A chi ha dato i soldi? (1 Viewer)

tontolina

Forumer storico
Quando i politicastri intascano cospicue tangenti o si associano in varie cricche mafiose

la CASTA dei politici ripete in modo pacato il mantra:"lasciamo che i giudici facciano il loro lavoro"

come se fosse sempre possibile dimostrare la loro associazione per delinquere


ma se rubano agli s6essi partiti?
che fanno?
sempre pacati?

UHM e me paiono davvero incaz zati


Lo scandalo Lusi scuote
l'ex Margherita e il Pd


L'ex tesoriere della Margherita ammette le proprie colpe e chiede di patteggiare. Rabbia nel Pd: «Niente sconti» di S. Collini . | L'EDITORIALE: Comportamento incompatibile di P. Spataro

3843237586.jpg


Di Claudia Fusani 1 febbraio 2012


A - A


Il delitto è chiaro: il tesoriere della Margherita Luigi Lusi s’è intascato 12 milioni e 961 mila euro di finanziamento pubblico al partito in tre anni tra il gennaio 2008 e l’estate 2011, l’ha confessato, restituirà quello che potrà, risponderà davanti ai giudici per sottrazione indebita. Ma alla cosiddetta scena del crimine mancano ancora mandanti, beneficiari e anche un pezzo del movente. Perchè i magistrati della procura di Roma e gli uomini del Nucleo Tributario della Guardia di Finanza sono scettici all’idea che l’avvocato con la passione per gli affari immobiliari, ex scout nonchè senatore affabile e competente nelle questioni di bilancio, abbia potuto mettere a segno un “furto” così clamoroso, tutto sommato alla luce del sole senza contare almeno sull’appoggio di testimoni silenti.

- La rabbia nel Pd: «Niente sconti» di Simone Collini
 

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Forumer storico
Quando i politicastri intascano cospicue tangenti o si associano in varie cricche mafiose

la CASTA dei politici ripete in modo pacato il mantra:"lasciamo che i giudici facciano il loro lavoro"

come se fosse sempre possibile dimostrare la loro associazione per delinquere


ma se rubano agli s6essi partiti?
che fanno?
sempre pacati?

UHM e me paiono davvero incaz zati


Lo scandalo Lusi scuote
l'ex Margherita e il Pd


L'ex tesoriere della Margherita ammette le proprie colpe e chiede di patteggiare. Rabbia nel Pd: «Niente sconti» di S. Collini . | L'EDITORIALE: Comportamento incompatibile di P. Spataro

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Di Claudia Fusani 1 febbraio 2012


A - A


Il delitto è chiaro: il tesoriere della Margherita Luigi Lusi s’è intascato 12 milioni e 961 mila euro di finanziamento pubblico al partito in tre anni tra il gennaio 2008 e l’estate 2011, l’ha confessato, restituirà quello che potrà, risponderà davanti ai giudici per sottrazione indebita. Ma alla cosiddetta scena del crimine mancano ancora mandanti, beneficiari e anche un pezzo del movente. Perchè i magistrati della procura di Roma e gli uomini del Nucleo Tributario della Guardia di Finanza sono scettici all’idea che l’avvocato con la passione per gli affari immobiliari, ex scout nonchè senatore affabile e competente nelle questioni di bilancio, abbia potuto mettere a segno un “furto” così clamoroso, tutto sommato alla luce del sole senza contare almeno sull’appoggio di testimoni silenti.

- La rabbia nel Pd: «Niente sconti» di Simone Collini
Rutelli parte offesa dal 18 gennaio


Rutelli parte offesa dal 18 gennaio - Italia - l'Unità

L'ex leader della Margherita, Francesco Rutelli, ora Api, che scelse Lusi come tesoriere e che gli è sempre stato considerato il più vicino, si è costituito parte offesa, prima ancora che la notizia trapelasse sulla stampa, il 18 gennaio scorso. Oggi in una nota congiunta con gli altri dirigenti della Margherita Rutelli ha precisato che «in nessun modo il Presidente o gli altri dirigenti hanno mai esercitato responsabilità di gestione, né hanno mai emesso bonifici». A Lusi gli è stato chiesto formalmente di dimettersi da tesoriere, richisesta accolta il 25 gennaio scorso.

Bindi: «Lusi sconcertante, giusto si dimetta»

Bindi: «Lusi sconcertante, giusto si dimetta» - Italia - l'Unità
Rabbia nel Pd: «Niente sconti»

Rabbia nel Pd: «Niente sconti» - Italia - l'Unità
 

tontolina

Forumer storico
se sono camorristi
ladri
mafiosi

tutti i politicanti sono "garantisti"


ma se gli rubano la cassa allora son dolori

Lusi escluso da gruppo Pd a Palazzo Madama
Letta: "Situazione incredibile"


Tiene banco la vicenda dei soldi sottratti dall'ex tesoriere della Margherita, che propone patteggiamento di un anno di pena, ma i pm temporeggiano. Stradiotto (Pd): "Per le compagne elettorali i soldi non c'erano mai". Orlando (Pd): "Deve dimettersi". Se lo farà in Senato entrerà Stefano Fassina

http://www.repubblica.it/politica/2012/02/01/news/lusi_inchiesta-29136868/
 

tontolina

Forumer storico
La vera storia dei bilanci dei partiti: tutti irregolari e rimborsati.


La politica italiana e il magma dei rimborsi
Negli ultimi anni, in media una quarantina di partiti ogni anno non hanno presentato in modo regolare il loro rendiconto. Tra questi solo una piccola parte, costituita quasi sempre da partiti minuscoli, alla fine non presentano le correzioni richieste, perdendo così il rimborso elettorale (piccolo anche quello, addirittura inferiore alle spese amministrative necessarie per ottenerlo…). «Sono stati due o tre nell’ultimo anno», rivela un funzionario della Camera. E dal piano di ripartizione dei rimborsi 2011 si scopre che solo due partitini presentatisi alle regionali del 2010 sono decaduti dal diritto al rimborso: Popolari Uniti (32 mila euro persi) e Alleanza di Popolo (66 mila euro).
SCAVALCATO IL COLLEGIO DI CONTROLLO.
E gli altri? Hanno messo rapidamente in ordine le carte, riuscendo a ottenere il ricco rimborso. Eppure sono sempre molti i partiti «irregolari» in prima battuta, come se se ne infischiassero del Collegio di controllo, sapendo che quest’ultimo non ha poteri per intromettersi nelle loro finanze. Per farci un’idea, diamo uno sguardo a quanto hanno riscontrato i revisori nel 2009, nell’ultima relazione disponibile. Ebbene, sette partiti non hanno neppure trasmesso un rendiconto alla Camera.

PICCOLI INADEMPIENTI. Sono piccoli partiti, ma parliamo comunque di diverse centinaia di migliaia di euro in ballo: i liberalsocialisti, Sinistra democratica per il socialismo europeo, Gente della Liguria, Flc, Amministrare il Trentino, Autonomia socialista Sardegna. Tutti inadempienti al 100%. Anche se i contributi li hanno ottenuti comunque, e si tratta di centinaia di migliaia di euro. «Pur avendo ricevuto nell’anno 2009 i contributi erogati a titolo di rimborso delle spese elettorali [questi partiti] non hanno trasmesso al presidente della Camera dei deputati il rendiconto per l’anno medesimo» scrivono i tributaristi nominati dal Parlamento.
MANCANO I VERBALI. Per gli altri partiti si registrano innumerevoli irregolarità. La stragrande maggioranza delle formazioni politiche non ha prodotto un verbale di approvazione del rendiconto: i Ds, la Dca di Rotondi, la Margherita, Forza Italia, i Verdi, il Pdl, l’Unione, la Lega Nord, la Lista Storace, i Repub­blicani europei, il Movimento sociale-Fiamma Tricolore, il Partito pensionati, l’Udeur, il Pri, e altri minori.

Dal Pd alla Lega: imprecisioni e omissioni
Il rendiconto di Bersani e soci «può essere considerato regolarmente redatto», ma «non risulta il verbale di approvazione», e poi «nel rendiconto risultano sotto la voce contributi dello Stato per rimborsi elettorali euro 11.104.088, an­che se dalle informazioni ottenute da questo Collegio risulta che la suddetta somma non è stata ancora erogata al Partito (e non risulta dai tabulati della Camera dei Deputati), poiché sussistono a carico del Partito stesso n. tre pignoramenti presso terzi, notificati sia alla Camera che al Senato, che hanno determinato il congelamento dei rimborsi per l’anno 2009».
LA GESTIONE DEI VERDI. Non sono regolari nemmeno i bilanci dei Verdi. Il partito di Pecoraro Scanio ha fornito una relazione di gestione che non è conforme alle regole, «in quanto evidenzia contributi da persone fisiche pari a 26.138 euro che risultano difformi da quanto comunicato a questo Collegio dalla Camera dei Deputati, alla quale risultano presentate dichiarazioni congiunte pari a euro 10.183».
LISTA POLVERINI «NON CONFORME». La Lista Polverini, quella che ha sostenuto l’elezione dell’attuale governatore del Lazio, «non può essere considerato regolarmente redatto», perché il conto economico non è conforme alla legge, in quanto mancano «i contributi previsti dalla legge per la partecipazione attiva delle donne alla politica». Allo stesso modo, il rendiconto della Sinistra arcobaleno per l’esercizio 2009 non è a norma per quanto attiene ai contributi per la partecipazione attiva delle donne alla politica.
Inoltre la Sinistra arcobaleno ha dichiarato nel rendiconto di non aver ricevuto contribuzioni da persone fisiche e/o da società, mentre al Collegio risultano 161 mila euro.
IRREGOLARITÀ NEL CARROCCIO. Molto inadempiente anche la Lega nord, il cui rendiconto non è giudicato regolare (non c’è il verbale di approvazione del bilancio, non tornano i conti dei rimborsi elettorali, man­cano i bilanci delle partecipate). Spesso, molto spesso, si notano differenze significative tra quanto i partiti dichiarano di aver ricevuto a titolo di rimborso elettorale e quanto invece risulta dai tabulati della Camera. Rifondazione comunista è lodevole e presenta un bilancio regolarissimo.
Non così i Comunisti italiani, il cui rendiconto omette una marea di informazioni. Irregolari sono anche il Pri, il Partito liberale italiano, il Partito socialista italiano, Per l’Italia nel mondo con Tremaglia, la Stella Alpina, il Südtiroler Volkspartei, il Pd (ma solo perché manca «una espressa dichiarazione di regolare tenuta dei libri contabili»).

L'impotenza dei revisori
L’Udc, dal canto suo, ha dichiarato di non possedere partecipazioni in imprese né direttamente né indiretta­mente, ma i revisori fanno notare che ciò non è vero, perché il partito di Casini ha il 7,35% di Occidente Spa (controllata dalla Fondazione Liberal, a sua volta presieduta dal parlamentare Udc Ferdinando Adornato).
NESSUNA SANZIONE. Tante piccole omissioni e imprecisioni che, tutte insieme, compongono un quadro in cui l’irregolarità dei bilanci è la norma, non l’eccezione. A dimostrazione di quanto poco i partiti siano preoccupati degli eventuali (ma molto superficiali) controlli su come amministrano i soldi pubblici. In compenso, mettersi in regola è molto semplice: basta produrre le carte che il collegio chiede, niente di particolarmente gravoso. Tanto le domande vere (potete dimostrare di aver effettivamente speso i soldi in quel modo?) i revisori non possono farle.
Fino a quando i partiti non si mettono in regola il rimborso è congelato, senza penali o multe, sempli­cemente messo in frigo. Ma rimane poco in quello stato, perché tutti i partiti (a parte quei due o tre partitini che talvolta rinunciano) si sbrigano a regolarizzare la pratica burocratica. Quando c’è da incassare centinaia di milioni, il tempo si trova.

Tratto dal libro [ame="http://www.amazon.it/gp/product/8862204973/ref=as_li_tf_tl?ie=UTF8&tag=controinforma-21&linkCode=as2&camp=3370&creative=23322&creativeASIN=8862204973"]"PARTITI SPA"[/ame]
 

tontolina

Forumer storico
Ecco come i partiti truffano i cittadini

di: Eleonora Bianchini Pubblicato il 03 febbraio 2012| Ora 15:51
con-il-referendum-del-93-il-finanziamento-pubblico-fu-mandato-fuori-dalla-porta-ma-e-rientrato-dalla-finestra-in-maniera-piu-cospicua.aspx
isci la foto
Con il referendum del '93 il finanziamento pubblico fu mandato fuori dalla porta ma e' rientrato dalla finestra in maniera piu' cospicua.


Il contenuto di questo articolo - pubblicato da Il Fatto Quotidiano - che ringraziamo - esprime il pensiero dell' autore e non necessariamente rappresenta la linea editoriale di Wall Street Italia, che rimane autonoma e indipendente.

Roma - "In Italia anche i partiti morti godono di finanziamenti pubblici e la legge prevede che i rimborsi elettorali siano elargiti due volte in caso di fine legislatura anticipata. Lo scandalo della Margherita è emblematico per capire che è ora di cambiare". Gaetano Azzariti, ordinario di Diritto costituzionale presso la Facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Roma "La Sapienza", è convinto che il caso Lusi apra uno squarcio su tutti i difetti e gli errori della legge sul rimborso ai partiti. Che, di fatto, è una "finzione del linguaggio" visto che ha reintrodotto il finanziamento pubblico ed è una "presa in giro" nei confronti degli elettori.

FIRMA LA PETIZIONE PER CANCELLARE LO SCANDALO DEI PARTITI MORTI CHE INCASSANO ANCORA I FINANZIAMENTI. Si tratta della bellezza di ben dieci euro pro-capite, per rimanere fermi alle elezioni politiche del 2008. I rimborsi elettorali sono un business che non conosce crisi. Anzi. I partiti, tutti senza eccezione alcuna, hanno difeso la legge 157 del 1999, pietra miliare dei loro tesoretti ben custoditi, persino quest’estate.

Referendum tradito
– "Nel 1993 la consultazione ha avuto un esito plebiscitario" spiega Azzariti. Infatti oltre il 90 per cento dei votanti si era espresso per l’abolizione della legge vigente ma, essendo abrogativo, "è stata cancellata la normativa e lasciato il vuoto sulle possibili fonti di sostegno dei partiti politici". La conseguenza fu il ritorno dello stesso principio del finanziamento pubblico sotto mentite spoglie: infatti dopo solo otto mesi, il Parlamento decise di aggiornare la legge 515 del 10 dicembre 1993, allora definita "contributo per le spese elettorali", che riportò nelle casse dei partiti miliardi di vecchie lire alle elezioni del 1994 e del 1996.

Alla tornata del 2001 entrano inoltre in vigore le "Nuove norme in materia di rimborso delle spese elettorali e abrogazione delle disposizioni concernenti la contribuzione volontaria ai movimenti e partiti politici" che prevedono la reintroduzione del finanziamento pubblico per Camera, Senato, Parlamento Europeo, Regionali e referendum sostituito dai "rimborsi elettorali", senza corrispondenza con le spese realmente effettuate. L’anno successivo, poi, il quorum per ottenere i fondi viene abbassato dal 4 all’1 per cento e a partire dal 2006 i partiti hanno diritto a ricevere l’intero importo del rimborso anche in caso di fine legislatura anticipata. "Nel corso di tutti questi emendamenti – prosegue Azzariti – il legislatore fu molto ‘disinvolto’ e ripropose, seppur con altre parole, la legge sul finanziamento pubblico. La stessa che era stata bocciata dalla volontà popolare".

No rendiconto – Un altro aspetto controverso riguarda le verifiche sui rimborsi che, di fatto, sono inefficaci in quanto "i controllori sono i controllati". Nel 1997 tuttavia la legge ha introdotto l’obbligo del bilancio per i partiti che, però, è sottoposto alla verifica della Presidenza della Camera, mentre la Corte dei Conti può soltanto accertare il rendiconto delle spese elettorali. Un sistema che favorisce la corruzione e non garantisce trasparenza, né interna al partito, né verso gli elettori.

"Un meccanismo di questo tipo – puntualizza Azzariti – facilita le violazioni. Poniamo anche il caso che i tesorieri siano onesti: i cittadini, a prescindere dalla correttezza dei dirigenti, sono comunque all’oscuro dei patrimoni dei loro partiti". E l’assenza di un soggetto terzo preposto al controllo, "ancor più necessario perché il contributo è pubblico", favorisce i bilanci ‘truccati’.

Conflitto tra politica e giustizia – L’assenza di un serio controllo da parte di revisori o di società di revisione, come invece accade in Europa, "evidenzia la convinzione che lo Stato non debba nutrire ingerenze nei confronti dell’attività interna dei partiti, dal rispetto della democrazia alla rendicontazione contabile – nota il professore – Questo può avere senso negli stati autoritari, in cui le formazioni di opposizione devono difendersi da un potere ostile.

Tutte condizioni assenti in un ordinamento democratico". La mancanza di una legge sulla responsabilità giuridica dei partiti che li obblighi a rispondere della loro gestione finanziaria e del rispetto della democrazia interna, evidenzia la contrapposizione tra politica e giustizia, nonostante "siano ormai maturi i tempi per individuare forme di responsabilizzazione di chi siede in Parlamento".

Proposte – Anche dalla politica, però, arriva la volontà di cambiare la legge sui rimborsi elettorali: sia a Montecitorio che a Palazzo Madama, infatti, sono stati depositati a riguardo sette disegni di legge. Che al momento giacciono fermi. Il deputato radicale Maurizio Turco, ad esempio, ha proposto la creazione di una sezione di controllo ad hoc della Corte dei conti per la verifica di rendiconti e spese che, nel caso riscontri irregolarità, potrà decidere la sospensione dei finanziamenti e la restituzione di quanto riscosso dal partito nel corso dell’anno, oltre a una sanzione amministrativa pecuniaria da 10mila a 100mila euro.

Tra i ddl firmati, il senatore Felice Belisario dell’Italia dei Valori ha chiesto l’abolizione del doppio rimborso in caso di fine legislatura e Pino Pisicchio alla Camera vuole regole più chiare per la rendicontazione dei patrimoni immobiliari.

Per quanto riguarda il finanziamento, secondo Azzariti sarebbe opportuno passare dalla forma diretta di oggi ai contributi indiretti, da realizzare attraverso "facilitazioni, ad esempio in materia di stampa, contributi alle sedi e sgravi fiscali, che sono anche più facilmente controllabili, per garantire equilibrio nella competizione politica". A questo si aggiungerebbero i "rimborsi elettorali, ma di entità assai più ridotta e sottoposti al controllo di terzi".

E i partiti dovrebbero vivere "anche di finanziamenti privati, come accade in molte altre democrazie, con le donazioni superiori ai mille euro da iscrivere a bilancio".

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tontolina

Forumer storico
FURTO LEGALIZZATO:i rimborsi elettorali

da Partiti come Zio Paperone ma non ci pensano a cambiare, Giancarlo Pagliarini

Partiti come Zio Paperone ma non ci pensano a cambiare
di Giancarlo Pagliarini - 06/02/2012

Fonte: lindipendenza



Nell’aprile del 1993 si era svolto un referendum promosso dai radicali con otto quesiti, uno dei quali proponeva l’abrogazione del finanziamento pubblico ai partiti politici. Ad esso aveva partecipato il 77% degli aventi diritto e il 90,3% aveva detto chiaramente di voler abrogare il finanziamento pubblico. Ma i signori di Roma non si erano persi d’animo e avevano detto: “Non volete più darci dei quattrini per finanziare le nostre attività? Va bene, come volete, però almeno rimborsateci le spese che dobbiamo sostenere quando ci sono le elezioni”. E così è stata approvata, subito dopo il referendum, una legge che concedeva ai partiti politici un “contributo per le spese elettorali”. Quella legge era stata immediatamente applicata in occasione delle elezioni del 27 e 28 marzo 1994. Nella circostanza l’erogazione era stata di 47 milioni di euro. Pochi anni dopo i “rimborsi” per le elezioni politiche del 2001, del 2006 e del 2008 erano saliti rispettivamente a 476, 499 e 503 milioni: un bell’aumento, non vi pare?
La Corte dei Conti ha ricostruito la storia di questi “rimborsi”: dopo il referendum del 1993 si sono svolte cinque elezioni politiche, tre europee e tre regionali. La Corte dei Conti ha accertato che per queste elezioni i partiti politici hanno speso in totale 579 milioni di euro e hanno incassato, come “rimborsi” delle loro spese elettorali, 2.254 milioni di euro. Questi numeri non includono ancora i “rimborsi” per le europee del 2009 e per le regionali del 2010. Per valutare l’enormità di questa cifra considerate che l’imposta sui capitali rientrati dall’estero, il famoso “scudo fiscale”, nel 2009 ha dato un gettito di 5.013 milioni: dunque i rimborsi elettorali di questi anni sono costati agli italiani quasi la metà dello “scudo fiscale”. Una cifra veramente enorme! A pagina 179 del documento intitolato “Referto ai presidenti delle Camere sui consuntivi delle spese e sui relativi finanziamenti riguardanti le formazioni politiche che hanno sostenuto la campagna per le elezioni della Camera dei Deputati e del Senato della Repubblica del 13–14 aprile 2008” la Corte dei Conti ha scritto che “quello che viene normativamente definito contributo per il rimborso delle spese elettorali è, in realtà, un vero e proprio finanziamento”. Con buona pace dei 31,2 milioni di italiani che col referendum del 1993 avevano dichiarato di volere l’abolizione del finanziamento pubblico ai partiti.
Il titolo della legge in vigore è “Norme in materia di rimborso delle spese per le consultazioni elettorali e referendarie”. La verità è che il principio del “rimborso” c’è solo nel nome della legge e da nessuna altra parte. E’ un vecchio trucco dei palazzi romani: di recente è stato usato anche per il federalismo: nella legge sul federalismo fiscale il federalismo c’è solo nel nome della legge. Nel testo non c’è nemmeno una virgola di federalismo. Lo zero assoluto!
Il cosiddetto “rimborso elettorale” non viene calcolato sulla base di quello che i partiti politici spendono, ma viene calcolato e pagato sulla base dei voti che prendono.
Quando la legge era entrata in vigore se non altro, prevedeva che “in caso di scioglimento anticipato del Senato della Repubblica o della Camera dei Deputati il versamento delle quote annuali dei relativi rimborsi è interrotto”. Ma all’inizio del 2006 c’è stato un autentico colpo di mano. In una lunghissima e orribile legge chiamata “mille proroghe” (legge n 51/06) accanto a norme per l’edilizia pubblica, per gli ammortizzatori sociali, per il reclutamento dell’arma dei carabinieri, per la ricostruzione del Belice (quella del 1968), ecc ecc, nell’articolo 39 – quater decies (!) – il Parlamento ha cambiato un paio di parole nel comma relativo ai rimborsi elettorali nel caso dello scioglimento anticipato del Parlamento stesso. Le vecchie parole “il versamento è interrotto” sono state sostituite dalle nuove parole “il versamento è comunque effettuato”. È stato sufficiente cambiare “interrotto” con “comunque effettuato” per far incassare ai partiti politici, se non sbaglio i calcoli, circa 300 milioni di euro sulle elezioni del 2006 che con il vecchio testo i partiti non avrebbero incassato.
Grazie a quella piccola modifica approvata alla fine della legislatura il “rimborso” per le elezioni politiche del 9 e 10 aprile 2006 (499,6 milioni di euro) è stato incassato per cinque anni, fino al 2010, anche se la legislatura è stata interrotta nel 2008, dopo due soli anni. E anche il “rimborso” per le elezioni del 13 e 14 aprile 2008 (503,1 milioni) sarà incassato per 5 anni, fino al 2013, anche se la legislatura verrà interrotta prima.
Una curiosità: il testo della legge “mille proroghe” con dentro questo “colpo di mano” è stato approvato il 2 febbraio al Senato con l’AS (Atto Senato) n. 3717 e il 9 febbraio alla Camera con l’AC (Atto Camera) n. 6323. Poco dopo, l’ 11 febbraio, il presidente della Repubblica ha firmato il Decreto di scioglimento delle Camere. Sul testo il governo Berlusconi aveva chiesto la fiducia e questo significa che per lo straordinario regalo ricevuto i partiti politici devono ringraziare Berlusconi e i suoi ministri. Ma dai resoconti stenografici su questo punto non risultano particolari proteste nemmeno da parte dell’opposizione.
Per capire come funzione pensate che solo nell’anno 2008 i partiti politici hanno avuto diritto ad incassare:
1) 99,9 milioni di euro per la terza rata del contributo pubblico per le elezioni politiche del 2006;
2) 100,6 milioni per la prima rata del contributo per le elezioni politiche del 2008;
3) 41,6 milioni per la quarta rata del contributo per le elezioni regionali del 2005;
4) 49,4 milioni per la quinta rata del contributo per le elezioni europee del 2004.
In totale 291,5 milio di euro nel solo anno 2008 (fonte: Corte dei Conti referto sulle elezioni politiche del 2008, pagina 180). È una cifra uguale ai 300 milioni presi dai fondi FAS per fronteggiare la crisi degli stabilimenti Fiat di Pomigliano d’Arco e Termini Imerese. E se paga in ritardo, lo Stato deve versare ai partiti politici anche gli interessi. Scrive la Corte dei Conti che “ ..sarebbe coerente eliminare la corresponsione degli interessi legali sulle somme dovute ai partiti a titolo di contributo alle spese elettorali nell’ipotesi di erogazione ritardata per temporanea difficoltà di disponibilità di bilancio …. a fronte di rimborsi che superano di gran lunga le spese effettivamente sostenute dai partiti nelle campagne elettorali, l’introduzione di una norma che ne preveda l’erogazione senza l’applicazione degli interessi legali eliminerebbe l’effetto espansivo di impiego di risorse pubbliche, che appare già fortemente squilibrato a vantaggio dei partiti”.
I signori della Casta, bontà loro, si sono accorti di avere esagerato e con il decreto del 31 maggio 2010 hanno stabilito una riduzione del 10 per cento ed hanno cancellato tutta la frase “in caso di scioglimento anticipato ecc ecc”, ma questa novità sarà applicabile a decorrere dal primo rinnovo successivo all’entrata in vigore del decreto di fine maggio e quindi non tocca i “rimborsi” delle elezioni del 13 e 14 aprile 2008 che, qualsiasi cosa succeda, continueranno ad essere versati per tutti i cinque anni della durata teorica della legislatura. Se si faranno elezioni anticipate, questi quattrini li incasseranno comunque, e oltre a questi incasseranno il contributo per le nuove elezioni.
Ecco qualche altro numero.
Dal 2008 il partito Rifondazione Comunista non è presente in Parlamento ma ha continuato a incassare fino al 2010 la sua quota del “rimborso” delle elezioni del 9 e 10 aprile 2006, quando aveva battuto tutti i record: le spese complessivamente accertate dalla Corte dei Conti erano state di un milione e 636 mila euro e i voti ottenuti gli avevano dato il diritto di ricevere dalla pubblica amministrazione 6 milioni e 987 mila euro all’anno per cinque anni. In totale 34 milioni 932 mila euro (fonte: Corte dei Conti, relazione sulle elezioni politiche del 9 e 10 aprile 2006, pagina 269). Pensate che 100 euro investiti da Rifondazione Comunista nella campagna elettorale del 2006, sono diventati 2.135 euro. Un “ritorno dell’investimento” straordinario. Una performance del genere non se la sogna nemmeno Bill Gates.
Per le elezioni del 2008 il record invece spetta alla Lega Nord: le spese accertate dalla Corte dei Conti sono state di 2 milioni e 940 mila euro e i voti ottenuti hanno dato al Carroccio il diritto di ricevere dalla pubblica amministrazione 8 milioni e 277 mila euro all’anno per cinque anni. In totale 41 milioni 385 mila euro. Dunque, 100 euro investiti dalla Lega nella campagna elettorale del 2008, sono diventati 1.408 euro. Per quanto riguarda i due partiti (per ora) maggiori, il PDL e il PD, la Corte dei Conti ha certificato che per le elezioni del 2008 il primo ha speso 54 milioni e ne incasserà 206 mentre il secondo, dopo averne speso 18, ne incasserà 180. La somma del contributo pubblico, solo per questi due partiti, fa 382 milioni: più del doppio del gettito 2008 dell’imposta sul gioco del Totocalcio e dell’Enalotto (179 milioni. Fonte ISTAT, analisi delle imposte indirette, tavola 18).
Quasi tutti dicono che bisogna cambiare la legge elettorale, ma non ho ancora sentito nessuno dire che bisogna cambiare la legge sui rimborsi elettorali. Per forza: i partiti politici incasserebbero meno soldi ed è anche per questo che i membri del Parlamento non li scelgono i cittadini ma le segreterie dei partiti politici: gli spiriti liberi non hanno più diritto di cittadinanza nei palazzi romani. Ormai l’unica possibilità è fare un tam tam, un passaparola. È necessario che ogni cittadino chieda sempre, a tutti e in tutte le occasioni, una legge che dica chiaro e tondo: 1) che l’attività dei partiti politici non è finanziata dalle casse pubbliche, come hanno scritto i 31,2 milioni di italiani che hanno votato SI al referendum radicale del 1993; 2) che dalle prossime elezioni saranno rimborsate solo le spese elettorali accertate dalla Corte dei Conti e supportate da documenti fiscalmente validi. Non un euro in più. (…)


Tante altre notizie su www.ariannaeditrice.it
 

ConteRosso

mod sanguinario
ma l'abolizione del finanziamento ai partiti
o rimborso elettorale che si voglia
porterebbe a d una situazione come quella americana
dove vanno avanti solo i candidati appoggiati da potenti lobbies
finanziarie
 

tontolina

Forumer storico
ma l'abolizione del finanziamento ai partiti
o rimborso elettorale che si voglia
porterebbe a d una situazione come quella americana
dove vanno avanti solo i candidati appoggiati da potenti lobbies
finanziarie
ma che cacchio dici?
se è un rimborso
e sottolineo RIMBORSO
deve essere documentato con tanto di fattura

insomma la vogliamo combattere l'evasione fiscale?
Imponiamo ai partiti di richiedere solo quello che documentano!


stessa storia per i portaborse... sto ladri figli di putta incassano denari senza dimostrare di aver assunto alcuno che pagano con una somma minima in NERO! ed anche qui evadono


se c'è la lotta all'evasione fiscale
i politici dovrebbero dare il buon esempio

ed invece sono i primi che frodano lo Stato
 

ConteRosso

mod sanguinario
concordo con te tontolina...nella fretta non ho precisato il mio discorso
va benissimo essere stringenti sulle regole: fattura ed altro
come sui portaborse (che però riguardano i parlamentari non i partiti)
ma non vorrei un'abolizione tout court che come d etto sopra
favorirebbe i partiti appoggiati dalle lobbies
 

tontolina

Forumer storico
La Guardia di Finanza si è presentata al Senato per ottenere i conti della Margherita su mandato della Procura di Roma.

I finanzieri non sono potuti entrare perché non era stata prevista la presenza di Schifani.
Il Senato infatti è off limits, protetto dalle "guarentigie parlamentari".

Il tutto ora è nelle mani della Giunta per le Immunità presieduta da "Lampadina" Follini che si è attivato prontamente sul caso.

"La Giunta non può pronunciarsi su un caso astratto, ma sul merito della documentazione presentata", ha spiegato.

Il capogruppo nella Giunta è un pd, tal Francesco Sanna, che ha rincarato la dose "Se Schifani ci ha chiesto un parere teorico (belin, ndr) sull'eventualità che una richiesta del genere possa incidere su prerogative dei senatori tutelate dalla Costituzione, noi dovremmo rispondere che dipende dal documento concreto (doppio belin, ndr) che ci dovrebbe essere presentato e che non abbiamo".

Ma da quando i conti correnti dei partiti sono protetti dalla Costituzione?
 

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