Con l’avvicinarsi della fine del 2025, l’avvicinarsi del nuovo anno impone già alcune riflessioni sul fronte degli obblighi fiscali e previdenziali. La pianificazione economica diventa un passaggio fondamentale per chi svolge un’attività autonoma, soprattutto per i titolari di partita IVA iscritti alla gestione artigiani e commercianti. In questo scenario, il tema dei contributi INPS 2026 assume un ruolo centrale, perché incide in modo diretto e costante sui bilanci delle attività indipendenti.
Nel sistema previdenziale italiano, la gestione artigiani e commercianti si distingue per una regola ben precisa: il versamento dei contributi non è legato esclusivamente ai ricavi effettivamente ottenuti. Il principio alla base è quello del reddito minimo presunto, cioè l’idea che l’esercizio stesso di un’attività economica generi comunque una capacità contributiva, anche in assenza di utili reali.
Questo meccanismo rende i contributi obbligatori una spesa fissa, da sostenere a prescindere dall’andamento dell’attività.
Come funzionano i contributi INPS
A differenza della Gestione Separata INPS, dove i contributi sono calcolati in proporzione al reddito prodotto, per artigiani e commercianti esiste un livello minimo di reddito stabilito annualmente dall’INPS. Su questa soglia viene calcolato l’importo minimo dei contributi da versare. Anche in presenza di fatturato nullo o molto ridotto, l’obbligo contributivo resta invariato. Questa impostazione può rappresentare una pressione finanziaria significativa, soprattutto nei periodi di difficoltà economica o di avvio dell’attività.
Il pagamento dei contributi avviene inoltre con cadenza regolare durante l’anno. Le somme dovute sul reddito minimo devono essere versate attraverso rate trimestrali, tutte di pari importo. Questo sistema non tiene conto delle oscillazioni del reddito, imponendo una continuità nei versamenti che non sempre riflette la reale situazione economica del contribuente.
Proprio per questo motivo, la gestione artigiani e commercianti viene spesso percepita come meno flessibile rispetto ad altre forme previdenziali, comprese le casse professionali dedicate a specifiche categorie.
Reddito minimale e aliquote: un aggiornamento annuale
Ogni anno l’INPS aggiorna due elementi fondamentali: il reddito minimale e le aliquote contributive. Per l’anno d’imposta 2025, ad esempio, la soglia di reddito minimale di riferimento è stata fissata a 18.555 euro. Questo valore ha rappresentato la base su cui è stato calcolato il contributo minimo obbligatorio per l’anno che sta per chiudersi. Nel caso in cui il reddito effettivo superi tale limite, la parte eccedente viene assoggettata a contribuzione aggiuntiva, determinata successivamente in sede di dichiarazione dei redditi.
Le aliquote applicate sono un altro aspetto chiave. Per i contributi INPS 2025, i commercianti con più di 21 anni, hanno applicato un’aliquota contributiva pari al 24,48%, confermando il livello dell’anno precedente. Questi parametri sono stati ufficializzati dall’INPS con apposita circolare e rappresentano il riferimento per il calcolo dei contributi IVS 2025 (la Circolare n. 38/2025).
Per quanto riguarda i contributi INPS 2026, occorrerà attendere le nuove disposizioni che l’Istituto previdenziale pubblicherà nei primi mesi del nuovo anno, definendo sia la soglia minima di reddito sia le percentuali da applicare.
Ricordiamo della possibilità, per i contribuenti in regime forfettario, di chiedere una riduzione dei contributi dovuti. Per averla occorrerà fare domanda all’INPS stesso entro il 28 febbraio 2026 (per chi già ne gode non è necessario ripresentare domanda)
Contributi INPS: quando andare alla cassa nel 2026
In attesa dei nuovi valori, restano, invece, certe le scadenze di pagamento. I contributi INPS dovuti sul reddito minimale per il 2026 dovranno essere versati in quattro rate trimestrali. Le date previste sono
- 16 maggio 2026
- 20 agosto 2026
- 16 novembre 2026
- 16 febbraio 2027.
Qualora una scadenza cada in un giorno festivo o nel fine settimana, il termine slitta automaticamente al primo giorno lavorativo successivo. È utile ricordare che il 16 febbraio 2026 coincide anche con la scadenza dell’ultima rata dei contributi minimi relativi al 2025.
Il conguaglio dopo le rate
Accanto ai versamenti fissi, esiste poi il meccanismo di conguaglio. I contributi calcolati sulla parte di reddito che supera il minimale non vengono pagati durante l’anno di riferimento, ma vengono determinati successivamente. Per il reddito prodotto nel 2026, la quantificazione avverrà con la Dichiarazione dei Redditi 2027. Così come nella Dichiarazione redditi 2026 occorre il conguaglio (se dovuto) sui contributi del 2025. Gli importi dovuti saranno richiesti seguendo le stesse tempistiche previste per il saldo e gli acconti IRPEF.
Questo sistema consente, almeno in parte, di adeguare il carico contributivo alla reale capacità economica dell’attività. Tuttavia, il vincolo del contributo minimo resta un elemento strutturale che caratterizza la gestione artigiani e commercianti. Per questo motivo, una corretta programmazione finanziaria diventa essenziale per affrontare con maggiore consapevolezza gli obblighi legati ai contributi INPS 2026, evitando sorprese e difficoltà di liquidità nel corso dell’anno.
Riassumendo i contributi INPS 2026
- I contributi INPS 2026 incidono sulla pianificazione economica di artigiani e commercianti.
- Il sistema prevede versamenti obbligatori anche senza redditi effettivi prodotti dall’attività.
- I contributi minimi si basano su un reddito presunto stabilito annualmente dall’INPS.
- Le aliquote e il reddito minimale 2026 saranno definiti dall’INPS nei primi mesi dell’anno.
- I contributi minimi 2026 si pagano in quattro rate trimestrali con scadenze prestabilite.
- I contributi sul reddito eccedente il minimo saranno calcolati con la Dichiarazione dei Redditi 2027.