2016 (1 Viewer)

mariougo

Forumer storico
...........

ricordandovi ..che copio.... continua...


Focus: l'economia mondiale rimane fiacca nel
2016
Nel 2015 la crescita economica globale è stata minore rispetto
all'anno precedente. Le nazioni industrializzate hanno mostrato
per lo più una buona condizione – supportate dai bassi prezzi
dell'energia e dall'aumento dei dati sull'occupazione. Negli
paesi emergenti, il ritmo di crescita è però di nuovo nettamente
diminuito. Il raffreddamento della domanda industriale cinese è
stato un fattore essenziale per il ribasso dei prezzi delle materie
prime. Ciò, a sua volta, ha colpito duramente i paesi emergenti
dipendenti da esportazioni di materie prime, tra cui importanti
potenze economiche, quali Brasile e Russia. Entrambi i paesi
sono scivolati in una grave recessione. Nonostante la difficile
situazione di partenza, per il 2016 la maggior parte degli analisti
prevede una leggera accelerazione della congiuntura globale.
La ragione dipende soprattutto da tre ipotesi: in primo luogo in
Russia e in Brasile il ritmo ribassista dovrebbe nettamente
rallentare, il che fa sperare in un calo meno forte del PIL nel
2016. In secondo luogo, nell'Eurozona, dove il ciclo
congiunturale non è ancora così avanzato come negli Stati
Uniti, la robusta domanda interna dovrebbe consentire
un'ulteriore moderata accelerazione della crescita. E infine, gli
Stati Uniti e la Cina dovrebbero essere in grado di mantenere
più o meno l'attuale ritmo di crescita. La previsione del
consenso degli analisti per la congiuntura globale indica
tradizionalmente un rialzo e negli ultimi anni si è dimostrata
senza eccezioni troppo ottimistica. Le previsioni sulla crescita
vengono riviste regolarmente al ribasso (vedi grafico). Un
andamento analogo non si può escludere neppure quest'anno,
poiché a nostro avviso il potenziale rialzista per l'economia
mondiale è contenuto, mentre i rischi sono predominanti.
Ciò vale soprattutto per la Cina, la seconda economia mondiale.
Dopo anni di forte crescita, alimentata dal credito, il Regno di
Mezzo deve far fronte a eccessi di capacità e a un elevato
indebitamento delle aziende. Ciò rende molto probabile un
ulteriore rallentamento della crescita. Su base nominale,
ultimamente la crescita del PIL è già scesa al 6%, proprio come
la produzione industriale. Indicatori, quali consumo di energia
e volume dei trasporti, segnalano addirittura una dinamica
industriale ancora più debole. Negli ultimi trimestri è
maggiormente aumentato il settore terziario. Ma anche qui di
recente la fiducia delle imprese è nettamente peggiorata, il che
fa dubitare che il settore dei servizi rimanga anche quest'anno
un pilastro affidabile della crescita. Nel complesso, per il 2016
prevediamo un indebolimento della crescita del PIL reale dal
6.8% al 6.2%.
Negli Stati Uniti, il basso tasso di disoccupazione e l'aumento
dei salari dovrebbero continuare a sostenere il consumo privato.
Ciononostante, contrariamente al consenso di mercato, per il
2016 prevediamo una crescita del PIL leggermente minore. Il
forte dollaro dovrebbe continuare a penalizzare le esportazioni
e l'industria e, come in Cina, l'umore negativo nell'industria
manifatturiera peggiora anche il settore dei servizi finora
robusto. Vi è inoltre anche la questione della maturità ciclica
della ripresa, poiché l'espansione economica dura già da sette
anni.
Nel complesso non prevediamo quindi alcuna accelerazione
della congiuntura globale. Come nel 2015, quest'anno ci
aspettiamo un aumento del PIL mondiale del 3.2%. Soprattutto
la Cina e gli altri paesi emergenti dovrebbero continuare a
creare ostacoli, per cui una forte ripresa dei prezzi delle materie
prime diventa improbabile. Pertanto, anche gli esportatori
svizzeri si trovano di nuovo di fronte a un anno difficile – anche
se a causa del robusto andamento congiunturale nell'Eurozona
il rapporto EUR/CHF dovrebbe recuperare fino a 1.14 entro la
fine dell'anno. Anche in quel caso, il franco rimane ancora
sopravvalutato. Grazie alla crescita demografica e al tasso di
disoccupazione sempre basso, il consumo privato dovrebbe
fornire di nuovo un solido contributo alla crescita. In seguito
agli effetti postumi dello shock del franco, la crescita del PIL
dovrebbe tuttavia rafforzarsi solo marginalmente, passando
dallo 0.7% allo 0.9%.
 

mariougo

Forumer storico
........................



Dopo l'inizio d'anno fortemente negativo, questa settimana è
proseguito l'aumento della volatilità sui mercati finanziari. Sulle
borse cinesi è stato tuttavia evitato un ulteriore crollo, non da
ultimo a causa di acquisti sostegno ordinati dallo stato. E nel
complesso rispetto all'USD la valuta cinese nel confronto con la
settimana precedente non si è ulteriormente svalutata – supportata
dagli interventi valutari della Banca centrale cinese
I recenti dati congiunturali cinesi hanno contribuito alla distensione.
I dati commerciali per dicembre sono stati superiori alle
aspettative. La dinamica annuale sia delle esportazioni sia delle
importazioni ha mostrato un netto miglioramento. Anche se i
dati sulle importazioni sono stati probabilmente indicati un po'
troppo elevati, poiché in parte i deflussi di capitale sono stati
dichiarati come operazioni commerciali, questo è uno sviluppo
positivo. All'inizio della prossima settimana, in Cina oltre ai
prezzi degli immobili saranno pubblicati i nuovi dati sulla produzione
industriale e i fatturati della vendita al dettaglio, dai
quali si attende una conferma del miglioramento del mese precedente.
Inoltre, le allusione dell'Ente di pianificazione sui dati
del PIL per il quarto trimestre, previsti per martedì prossimo,
sono sfavorevoli a una temuta accelerazione dell'indebolimento
della crescita. Per il 2015 l'Ente di pianificazione prevede complessivamente
un tasso di crescita annuo di poco inferiore al
7.0%, dopo il 7.3% nel 2014. Ciò è in linea con le aspettative
del mercato. Il consenso per la dinamica trimestrale ammonta
all'1.8%, invariato rispetto al livello del T3.
Il prezzo del petrolio, che in seguito alle preoccupazioni per la
crescita della Cina aveva già sofferto la scorsa settimana, è
sceso di nuovo questa settimana. Il prezzo per un barile di Brent
ammonta nel frattempo attorno a USD 30. Ciò penalizza ulteriormente
la dinamica inflazionistica. Il netto aumento dei tassi
annui dei prezzi al consumo per l'inizio di quest'anno, inizialmente
previsto a livello mondiale, si sposta quindi ancora nel
futuro. La prossima settimana negli USA saranno pubblicati i
dati sull'inflazione di dicembre. Qui ci si aspetta ancora un aumento
del tasso complessivo dallo 0.5% allo 0.8%. Le previsioni
sull'inflazione per il 2016 dovrebbero però essere riviste ulteriormente
al ribasso. Il rapporto sul mercato del lavoro statunitense
di venerdì scorso ha mostrato di nuovo un solido aumento
dell'occupazione. Ma continuano a mancare segnali di una
maggiore accelerazione della dinamica salariale. Ciò è stato
confermato anche dal sondaggio tra gli esperti economici della
Fed (Beige Book), nel quale sono stati indicati inoltre solo minimi
aumenti dei prezzi. Il contesto inflazionistico moderato attenua
la pressione sulla Fed e ha fatto scendere sensibilmente
al 30% le aspettative del mercato per un secondo aumento dei
tassi a marzo.
L'interminabile crollo dei prezzi delle materie prime preoccupa
anche la BCE. Dopo aver ulteriormente allentato la politica monetaria
durante la sua ultima riunione per far salire rapidamente
la tendenza inflazionistica dal livello attualmente troppo basso,
giovedì prossimo non sono previste ulteriori misure. Di recente,
alcuni rappresentanti della BCE hanno tuttavia nuovamente richiamato
l'attenzione sui tassi d'inflazione troppo bassi. Ciò si
dovrebbe riflettere nella valutazione della situazione: la BCE sottolineerà
di essere pronta a ulteriori misure di allentamento. Il
verbale dell'ultima riunione segnala inoltre che in caso di necessità
un'ulteriore riduzione dei tassi è la misura più probabile.
Nonostante l'invariata modalità di allarme della Banca centrale
europea, ultimamente i dati congiunturali nell'Eurozona tendono
ancora al rialzo. A novembre, la produzione industriale ha
registrato una correzione dopo il forte mese precedente. La situazione
degli ordinativi non fa supporre però alcuna inversione
di tendenza. A dicembre, i responsabili degli acquisti hanno comunicato
in tutti i paesi un aumento degli ordini. La prossima
settimana, i sondaggi provvisori di gennaio tra i responsabili degli
acquisti per l'Eurozona dovrebbero mostrare complessivamente
un livello sempre robusto. Lo stesso vale per la fiducia
dei consumatori, non da ultimo a causa di un ulteriore calo dei
prezzi dell'energia.
 

mariougo

Forumer storico
..................................

La situazione tesa per petrolio e oro persiste, ma per
il momento i prezzi non dovrebbero diminuire ulteriormente.
Le strategie d'investimento alternative
sono interessanti nel contesto di interessi bassi e turbolenti
mercati azionari.
Cocktail pericoloso sul mercato del petrolio
Le quotazioni del petrolio hanno registrato un inizio
d'anno piuttosto negativo. Insieme allo stesso periodo
dell'anno precedente, nel 2016 il Brent ha registrato, di
gran lunga, il peggior inizio d'anno. In considerazione del
cocktail pericoloso che si è preparato sul mercato del petrolio,
questo andamento è in gran parte comprensibile:
l'eccesso di produzione, i timori per la domanda a causa
delle preoccupazioni per la dinamica di crescita della Cina,
un inverno finora oltremodo mite, l'incertezza riguardante
l'inizio e il volume delle esportazioni di petrolio iraniano,
la sorprendente eliminazione del divieto di esportazione
del greggio statunitense nonché magazzini sempre stracolmi
determinano il quadro sul mercato del petrolio. Il superamento
al ribasso della soglia di USD 30 (Brent) dovrebbe
tuttavia essere attribuibile in primo luogo a speculazioni
di mercato. Poiché per i prossimi mesi non si delinea
alcun sensibile miglioramento, ma neppure un ulteriore
peggioramento sul mercato del petrolio, sia il Brent sia il
WTI – il persistente spread tra i due tipi dovrebbe far parte
del passato dopo l'eliminazione del divieto di esportazione
del greggio statunitense – dovrebbero essere negoziati in
una fascia relativamente stretta sopra USD 30 al barile, per
cui rimaniamo posizionati in modo neutrale.
Normalizzazione del prezzo dell'oro
Anche per l'oro riteniamo opportuno un posizionamento
neutrale, poiché il movimento ribassista che dura da giugno
2011 sembra essersi stabilizzato all'attuale livello di
prezzo. Da due mesi circa, il metallo giallo riesce a mantenersi
attorno a USD 1'100 per oncia troy. Ciò dovrebbe
essere principalmente la conseguenza del recente andamento
piuttosto laterale dell'USD. Poiché per il momento
questo trend dovrebbe proseguire, anche il prezzo dell'oro
dovrebbe resistere bene al ribasso. Con le attuali turbolenze
delle azioni, il metallo prezioso sembra aver ritrovato
addirittura parte del suo ruolo di porto sicuro, il che potrebbe
determinare brevi oscillazioni al rialzo.
Le strategie alternative rimangono interessanti
Oltre agli investimenti immobiliari indiretti, nel contesto
azionario attualmente turbolento, riteniamo interessante
l'investimento nelle strategie alternative. Soprattutto i
fondi Managed Futures – la cui strategia si basa sulla negoziazione
con contratti future, prodotti derivati e opzioni
– offrono interessanti possibilità di diversificazione del portafoglio
a seguito delle loro proprietà di correlazione con
le tradizionali categorie d'investimento . Per
il momento, consigliamo pertanto di mantenere il posizionamento
leggermente sovraponderato nelle strategie d'investimento
alternative
 

mariougo

Forumer storico
.......................

Focus: il prezzo del petrolio tiene sotto controllo
le Banche centrali

Il crollo dei prezzi delle materie prime dalla metà del 2014, soprattutto
del prezzo del petrolio, ha fatto crollare i tassi d'inflazione
a livello mondiale. Sia nell'Eurozona sia negli USA,
l'anno scorso i prezzi al consumo sono rimasti complessivamente
invariati. In Svizzera, rispetto all'anno precedente i
prezzi sono addirittura diminuiti dell'1.1%, a causa dello shock
del tasso di cambio. Si tratta del tasso annuale di gran lunga
più basso dal 1950.
Fino a poco tempo fa si poteva ancora prevedere che verso la
fine dell'anno si sarebbe stato lasciato alle spalle il punto minimo
dell'andamento dei prezzi. Il drastico calo del prezzo del
petrolio della fine del 2014 non avrebbe dovuto più far scendere
di molto il tasso annuo dei prezzi al consumo. Su questa
base, solo poco tempo fa soprattutto per gli USA si prevedeva
ancora un aumento del tasso d'inflazione complessivo al 2%
all'inizio del 2016. Per l'Eurozona a oltre l'1%. E anche per la
Svizzera ci si aspettava un nuovo rialzo nel settore positivo, anche
se con un po' di ritardo a causa dell'effetto del tasso di
cambio.
Tuttavia, poi con le preoccupazioni per la congiuntura cinese e
per il continuo aumento dell'eccedenza di offerta sul mercato
del petrolio si è verificato un nuovo crollo dei prezzi del petrolio.
Da novembre il prezzo per un barile di Brent si è di nuovo
quasi dimezzato scendendo sotto USD 30. E da parte dei produttori
di petrolio si continua a non riscontrare nessuna reazione,
per cui a breve termine non è prevedibile un'inversione
forte.
Ciò ha conseguenze per la dinamica inflazionistica e anche per
la politica monetaria delle importanti Banche centrali. Ipotizzando
un prezzo del petrolio sempre basso, anche quest'anno
l'inflazione sarà molto moderata. Oltre all'effetto diretto del
calo dei prezzi dell'energia, i bassi costi di acquisto delle
aziende dovrebbero impedire un aumento dell'inflazione sottostante
nei prossimi mesi – nonostante la robusta dinamica
congiunturale e della domanda. Questo indicano i sondaggi
sulle previsioni dei prezzi di vendita, che ultimamente dopo un
aumento provvisorio sono di nuovo scese su larga scala. Ciò
vale soprattutto per l'Eurozona. Ma anche negli Stati Uniti all'inizio
dell'anno le aziende non stanno pianificando alcun forte
aumento dei prezzi.
Le Banche centrali saranno quindi probabilmente costrette a
correggere ripetutamente di molto al ribasso le loro previsioni
trimestrali sull'inflazione durante le riunioni a marzo. Nel caso
della Fed statunitense, questo ha fatto scendere notevolmente
le aspettative del mercato per un secondo aumento dei tassi
tra due sedute a marzo da oltre il 50% al 20%. A nostro parere,
i membri della Fed dovrebbero rivedere ulteriormente al ribasso
le loro previsioni sui tassi, anche a causa della dinamica
congiunturale USA più debole alla fine dell'anno. A dicembre
una grande maggioranza prevedeva per quest'anno ancora 4
aumenti dei tassi di 25 punti base ciascuno.
Allo stesso tempo, per l'Eurozona da questa situazione le possibilità
di un ulteriore allentamento politico-monetario sono
quindi aumentate. Di recente, le aspettative del mercato,
molto considerate dalla BCE, per il tasso d'inflazione a 5 anni
previsto fra 5 anni (5Y5Y), sono di nuovo scese verso l'1.5%.
Pertanto, nel Consiglio della BCE sono aumentati i timori che
nonostante le ulteriori misure decise solo a dicembre un raggiungimento
dell'obiettivo inflazionistico a medio termine sia
diventato più improbabile. Ciò si è riflesso nella stima sulla situazione
durante la riunione di questa settimana. Il Presidente
della BCE Draghi ha annunciato che verificherà alla prossima
riunione a marzo se saranno necessari ulteriori adeguamenti
della politica monetaria. Già nel verbale dell'ultima riunione era
stato segnalato un maggior margine di azione soprattutto per
il tasso sui depositi. Una riduzione dei tassi a -0.4% già fra sei
settimane è quindi diventata più probabile.
 

mariougo

Forumer storico
.........................
Come previsto, nella sua recente valutazione della situazione la
Banca centrale statunitense non ha modificato molto. Nel comunicato
viene comunque ripreso il rallentamento della crescita
dall'ultimo trimestre del 2015, così come il calo delle aspettative
inflazionistiche. Inoltre si controlla e verifica l'effetto dell'economia
mondiale e dei mercati finanziari sulle prospettive congiunturali
USA. Finora si affermava soltanto che i rischi congiunturali
erano equilibrati. La Fed ha tuttavia evitato di escludere in
modo esplicito un aumento dei tassi a marzo o di segnalare un
ciclo di aumento dei tassi ancora più lento. Si lascia quindi tutte
le opzioni aperte, poiché il contesto attualmente nervoso può
cambiare di nuovo rapidamente. Durante l'estate dell'anno
scorso, ad esempio, le preoccupazioni per la crescita della Cina
e per le correzioni dei corsi sui mercati azionari avevano frenato
bruscamente le previsioni sui tassi, prima che la situazione in
autunno ritornasse normale.
Attualmente, i rischi per l'economia USA sono di nuovo aumentati.
Nel T4, la crescita del PIL annualizzata del 2% si è probabilmente
dimezzata. Il raffreddamento riguarda tutte le componenti,
ma è da attribuire soprattutto alle considerevoli scorte e
al calo delle esportazioni. La situazione sempre tesa nell'industria
è ancora peggiorata all'inizio dell'anno con l'intensificazione
del calo del prezzo del petrolio e la forza del dollaro. Attualmente,
circa la metà dei rami industriali deve confrontarsi
con flessioni della produzione. Il confronto storico mostra che
il settore dei servizi nel tempo non può sganciarsi completamente
dalla dinamica industriale. Al momento, questo settore
si trova comunque sempre in buone condizioni. Per i dati del
mercato del lavoro, che saranno pubblicati la prossima settimana,
si prevede quindi un robusto aumento di circa 200'000
posti di lavoro, anche se l'indice ISM dei responsabili degli acquisti
per l'industria manifatturiera dovrebbe rimanere sotto i
50 punti. Nelle ultime settimane, la probabilità di un aumento
dei tassi a marzo si è nettamente ridotta. Se il mercato del lavoro
non rallenta sensibilmente, uno o due aumenti dei tassi nel
corso dell'anno sono comunque sempre possibili. Attualmente,
i mercati finanziari scontano per quest'anno solo un altro aumento
dei tassi.
Nel frattempo, anche questa settimana i mercati azionari globali
hanno segnato quasi il passo, nonostante il fatto che i mercati
siano stati favoriti – come reazione iniziale registrata verso
la fine delle settimana – dalla decisione sorprendente della Bank
of Japan di introdurre tassi negativi. Il prezzo del petrolio continua
ad avere una grande influenza sul clima di mercato . Questo vale anche per la Cina, dove i corsi azionari
sono di nuovo crollati. La svendita a Shanghai e a Shenzhen non
è stata generata principalmente da nuovi dati congiunturali. A
gennaio, la fiducia dei consumatori cinesi è addirittura migliorata
leggermente e il calo degli utili nell'industria non era inaspettato.
Soprattutto la previsione di ulteriori deflussi di capitali
penalizza piuttosto i mercati azionari, proprio come l'incertezza
sulla reazione della Banca centrale. Se nei prossimi mesi le riserve
valutarie dovessero continuare a ridursi nettamente, la
PBoC potrebbe vedersi costretta a introdurre disposizioni molto
più severe sul traffico dei capitali o a svalutare nettamente lo
yuan. La prossima settimana il focus si sposta però di nuovo
sugli indici mensili dei responsabili degli acquisti, ai quali i mercati
azionari in genere reagiscono in modo sensibile. Il consenso
di mercato non prevede un aumento.
 

mariougo

Forumer storico
,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,

Incerto inizio d'anno dell'economia mondiale



Sulla base degli indici dei responsabili degli acquisti, l'economia
mondiale ha registrato un avvio incerto nel nuovo anno.
Mentre la fiducia delle imprese nei paesi emergenti è leggermente
migliorata, nelle nazioni industrializzate è vero il contrario.
Hanno sorpreso positivamente il Brasile e la Russia, dove la
situazione è sempre tesa, ma la fiducia è leggermente migliorata
nonostante il calo del prezzo del petrolio. Non è tuttavia
chiaro se questo rappresenta un'inversione di tendenza. Il recente
indebolimento valutario dovrebbe rendere più costose le
importazioni. Nei due paesi l'inflazione è però già elevata. Assieme
all'aumento della disoccupazione, la prospettiva per il
consumo privato è quindi meno esaltante.
Con 48.2, l'indice PMI americano per l'industria manifatturiera
è rimasto anche a gennaio sotto il livello di 50. In passato, in
alcuni casi, simili livelli erano segnali di una recessione. In diversi
sondaggi tra economisti la probabilità di recessione viene
stimata attualmente al 20% circa, molto più elevata di un anno
fa. Fino a quando non ci saranno segnali che dopo l'industria
anche altri settori dell'economia sono in difficoltà, un raffreddamento
congiunturale è molto più probabile di una recessione.
Il settore dei servizi continua a espandersi, ma di recente
la fiducia è peggiorata ancora anche qui. Questo ha notevolmente
penalizzato il dollaro alla fine della settimana.
L'USD/CHF è sceso da 1.0250 a poco sotto la parità. Nel frattempo,
a gennaio dopo alcuni forti mesi la dinamica del mercato
del lavoro si è raffreddata, registrando probabilmente
meno di 200'000 nuovi posti di lavoro. La prossima settimana
i dati sulle vendite al dettaglio mostreranno se ciò ha penalizzato
il consumo. In un modo o nell'altro, il fatto che si discuta
su una possibile recessione è già sufficiente a innervosire le
borse. In considerazione delle preoccupazioni per la crescita
globale, i mercati azionari non si stabilizzano ancora e questa
settimana la maggior parte delle borse ha registrato di nuovo
un ribasso.
I tassi sono di nuovo nettamente diminuiti. Negli Stati Uniti, i
rendimenti dei Treasury a dieci anni sono scesi dall'inizio
dell'anno dal 2.3% all'1.9%. Alla base vi è il calo delle aspettative
inflazionistiche, che oltre alla flessione del prezzo del petrolio
è da attribuire anche alle crescenti preoccupazioni per la
crescita. Inoltre, i mercati scontano per quest'anno solo un altro
aumento dei tassi da parte della Fed. In Europa, ultimamente
anche i tassi a lungo termine sono stati sempre nettamente
in calo. In Germania, ad esempio, il mese scorso si sono
dimezzati allo 0.3%. Le basse aspettative inflazionistiche e la
previsione di nuove misure espansive della BCE a marzo fanno
scendere i tassi. In questo contesto, nelle ultime settimane il
rendimento delle obbligazioni a dieci anni della Confederazione
Svizzera è scivolato di nuovo nel settore negativo e con
-0.3% è nuovamente vicino al livello minimo storico.
Rispetto agli Stati Uniti, i punti interrogativi congiunturali in
Europa sono attualmente meno numerosi. La ripresa non è ancora
così matura come dall'altro lato dell'Atlantico. E diversamente
dagli Stati Uniti, gli esportatori europei beneficiano di
una valuta debole. Inoltre, l'industria petrolifera è meno importante.
Il basso prezzo del petrolio è complessivamente
molto positivo per l'economia europea, ma non per quella degli
USA. La debolezza nei paesi emergenti frena la dinamica
delle esportazioni, per cui la BCE sottolinea i rischi per le prospettive
di crescita. La congiuntura interna è però sempre solida,
come hanno mostrato i recenti sondaggi tra le imprese.
Questo quadro è confermato anche dai dati del PIL finora disponibili
per il T4. Sia in Spagna sia in Francia la crescita del PIL
è stata in linea con i trimestri precedenti. La prossima settimana,
anche per l'intera Eurozona è prevista una dinamica invariata.

Gli indici dei responsabili degli acquisti cinesi sono stati disomogenei
e non consentono ipotesi su come l'economia abbia
cominciato il nuovo anno. La maggior parte dei dati significativi
per gennaio saranno pubblicati solo dopo il capodanno a
partire da metà febbraio. In precedenza, questa domenica saranno
pubblicate ancora le riserve valutarie della Banca centrale,
che attualmente in considerazione dei deflussi di capitale
sono nel focus del mercato.
 

mariougo

Forumer storico
Moderate sono anche le aspettative per il PIL giapponese
nell'ultimo trimestre 2015. La causa dell'andamento stagnante
della congiuntura giapponese negli ultimi tre mesi è da ricercare
soprattutto nei deboli dati sui consumi in seguito al continuo
calo dei salari reali. Allo stesso tempo, l'economia giapponese
è minacciata da ulteriori contraccolpi a causa del forte rafforzamento
dello yen, che gli investitori utilizzano sempre più come
valuta rifugio in considerazione delle crescenti preoccupazioni
per la dinamica di crescita cinese e statunitense. Neppure i tassi
negativi introdotti due settimane fa dalla Bank of Japan riescono
a far fronte a questi problemi: rispetto al dollaro, lo yen
viene scambiato nel frattempo al livello più elevato dall'estate
2014, il che rende rispettivamente più costose le esportazioni.
La probabilità di ulteriori misure politico-monetarie è quindi aumentata
ancora.
Anche le misure politico-monetarie sotto forma di ulteriori aumenti
dei tassi sono state al centro del discorso di Janet Yellen
al Comitato finanziario della Camera dei rappresentanti. La Presidente
della Banca centrale ha sottolineato di voler proseguire
in linea di massima il percorso avviato dei graduali aumenti dei
tassi, ma allo stesso tempo ha evidenziato che la Fed in considerazione
degli sviluppi dell'economia cinese e delle continue
turbolenze borsistiche non aumenterà troppo il ritmo. Anzi – se
il futuro andamento economico negli USA dovesse essere
troppo deludente, la normalizzazione dei tassi procederà più
lentamente di quanto segnalato ancora a dicembre. Allora, i
rappresentanti della Fed prevedevano ancora fino a quattro aumenti
dei tassi nel corrente anno, il che è sempre stato giudicato
troppo ambizioso da noi. Nel frattempo, gli osservatori del
mercato prevedono solo una probabilità del 30% circa di un
altro aumento dei tassi quest'anno. Questa scarsa fiducia in altri
graduali aumenti dei tassi nei prossimi mesi si riflette anche
nella continuazione della tendenza del calo dei rendimenti dei
titoli di stato USA. Dall'inizio dell'anno, le obbligazioni a dieci
anni hanno perso già oltre 60 punti base e sono scambiate attualmente
al livello di rendimento più basso da oltre un anno.
Nel contesto di dati congiunturali deludenti, lo scenario per ulteriori
aumenti dei tassi si presenta inoltre difficile, anche se a
nostro avviso l'economia statunitense pur trovandosi di fronte
a tendenze negative dovrebbe essere ben distante da un andamento
recessivo.
Nell'Eurozona, si è ancora molto lontani dall'affrontare la questione
della velocità di restrizione del regime della politica monetaria
ultraespansiva. Infatti, in considerazione del tasso d'inflazione
che non vuole aumentare – principalmente a causa del
persistente ribasso dei prezzi dell'energia – già a marzo il presidente
della BCE, Mario Draghi, dovrebbe ridurre nuovamente i
tassi sui depositi già negativi. Tuttavia, sebbene l'Unione monetaria
si trovi sempre su un percorso di una moderata ripresa
congiunturale, le fortissime misure di allentamento politico-monetario
della BCE non sono in grado di stimolare l'economia nel
suo complesso. Quanto alla valuta, la competizione per i bassi
tassi continua comunque. Infatti, la Banca centrale svedese ha
sorprendentemente diminuito di molto il tasso di riferimento
nella settimana uscente.
 

mariougo

Forumer storico
..........................................


Focus: banche come ulteriore focolaio di rischio
Alle preoccupazioni sui mercati finanziari per la congiuntura
globale e per il prezzo del petrolio, ultimamente si sono aggiunte
anche le banche come focolai di rischio. Gli indici delle
azioni bancarie in Europa hanno perso temporaneamente
quasi il 30% nel corso di quest'anno. Negli Stati Uniti il calo è
stato leggermente superiore al 20%. L'aumento dell'avversione
al rischio si è manifestato anche nei costi per le assicurazioni
contro perdite sui crediti (CDS) per le più grandi banche
europee. Tali costi sono aumentati del 50% circa rispetto all'inizio
dell'anno. Sono riaffiorati i ricordi del 2008 e di Lehman.
Ma le banche sono oggi più stabili rispetto al periodo precedente
alla crisi finanziaria globale. Negli ultimi anni, le banche
hanno rafforzato notevolmente la loro base di capitale e ridotto
il loro indebitamento. Negli Stati Uniti, le quote di fondi
propri di base (Tier 1 Ratio, o capitale proprio in % degli investimenti
ponderati per il rischio) sono quasi raddoppiate dal
2007 e sono nettamente aumentate anche in Europa .
La creazione di cuscinetti di capitale era dovuta non da
ultimo all'inasprimento della regolamentazione ed è stata favorita
dai bassi tassi. Il rischio di problemi di liquidità, analoghi
a quelli della crisi finanziaria, è limitato a causa dei cuscinetti
di capitale più consistenti. Inoltre, le Banche centrali hanno
creato meccanismi che possono mettere rapidamente a disposizione
la liquidità.

Sulla scia della riduzione dei rischi le banche hanno riorganizzato
anche le loro attività. Per esempio, la negoziazione in proprio
è stata nettamente ridotta, non da ultimo a causa delle
regolamentazioni, che vanno addirittura verso il divieto della
negoziazione in proprio per le banche commerciali.
Nonostante la base più solida, i corsi delle azioni bancarie sono
scesi molto dall'inizio dell'anno. Il peggioramento delle prospettive
congiunturali crea problemi alle azioni. I fatturati ciclici
delle banche hanno bisogno di un favorevole contesto economico
e di un'elevata domanda di credito per registrare un andamento
positivo. Un curva dei tassi più ripida migliorerebbe
inoltre i margini nell'attività di prestiti. Perfino in caso di un
positivo andamento congiunturale gli indicatori di redditività
raggiunti nel periodo precedente alla crisi finanziaria globale
non sono più possibili nel prossimo futuro. Rendimenti di capitale
proprio del 20% fanno parte del passato. L'ondata di regolamentazione
e soprattutto le prescrizioni sul capitale dovrebbero
impedire un forte nuovo rialzo della redditività.
Le prospettive di rendimento nel settore bancario sono strutturalmente
peggiorate e attualmente vengono ulteriormente
penalizzate da un incerto andamento congiunturale. Il rischio
di crediti in sofferenza aumenta con un debole andamento
economico. Soprattutto negli Stati Uniti è attualmente molto
elevato a causa dei rischi in sospeso nel settore dell'energia.
Un prezzo del petrolio solo di poco superiore a USD 30 al barile
crea problemi esistenziali a molte imprese di fracking – e quindi
mette a rischio i loro crediti. Gli aumenti in parte enormi dei
premi di rischio nel settore dell'energia USA riflettono le elevate
probabilità d'insolvenza.
La nostra opinione che le preoccupazioni per il settore finanziario
siano esagerate è stata condivisa dai mercati negli ultimi
giorni. Questa settimana, le azioni bancarie hanno registrato
una leggera correzione al rialzo dopo le forti perdite. Inoltre,
questa settimana sono scesi di nuovo leggermente i costi per
le assicurazioni contro perdite sui crediti (CDS) per le banche
europee più grandi. A causa delle preoccupazioni congiunturali
continuiamo a prevedere mercati azionari volatili. Pertanto, anche
per le azioni bancarie cicliche non dovrebbe tornare ancora
alcuna stabilizzazione. Attualmente continuiamo a preferire i
settori più difensivi concentrati su società che distribuiscono
elevati dividendi.
 
Ultima modifica:

mariougo

Forumer storico
..........



A febbraio, la fiducia delle imprese nell'Eurozona è stata nettamente
inferiore alle aspettative. Il raffreddamento congiunturale
nei paesi emergenti lascia il segno nella dinamica delle
esportazioni e industriale europea. A febbraio, anche il temporaneo
forte aumento dell'euro rispetto all'USD dovrebbe aver
penalizzato gli indici dei responsabili degli acquisti. Nel complesso,
tuttavia, i livelli dei sondaggi tra le imprese continuano
a non segnalare alcun forte rallentamento della crescita. Inoltre,
l'umore dovrebbe essere peggiorato anche a causa del forte
calo dei corsi azionari nella prima metà del mese. Indicazioni al
riguardo vengono dagli indici sulla fiducia delle imprese tedeschi
e francesi. Le aziende valutano la loro situazione in modo
più ottimistico rispetto al mese precedente, sebbene ritengano
peggiorate le generali prospettive congiunturali. Ciononostante,
la recente serie di dati conferma l'aumento dei rischi per
la crescita, riguardo ai quali mette in guardia la BCE. La banca
centrale prevede un andamento stabile del consumo privato,
ma teme negative conseguenze per il commercio estero europeo
a seguito della scarsa dinamica dell'economia mondiale.
Pertanto, la probabilità di nuove misure della BCE durante la
prossima riunione del Consiglio del 10 marzo è aumentata ancora.
In considerazione del forte calo delle aspettative inflazionistiche
dall'inizio dell'anno, sui mercati a termine era già riflessa
una riduzione ancora più pronunciata dei tassi nel settore
negativo. Le aspettative di un ulteriore allentamento difficilmente
diminuiranno di nuovo, poiché la prossima settimana
l'inflazione di febbraio dovrebbe scendere allo 0.1% e confermare
la tendenza sempre debole dei prezzi.
La scorsa settimana, l'inflazione statunitense è stata leggermente
superiore alle previsioni. A febbraio i prezzi al consumo
sono aumentati dell'1.3% rispetto all'anno precedente; l'inflazione
di base del 2.2%. Quanto a quest'ultima, hanno sorpreso
i prezzi dei prodotti che su base mensile sono di nuovo aumentati,
per la prima volta dopo molto tempo. Se questo aumento
continuasse ancora, ciò sarebbe un importante segnale di un
aumento della tendenza inflazionistica. Un rapporto di dati non
è tuttavia sufficiente per accertare un'inversione di tendenza.
Le aspettative del mercato sull'inflazione rimangono quindi a
un livello molto basso, tanto più che secondo i sondaggi anche
le aziende non prevedono un aumento della tendenza inflazionistica
risp. non prevedono praticamente alcun aumento dei
prezzi. Attualmente, per la Banca centrale statunitense è tuttavia
molto più importante sapere fino a che punto il debole andamento
industriale e la correzione delle azioni freneranno ulteriormente
la crescita economica e il mercato del lavoro. A
questo riguardo, gli indici dei responsabili degli acquisti e il rapporto
sul mercato del lavoro forniranno nuove indicazioni la
prossima settimana. Per il PMI è previsto un leggero aumento.
Le turbolenze sui mercati azionari potrebbero influenzare la
stima dei responsabili degli acquisti, cosi come è successo per
la fiducia dei consumatori, che a febbraio è peggiorata, pur rimanendo
a un livello elevato, non distante dalla media
dell'anno scorso. Pertanto, le prospettive per il consumo rimangono
intatte, dopo che all'inizio dell'anno il consumo privato
era nettamente aumentato, il che fa sperare in un buon risultato
del PIL nel T1. Con un atteso aumento di circa 200'000 posti di
lavoro, anche la previsione per il mercato del lavoro mostra una
tendenza rialzista dopo un mese precedente relativamente debole.
Nelle ultime settimane, le prime richieste per i sussidi di
disoccupazione sono di nuovo diminuite, il che segnala un mercato
del lavoro resistente. Indipendentemente dal fatto che l'aspettativa
del mercato si realizzi, la Banca centrale statunitense
dovrebbe però attendere ancora altri dati, per avere sufficiente
certezza sulla situazione dell'economia. Un aumento dei tassi
durante la riunione del FOMC del 16 marzo non è perciò in pro
gramma
 

mariougo

Forumer storico
...............................
La BCE dovrebbe allentare ulteriormente

Anche se la scorsa settimana i vertici della BCE hanno evitato
nel modo più assoluto di suscitare aspettative troppo elevate
prima della decisione sui tassi della prossima settimana, le
aspettative del mercato indicano una nuova riduzione del tasso
sui depositi dall'attuale -0.3% a -0.4%. Infatti, anche se ultimamente
in considerazione di un possibile accordo dei produttori
di petrolio i prezzi dell'energia sono leggermente aumentati,
il tasso d'inflazione nell'Unione monetaria rimane molto
inferiore all'obiettivo previsto di quasi il 2%. A ciò si aggiunge
il fatto che di recente gli indicatori congiunturali nell'Eurozona
sono di nuovo nettamente peggiorati, il che aumenta la probabilità
di un ulteriore allentamento della politica monetaria.
Sebbene l'enorme liquidità finora messa a disposizione non abbia
ottenuto l'effetto desiderato e le banche commerciali manifestino
sempre più chiaramente il loro malumore per l'interesse
penale, questo non dovrebbe impedire a Mario Draghi di
spingere ulteriormente i tassi nel settore negativo.
Una politica monetaria nuovamente ampliata dovrebbe successivamente
indurre maggiormente la BNS ad adottare ulteriori
misure per impedire un'altra rivalutazione del franco. Infatti,
di recente rispetto all'euro la valuta svizzera si è di nuovo
sensibilmente rivalutata e nel frattempo viene scambiata nuovamente
molto al di sotto del livello di 1.10. Pertanto, il CHF
continua a essere sopravvalutato, penalizzando l'economia
svizzera di conseguenza, che in considerazione dello shock del
franco si è mostrata sorprendentemente resistente , ma che rispetto all'anno precedente ha perso
molto slancio.
L'effettivo margine di manovra della BNS nella lotta contro la
forza del franco è tuttavia limitato in considerazione del tasso
sui depositi già a un minimo record di -0.75%. Di conseguenza
si può prevedere che il Direttorio della Banca nazionale sarà
molto prudente per quanto riguarda una nuova riduzione dei
tassi.

I dati sulla produzione industriale tedesca per il mese di gennaio
forniscono un'indicazione di quanto forte la più grande
economia dell'Eurozona sia interessata dai maggiori rischi ribassisti.
Negli ultimi due mesi dell'anno scorso, l'indicatore era
sceso un po' sorprendentemente nel settore negativo. Continuiamo
tuttavia a ritenere robuste le prospettive per le aziende
tedesche e per il corrente anno prevediamo una crescita. Ci
aspettiamo un miglioramento per la produzione industriale tedesca
e una corrispondente crescita dell'1%.
Tutt'altro che migliorata si presenta la situazione per l'economia
giapponese, la cui riduzione annualizzata nell'ultimo trimestre
2015 dovrebbe essere addirittura ancora rivista al ri
basso la prossima settimana. Con un'economia in retromarcia,
un crollo dei corsi del Nikkei e con l'inflazione sempre inesistente
o quasi, si deve constatare definitivamente il fallimento
dell'Abenomics. Tuttavia, la Banca centrale giapponese dovrebbe
non solo continuare ma ulteriormente ampliare l'espansiva
politica monetaria.
La situazione rimane difficile anche per l'economia della Cina.
Le aziende cinesi continuano a comunicare deboli ordini delle
esportazioni, per cui i dati di febbraio sulle esportazioni cinesi
dovrebbero essere di nuovo nettamente nel settore negativo.
Nel frattempo, i mercati si sono però abituati al rallentamento
della crescita cinese, per cui non dovrebbero essere impressionati
da nuovi dati negativi sulle esportazioni.
 

Users who are viewing this thread

Alto