9 gennaio 1992 (1 Viewer)

lorenzo63

Age quod Agis
Morì qualche mese dopo ...

Nel mentre scontri violentissimi in seno agli organi di governo di allora della mag ...
Gli articoli attuali mielosi e melensi invece.

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Claire

ἰοίην
Infatti, come ha detto recentemente sua sorella in una intervista recentissima, Falcone era proprio solo :(
 

f4f

翠鸟科
beh per quanto introvabile l'originale,
possiamo leggere tutto il repechage

courtesy ''Libero'' del 24 maggio, ovviamente
solo per completezza

Quando sinistra e Repubblica attaccavano «il guitto Falcone»


Adesso i compagni lo osannano come l’«amico Giovanni», ma nel gennaio del ’92 il quotidiano di Mauro lo massacrò: «Sempre in tv, incarna i peggiori vizi nazionali»




Fare memoria, nell’anniversario della strage di quel maledetto sabato di 20 anni fa, è anche questo. Perchéèfacile, potenzadellatv, ricordare Orlando che accusò Falcone di «tenere le carte nei cassetti» (accusa costata all’«amico Giovanni» di oggi un procedimento davanti al Csm), o il «Giovanni, non mi piaci nel Palazzo» di un altro retino doc dell’epoca, l’avvocato Alfredo Galasso, durante una storica staffetta televisiva antimafia, a un mese dall’uccisionedi Liberograssi, tra Maurizio Costanzo e Michele Santoro, a settembre del 1991.



Ma pochi forse ricordano un articolo firmato dal blasonato Sandro Viola pubblicato il 9 gennaio del 1992 darepubblicae adesso prudentemente rimosso dal sito internet del quotidiano di Ezio Mauro. «Falcone che peccato...», il titolo. Che non rende appieno l’attacco, durissimo, al magistrato che quattromesidoposarebbestatoammazzato sull’autostrada, a Capaci.



«Da qualche tempo – scrive Viola nell’editoriale – sta diventando difficile guardare al giudice Falcone col rispetto che s’era guadagnato. Egli è stato preso infatti da una febbre di presenzialismo. Sembra dominato daquell’impulsoirrefrenabilea parlare cheoggi rappresenta il piùindecente dei vizi nazionali». Viola si chiede«comemaiunvalorosomagistrato desideri essere un mediocre pubblicista». E attacca proprio Cose dicosanostra, diventatodopolestragi del ’92 una sorta di testamento morale di Falcone. «Scorrendo il libro-intervista – scrive ancora l’editorialista – s’avverte l’eruzione d’una vanità, d’una spinta a descriversi, a celebrarsi, comesenecolgono nelle interviste del ministro De Michelis o dei guitti televisivi».



Non che Repubblica non fosse in buona compagnia, quanto a “sinistri” attacchi.



Paolo Borsellino, vittima anche lui (57 giorni dopo Capaci, il 19 luglio del ’92) di quell’estate di sangue, diceva che l’«amico Giovanni» (stavolta sì che la familiarità èautentica),avevacominciatoamorire quando il fuoco amico dei colleghi gli aveva sbarrato la strada nel 1988, alla nomina a procuratore capodi Palermo. Fu Md- tra le toghe di sinistra si distinse Elena Paciotti, poi europarlamentare Pd - a guidare la crociata contro Falcone. Esempre il fuoco amico di sinistra e colleghi di sinistra sbarrò a Falcone, poco prima di morire, la strada alla nomina alla guida della neonata Direzione nazionale antimafia. «Falcone superprocuratore? Non può farlo, vi dico perché», tuonaronoicompagni sull’unità. Il tritolo di Capaci, poi, fece il resto.
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Al neosindacoleolucaorlando- fu lui, dasindaco, a sposare nel 1986 Giovanni Falcone e Francesca Morvillo - Maria Falcone, la sorella del magistrato ucciso, ha mandato a dire, oggi: «Dica quattro parole: “Con Falcone ho sbagliato”». Madaorlandoè arrivato il niet: «Esprimo il mio rammarico umano per quell’incomprensione. Ma ribadisco che il compito del politicoè diversoda quellodelmagistrato». L’«amico Giovanni» non merita scuse. Neanche da morto.
 

f4f

翠鸟科
sempre per completezza, c'è anche un scoop:
i comunisti hanno ucciso Falcone


fcoutersy: ma sempre Libero, ovviamente :rolleyes:
La trama rossa mafia-kgb dietro l’attentato di Capaci


Porterebbe a Mosca la strada verso i responsabili dell’eccidio in cui fu ucciso Falcone. Anche Monti sottolinea: «La ragion di Stato non freni la verità»

...



La mafia uccide sempre per fronteggiare una minaccia grave e attuale, mai per generico odio atavico. E allora: quale sarà stato il motivo che rendeva Falcone temibile al punto di dover essere eliminato, quando fu eliminato vent’anni fa? E perché fu ucciso con un’azione di natura estranea alla tradizione della mafia ma familiare a quelle delle forze speciali? Noi non abbiamo una verità certa da offrire, ma siamo scandalizzati dalla censura che viene opposta oggi ad alcuni fatti ieri noti sulle prime pagine dei giornali e oggi sepolti accuratamente in modo che l’opinione pubblica più giovane non li conosca mai.
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Eccoli, in sintesi quei fatti. Nel 1992 l’ambasciatore sovietico e poi russo a Roma Anatoly Adamishin si rivolse disperato al presidente Francesco Cossiga (che me ne parlò e lo scrisse anche nelle sue memorie) perché tutto il tesoro russo in valuta veniva trasferito in Italia e Germania per essere riciclato e fatto sparire da una banda di speculatori e finanzieri in collusione con il Kgb e Cosa Nostra. Cossiga si rivolse a Falcone, suo amico, pregandolo di dare ai russi la sensazione di essere presi sul serio. L’ex procuratore si dette subito da fare con molti incontri segreti con gli inquirenti di Mosca, tutti formalmente autorizzati dal presidente del Consiglio Andreotti con fonogrammi trasmessi dal ministero degli Esteri. Quei fonogrammi, secondo lo stesso Andreotti, oggi non si trovano più e sono dati per persi, cosa mai accaduta nella storia della Farnesina: circostanza eloquente e inquietante.

Falcone poteva far poco dal punto di vista pratico, al massimo dar prova di buona volontà, ma appare logico che abbia chiesto aiuto all’unico magistrato sul campo di cui si fidava ciecamente. È stato detto molte volte che Paolo Borsellino ebbe l’imprudenza di esclamare: «Adesso ho capito perché hanno ammazzato Giovanni», firmando la propria condanna a morte. La scomparsa della famosa agenda rossa potrebbe rientrare nell’operazione di pulizia che fu attuata facendo sparire i suoi appuntamenti e programmi.
E poi il fatto più clamoroso e attuale: ieri, 23 maggio, anniversario della strage, il presidente del Consiglio Mario Monti ha fatto una dichiarazione esplosiva augurandosi che «la ragione di Stato non freni la verità». Perché mai il capo del governo celebra il ventennale di Capaci rivelando che esiste un conflitto fra verità e ragion di Stato e auspicando che la seconda non vinca? Ai vertici degli organismi dello Stato da anni si fa riferimento al fatto che gli autori di questi delitti sono figure che «vanno oltre la mafia». Che vuol dire, esattamente? Si ha l’impressione che esista un circolo ristretto di chi sa che cosa accadde e che fu lì deciso di mettere sotto chiave la verità accecando l’opinione pubblica con assordanti e pletoriche dichiarazioni tanto roboanti quanto insignificanti.
Sia chiaro: noi non siano in grado dare per certa la soluzione del mistero del movente mancante. Ma sembra che il movente sia stato nascosto per una «ragion di Stato» che copre la saldatura fra speculatori finanziari, personaggi politici, il Kgb e Cosa Nostra, da cui emersero i telecomandi per proteggere con un bagno di sangue il più grande bottino di tutti i tempi. Vorremmo proprio sapere subito dal professor Monti quali informazioni lo abbiano consigliato ad affermare ieri che la verità è in uno sfortunato conflitto con la ragion di Stato. Noi l’avevamo già notato e ci potremmo giurare: la verità è agli arresti, e guai a chi apre quella porta.








da notare: non prendiamo la cosa sul leggero, nel 1992 Putin era ancora nel KGB mi pare : forse Libero ha accesso a fonti riservate ??
 

ConteRosso

mod sanguinario
Non sapremo mai la verità
vado controcorrente, il mio rispetto per l'Uomo Falcone
e per il suo coraggio, quello che trovo stomachevole e la celebrazione
odierna manca poco che della coppia Falcone Borsellino li facciano santi
a quando il piatto con le immagini di Paolo e Giovanni ??
 

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