La legge di bilancio 2026 interviene in modo molto limitato sul fronte delle pensioni anticipate. L’unica misura confermata è, infatti, Ape sociale, che viene estesa per un ulteriore anno. La proroga consente l’accesso al beneficio anche a chi raggiunge i requisiti richiesti entro il 31 dicembre 2026, mantenendo invariata l’impostazione generale dello strumento già conosciuto negli anni precedenti.
Fuori gioco Quota 103 e Opzione donna (almeno per ora). Nulla cambia per la pensione anticipata ordinaria (per la quale non si è resa necessaria alcuna proroga visto che la sua permanenza era già prevista a prescindere dalla manovra.
Cos’è Ape sociale
Ape sociale, ricordiamo, non è una pensione vera e propria, ma un sostegno economico ponte pensato per accompagnare alcune categorie di lavoratori fino al momento in cui maturano il diritto alla pensione di vecchiaia.
Si tratta di un’indennità mensile calcolata sulla base della pensione maturata al momento della domanda, con un limite massimo fissato a 1.500 euro al mese. L’importo viene erogato senza tredicesima e non può essere sommato ad altri aiuti legati alla disoccupazione involontaria.
Chi può accedere
Per il 2026 restano fermi i requisiti anagrafici. L’accesso ad Ape sociale è riservato a chi ha compiuto almeno 63 anni e 5 mesi e non è già titolare di un trattamento pensionistico diretto. Oltre all’età, è necessario rientrare in una delle condizioni specifiche previste dalla normativa, che individuano situazioni di particolare fragilità o lavori considerati più pesanti.
I disoccupati
La prima categoria riguarda chi ha perso il lavoro. Rientrano in questo gruppo i soggetti rimasti disoccupati a seguito di licenziamento, anche collettivo, dimissioni per giusta causa, accordo consensuale nell’ambito delle procedure previste dalla legge o per scadenza di un contratto a termine.
In quest’ultimo caso è richiesto che, nei tre anni precedenti la cessazione, siano stati svolti almeno 18 mesi di lavoro dipendente. È inoltre indispensabile aver terminato integralmente la prestazione di disoccupazione spettante e possedere almeno 30 anni di contributi.
I caregiver
Un’altra ipotesi riguarda chi presta assistenza a familiari con disabilità grave. Possono accedere ad Ape sociale coloro che, da almeno sei mesi, assistono il coniuge o un parente di primo grado convivente riconosciuto in situazione di gravità ai sensi della legge 104. La tutela è estesa anche ai parenti o affini di secondo grado conviventi, ma solo in presenza di condizioni particolari, come l’età avanzata, l’invalidità o la scomparsa dei genitori o del coniuge della persona assistita. Anche in questo caso è richiesto un minimo di 30 anni di contribuzione.
I lavoratori con ridotta capacità lavorativa
La misura è aperta inoltre ai lavoratori con una riduzione significativa della capacità lavorativa. È necessario che l’invalidità civile sia pari o superiore al 74%, accertata dalle commissioni competenti. Per questa categoria valgono gli stessi requisiti contributivi previsti per disoccupati e caregiver, cioè almeno 30 anni di versamenti.
I lavoratori gravosi
Un capitolo a parte è riservato a chi ha svolto attività considerate particolarmente faticose. Possono accedervi i lavoratori dipendenti impegnati in mansioni gravose, individuate in un apposito elenco allegato alla legge istitutiva di Ape sociale (commi da 179 a 186 della legge n. 232/2016).
È richiesto che tali attività siano state svolte per almeno sette anni negli ultimi dieci, oppure per sei anni negli ultimi sette. In questo caso il requisito contributivo sale a 36 anni, con una riduzione a 32 anni per alcune figure specifiche, come gli operai edili, i ceramisti e i conduttori di impianti per la lavorazione della ceramica e della terracotta.
Le altre caratteristiche di Ape sociale
La normativa prevede anche un correttivo a favore delle lavoratrici. I requisiti contributivi richiesti per accedere ad Ape sociale vengono ridotti di un anno per ogni figlio, fino a un massimo di due anni complessivi. Si tratta di una misura che tiene conto dei periodi di interruzione o riduzione dell’attività lavorativa spesso legati alla maternità.
Per quanto riguarda la compatibilità con altri redditi, nel 2026 resta valida secondo cui Ape sociale non può essere cumulata con redditi da lavoro dipendente o autonomo. Può, invece, essere cumulata con redditi di lavoro autonomo occasionale, purché tale reddito non superi la soglia di 5.000 euro annui.
In conclusione, la proroga di Ape sociale (come detto, la manovra 2026 non proroga Quota 103 e nemmeno Opzione donna) rappresenta una conferma di uno strumento ormai consolidato, pensato per offrire una tutela temporanea a chi si trova in condizioni lavorative o personali particolarmente difficili. Pur non introducendo novità sostanziali, l’estensione al 2026 consente di mantenere aperta una via di uscita anticipata dal lavoro per migliaia di persone che, altrimenti, dovrebbero attendere ancora diversi anni prima di raggiungere la pensione.
Riassumendo
- La legge di bilancio 2026 proroga Ape sociale per un anno senza modifiche strutturali.
- Ape sociale è un’indennità mensile fino a 1.500 euro, valida fino alla pensione.
- L’accesso richiede almeno 63 anni e 5 mesi e assenza di pensione diretta.
- Ammessi disoccupati, caregiver familiari, invalidi civili e lavoratori con mansioni gravose.
- Servono almeno 30 anni di contributi, più elevati per alcune attività faticose.
- Il beneficio è cumulabile con redditi da lavoro autonomo occasionale entro 5.000 euro annui.