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Riapertura Bordelli

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Fernando'S

Forumer storico
Finalmente qualcosa si muove !
era ora :up:
....e figurati se le brave lavoratrici non facevano ricorso :D

Prostituzione, l'Agenzia delle Entrate di Rimini obbliga ad aprire la partita Iva
LaRedazione.org – mar 5 mag 2015


"Il meretricio è soggetto a tassazione perché attività lecita": è questa la sentenza della Cassazione datata 2010 che ha "costretto" alcune lucciole di Rimini ad aprire la partita Iva e a pagare tasse e contributi sulle prestazioni effettuate. Già perché per la legge è reato lo sfruttamento della prostituzione, ma non la "vendita" volontaria del proprio corpo...

Dunque, quella che notoriamente viene definita come "la professione più antica del mondo" sarebbe assimilabile ad un'attività lavorativa autonoma e, quindi, tassabile: non sono rari i casi in cui gli ispettori dell'Agenzia delle Entrate si sono trovati di fronte a "lavoratrici" con un cospicuo conto in banca (giustificato con i proventi derivanti dall'attività di meretricio) ma che non hanno mai pagato le tasse.

In questo modo, l'Erario ha dunque calcolato la presunta evasione e costretto le "mestieranti" ad aprire una partita Iva (con oggetto dell'attività "servizi alla persona"), alla quale hanno fatto subito seguito cartelle esattoriali di non poco conto. Le "belle di notte", nel frattempo, si sono già attivate per presentare ricorso.
 

Fernando'S

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Analisi Prostituzione legale: pro e contro nel caso tedesco

Tasse, salute, controlli e contrasto alla criminalità: ecco come la Germania combatte lo sfruttamento delle donne. Con vantaggi per Stato e per chi esercita la professione. Ma non tutti sono d'accordo

di Stefano Vastano
08 giugno 2015









Alle 18 e 30 l'Autobahn, l'autostrada intorno al centro di Berlino, è un unico ingorgo. Anche l' Artemis , già a quest'ora, è pieno come un uovo. Nel cortile, col solito orsetto in plastica color fucsia davanti alle porte, una fila di taxi attende i clienti del bordello più grande e gettonato di Berlino. Meglio non azzardarsi però a chiamarlo 'Bordell' di fronte a Vanessa, manager di questo tempio dell'Eros di 4mila metri quadrati. “Siamo un centro nudisti e di wellness - specifica lei impettita - un'azienda come altre che ospita ed offre un posto sicuro alle ragazze, che altro non sono se non imprenditrici del sesso“. La definizione parrà strana ma, per quanto concerne i numeri, la manager ha ragione.




In questa “Oasi del sesso“, come recita il depliant del locale, lavorano a turni da un minimo di 60 sino a 100 ragazze, “dipende dalle giornate e dagli eventi della Fiera di Berlino qui di fronte a noi“, spiega lei. Quanti 'freier', come si dice in tedesco il cliente della prostituta, entrino ogni giorno in un club come questo difficile dirlo: sicuro è che l'ingresso costa 80 euro, somma che include i drink non alcolici, la piscina e le saune (finlandese, Bio o bagno turco). Più l'accappatoio beige e le ciabatte con cui gli uomini gironzolano per i tre piani del bordello tra un mare di ragazze di poco vestite, o nude.

“Siamo un centro multiculturale”, aggiunge sorridendo la simpatica Vanessa,“da noi le ragazze vengono da tutto il mondo e dalle più diverse culture, ma tutte pagano i loro 80 euro giornalieri”. Tanto costa alle 'imprenditrici del sesso' l'affitto di una delle 50 camere dell'Artemis, arredate nei più sgargianti stili (ho visto una stanza greca, quella ispirata all'antica Roma, un'altra modello messicano etc).

Oltre a pagare la stanza, le ragazze - i cui “servizi” all'Artemis partono dai 60 euro per trenta minuti - versano le loro belle tasse al Finanz Amt: “Qui a Berlino”, spiega la manager del locale, “abbiamo pattuito di versare una tassa forfait di 30 euro al giorno a ragazza. È il prezzo che versiamo allo Stato per togliere le donne dalla strada e dalle grinfie di sfruttatori e dei racket criminali”.

Benvenuti in Germania, dove dal lontano 2001, dai tempi del governo di Gerhard Schröder, la prostituzione è un'attività (quasi) del tutto legale. Quelle che da noi in Italia ci ostiniamo a chiamare 'lucciole', visto che operano col favore delle tenebre, nel paese della Merkel sono già da 15 anni delle vere e proprie lavoratrici autonome, “riconosciute dallo Stato con paragrafi di legge e tanto di assicurazione e cassa malattie”, aggiunge orgogliosa la manager dell'Artemis. Ma cosa vuol dire in pratica per le prostitute esercitare un'attività legale?

“Per prima cosa vuol dire che in Germania una prostituta può sempre chiamare un agente di polizia”, risponde Stephanie Klein dell'Associazione Hydra, che ne difende i diritti, “ad esempio se un cliente prova a non pagare la prestazione”. Certo, in locali di lusso come l'Artemis (in cui sono stati investiti ben 5,5 milioni di euro) è raro che si verifichino casi del genere. “I clienti pagano 80 euro di ingresso anche per godersi un'atmosfera di relax”, racconta Vanessa. Se poi qualche energumeno perde la testa o accampa chissà che pretese “abbiamo il nostro personale di security sempre pronto ad intervenire. Abbiamo anche un medico interno a disposizione delle ragazze e della loro salute”.

I paragrafi della 'Prostitution Gesetz', varati il primo gennaio del 2001, hanno “rivoluzionato il lavoro più antico del mondo”, afferma la sociologa Emilya Mitrovic, “e cambiato profondamente la società tedesca. Da allora non solo la prostituzione non è più tabù in Germania, ma le prostitute sono uscite dall'anonimato in cui da sempre sono state costrette”. Oggi possono esercitare il mestiere alla luce del sole (solo a Berlino pare ci siano 600 bordelli), o in uno dei giganteschi 'centri erotici' come per l'appunto l'Artemis nella capitale, i 12 piani del “Pascha“ a Colonia o l'iperbordello “Paradise Island“, seimila metri quadrati aperti di recente presso Saarbrücken, ai confini con la Francia (dove la prostituzione è vietata).

“La situazione da voi in Italia al confronto è un dramma”, sorride Vanessa nelle stanze dell'Artemis, “mentre qui la prostituzione è un lavoro come un altro”. E non solo è legale, ma è considerato soprattutto “un servizio che le ragazze offrono, potendo sempre decidere se andare con quel cliente o no e quali prestazioni offrirgli. A condizione certo che lo facciano sempre con il preservativo, che da noi è obbligatorio per la salute della donna e del cliente”. Non per niente la pubblicità del club sugli autobus di Berlino, a caratteri cubitali e su sfondo rosa confetto, dice: “Artemis, aperti ogni giorno per il Vostro relax dalle alle 5 del mattino”.

Ma non tutti la pensano allo stesso modo. La norma dell'era-Schöder ha trasformato l'intera Germania “nel Bordello più grande e per molti aspetti oggi fuori controllo al centro d'Europa”, tuona indignato Markus Weinberg, responsabile delle politiche familiari della Cdu. Un recente studio dell'università di Heidelberg ha evidenziato come la legalizzazione abbia portato in Germania ad un significativo aumento dello sfruttamento di prostitute, sempre più giovani, e a una triste, lunga serie di 'tratte' delle nuove schiave del sesso.
In italia si calendarizza un ddl per depenalizzare il favoreggiamento della prostituzione. Aprendo così la via alla creazione di bordelli legali. Ma le condizioni di vita di chi lavora nel settore migliorerebbero? Non proprio, come spiega questa testimonianza. Che illustra la situazione in Germania: pochi soldi, molte umiliazioni


I dati del Bka, la polizia criminale, sono chiari: nel 2001 - primo anno dell'entrata in vigore della legge - i casi individuati in Germania di traffico umano “a scopo di sfruttamento sessuale” riguardavano 987 persone. Dieci anni dopo, nel 2011, la 'tratta' delle prostitute, per lo più da Polonia, Romania o Bulgaria, era solo leggermente diminuita, ma riguardava pur sempre 640 donne vittime dei racket della prostituzione (e questi sono solo i casi affiorati). I più recenti dati segnalano in ogni caso che oggi sul mercato della prostituzione in Germania solo il 20 per cento delle Sexworkers siano tedesche; la stragrande maggioranza proviene dai serbatoi di povertà del sud-est Europa.

Altro trend inquietante nelle metropoli tedesche è l'apertura di bordelli low cost, come quelli tristemente famosi della catena “Pussy Club”, che offrono umilianti offerte “all-inclusive” o “tariffe Flat” per adescare nei club a luci rosse clienti da mezza Europa. Per questo ora Manuela Schwesig, la giovane ministra della Famiglia del governo di Berlino (40enne della Spd, il partito che fu di Schröder) ha detto stop almeno alle forme più selvagge di prostituzione e ai bordelli da far west, proponendo norme più restrittive e rivedendo punti essenziali della legge del 2001. “Oggi abbiamo bisogno di regole più chiare e più precise per regolare la prostituzione” ha proclamato il ministro Schwesig. Attenzione, con le nuove regole della “Prostitutions Schutzgesetz”, o Legge per la protezione delle prostitute, la socialdemocratica di Berlino non intende né vietare le attività delle Sexworkers, né punire i clienti, adottando il cosiddetto 'modello svedese' (in Svezia, Norvegia o Francia comprare sesso è illegale e i clienti possono esser puniti con sanzioni).

La nuova legge tedesca “punta soprattutto - sottolinea la ministra Schwesig - alla protezione delle donne nell'esercizio del loro mestiere”. A proibire il mestiere più antico del mondo al governo di Berlino non ci pensano affatto. I tedeschi non sono idealisti ma pragmatici, e sanno che vietare la prostituzione comporterebbe il rischio d'incrementare gli affari della criminalità organizzata. Più realistico - ed è il primo punto della nuova legge - è chiedere alle prostitute la 'Anmeldung', l'iscrizione cioè nel registro dei comuni in cui esercitano la professione. Quindi, per i gestori di bordelli, l'obbligo di rispettare alcuni standard di sicurezza ed igiene nei locali, e il divieto assoluto delle pratiche più ignobili (dalle menzionate 'Flat-rate' ai cosiddetti 'Gang-Partys').

Occorre inoltre che il gestore, prima di aprire il suo bordello, esibisca una fedina penale pulita; il che vuol dire che chiuderanno i battenti i locali in mano ai criminali. “Calcoliamo che dopo il passaggio alla Camera dei Länder ed alcune inevitabili modifiche”, dicono al Ministero della Famiglia di Berlino, “la nuova legge sulla prostituzione entrerà in vigore dal primo gennaio 2016”.

Che i bordelli siano strappati alle grinfie di cosche mafiose è ovviamente un bene: “Nella società esistono regole per tutti”, ricorda la manager dell'Artemis, “anche per chi come noi gestisce un centro erotico”. Già, ma che fare con la prostituzione minorile o con ragazze appena maggiorenni? La Cdu e la Spd, i due partiti della Grosse Koalition al governo di Berlino, hanno dibattuto a lungo se vietare in Germania, come insisteva più che altro la Cdu della Merkel, la prostituzione al di sotto dei 21 anni. Alla fine anche su questo delicatissimo punto si è optato per il compromesso: d'ora in avanti tutte le prostitute in Germania dovranno sottoporsi, una volta l'anno, a controlli medici. Mentre le più giovani al di sotto dei 21 anni dovranno recarsi ogni sei mesi ad un consultorio medico. La pioggia di controlli più severi non riguarda solo le Sex Workers o i gestori di locali: d'ora in poi anche i clienti usufruiranno della prestazione solo con il 'Kondom'. Ovviamente, nessuno in Germania sa bene quali saranno gli effetti delle nuove norme né, per quanto concerne il 'Kondom', come praticare i controlli.

Bastano pochi dati per intuire le dimensioni della galassia Prostitution in Germania: se a Berlino questi tipi di locali sono numerosi, non lo sono in relazione al numero degli abitanti di altre città tedesche a "luci rosse": ad Augsburg, infatti, su 100mila abitanti, di prostitute ne risultano 244; a Trevi 237 e a Norimberga 225; mentre Berlino e Monaco si fermano a quota 200, e la famosa Amburgo ne ha 122 su 100mila abitanti. Neanche all'Ufficio statistiche di Wiesbaden sanno in realtà con esattezza quanti siano le Sex-Workers in Germania: da tempo gira la cifra più o meno consolidata di 400mila prostitute (ma femministe come Alice Schwarzer arrivano a contarne oltre 700mila).

In genere si considera che 90mila esercitino il mestiere nei classici bordelli, ed altre 72mila per strada. Si aggiungano poi circa 60mila professionisti che lavorano tramite le agenzie di Hostess, Callgirls & Callboys; ed altri 170mila saltuariamente tra hotel, Table-Dance o Swingerclubs. Tirate le somme, ci si spalanca un mercato della prostituzione che ogni anno fattura in Germania tra i 14 ed i 15 miliardi di euro, ed ogni giorno soddisfa le esigenze di almeno 1,2 milioni di clienti. Per tornare alla capitale, il rapporto offerta/domanda è articolato come segue: a Berlino un esercito di 10mila prostitute fa fronte ogni giorno a circa 30mila clienti. Il Senato della metropoli sulla Sprea ha confermato che, nel 2012, dal giro della prostituzione sono piovute nelle casse di Berlino entrate fiscali per 679mila euro. Si tratta ovviamente di una minima parte dei reali introiti di tutte le 'massaggiatrici', 'danzatrici' o escort girls dei vari Wellness o Agenzie non dichiarate come bordelli o Erotic center.

Legale o meno, resta da vedere se, come assicura il ministro Schwesig, “la nuova legge proteggerà le donne regolando una prostituzione sinora in preda a violenza e sfruttamento“. Oppure se le nuove e più restrittive norme non avranno invece l'effetto indesiderato, come sostengono le associazioni del settore, di spingere di nuovo le prostitute nelle zone grigie e quindi criminali del mercato della sessualità. “Le restrizioni, i controlli e gli obblighi della nuova legge - si legge nel documento diffuso dal 'Bufas', il Network dei lavoratori del sesso - non puntano ad altro che a stigmatizzare ancora una volta il nostro lavoro”. E se la Germania si sposta lentamente verso il modello svedese, Stephanie Klein, dell'associazione Hydra, ricorda che “anche in Svezia la prostituzione non è sparita affatto, è diventata solo un mestiere più nascosto e pericoloso”.

Si può davvero vietare del tutto il mestiere più antico del mondo, e controllare ogni giorno milioni di clienti che comunque, in locali più o meno oscuri e malfamati, ne approfittano? O non è meglio legalizzarla una volta per sempre ed aprire, come a Berlino, Colonia o Amburgo, locali in cui le prostitute lavorino e paghino tranquillamente le loro tasse? “Qui da noi”, conclude la manager dell'Artemis, “le ragazze si sentono in ogni caso più sicure, e nessuno le costringe più a prostituirsi”. Certo, non sarà facile far rispettare le nuove restrizioni della nuova legge, specie quella del preservativo. “L'obbligo del preservativo – dice Cornelia Mohring, del partito Die Linke – è efficace quanto il divieto di far pipì in piscina“. Difficile controllare chi lo rispetti o no.
 

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