#9dicembre - Il popolo italiano scende in piazza (1 Viewer)

DNGMRZ

ordine 11.110
#18 gennaio 2014 - Il popolo italiano scende in piazza

Finalmente il popolo d'italia si è svegliato: disoccupati, precari, piccoli commercianti, artigiani, camionisti, agricoltori, studenti, giovani, anziani, sono scesi in piazza a protestare contro il governo oligarchico delle banche e degli eletti dall'europa, dei supermercati esteri e delle coop, dei sindacati, della grande industria che specula sull'euro, dei pensionati d'oro di politicanti grand commis di stato e legge mosca, della informazione pagata coi nostri soldi, di equiltalia che porta al suicidio tanti poveracci, dell' inps a rischio faillimento.
L'ITALIA S'è DESTA
 
Ultima modifica:

DNGMRZ

ordine 11.110
Forconi, una giusta protesta di popolo

0
commenti


Un presidente del Consiglio che chiede e ottine l’ennesima fiducia su un programma di chiacchiere e di promesse al vento dà la misura di come siamo ridotti. Da una parte la casta di partiti, di apparati e di sindacati pro euro che vive nei privilegi; dall’altra la gran parte del popolo che vive di salari miserrimi, di precarietà, di disoccupazione crescente e di perdita della dignità. Di qui la nascita dei cosiddetti Forconi che altro non sono che cittadini disperati e senza speranza nei confronti di questa classe politica e dell’abusivo del Colle. Anzi sono tutti degli abusivi, come da sentenza della Consulta. Quindi Pd, Pdl, Sel, Udc e Lega dovrebbero andare tutti a casa. Si tratta di 20 anni di fallimenti dei governi di centrosinistra e di centrodestra, compreso il governo Monti e il governo Letta voluti e imposti da Napolitano e dall’Ue.
Tutti sono complici e responsabili della grave situazione, con la sola eccezione del Movimento 5Stelle. L’averci portato nell’euro facendoci credere che avremmo avuto vantaggi enormi è stato l’errore più grave di questa partitocrazia della cosiddetta seconda Repubblica. E ora debbono pagare tutti, andando a casa. Un Paese ridotto alla disperazione e alla miseria non può non avere ripercussioni politiche. Un Letta che parla di “20 anni buttati via…” con la sola eccezione dell’entrata “nell’euro” non può trovare nessuna accondiscendenza. Anzi le sue considerazioni vergognose non fanno altro che raddoppiare la rabbia dei tanti cittadini che in questi giorni scendono in piazza spontaneamente. Non si tratta di gente fomentata da estremisti e demagoghi ma di lavoratori, piccoli imprenditori, artigiani, ambulanti, sfruttati, disoccupati, studenti e famiglie che non ce la fanno più a sopportare questa pantomima dell’euro e dell’Europa salva vita. Grazie ad 11 anni di questa cura dell’euro ben 10 milioni di italiani sono nella più totale povertà mentre altri 10 milioni sono già con un piede nella fossa. E Letta, Monti, Bersani, D’Alema, Vendola, Prodi e Napolitano hanno ancora il coraggio di parlare a favore della moneta unica... ma che vadano al diavolo. Quantomeno Berlusconi un po’ di dubbi se li fa venire, anche se le sue responsabilità non sono da meno. Infatti non è stato in grado di fare nulla che andasse contro questo disegno ammazza popoli. Ma torniamo al discorso del presidente del Consiglio Letta. Ha parlato “di fine della recessione e di prossima ripresa economica” che nessun cittadino riesce a vedere o quantomeno a sentirne il sapore. Ha anche attaccato i populismi e i demagoghi che secondo gli europeisti stanno dietro questa rivolta dei Forconi. “Oggi tracciamo una linea netta, senza sfumature -ha precisato Letta- di qua chi ama l’Europa, ne riconosce le contraddizioni e vuole riformarla ma sa che senza Ue ripiombiamo nel medioevo. Di là chi vuole bloccare l’Ue”. E difatti i risultati si vedono… Chi fino al giorno prima dell’entrata nell’euro viveva dignitosamente, adesso si trova nella miseria e senza più speranza. E i tanti giovani laureati che lasciano l’Italia ne sono una riprova. Il Paese si sta finalmente svegliando da questo maleficio della moneta unica che dura da ben 11 anni. Le città sono piene di cittadini italiani che protestano contro questo scivolamento verso la perdita di dignità, dovuta alla scellerata scelta di entrare nell’euro. Chi tenta di screditare la protesta tacciandola di demagogia, populismo e frutto di un misto di estremismi di destra e di sinistra sbaglia di grosso. Si tratta di semplici cittadini che hanno finalmente bypassato i simboli partitocratici e sindacali. Le redini del movimento spontaneo non le hanno più né i partiti né la Triplice e nemmeno la Fiom ma sono in mano a cittadini liberi. Ed è questa la bellezza e la forza di questo movimento. Questa volta il gioco degli opposti estremismi non sortirà gli effetti degli anni ’70. E’ bene che tutti: partiti, sindacati e inquilino del Colle se ne rendano conto, andando tutti a casa. Solo con il ritorno alla nostra sovranità politica, monetaria ed economica potremo tornare a rivedere un po’ di luce che altrimenti non vedremo mai più. La fiducia della Camera al governo Letta, con 379 sì e 212 no è la riprova che questo Parlamento non darà né oggi né mai un segnale di ravvedimento e di vicinanza autentica ai tantissimi cittadini che soffrono per la scelta scellerata di entrare nella moneta unica. E allora non resta che proseguire nella protesta spontanea per mandarli tutti a casa.


Articolo letto: 1 volte (11 Dicembre 2013)
 

DNGMRZ

ordine 11.110
Il Palazzo contro il Popolo

0
commenti


Se non fosse il paese in cui siamo nati, cresciuti e pasciuti anche noi, a giudicare dalla cascata di parole di tanti sputasentenze di breve e lungo corso sulla massiccia mobilitazione in atto in queste ore, verrebbe da pensare all'Italia come ad una terra di professionisti della rivoluzione e di gente che non si fa passare la mosca per il naso. Verrebbe ma non viene, se si pensa all'andazzo ricorrente in queste lande e al fatto che più che una mosca, le locali schiere di indomiti lott(oam)atori, in questi anni e non solo sotto il naso, si siano fatte passare branchi di rinoceronti. Nello Stivale abusivamente governato da abusivi, anche a causa del sonno della ragione e alla mollezza delle parti basse di gran parte del suo popolo, basta scompaginare anche solo un poco i soliti schemi, per essere additato come causa di tutti i mali e divenire oggetto di analisi che hanno la stessa freschezza di un formaggio lasciato al sole per un anno intero.
Può un cittadino rompersi le scatole di tutto e di tutti e decidere di scendere autonomamente in piazza senza “benedizioni”, “padrini” e “divise”? A quanto pare no.
Un allevatore che dopo anni di sacrifici e fango, è stato costretto a chiudere la sua piccola azienda per le ordinarie vessazioni a “norma” di legge alle quali è soggetto, un padroncino costretto a macinare asfalto e chilometri ogni giorno, senza alcuna garanzia e a vivere in macchina per mettere il piatto a tavola e un agricoltore con la fronte bagnata dal sudore e le mani nodose che sanno di terra, a cui i gabellieri hanno fracassato il presente e ipotecato il futuro, possono mai essere considerati “padroni”? Ebbene sì.
In quest'italietta che ha riscoperto a furor di voto gli yuppies, ventisette anni dopo Vanzina e nella quale per avere la qualifica di manifestante “doc”, bisogna avere in tasca la tessera della triplice o un aperitivo tra le mani e le natiche facciali e posteriori scoperte, può accadere anche questo. Non deve sorprendere, dunque, che oltre trecento blocchi su tutto il territorio nazionale di gente “armata” solo di orgoglio, trattori e tricolori, diventino “insopportabile squadrismo fascista” ed “antioperaio” e che gli Agnelli e la Cgil si congiungano alla luce del sole a Torino per contrastare le “pericolose derive” del malcontento popolare.
I maggioritari, dopo aver ridacchiato, masticano amaro e promettono severe punizioni per tali impertinenti disturbatori delle pagliacciate dei Palazzi.
I minoritari e i residuali invece combattono la solita, penosa guerra dei poveri (idioti) a colpi di anatemi ed adesioni non richieste. Operaisti, dopo aver avallato la deindustrializzazione del paese, i sinistri; agrari, dopo aver fatto da reggicoda ed attacchini agli amici dei “corridoi verdi” e del caporalato al soldo dell'Ue, i destri.
Antifascisti in assenza di fascismo i primi; anticomunisti in assenza di comunismo, i secondi. Assenti entrambi e funzionali solo al sottopotere su delega che ha dissanguato questo paese. Ultimi ma non per grafomania, i complottisti: quelli dei servizi deviati dietro ogni vagito. Questa volta potrebbero aver ragione davvero. Probabilmente sarà proprio per colpa delle deviazioni (delle tubature) dei servizi che si sente questo gran fetore. Serve aria nuova e che ben venga dai caselli e dai raccordi.

Articolo letto: 1 volte (11 Dicembre 2013)
 

DNGMRZ

ordine 11.110
Lo sgoverno ”Alfetta” e il popolo in piazza

0
commenti


Brutta cosa quando la gente comincia a muoversi, al di là di sigle, partiti, parrocchie. Ed ancor peggio, quando ai rivoltosi l’occhio lo cominciano a strizzare quelle forze dell’ordine che, di solito, dovrebbero mantenersi “super partes”. Un gran brutto segnale per tutti. Per tutti i cantori di un facile ottimismo che, figlio di una lettura un po’ sopra le righe dei dati statistici, preannuncia in modo roboante miracolose riprese economiche, mentre la disoccupazione in questi ultimi tempi ha subito un aumento di più del 30%. Un brutto segnale anche per tutte quelle alte cariche dello Stato, che dicono di non voler sentire almeno sino al 2015, la voce del popolo imbufalito attraverso il voto, perché Letta fa più “trendy”. Brutto segnale anche per tutti quei riformatori da strapazzo, figli delle varie scuderie di partito, che credono di potersi far belli con l’opinione pubblica, solo perché sono più anagraficamente giovani delle precedenti classi politiche. Brutto segnale anche per i signorini di Bruxelles, che ora cominciano a vedere che le cose non vanno come avrebbero voluto. Un brutto segnale, per una brutta situazione. Oggidì partiti e partitucoli, latrano sulla nuova legge elettorale, dimentichi che certe leggine le hanno fatte proprio loro. Costoro concionano seriosi di “sindaco d’Italia”, ovverosia di un qualcosa che assomigli ad un modello presidenzialista ed efficientista per il governo e la gestione della “res publica”, dimentichi che certe tematiche sono sull’agenda dei vari governi da più di venti anni. L’Italia si è arenata sul “porcellum” e sul “mattarellum”, sulle mutande di Silvio e sul giuoco al rimpallo delle responsabilità, unico vero elemento dell’attuale coesione e forzata convivenza del ceto politico nostrano, rappresentata dal governo “Alfetta”.
Nessuno ha però il coraggio di dire o fare pubblicamente qualcosa contro le cause di tutto questo e prova ne sia che, i “duri e puri” del berlusconismo, hanno l’altro giorno nuovamente votato a favore delle cosiddette “missioni umanitarie all’estero”, ovverosia per la continuazione dell’inarrestabile emorragia e sperpero del pubblico danaro, in iniziative lontane anni luce dagli interessi concreti della gente.
Ed intanto, l’Italia continua qua e là a franare, travolgendo vite innocenti e lasciando agli altri le rovine e le responsabilità di anni di incuria, malaffare e totale assenza della presenza dello stato sul territorio. Questo, a non voler ricordare che noi siamo l’ultima, tra le economie più avanzate d’Europa, a non riciclare i nostri scarti ed anzi, a proseguire nella criminale pratica dell’interramento di questi stessi, alla faccia della salute delle popolazioni e questo, sempre perché c’è qualcuno che ci deve mangiare sopra. Per questo, i giovani “eletti” nelle fila di questo o quel partito non ci convincono affatto, espressione come sono di interessi “superiori”. Che poi questo o quel candidato, si facciano latori di proposte volte ad innovare parzialmente l’architettura di un sistema istituzionale oramai decrepito, può pure andar bene a livello di contingenza, ma senza dimenticare che lo spirito che anima queste istanze è uno solo: l’omologazione e la sottomissione al nuovo ordine globale ed ai diktat della finanza internazionale. E’ strano come, in mezzo a tanto concionare di riforme, cambiamenti ed ottimismi in varie salse, nessuno abbia sinora osato, che so io, mettere seriamente in discussione l’Euro, partendo con la proposta di nazionalizzare le banche centrali o rimettere in gioco la centralità degli interessi economici e politici nazionali, di fronte all’arroganza ed alla protervia della UE e delle politiche di sciacallaggio dell’FMI.
Nessuno vuole a toccare certe note dolenti; credono di prenderci in giro raccontandoci la fola per cui procedendo con queste regole, le cose possano migliorare, magari grazie anche a qualche bel faccino giovane alla Renzi o alla Meloni. Nessuno osa, nessuno dice, nessuno fa. Eppure, mai come oggi, l’occasione per innestare un rilevante cambiamento di marcia, è stata così a portata di mano. E’ bene che, dopo un primo momento di euforia e confusione, tutte le realtà antagoniste, tutte le individualità non conformi, inizino a ragionare sul come e cosa fare. Sulla possibilità di creare una comune piattaforma d’azione, un Frente Amplio, che possa fungere via via da catalizzatore.
Oggi qualche possibilità in questo senso, sembra essersi aperta con movimenti come il Cinque Stelle il cui tormentato percorso, lascia tuttora con non pochi dubbi. La tendenza a voler ricercare il dialogo con determinati settori della partitocrazia, dall’apparenza innovatrice, è un chiaro segnale in questo senso. Bisogna pertanto guardare a 360°, favorendo più che mai, la nascita di iniziative spontanee, veri e propri cantieri di protesta e di proposta, per far sì che il Sistema globale perda le briglie del controllo e della manipolazione delle coscienze. Democrazia partecipativa, Comunità, Sovranità. Questi sono i principi cardine, a cui si dovrà rifare qualunque tentativo volto a restaurare il primato dello “zoon politikòn/uomo politico”, sull’alienante modello occidentale, senza ricadere in errori e confusioni esiziali.

Articolo letto: 1 volte (11 Dicembre 2013)
 

DNGMRZ

ordine 11.110
Il lavoro è moribondo. I sindacati, già sottoterra

0
commenti


Cronache dalla “ripresa”. Sì, quella che doveva arrivare nel 2010. Poi nel 2011. Poi nel 2012. Poi nel 2013. Ma neanche questa volta pare sia quella buona. A suonare l’ennesima inascoltata sveglia al governo della fame e della miseria è l’Inps, che rende noti i dati relativi alla disoccupazione.
Secondo l’Istituto di previdenza infatti, solo nei primi dieci mesi di quest’anno sono state presentate un milione e settecentomila domande di disoccupazione, prevalentemente nella forma delle nuove modalità di “Aspi” e “mini-Aspi”, nonché relative alla messa in mobilità (oltre 250.000 nel solo mese di ottobre). Confronto al medesimo periodo dello scorso anno, l’aumento è del 31,2%.
E i sindacati? Qualche dichiarazione di facciata, l’accozzaglia di due o tre banalità senza alcun costrutto, e fine. Angeletti, segretario generale della Uil, ha parlato di semplificazione normativa, Bonanni (Cisl) ha disquisito di “allineamento” tra dati sulla disoccupazione e arresto della caduta del Pil e, dulcis in fundo, la signora Camusso (Cgil) che ha decretato l’obsolescenza del concetto di “sciopero generale” e della necessità di “identificare l’elemento di unificazione del mondo del lavoro”.
E poi? Basta. Era forse troppo impegnata, la Trimurti, nel gestire i loro lucrosi Centri servizi. Oppure, in questi giorni, erano tutti presi a criticare e a ostacolare le manifestazioni del Comitato 9 dicembre, che in soli tre giorni hanno detto e fatto più di quello che hanno fatto loro (insieme al Pd, ad Alfano, all’Anpi, a Vendola, pure loro unitisi al coro) negli ultimi dieci anni.
E allora eccoli, a schedare con morbosa meticolosità le manifestazioni, a urlare alla “trama nera”, al “pericolo fascista”, al “pericolo ultras”. A segnare sul quadernino che lì c’era un forzanovista, lì un altro di Casa Pound, lì uno con la spilla del FdG, di là uno con la sciarpa della Lazio, di qua un reduce del “San Marco”, un po’ più in là uno col giubbino scuro, quasi nero, e in fondo a destra uno che è andato in piazza con la macchina da 40.000 euro.
Certo, non potevano tollerare che i lavoratori e il popolo si decidessero finalmente a parlare di “sovranità”, di giustizia, di banche, e scendere in piazza senza di loro. Che ingrato, questo popolino! Non gli è piaciuto il concerto del 1° maggio? E il gaypride? E la festa del “migranti”? Ma come si permettono? E poi, tutto quel disagio, i blocchi stradali, lo sporco, il rumore dei trattori e dei camion… e la polizia non fa nulla!
“Non c’è più morale, Contessa”.

Articolo letto: 1 volte (11 Dicembre 2013)
 

DNGMRZ

ordine 11.110
La ”minoranza”? Cioè, per loro, il popolo italiano

1
commenti


I fiduciari governativi della grande finanza internazionale, i camerieri delle banche e dell’eurocrazia non eletta che si auto dichiara “Europa” hanno ottenuto dunque la fiducia del loro Palazzo, tra Montecitorio e Senato. Il loro maggiordomo pro-tempore, Enrico Letta, ha dato il meglio – si fa per dire – di sé nei suoi vari discorsi ha attaccato tutti i “nemici” della “sicurezza”, della (sua) “Europa”, chiamando demagoghi e populisti anche i suoi stessi ex alleati (Forza Italia) e il leader Grillo e i parlamentari del primo partito italiano, il Movimento 5 Stelle, che ha dichiarato giustamente delegittimato un governo che intenderebbe procrastinare la sua esistenza per un altro anno e più, nonostante la bocciatura della maggior parte della sua maggioranza di eletti, dichiarati incostituzionali dalla loro stessa “Suprema Corte”.
Il maggiordomo del governo delle ormai ristrette attese, il vedroide Enrico Letta, si è poi scagliato contro il movimento di piazza e di popolo chiamato dei “forconi” e partecipato da milioni di persone tra le Alpi e il Capo Lilibeo, chiamandolo partecipe di moti di eversione (termine usato in lungo e in largo da alfaniani e piddini, forse assai preoccupati della solidarietà offerta ai manifestanti da polizia, carabinieri e guardie di finanza).
Il movimento di popolo che continua ovunque ad allargarsi e che ormai dichiara pronto a “marciare su Roma”, parole dei tre leader (al nord Lucio Chiavegato, al centro Danilo Calvani, al sud Mariano Ferri), non è affatto “eversivo”:è soltanto la voce profonda dell’Italia, del popolo italiano che non ne può più di quelli che ancora blaterano nel Palazzo e sguinzagliano procure per fermare la protesta a colpi di processi penali e di cronache indecenti diffuse dai media, lacché degli oligarchi.
Certo, come in ogni movimento di popolo possono esserci gruppi violenti, ma in questo caso si tratta di infime minoranze che tra l’altro non hanno fatto più che esplodere uno o due petardi o invitato dei commercianti a chiudere gli esercizi… ben poco, molto ma molto meno di quanto spesso accaduto in diverse occasioni di note “manifestazioni pacifiche” protette da amici che siedono nei Palazzi istituzionali.
Si tratta di cittadini italiani che chiedono di andarsene a governi non eletti dal popolo, delegittimati dai loro stessi organi costituzionali. Si tratta di un movimento che si autogestisce dietro un solo simbolo: il tricolore. Che reclama la sovranità popolare, la sovranità economica, la giustizia sociale. Che dichiara i partiti organi di malaffare.
Che il Palazzo non comprenda che il suo tempo è scaduto, è normale. Pensate che le “soluzioni” proposte da Letta e dal governo e approvate con una fiducia semibulgara dal Parlamento, sono le cosiddette “riforme” (sventolate da sessanta anni e più e tra l’altro mai attuate): legge elettorale, modifiche costituzionali e permanenza dei vincoli imposti dal mostro di Bruxelles, l’Unione europea, e dalla sua banca padrona, la Bce di Mario Draghi e dei grandi finanzieri d’affari di Wall Street e della City. Con ampi auto elogi per la frenata dello spread. Già, lo spread, e cioè i tassi usurai che vengono imposti dai loro padroni alle nazioni d’Europa.
E pensano così di fermare la protesta dei lavoratori, dei disoccupati, degli imprenditori, degli allevatori, dei pensionati, dei precari, dei giovani, degli esodati, degli agricoltori, dei tartassati dalle tasse e dall’euro?
Pensano forse che – come fortemente denunciato dai 5 Stelle – possono continuare, i Lor Signori, a svendere l’Italia, le sue aziende, i suoi lavoratori, alle multinazionali e alle banche usuraie? Continuando a omaggiare le corporations angloamericane con acquisti di petrolio, energia, brevetti, prodotti agroalimentari, informatici, armi e aerei? E continuando a fornire alle loro aggressioni militari la carne umana dei nostri giovani, utilizzati come truppe coloniali a difesa delle loro rapine?
L’Italia si ferma, il movimento di popolo avanza e “loro” dovranno tutti andare a casa.

Articolo letto: 1 volte (12 Dicembre 2013)
 

DNGMRZ

ordine 11.110
Arroganti e conigli

0
commenti


Chi? I politicanti di regime.
Di fronte alle proteste di popolo nelle piazze d’Italia straparlano di infiltrazione: tutti i cittadini che vi partecipano - di qualunque colore siano: dai ragazzi di Casa Pound o Forza Nuova a quelli dei Centri Sociali, agli studenti, ai precari, ai disoccupati, ai pensionati, agli agricoltori, ai trasportatori, agli artigiani, ai commercianti, ai lavoratori tutti tartassati da iniquitalia e dal regime del rigore e della miseria – sono, per loro, degli “infiltrati”. Degli “eversivi”, dei “violenti”.
E’ la paura quella che condiziona tali loro affermazioni: nessuno di loro, da destra a “sinistra”, da Alfano-Letta a Epifani, riesce a digerire l’esistenza di uomini liberi non etichettabili che protestano contro il loro regime partitocratico alzando soltanto il tricolore e cantando Fratelli d’Italia…
Guardano esterrefatti gli uomini posti a loro guardia, a guardia di “istituzioni” che loro occupano senza legittimità e senza un briciolo di vergogna, levarsi i caschi e poggiare gli scudi a terra e tremano. Sentono che il loro tempo sta scadendo, anzi: è già scaduto.
Mobilitano i loro servi-stampa per demonizzare la protesta. Fanno dire loro fesserie e fesserie. Amplificano il caso di un commerciante forse un po’ troppo rudemente costretto ad abbassare le serrande a Torino e eliminano dalle notizie i centomila negozi che spontaneamente hanno chiuso per protesta e solidarietà con il movimento di popolo in atto in tutta Italia. Per esempio… in tutta Foggia, con il sindaco stesso consenziente.
Ultilizzano il termine “bomba” (bomba carta) per instupidire gli allocchi stampa-e-tele-dipendenti, quando si tratta di qualche fumogeno colorato e di qualche innocuo petardo… (Chissà se faranno la stessa cosa il 31 dicembre…).
Ordinano di reprimere i contestatori, colpendoli con fermi e avvisi di reato penalmente gravissimi e inaccettabili. E proseguono imperterriti a demonizzare, denunciare, accusare. Sono giunti anche a spacciare un moto teppistico della tifoseria danese inserendolo nel quadro della “violenza” dei cosiddetti “forconi”…
Arroganti e conigli.

Articolo letto: 1 volte (12 Dicembre 2013)
 

DNGMRZ

ordine 11.110
La “primavera” indigesta

0
commenti


La “Primavera italiana” non piace ai “primaveristi” di professione.
Questione di fiori o di forconi?
Così come le rivoluzioni 2.0, lo scontento generale ha affermato il proprio consolidamento grazie al Tam-Tam sui social network, una forte risonanza quella del web, una eco che da Palermo a Torino ha portato in strada migliaia di persone lungo tutto lo stivale.
Nessuna sigla politica, nessuna organizzazione forte alle proprie spalle, soltanto lo spontaneismo di uomini, donne, pensionati e studenti, stufi delle politiche di austerity attuate grazie all’attuale classe politica che ha portato l’Italia sull’orlo del baratro.
La parola d’ordine è cambiamento.
Una metamorfosi politica e culturale che non lascia campo ad alcun tipo d’incertezza, giacché per chi in questi giorni è presente nelle piazze, la protesta costituisce l’unico elemento per far sentire la propria voce.
Nel capoluogo partenopeo, così come nella maggior parte delle città italiane numerosi centri di presidio sono spuntati nel centro della città e nelle aree circostanti. Piazza Trieste e Trento e Piazza Carlo III i focolai della protesta napoletana.
L'obiettivo dichiarato è quello di sensibilizzare la popolazione sul dramma economico-sociale che attanaglia le vecchie generazioni e opprime le ambizioni dei giovani, derubati del proprio futuro.
Nessun atto di violenza, solo un’insurrezione pacifica per affermare il diritto ad esistere di uomini e donne nei confronti di un sistema politico-economico che pone l’essere umano a margine delle scelte di governo.
“Come si fa a non accorgersi che stiamo andando alla deriva?”.
“Se percepisco cinquecento euro di pensione, come posso riuscire a pagarne quattrocento d’imposte?”.
Questi gli interrogativi più ricorrente nella mente dei manifestanti, ma di domande che attanagliano la mente ve ne sono a iosa.
“Non avete paura che tale manifestazione possa costituire una tigre pronta a essere cavalcata da qualche politico che utilizza la protesta come trampolino d’ascesa?”, chiede qualche cronista.
Perentoria la risposta della gente in lotta: “No, nessuno dei volti noti del Parlamento italiano è degno di rappresentarci”.
Un’affermazione che costituisce l’unica certezza per i manifestanti per l’immediato futuro. L’unico auspicio è che tanti altri possano unirsi alla contestazione.


Articolo letto: 1 volte (13 Dicembre 2013)
 

DNGMRZ

ordine 11.110
«A Torino, uno degli arrestati negli scorsi giorni ha dichiarato ai magistrati: "volevo fare qualcosa per il mio Paese". L’uomo, titolare di una piccola impresa, è anche titolare di un bar, ed è stato arrestato proprio per aver costretto un bar a chiudere durante la manifestazione».

Ecco la magistratura italiana: 168° posto su 213 paesi.
Solidarietà al connazionale ingiustamente perseguitato da polizia e magistratura.
 

Users who are viewing this thread

Alto