Siamo arrivati al 31 dicembre, l’ultimo giorno dell’anno e forse il più importante per il business dell’intrattenimento e dell’accoglienza nel mondo. Milioni di italiani tra poche ore si riverseranno nei ristoranti per dare l’addio al 2025 e salutare l’arrivo del 2026. Inizierà in serata lo sprint per l’ultima abbuffata di queste feste e che si concluderà soltanto domani pomeriggio o sera. Ma per un business che se ne va, un altro è subito in arrivo: quello dei buoni propositi. Cosa può fare un italiano dopo avere peccato di gola per settimane, se non arrendersi alla necessità di smaltire qualche chilo in eccesso e rimettersi in forma? Vai con le diete e iscrizioni in palestra a gogo.
Business dei buoni propositi
Già da stasera a tavola si parlerà proprio dei buoni propositi per gennaio. Una sorta di ordinaria domenica all’ennesima potenza, come quando ci autoconvinciamo di poter strafare con antipasti, primi, secondi e dolce, perché tanto da domani si torna regolari. Per la serie “l’ultima sigaretta e poi smetto”. Tutto questo porta a un giro d’affari miliardario. Solamente tra gennaio e febbraio le iscrizioni in palestra e a corsi di fitness ammontano a circa 2,5 miliardi di euro, segnando un boom del 30-40% rispetto alla media mensile.
Boom di abbonamenti in palestra e download di app per fitness e diete
Attorno alla prima metà di gennaio si registra il picco massimo di abbonamenti in palestra. La previdenza porta già a guardare all’estate, quando in spiaggia bisognerà sfoggiare se non un vero e proprio fisico a prova costume, perlomeno qualcosa che ci somigli.
Per le palestre è una manna dal cielo. Incassano subito per un servizio che erogheranno nel corso dei mesi successivi. La stessa storia che ieri vi abbiamo spiegato a proposito dei buoni regalo. E dietro alla convenienza si cela lo stesso meccanismo: i costi sostenuti saranno di gran lunga inferiori ai ricavi incassati. Anche qui torna il concetto di breakage: la metà degli iscritti smette di frequentare dopo 6 mesi. E ben un terzo abbandona già a marzo.
E in tempi di digitalizzazione il fitness passa anche per le app: un giro d’affari da 20 miliardi di dollari all’anno nel mondo. I download a gennaio segnano un +40% su novembre. Peccato che nel 40% dei casi gli utenti smettono di seguire il corso dopo 90 giorni. Meno di un decimo mantiene l’abitudine dopo 6 mesi.
Arriviamo alle diete. Il mercato mondiale del weight management vale oltre 250 miliardi di dollari in tutto il mondo. I piani dieta a gennaio vanno fortissimo, è il mese migliore. Ma fino al 70% rinuncia già dopo 8 settimane. Tutti casi che smentiscono l’assunto per cui pagare tutto e subito incentiverebbe le persone a portare a compimento i buoni propositi. La verità è che in molti casi si tratta di un costo per allontanare da noi il senso di colpa e convincerci che stiamo facendo la cosa giusta dopo averne fatta una sbagliata.
Margini di profitto elevati grazie alle rinunce degli utenti
Palestre e app confidano proprio nella rinuncia. Le prime accettano un numero di iscrizioni superiori alla capienza degli spazi offerti. Sanno già dall’inizio che parte degli abbonamenti venduti sia “fake”. Esattamente come una compagnia aerea permette agli utenti di prenotare più posti di quelli disponibili (overbooking), sapendo in anticipo che alcuni non si presenteranno ai gate. Dunque, la sovra-capacità in palestra è solo apparente. I titolari sono consapevoli che stanno incassando per più utilizzi di quelli che ci saranno effettivamente. Per loro i margini di profitto a gennaio s’impennano. Nessun rimborso possibile, né costi di logistica da affrontare. Il business dei buoni propositi sta per prendere il posto di quello delle abbuffate. E’ solo questione di qualche giorno.
giuseppe.timpone@investireoggi.it