vesuvio la moda 2011 è stata la mazzetta pro assunzione. Per un giro di tangenti imposte a chi ambiva a un posto di lavoro sono stati arrestati Sabato Carotenuto, ex direttore dell’azienda trasporti di Napoli (Anm), e Vincenzo Colimoro, dipendente dell’azienda e sindacalista Uil. Questo accadeva a maggio. Passati due mesi, a finire sotto accusa è stato il sistema di assunzioni clientelari e il giro di tangenti in un’altra municipalizzata: l’Asia, che nel capoluogo campano vuol dire raccolta di rifiuti.

Dalle Alpi alla Sicilia abitudini simili. Eppure, in mezzo allo Stivale, il disegno di legge anticorruzione continua a rimanere bloccato in Parlamento. Il Fatto quotidiano ha già portato avanti nel 2010 una campagna per un testo più rigoroso di quello in discussione allora e mai approvato. "La legge va votata al più presto – sostiene Maria Teresa Brassiolo – con alcune correzioni coerenti con gli impegni internazionali. Va introdotto ad esempio il reato di corruzione tra privati, perché anche una mazzetta data da un fornitore al buyer di un supermercato incide sui costi dei cittadini".

Secondo Nicola Pasini è essenziale poi intervenire non solo a valle del malaffare, punendone i colpevoli. Ma bisogna anche fare prevenzione, "attraverso l’educazione civica nelle scuole e l’insegnamento nelle università dell’Etica pubblica, una disciplina che è presente in tutte le business school dei Paesi anglosassoni. Importante sarebbe poi dotare gli enti di opportuni codici etici". Misure che, secondo Pasini, potrebbero portare a un cambiamento di mentalità, necessario per sconfiggere la corruzione. Visto che dagli anni di Tangentopoli ad oggi non si è indebolita "la collusione tra sistema politico, sistema economico, burocrazia pubblica e anche società civile".

Battaglia difficile in un Paese dove le bustarelle non sono solo un mezzo per accaparrarsi opere pubbliche. Grandi classici si sono infatti confermate per tutto il 2011 anche le mazzette offerte dalle imprese funebri agli infermieri delle camere mortuarie per ricevere prima dei concorrenti i dati sulla famiglia del caro estinto di turno. E le tangenti chieste da funzionari pubblici di mezza Italia per consegnare senza troppi problemi la patente di guida, quella nautica o una qualsiasi licenza.

Tutti fenomeni destinati ad aggravarsi con la crisi, che secondo Maria Teresa Brassiolo un effetto lo ha già avuto: "Il sistema statale è in ritardo coi pagamenti per 60 miliardi di euro – dice -. E così alla corruzione nella fase di aggiudicazione dell’ordine si aggiunge quella nella fase del pagamento". All’imprenditore magari viene chiesta un oliatina per far partire il bonifico. E se lui non ci sta, rischia il fallimento.
 

tontolina

Forumer storico
Lombardia, l'ex assessore Ponzoni si è costituito

Il consigliere regionale Pdl è coinvolto in un'inchiesta per appropriazione indebita, bancarotta fraudolenta, corruzione, concussione e peculato. Il Gip di Monza aveva emesso un mandato di arresto nei suoi confronti. Gli avvocati: "Risponderà ai giudici"

17 gennaio, 2012
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Massimo Ponzoni, ex assessore regione Lombardia
da Lombardia, l'ex assessore Ponzoni si è costituito - Tg24 - Sky.it

Gli altri casi giudiziari che riguardano la Lombardia:
Franco Nicoli Cristiani (Pdl) - Filippo Penati (Pd) - Prosperini (Pdl) - L'inchiesta Montecity - Loris Cereda - Mirko Pennisi (Pdl)
 

tontolina

Forumer storico
A «LA TELEFONATA DI BELPIETRO» SU CANALE 5

Formigoni: «Nel 2015 a fine legislatura
mi metterò a disposizione del partito»


Sia per Ponzoni che per Nicoli Cristiani, il governatore ammette che «probabilmente è stato un errore» ripresentarli nel 2010

Formigoni: «Nel 2015 a fine legislatura mi metterò a disposizione del partito» - Milano


nel consiglio regionale della Lombardia è davvero bufera


1° perchè è il QUARTO mandato per Formigoni e x legge questo è inamissibile
2° perchè non è stato ancora risolto il problema delle firme false nella presentazione delle liste elettorali
3° ci sono troppi ladroni che intascano denari a 4 dentiere.... e facilitano il compito all'andrangheta
 
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tontolina

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A «LA TELEFONATA DI BELPIETRO» SU CANALE 5

Formigoni: «Nel 2015 a fine legislatura
mi metterò a disposizione del partito»


Sia per Ponzoni che per Nicoli Cristiani, il governatore ammette che «probabilmente è stato un errore» ripresentarli nel 2010

Formigoni: «Nel 2015 a fine legislatura mi metterò a disposizione del partito» - Milano


nel consiglio regionale della Lombardia è davvero bufera


1° perchè è il QUARTO mandato per Formigoni e x legge questo è inamissibile
2° perchè non è stato ancora risolto il problema delle firme false nella presentazione delle liste elettorali
3° ci sono troppi ladroni che intascano denari a 4 dentiere.... e facilitano il compito all'andrangheta

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Roberto Formigoni (Ansa)
MILANO - Alle elezioni regionali del 2015, «non mi ricandiderò: sono al 16/o anno, completerò questa legislatura e poi ragioneremo insieme se ci saranno altri incarichi. Sono a disposizione del mio partito». Lo ha dichiarato il presidente della Regione Roberto Formigoni, giovedì mattina, a Maurizio Belpietro durante una trasmissione un su Canale 5. «Sono molto soddisfatto di quello che ho potuto fare in questi anni - ha aggiunto Formigoni - cioè modernizzare la Lombardia e di portarla al livello dei migliori stati europei. Non ambisco ad altro». Quella di Formigoni non è una grande rinuncia, visto che non potrebbe ricandidarsi neanche volendo: è al suo quarto mandato consecutivo quando il massimo sarebbe di tre, e quello in corso gli è stato concesso soltanto perché nel 1990 è cambiata la legge elettorale.

SU PONZONI E NICOLI - «Il caso di Ponzoni riguarda la sua attività imprenditoriale, ed è quindi qualche cosa completamente all'esterno dell'attività in Regione. Le responsabilità sono personali, non si vede come si possa spostare la vicenda sul piano politico chiedendo le dimissioni della giunta che si regola su una maggioranza solida e compatta», ha aggiunto il governatore. «Se le accuse verranno confermate - ha aggiunto Formigoni, parlando anche dell'arresto dell'ex vicepresidente del consiglio regionale Franco Nicoli Cristiani - sono fatti molto gravi che attengono alla responsabilità personale di queste persone. Nessuno è membro di giunta, lo sono stati in passato e in quel caso non gli è stato contestato nulla. Non a caso, forse, e lo sottolineo con una certa malizia, dal 2010 non sono più membri di giunta perché questa è stata una mia decisione». Sia per Ponzoni che per Nicoli Cristiani, Formigoni ammette che «probabilmente è stato un errore» ricandidarli nelle elezioni regionali 2010 e ha precisato che «non sono stati privilegiati con listini chiusi o altre cose oscure». Ma «se le accuse verranno confermate, c'è stato un abbaglio anche da parte dei cittadini che li hanno votati».
 

tontolina

Forumer storico
GRILLO: "Se questi politici si ripresentano nel 2013, succede l'ira di Dio: la gente prenderà i fucili"

(AGI) - Roma, 19 gen. - "Fuori tutti, destra e sinistra fuori e
che non si permettano di ripresentarsi nel 2013 perche'
succedera'Â l'ira di Dio". Lo ha detto Beppe Grillo ai
microfoni di Agora' su Rai Tre. "Non contiamo piu' niente. Poi
attaccano me che sono un reazionario perche' parlo di
Equitalia, dove c'e' lo sfratto coatto. Non si tocca la casa a
nessuno - ha aggiunto - perche' se tocchi la casa a qualcuno
che non ha piu' lavoro, non ha piu' futuro, non ha piu'
speranza questa gente tira fuori il fucile. E lo devono capire
che stanno rischiando veramente forte".
 

tontolina

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A chi ha dato i soldi?

Questo lo deve chiedere ai magistrati. Io noto che i funzionari che lavoravano con me sono ancora tutti lì. Per esempio Paolo Zini che dirigeva i lavori o il commissario Claudio Rinaldi. Un magistrato mi ha chiesto di mettergli a disposizione il mio autista per un anno. Il coordinatore per la sicurezza, Pierpaolo Gandola, voleva uno stipendio in nero di 2 mila e 500 euro al mese. Ma l ’ho pagato un mese solo e poi ho detto basta. Poi ho dato un incarico di progettazione spendendo 700 mila euro a un team all’interno del quale c’era il figlio della dottoressa Natalia Muzzatti, Fabio Frasca, perché era una funzionaria importante del ministero e mi chiese Angelo Balducci, tramite l’ingegnere Bentivoglio di aiutare il figlio.

Dichiarazioni tutte da verificare. Il magistrato contabile Antonello Colosimo che però ieri ha dichiarato “sono completamente estraneo”. Mentre Fabio Frasca replica: “Facevo parte di un team con altri due progettisti e mi occupavo della parte strutturale per tutte le gare a cui ha partecipato Piscicelli per i mondiali di nuoto, il compenso stabilito era di 80 mila euro”.


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GIUSTIZIA & IMPUNITÀ | di Marco Lillo | 6 gennaio 2012
“Adesso mi incazzo e racconto tutto”




Piscicelli fa tremare Palazzo Chigi
Piscicelli fa tremare Palazzo Chigi “Adesso mi incazzo e racconto tutto” | Marco Lillo | Il Fatto QuotidianoPiscicelli fa tremare Palazzo Chigi “Adesso mi incazzo e racconto tutto” | Marco Lillo | Il Fatto Quotidiano
Intervista esclusiva de Il Fatto Quotidiano al costruttore che rideva dopo il terremoto in Abruzzo e che ora ha deciso di collaborare con la magistratura che indaga sulla cosiddetta cricca. Dice. "Ho pagato un milione".
“ECCO I 15 POLITICI DI STATO CHE HO PAGATO PER AVERE APPALTI” - ADESSO A FRANCESCO MARIA DE VITO PISCICELLI GIRANO LE PALE (DELL’ELICOTTERO) E RACCONTA TUTTO. METTE A VERBALE I NOMI DI PARLAMENTARI, EX MINISTRI E FUNZIONARI CHE DICE DI AVERE PAGATO PER MANTENERE GLI APPALTI - SEI GLI INDAGATI CERTI. LUI, L’IMPRENDITORE, SI SENTE PARTE LESA, “UN POLLO DA SPENNARE” E SOSTIENE DI AVERE PAGATO PER MANTENERE GLI APPALTI “VINTI REGOLARMENTE…


Valentina Errante per il Messaggero
Adesso Francesco Maria De Vito Piscicelli rompe gli argini e racconta tutto. Mette a verbale i nomi di parlamentari, ex ministri e funzionari che dice di avere pagato per mantenere gli appalti.

L'imprenditore intercettato mentre rideva del terremoto dell'Aquila, quello che ha deciso di collaborare con i pm per spiegare di essere stato «vessato» e costretto a pagare tangenti e vacanze aveva deciso a luglio di presentarsi in procura.

Ma ieri Piscicelli è tornato negli uffici giudiziari per il primo vero interrogatorio. Quattro ore davanti all'aggiunto Alberto Caperna e altri tre appuntamenti in programma.
Sono circa quindici i nomi già sotto esame: politici e funzionari ai quali Piscicelli dice di avere elargito favori. Sei gli indagati certi.


Lui, l'imprenditore, si sente parte lesa, «un pollo da spennare» e sostiene di avere pagato per mantenere gli appalti «vinti regolarmente».

Si parte dal 2004: sotto accusa le gare per le caserme della Guardia di Finanza, i lavori assegnati dall'Unità di missione della Presidenza del Consiglio per i 150 dell'Unità d'Italia e quelli del provveditorato per i Lavori pubblici della Regione Lazio.


Accompagnato dall'avvocato Gianpietro Anello, Piscicelli, appena fuori dalla stanza di Caperna, ha commentato: «Sono qui perché ero stufo di prendere il Plasil e del mal di stomaco che non riuscivo più a gestire. Oggi è stato un colloquio lungo e faticoso, ma dovrò ritornare in Procura».

L'avvocato spiega che sono tre i tronconi, gli argomenti della collaborazione, tre tanche su appalti e tangenti che andranno affrontati nei diversi incontri con i pm.
Le rivelazioni dell'imprenditore sono state secretate, ma fanno già tremare i Palazziì. Sul registro degli indagati c'è il nome di Antonello Colosimo, magistrato della Corte dei Conti.
Ieri, nel corso dell'interrogatorio, Piscicelli sarebbe tornato sulle dichiarazioni di luglio, quando aveva buttato giù il canovaccio della futura collaborazione: «Oggi - ha commentato - abbiamo affrontato una sola posizione di quelle già messe a verbale. Posso dire che sto parlando di fatti che partono dal 2004 e coinvolgono personaggi ancora in carica in uffici pubblici, che hanno fatto parte di uffici come la Struttura di missione presso la presidenza del Consiglio»


In merito alle posizioni dell'ex Presidente del Consiglio per i lavori pubblici, Angelo Balducci, e Claudio Rinaldi, commissario straordinario per i mondiali di nuoto del 2009, l'imprenditore si è limitato a dire di conoscere Rinaldi da circa dodici anni e Balducci da dieci. Poi ha aggiunto: «Non ho mai conosciuto Pasquale De Lise (ex presidente del Consiglio di Stato». E ancora: «Ho pagato per appalti per la costruzione di caserme della Guardia di Finanza e per i lavori gestiti dal provveditorato della Regione Lazio».
FRANCESCO MARIA DE VITO PISCICELLI

Quindi il capitolo delle minacce: «Alcune settimane fa, all'Argentario, davanti ai cancelli di casa - ha raccontato Piscicelli - sono arrivate tre persone, due delle quali armate di pistola parabellum. Ho presentato una denuncia per questo episodio e per quello dell'estate scorsa, avvenuto a luglio in piazza di Spagna. Quella volta, due persone distinte si sono avvicinate e mi hanno invitato a non dire cazzate, altrimenti sarebbe finita male».
E' l'avvocato Anello a precisare che su quelle minacce Piscicelli ha un'idea ben precisa che ha già riferito in procura. L'imprenditore è tornato anche difendersi per l'intercettazione diventata famosa: «La notte del terremoto all'Aquila non ho riso di nessuno. Ridevo per il nervoso, perché mi tremava il letto. Da circa 20 anni non vado all'Aquila e non ho mai preso un appalto».


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questo conferma una mia opinione
che la Mafia e le oganizzazioni malavitose sono strettamente connesse con i politici


temo anzi che sia la politica italiana, il bassifondo dove c'è il terreno fertile per ogni genere di omertà
 
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