mariougo
Forumer storico
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ricordandovi ..che copio.... continua...
Focus: l'economia mondiale rimane fiacca nel
2016
Nel 2015 la crescita economica globale è stata minore rispetto
all'anno precedente. Le nazioni industrializzate hanno mostrato
per lo più una buona condizione – supportate dai bassi prezzi
dell'energia e dall'aumento dei dati sull'occupazione. Negli
paesi emergenti, il ritmo di crescita è però di nuovo nettamente
diminuito. Il raffreddamento della domanda industriale cinese è
stato un fattore essenziale per il ribasso dei prezzi delle materie
prime. Ciò, a sua volta, ha colpito duramente i paesi emergenti
dipendenti da esportazioni di materie prime, tra cui importanti
potenze economiche, quali Brasile e Russia. Entrambi i paesi
sono scivolati in una grave recessione. Nonostante la difficile
situazione di partenza, per il 2016 la maggior parte degli analisti
prevede una leggera accelerazione della congiuntura globale.
La ragione dipende soprattutto da tre ipotesi: in primo luogo in
Russia e in Brasile il ritmo ribassista dovrebbe nettamente
rallentare, il che fa sperare in un calo meno forte del PIL nel
2016. In secondo luogo, nell'Eurozona, dove il ciclo
congiunturale non è ancora così avanzato come negli Stati
Uniti, la robusta domanda interna dovrebbe consentire
un'ulteriore moderata accelerazione della crescita. E infine, gli
Stati Uniti e la Cina dovrebbero essere in grado di mantenere
più o meno l'attuale ritmo di crescita. La previsione del
consenso degli analisti per la congiuntura globale indica
tradizionalmente un rialzo e negli ultimi anni si è dimostrata
senza eccezioni troppo ottimistica. Le previsioni sulla crescita
vengono riviste regolarmente al ribasso (vedi grafico). Un
andamento analogo non si può escludere neppure quest'anno,
poiché a nostro avviso il potenziale rialzista per l'economia
mondiale è contenuto, mentre i rischi sono predominanti.
Ciò vale soprattutto per la Cina, la seconda economia mondiale.
Dopo anni di forte crescita, alimentata dal credito, il Regno di
Mezzo deve far fronte a eccessi di capacità e a un elevato
indebitamento delle aziende. Ciò rende molto probabile un
ulteriore rallentamento della crescita. Su base nominale,
ultimamente la crescita del PIL è già scesa al 6%, proprio come
la produzione industriale. Indicatori, quali consumo di energia
e volume dei trasporti, segnalano addirittura una dinamica
industriale ancora più debole. Negli ultimi trimestri è
maggiormente aumentato il settore terziario. Ma anche qui di
recente la fiducia delle imprese è nettamente peggiorata, il che
fa dubitare che il settore dei servizi rimanga anche quest'anno
un pilastro affidabile della crescita. Nel complesso, per il 2016
prevediamo un indebolimento della crescita del PIL reale dal
6.8% al 6.2%.
Negli Stati Uniti, il basso tasso di disoccupazione e l'aumento
dei salari dovrebbero continuare a sostenere il consumo privato.
Ciononostante, contrariamente al consenso di mercato, per il
2016 prevediamo una crescita del PIL leggermente minore. Il
forte dollaro dovrebbe continuare a penalizzare le esportazioni
e l'industria e, come in Cina, l'umore negativo nell'industria
manifatturiera peggiora anche il settore dei servizi finora
robusto. Vi è inoltre anche la questione della maturità ciclica
della ripresa, poiché l'espansione economica dura già da sette
anni.
Nel complesso non prevediamo quindi alcuna accelerazione
della congiuntura globale. Come nel 2015, quest'anno ci
aspettiamo un aumento del PIL mondiale del 3.2%. Soprattutto
la Cina e gli altri paesi emergenti dovrebbero continuare a
creare ostacoli, per cui una forte ripresa dei prezzi delle materie
prime diventa improbabile. Pertanto, anche gli esportatori
svizzeri si trovano di nuovo di fronte a un anno difficile – anche
se a causa del robusto andamento congiunturale nell'Eurozona
il rapporto EUR/CHF dovrebbe recuperare fino a 1.14 entro la
fine dell'anno. Anche in quel caso, il franco rimane ancora
sopravvalutato. Grazie alla crescita demografica e al tasso di
disoccupazione sempre basso, il consumo privato dovrebbe
fornire di nuovo un solido contributo alla crescita. In seguito
agli effetti postumi dello shock del franco, la crescita del PIL
dovrebbe tuttavia rafforzarsi solo marginalmente, passando
dallo 0.7% allo 0.9%.
ricordandovi ..che copio.... continua...
Focus: l'economia mondiale rimane fiacca nel
2016
Nel 2015 la crescita economica globale è stata minore rispetto
all'anno precedente. Le nazioni industrializzate hanno mostrato
per lo più una buona condizione – supportate dai bassi prezzi
dell'energia e dall'aumento dei dati sull'occupazione. Negli
paesi emergenti, il ritmo di crescita è però di nuovo nettamente
diminuito. Il raffreddamento della domanda industriale cinese è
stato un fattore essenziale per il ribasso dei prezzi delle materie
prime. Ciò, a sua volta, ha colpito duramente i paesi emergenti
dipendenti da esportazioni di materie prime, tra cui importanti
potenze economiche, quali Brasile e Russia. Entrambi i paesi
sono scivolati in una grave recessione. Nonostante la difficile
situazione di partenza, per il 2016 la maggior parte degli analisti
prevede una leggera accelerazione della congiuntura globale.
La ragione dipende soprattutto da tre ipotesi: in primo luogo in
Russia e in Brasile il ritmo ribassista dovrebbe nettamente
rallentare, il che fa sperare in un calo meno forte del PIL nel
2016. In secondo luogo, nell'Eurozona, dove il ciclo
congiunturale non è ancora così avanzato come negli Stati
Uniti, la robusta domanda interna dovrebbe consentire
un'ulteriore moderata accelerazione della crescita. E infine, gli
Stati Uniti e la Cina dovrebbero essere in grado di mantenere
più o meno l'attuale ritmo di crescita. La previsione del
consenso degli analisti per la congiuntura globale indica
tradizionalmente un rialzo e negli ultimi anni si è dimostrata
senza eccezioni troppo ottimistica. Le previsioni sulla crescita
vengono riviste regolarmente al ribasso (vedi grafico). Un
andamento analogo non si può escludere neppure quest'anno,
poiché a nostro avviso il potenziale rialzista per l'economia
mondiale è contenuto, mentre i rischi sono predominanti.
Ciò vale soprattutto per la Cina, la seconda economia mondiale.
Dopo anni di forte crescita, alimentata dal credito, il Regno di
Mezzo deve far fronte a eccessi di capacità e a un elevato
indebitamento delle aziende. Ciò rende molto probabile un
ulteriore rallentamento della crescita. Su base nominale,
ultimamente la crescita del PIL è già scesa al 6%, proprio come
la produzione industriale. Indicatori, quali consumo di energia
e volume dei trasporti, segnalano addirittura una dinamica
industriale ancora più debole. Negli ultimi trimestri è
maggiormente aumentato il settore terziario. Ma anche qui di
recente la fiducia delle imprese è nettamente peggiorata, il che
fa dubitare che il settore dei servizi rimanga anche quest'anno
un pilastro affidabile della crescita. Nel complesso, per il 2016
prevediamo un indebolimento della crescita del PIL reale dal
6.8% al 6.2%.
Negli Stati Uniti, il basso tasso di disoccupazione e l'aumento
dei salari dovrebbero continuare a sostenere il consumo privato.
Ciononostante, contrariamente al consenso di mercato, per il
2016 prevediamo una crescita del PIL leggermente minore. Il
forte dollaro dovrebbe continuare a penalizzare le esportazioni
e l'industria e, come in Cina, l'umore negativo nell'industria
manifatturiera peggiora anche il settore dei servizi finora
robusto. Vi è inoltre anche la questione della maturità ciclica
della ripresa, poiché l'espansione economica dura già da sette
anni.
Nel complesso non prevediamo quindi alcuna accelerazione
della congiuntura globale. Come nel 2015, quest'anno ci
aspettiamo un aumento del PIL mondiale del 3.2%. Soprattutto
la Cina e gli altri paesi emergenti dovrebbero continuare a
creare ostacoli, per cui una forte ripresa dei prezzi delle materie
prime diventa improbabile. Pertanto, anche gli esportatori
svizzeri si trovano di nuovo di fronte a un anno difficile – anche
se a causa del robusto andamento congiunturale nell'Eurozona
il rapporto EUR/CHF dovrebbe recuperare fino a 1.14 entro la
fine dell'anno. Anche in quel caso, il franco rimane ancora
sopravvalutato. Grazie alla crescita demografica e al tasso di
disoccupazione sempre basso, il consumo privato dovrebbe
fornire di nuovo un solido contributo alla crescita. In seguito
agli effetti postumi dello shock del franco, la crescita del PIL
dovrebbe tuttavia rafforzarsi solo marginalmente, passando
dallo 0.7% allo 0.9%.