FTSE Mib Futures Y SOPRAVVISSUTI di Idee e grafici. parte seconda (8 lettori)

dondiego49

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qui da come la vedo io e tutto scarico sul orario deve caricare magari anche 1,935 il punto di arrivo


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ATTENZIONE ALLA DOJI

l'ottimo kimble avverte che il 2007 si può ripetere
 

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dondiego49

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Finanza e Mercati: il (m)Orso che uccide il Toro
News alert: Piazza Affari, Izzi Federico

Da tempo le mani forti hanno abbandonato l'Europa. Cosa è meglio fare? Risponde Federico Izzi, analista finanziario e trader indipendente.

Rossana Prezioso 12 ore fa
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Lunedì 13 ottobre alle 18.00 sei invitato da quattro trader di grande esperienza a copiare dal vivo tutte le mosse di chi opera da anni sui mercati, ogni giorno! Partecipa a Strategie vincenti su Forex, Azioni e Futures. iscriviti quì.

Da tempo le mani forti hanno abbandonato l'Europa, adesso dopo i tanti segnali inviati, si è registrato l'inevitabile. Cosa è meglio fare? La strategia da seguire sia in ambito intraday che in un'ottica di investimento, ce la suggerisce Federico Izzi, alias zio Romolo, analista finanziario e trader indipendente.

Settimana che si è chiusa con un forte sentiment ribassista: meglio ricominciare a temere?

Questa settimana si chiude con ribassi su tutte le piazze, ma a differenza delle scorse settimane, questa inizia ad essere pesante e dare segnali importanti. Se sino a poche settimane fa, così com’è stato per tutto l’anno, ogni ribasso veniva sempre sfruttato dagli operatori, per rientrare nuovamente al rialzo, si avverte che questa tendenza sta cambiando in quanto i ribassi si stanno facendo veramente pesanti. Tutto questo si è accentuato dopo le dichiarazioni di Mario Draghi, presidente della Bce, fatte la scorsa settimana a differenza di quanto era accaduto dalla fine di agosto. I mercati si attendevano ancora un sostegno da parte delle banche centrali. Le aspettative erano per una certezza della chiusura del tapering, ma anche per una consapevolezza del passaggio di testimone alla Bce. Questo infatti si percepiva sui mercati, dal momento che i rialzi erano in virtù di una continuazione delle aspettative circa ciò che ormai da due anni sta accadendo riguardo le politiche economiche accomodanti. Purtroppo le ultime dichiarazioni hanno iniziato a far ricredere i mercati, sull’onda anche di numerosi dati macro negativi in arrivo dalla Germania. Questo mix, ora si sta riscontrando non solo nelle cosiddette mani forti, che da aprile, ormai, non sostengono più i mercati europei.
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Mercati Usa che nuovamente tornano protagonisti: commenti e previsioni.

Andando ad analizzare i mercati Usa, si può notare come siano ancora all’interno di questo trend rialzista.
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Statisticamente dal marzo del 2009 sono oltre 5 anni e mezzo che l’S&P500 è chiaramente in un mercato toro. Ma venerdì l’indice Usa è andato a testare la media mobile a 200, inviolata al ribasso dal minimo del 19 novembre 2012 da ben 477 giorni, con una chiusura a ridosso di questo importantissimo livello di supporto dinamico. Una violazione che oramai è da tenere in considerazione dal momento che in pochi giorni i prezzi abbiano raggiunto area 1900. Sarà da valutare con attenzione le reazioni degli operatori, in particolare gli istituzionali che utilizzano la media mobile a 200 periodi il livello che caratterizza il trend di fondo. - See more at: http://www.trend-online.com/inte/finanz ... LwtXc.dpuf
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Tecnicamente la violazione della media mobile a 200 su grafico giornaliero, è un segnale evidente, molto forte, che inizierebbe a dare una prima importante indicazione di un inizio del trend ribassista anche sul principale listino azionario mondiale dell'S&P500. Trend che oramai in Europa è iniziato la scorsa estate.

Allarghiamo lo sguardo all'Europa

Le performance positive del primo semestre al momento sono completamente annullate da una seconda parte dell’anno particolarmente negativa.
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Dal grafico sopra riportato è facile capire come si debba temere il fatto che in poco più di tre mesi il Dax abbia fatto la performance peggiore sia in Europa che in confronto con l’S&P500. Negli ultimi due anni il Dax è stato l’unico tra gli indici europei che è stato in grado di replicare l’andamento dei listini statunitensi, in particolar modo dell’S&P500, tant’è che il Dax ai primi di luglio ha raggiunto il suo massimo storico assoluto, insieme all’S&P500. Da allora, con la discesa che si è sviluppata da fine luglio-inizi agosto, il Dax, improvvisamente non è rimasto più correlato all’indice Usa, ma ha iniziato a riallinearsi al resto delle borse europee. Tant’è che a metà settembre l’S&P 500 segnava insieme al Dow i massimi storici assoluti, il Dax, così come il resto d’Europa, segnava dei massimi inferiori. Oltretutto, un segnale tecnico veramente pericoloso è stata al rottura di venerdì del supporto a 8.900 e se noi andiamo a confrontare l’ultimo minimo importante, quello dei primi di agosto, il Dax è l’unico indice che ha violato l’area di supporto di agosto. Non solo, il Dax coi minimi di agosto era già a un doppio minimo che con i livelli di marzo 2014. Perciò il Dax inaugura con venerdì un periodo fortemente ribassista, molto forte che dà l’addio ai massimi del 2014.

Ottobre è iniziato male: potrebbe cambiare?

Questa settimana è stata una settimana che, a differenza di tutto il 2014, dimostra come sia presente un certo nervosismo da parte dei traders come degli investitori: delle ultime 12 sedute della borsa statunitense ben 7 sedute hanno avuto una chiusura superiore o inferiore all’1%. Questo statisticamente, è il periodo tranne quanto avvenuto nelle sedute di aprile e di luglio, che indica il maggiore nervosismo sui mercati sia Usa che europei. Se consideriamo quanto accaduto tra aprile e luglio abbiamo avuto dei mercati caratterizzati da una tendenza rialzista e con oscillazioni che non sono state mai superiori o inferiori all’1%. Ed è stato un periodo con mancanza di oscillazioni importanti, una striscia che non si registrava addirittura dal 1995. Sappiamo che quando i mercati sono rialzisti, sono poco volatili, come ha confermato, appunto, il primo semestre 2014. Ora improvvisamente sull’S&P500 nel giro di due settimane si è avuta un’esplosione di volatilità, quindi è il caso di riflettere.
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Il grafico soprascritto, indica che ottobre, limitandoci alla volatilità storica del Vix, è il quarto mese nella classifica delle oscillazioni più importanti. Venerdì scorso, alle 16 ha toccato quota 22, mentre il giorno prima (giovedì) era a 18, con uno schizzo improvviso, con quel 22 che non si vedeva dal dicembre 2012, altro, ulteriore segnale. C’è da dire, però, che sempre ottobre, statisticamente è il mese che registra le maggiori escursioni con un punto percentuale in più o in meno. Inoltre è curioso notare come le chiusure dei primi due giorni del mese spesso caratterizzano l'andamento e la chiusura dello stesso mese. Se consideriamo che sommando il ribasso del 2 e 3 ottobre, pari al -1,5% circa, il segnale non sembra presagire una chiusura positiva per gli indici azionari. Alla fine dei conti si stanno inanellando una serie di indicazioni che non fanno altro che confermare quanto finora sospettato e che hanno già rovinato la tendenza positiva che fino ad un mese fa era presente. In realtà non si è trattato di un evento improvviso, perchè i segnali, e tanti, ci sono stati da mesi. - See more at: http://www.trend-online.com/inte/finanz ... o4a4x.dpuf
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E’ evidente come, se analizziamo gli ultimi 10 mesi, l’attuale ribasso, con i minimi di venerdì, è stato il ribasso più importante del 2014 in un ristretto periodo temporale. Ora da questo livello, tutto può accadere. Non mi sorprenderei se ci sarà una reazione dei prezzi che continuerò a considerare un rimbalzo tecnico dei prezzi che infatti: - See more at: http://www.trend-online.com/inte/finanz ... o4a4x.dpuf
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quello che è più da considerare per le prossime settimane, è la rottura del minimo del 16 settembre in un’ottica ciclica, su tutti i mercati. Tant’è che prima di essere violato i prezzi hanno registrato oscillazioni fino al 1 ottobre. Una volta toccato quel livello di supporto, sia tecnico che ciclico, il ribasso è stato veramente molto violento. Perciò nei prossimi giorni un pullback o un rimbalzo è fattibile, visto che ci sono le prese di profitto da parte di chi ha avuto la fortuna e bravura di mettersi short dai massimi di area
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3.200-3.220. Personalmente ritengo che la tendenza rialzista sull'attuale ciclo semestrale o annuale, iniziato ai primi di agosto, si sia deteriorata. Quel che sarà più importante, non sarà tanto seguire l’evoluzione dei mercati europei, i quali hanno, come visto, una performance praticamente compromessa, più importante sarà capire come si comporteranno i mercati Usa nelle prossime settimane: il tapering ormai è terminato e tutte le prossime dichiarazioni saranno da pesare molto attentamente perchè gli investitori, come dicevo all’inizio finora erano sostenuti sia dai fatti della Fed che dalle promesse della Bce, perchè Draghi è bravissimo nel promettere e nel sostenere, a parole, i mercati, ma adesso ci troviamo di fronte a un periodo decisamente importante dove si rendono necessarie delle azioni concrete anche da parte dei governi dell'eurozona. L’unico aspetto positivo è che statisticamente l'ultimo trimestre dell'anno segna le performance positiva migliore complice il classico rally di dicembre. Però è iniziato nel peggiore dei modi, soprattutto se si considera l'attuale candela mensile di ottobre che è una candela ribassista per antonomasia. Però, gli orsi sono usciti dal letargo e gli schiaffi che hanno dato ai tori negli ultimi giorni, sono stati dei pugni da ko veri e propri. - See more at: http://www.trend-online.com/inte/finanz ... jF1m5.dpuf
Ultimo trimestre come sfruttarlo al meglio?

Da un punto di vista intraday e settimanale dobbiamo ricordare che la volatilità è il pane del trader. Perciò se c’è volatilità tanto meglio, infatti se non ci fosse ci si dovrebbe posizionare in un’unica direzione e sfruttare l’andamento. In un’ottica invece di investimento o trading semestrale o trimestrale, già quest’estate avevamo dato indicazione di uscire. Per chi è rimasto incastrato sul Ftse Mib valuterei il livello di 19 mila come livello sia tecnico che psicologico molto importante. Approfitterei di un potenziale ritorno nei prossimi giorni/settimane in area 19.800 oppure, ma qui è già più difficile, a 20.200 dove sarebbe meglio prendere profitto senza esitazione. In questa fase di mercato ed in mancanza di cambi strutturali della configurazione tecnica che, come ho spiegato si è compromessa al ribasso, sfrutterei ogni pullback per valutare operatività al ribasso.
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dondiego49

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Una gallina dalle uova (ancora) d'oro
News alert: Oro, Dollaro, Fed, Tapering

Per quale motivo l'oro costa così poco, proprio quando l'incertezza generale giustificherebbe l'esatto contrario? A risponderci è Carlo Alberto De Casa analista dei mercati valutari nonchè responsabile marketing di ActivTrades.

Rossana Prezioso 6 ore fa
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Per quale motivo l'oro costa così poco? Per quale motivo, mai come in questo periodo si è visto un calo così drastico del metallo prezioso, proprio quando l'incertezza sui mercati e sullo scenario internazionale giustificherebbe l'esatto contrario? A risponderci è* Carlo Alberto De Casa* analista dei mercati valutari nonchè responsabile marketing di ActivTrades e autore del libro "I segreti per investire con l'oro"(ed. Hoepli).

Partiamo da uno scenario molto complicato ma allo stesso tempo anche particolarmente interessante, dove il grande malato è Sua Maestà l’oro.

Linea Maginot o Linea del Piave che dir si voglia, sta di fatto che questo livello di 1.180-1.200 risulta essere sempre più una barriera importante. Una rottura ribassista di questo supporto aprirebbe una discesa importante. Facciamo un passo indietro. Nella primavera del 2013 abbiamo avuto le quotazioni dell’oro che hanno continuato a scendere in maniera vistosa, culminando nel crollo tra venerdì 12 e lunedì 15 aprile con oltre 200 dollari persi in circa 48 ore, quindi un crollo estremo per una serie di motivi.

1) Aspettative per un rallentamento della Cina che alla fine non si è verificata

2) Timori per un’introduzione dei dazi indiani che avrebbero potuto diminuire la domanda indiana, anche questa eventualità si è risolta in un nulla di fatto perchè la richiesta è rimasta fortissima.

3) Aspettative per un rafforzamento del dollaro Usa in seguito al tapering, cosa che in realtà si è verificata solo in un periodo più lungo perchè il 2013 si è chiuso con un euro-dollaro a 1,36-1,38 quindi un rapporto ancora alto della moneta unica che solo adesso si è ridotto a 1,25-1,26. (il dollaro è inversamente correlato con l’oro).
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Dopo Cipro in molti temevano che altre banche avrebbero venduto le rispettive riserve di oro

C’è poi da considerare un altro fattore e cioè l’analisi tecnica, perchè un crollo del genere, 200 dollari in due giorni, non può essere giustificato da queste ragioni. Cosa è capitato? Che tra il 2011 e il 2012, le quotazioni hanno registrato 11 rimbalzi sul supporto di 1.530-1.550, quindi la rottura del supporto e una serie di stop loss che fanno partire al ribasso i prezzi che da 1.560 scivolano a 1.32, toccano i 1.180 una prima volta quindi, dopo un primo rimbalzo, tornano a 1.180 creando un doppio minimo in area 1.180-1.190. A questo punto si crea un supporto importantissimo in quest’area, che resta fermo fino alle quotazioni di qualche giorno fa. Insomma un percorso piuttosto complesso.
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E arriviamo ai nostri giorni.

Situazione complicata per l’oro che è a nuovo crocevia: decidere se siamo arrivati alla fine della caduta è difficile. Siamo arrivati per la terza volta in area 1.180, disegnando un triplo minimo. Da un lato bisogna capire se è possibile tentare un ulteriore rimbalzo, dall’altro c'è il pericolo che l’oro possa rompere nuovamente i 1.180 aprendo di fatto una discesa estremamente più considerevole anche di 50-70 dollari. Non è da escludere un valore intorno ai 1.120-1.100.

Oro: short o long?

Io personalmente non sono ancora long sull’oro, perchè c’è il pericolo di vederlo debole per altri 3-6 mesi ma oltre non si dovrebbe andare. Per un investitore di breve periodo non credo sia il caso di entrare sul long: sul livello di 1180 si potrebbe tentare di cogliere il rimbalzo, ma resta sempre un punto interrogativo. Il punto principale è sul medio-lungo periodo. In quest’ottica ci sono degli elementi che mi fanno dire che più di tanto in basso l’oro non può andare. E’ pur vero, come in molti sottolineano che all’inizio degli anni 2000 l’oro valeva 500 dollari l’oncia, peccato che adesso non siamo nel 2000, c’è stato l’11 settembre, il mondo è cambiato, il panorama è particolarmente instabile da un punto di vista geopolitico: per la precisione io stesso sono stupito del fatto che nonostante Gaza, Isis, Ucraina ed altri pericoli sparsi in giro per il mondo, l’oro valga solo 1.300 dollari e, volendo potrebbe toccare anche i 1.000 dollari l’oncia.
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Cina e India ancora protagoniste?

La domanda cinese ed indiana è fortissima: sulle 4 mila tonnellate di domanda annuale, circa 2mila arrivano dalla Cina, con Pechino che ha superato nel 2013 per la prima volta Nuova Delhi ed è anche in crescita. E ancora: in India l’oro come corredo nuziale per le donne è molto richiesto. Al momento abbiamo fra i 5 e gli 8 milioni di matrimoni all’anno, il 50% della popolazione è sotto i 25 anni cosa che fa pensare che nell’arco di pochi anni il numero di matrimoni potrebbe raddoppiare e questo porterebbe con sè anche la domanda che, in media, prevede per ogni celebrazione, circa 200 grammi di oro, ovvero 6 once. Di fronte a questi numeri e di fronte alla necessità di crearsi un corredo nuziale, i dazi voluti dal governo non hanno possibilità di frenare la domanda.

Lo stesso dicasi per quella cinese e il che fa capire come le stime per il 2016-2017 siano chiare e quindi in rialzo.

Dall’altro lato intanto, le aziende si stanno abituando a produrre a costi alti che si aggirano intorno agli 800 dollari l’oncia su un costo totale che può arrivare fino a 1000. Con queste spese di base, che per alcune aziende, specialmente le medio-piccole, arriva ad essere anche di 1.400 dollari per oncia, per molti produrre ed estrarre oro sarà antieconomico.

Da segnalare ancora una cosa il Grades, ovvero la quantità di oro estratta da una tonnellata di materiale è diminuita notevolmente aumentando i costi di produzione che si vanno a sommare all’aumento del costo del lavoro, le spese di elettricità e manutenzione dei giacimenti, cioè tutti costi che sono cresciuti. L’unico fattore che era sceso era il dollaro debole, ma nell’immediato futuro c’è da aspettarsi un aumento anche di questa voce.
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Alla fine di questa analisi mi sento di dire che nel medio-lungo periodo potrebbe essere difficile avere una view particolarmente negativa sull'oro. - See more at: http://www.trend-online.com/inte/oro-as ... Hp4iu.dpuf
 

dondiego49

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Rimbalzo nel breve, ma la ripresa del trend rialzista è lontana
News alert: Scudeletti Roberto

Sul grafico giornaliero c’è un potenziale doppio minimo, ma l’analisi su base settimanale e mensile segnala possibile ulteriori discese.

Davide Pantaleo 9 ore fa
Per info visita il sito: prtrading.it
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Lunedì 13 ottobre alle 18.00 sei invitato da quattro trader di grande esperienza a copiare dal vivo tutte le mosse di chi opera da anni sui mercati, ogni giorno! Partecipa a Strategie vincenti su Forex, Azioni e Futures. iscriviti quì.

Di seguito riportiamo l’intervista sull’indice Ftse Mib e su alcune delle blue chips quotate a Piazza Affari, con domande rivolte a Roberto Scudeletti, titolare del sito www.prtrading.it .

L’indice Ftse Mib si lascia alle spalle una settimana molto pesante che lo ha riportato a poca distanza dall’area dei 19.000 punti. Cosa si aspetta ora dal mercato? E possibile assistere ad un recupero nel breve?

La borsa si trova in profondo rosso, con una prima possibilità di rimbalzo dovuta alla prossimità con il supporto del minimo precedente e quindi di un potenziale doppio minimo sul grafico giornaliero.
Ampliando la visuale sui grafici settimanale e mensile invece le medie ci parlano di un supporto più basso, il che apre la possibilità ad ulteriori discese.
In conclusione nel breve sopra 19430 potremo assistere ad un rimbalzo tecnico, con spazio per 19890 e la media giornaliera a 12 periodi a 20125 e quella a 50 periodi a 20320 circa, con eventuale estensione in area 20500-20700, mentre solo sopra 20900-21mila potremo parlare di un ritorno del trend rialzista.
Viceversa la rottura di 19mila-18885 vedrà un ampliarsi delle vendite sui primi supporti sopra citati in area 18500 punti, con possibile accelerazione sull’importantissima zona di supporto del trend rialzista di medio lungo termine tra 18mila e 17800 circa.

In chiusura di settimana Banco Popolare e Banca Popolare dell’Emilia Romagna hanno dato vita ad un rimbalzo in controtendenza. Quali strategie consiglia di seguire per questi due titoli?

Banco Popolare come i suoi colleghi bancari rimane un titolo da bollino rosso, visto che è sprofondato di oltre il 90% negli ultimi 6 anni! Con la quotazione rettificata per l’aumento di capitale ha effettuato un forte recupero, con recente falsa rottura dei 16 euro, correzione poco sopra i 9.60 euro e attuale fase di incertezza tra 13.50 e 11 euro. Comprare una quota sopra 12.40 da accumulare a 11.70 e 11.10 euro, con stop sotto 10.50 stretto o largo sotto 9.50 euro e profit a 14.75-15.75 euro.
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Banca Popolare dell’Emilia Romagna ha effettuato anch’essa, come la stragrande maggioranza delle sorelle bancarie, una discesa libera che poi si è tramutata in slavina, sino alla valanga sul minimo relativo a 2.80 di luglio 2012. Sulla tenuta di tale livello ha effettuato una forte inversione rialzista, con massimo relativo poco sopra 8.86 euro, recente correzione poco sopra i 5 euro con un rimbalzo fermato dalla resistenza della media a 200 periodi a 6.90 con attuale fase di incertezza in zona 6.35-5.90 circa. Entrare con una quota sopra 6.36 e 6.56 da accumulare a 6.15 e 5.95 con stop sotto 5.60 e profitto a 7.75-8.25 euro.

Venerdì scorso STM ha subito un pesante affondo, mentre Telecom Italia è riuscito a fare meglio dell’indice Ftse Mib. Consiglierebbe di acquistare questi due titoli sui livelli attuali?

Stm ha risentito negli ultimi anni del trend ribassista generale che ha colpito anche uno dei pochi titoli veramente tecnologici ed internazionali del nostro listino, con recente tentativo di inversione, attualmente respinto. Infatti sul recente doppio massimo decrescente 7.615-7.415 ha intrapreso l’attuale discesa verso 5.75-5.60 circa. Entrare sopra 6.15 e 6.25 euro con una quota, accumulare a 6 e 5.80 con stop sotto 5.50 euro e profit tra 7.25 e 8 euro.

Telecom Italia ha sofferto per alcuni anni di una lunga discesa caratterizzata da minimi e massimi decrescenti, sino ad un triplo minimo nell’estate 2013, da cui è iniziata l’attuale inversione rialzista. Sulla tenuta di quota 0.46-0.47 ha infatti rotto al rialzo la resistenza giornaliera della media a 200 periodi sopra 0.60 con falsa rottura di 1 euro e attuale fase di correzione a 0.79-0.883 circa. Comprare una quota sopra 0.90 euro, da accumulare a 0.87-0.82 con stop totale sotto 0.78 euro e profit tra 1.075 e 1.175 circa.
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A chi volesse affidarsi ad una strategia più difensiva, suggerirebbe di puntare su due utilities come Terna e Snam? Quali sono i livelli da seguire ora per questi due titoli?

Terna può essere senz’altro inserito in un portafoglio moderatamente difensivo per bilanciare quei birichini di titoli bancari; ha in effetti un trend di lungo termine positivo ed un rapporto rischio rendimento medio basso per un titolo azionario. Abbiamo assistito al recente doppio massimo decrescente 4.14-4.104 che ha causato l’attuale fase correttiva intorno al supporto della media a 200 periodi giornaliera a 3.84 circa. Entrare con una quota sopra 3.93 da accumulare a 3.85 e 3.765 con stop sotto 3.70 euro e profitto da seguire su nuovi massimi inesplorati tra 4.70 e 5 circa.

Snam è ancora più di Terna un titolo che in giornate di borsa negativa causa bancari può rimanere anche addirittura positivo, come lo è da lungo termine, quindi da annoverare nel famoso portafoglio difensivo. Nonostante ciò, come tutti i titoli del mondo, una volta toccato il massimo storico a 4.308 nel lontano 2011 ha effettuato una pesante correzione, con ripartenza su tenuta di 3.06 ed attuale nuova gamba ribassista, dopo il recente nuovo massimo a 4.578 euro, verso 4.10 circa. Entrare con una quota sopra 4.26 e 4.37 da accumulare a 4.20-4.10 euro, con stop sotto 4 euro e profit a 5-5.50 euro su nuovi massimi inesplorati.

In caso di recuperi del mercato, quali sono i titoli che potrebbero esprimere maggiore forza nel breve?

Monitoriamo con attenzione: A2A, BUZZI UNICEM, ENEL, INTESA S.PAOLO, YOOX.
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dariomilano

novellino
se non sbaglio domani DEF italiano + oggi decisione corte europea su OTM cioè il "bazooka" del draghetto
 
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dariomilano

novellino
The great Lira revolt has begun in Italy


The biggest single party in the Italian parliament by votes has thrown down the gauntlet, calling for a euro referendum to end depression and save democracy, writes Ambrose Evans-Pritchard


The die is cast in Italy. Beppe Grillo’s Five Star movement has launched a petition to drive for Italian withdrawal from Europe’s monetary union and for the restoration of economic sovereignty.

“We must leave the euro as soon as possible,” said Mr Grillo, speaking at a rally over the weekend.

“Tonight we are launching a consultative referendum. We will collect half a million signatures in six months – a million signatures – and we will take our case to parliament, and this time thanks to our 150 legislators, they will have to talk to us.”

Ever since the pugnacious comedian burst on the political scene, the eurozone elites have comforted themselves that the party is not really Eurosceptic at heart, and certainly does not wish bring back the lira. This illusion has been shattered.

A referendum itself would not be binding, but a “law of popular initiative” certainly would be. For the first time, a process is underway in Italy that will set off a national debate on monetary union and may force a vote on EMU membership that cannot easily be controlled.


Gianroberto Casaleggio, the party’s co-founder and economic guru, told me today that the Five Star Movement - or Cinque Stelle - had set out its demands in May, calling for the creation of Eurobonds to back up EMU, as well as the abolition of the EU Fiscal Compact. “Five months have gone by and we have had no reply. They have totally ignored us,” he said.

The Fiscal Compact is economic insanity. It would force Italy to run massive fiscal surpluses for decades. These would cause an even deeper depression, pushing the debt ratio even higher, and would therefore be scientifically self-defeating. Historians will issue a damning verdict on the scoundrels who foisted this atrocity on Europe.

My own view is that Italy could not restore viability within EMU even if Germany agreed to the two conditions (an impossible idea). It is already too late for that. Italy has lost 40pc in unit labour cost competitiveness against Germany since the Deutsche Mark and the lira were fixed in perpetuity in the mid 1990s.

Any attempt to carry out an Irish-style “internal devaluation” in a closed economy in conditions that are already deflationary would be suicidal, triggering a collapse of the Italian banking system and an explosion of public and private debt ratios. I suspect that Mr Casaleggio holds the same view. “A quarter of Italian industry has disappeared. Our currency is overvalued and there is nothing we can do about it within the euro,” he said.

The Five Star critique of EMU is not purely economic, a point of crucial significance. It is defending Italian sovereignty, self-government, and democracy against the encroachments of an EU machinery that has usurped parliamentary functions.

“I don’t give away my sovereignty to anybody,” said Mr Casaleggio.

“My grandfather fought with the partisans for three years. If you want my sovereignty, you have to come and take it, not by waving some letter from the ECB. You have to come well-armed, as they tried once before,” he said.

The ECB letter – La Lettera as it is known simply in Italy – was the secret diktat sent to Italy’s leader Silvio Berlusconi in August 2011. It demanded drastic “reforms” of all kinds. A similar letter was sent to Spain’s leader. The quid pro quo was bond purchases.

The implicit threat was that the ECB would refuse to carry out its responsibility as lender-of-last resort unless Mr Berlusconi capitulated. He did not, or was deemed not to have done so. Bond purchases were halted. Italy’s 10-year yields spiralled above 7pc. Mr Berlusconi was toppled.

I have always thought these two letters would come back to haunt the ECB, and monetary union itself, and so it is now unfolding.

“[Mario] Draghi [the president of the ECB] has told us that governments that don’t reform will be thrown out. He is not a member of the government and I don’t know with what authority he demands these reforms. He has no right to order us around, either directly or indirectly,” said Mr Casaleggio.

Cinque Stelle won 26pc of the vote in Italy’s general elections last year, more than any other single party. (It did not win the biggest bloc of seats because of the way the parliamentary system is designed). It has 108 deputies in the lower house, and 54 senators.

It is true that premier Matteo Renzi has stolen Beppe Grillo’s thunder this year but Cinque Stelle has not faded away. It came second in the European elections in May, winning 21.5pc of the vote. Its 17 MEPs sit with UKIP in Strasbourg.

Mr Renzi’s honeymoon is already over, and he has in any case made a strategic misjudgement. The young Wunderkind snatched power in an internal party coup in February – with tactical brilliance, to be sure – on the assumption that Italy had touched bottom after six years of depression, a 9.1pc fall in output, a 24pc crash in industrial production, and youth unemployment of 43pc.

He believed the mantra, so widely put about, that Europe was on the cusp of a fresh cycle of self-sustaining recovery, lifted off the reefs by world growth, and that all he had to do was to float on the rising tide. Instead, it has crashed back into slump.

Mr Renzi’s error is understandable. Wishful thinking has been pervasive, even though such recovery claims skate over Irving Fisher’s theories of debt deflation, or Knut Wicksell’s theories of self-feeding spirals caused by credit contraction and misaligned interest rates, or indeed Michael Woodford’s more recent theories of the real exchange rate.

Italy is already in a triple-dip recession, its output back to levels first reached fourteen years ago. The OECD says the slump will drag on through most of next year. Growth will be just 0.1pc in 2015.

Note that the Monti government said three years ago that Italy’s debt ratio would end 2014 at 115pc. In fact it reached 135.6pc of GDP in the first quarter this year, soaring at a rate of 5pc of GDP each year, despite a series of austerity packages, and a primary budget surplus of 2.5pc.

Antonio Guglielmi from Mediobanca warned last month, that this is “catastrophic for the finances of the country”. The debt will automatically rocket towards 145pc next year (under the old measure, cut to 140pc under new accounting rules). “It is going to take a nuclear bomb to turn this around. If Draghi ends up doing almost nothing, Italy is dead,” he said.

This is not a moral failing by Italy over recent years. It is a mechanical “denominator effect”, the result of a rising debt burden on a shrinking base of nominal GDP.

The point is very simple. The average interest rate on Italy’s public debt is still around 4pc, so interest payments are near 5.5pc of GDP. Unless nominal GDP grows at the same speed, the debt ratio must keep going up. Structural reform is no doubt desirable as an end in itself, but it has nothing to do with the matter at hand.

Italy’s current crisis is ENTIRELY due to monetary policy failure and the refusal of the ECB to meet its inflation target, or to comply with its own Lisbon Treaty obligations to support growth. (And yes, it does have a dual mandate under EU Treaty law.) The more that Italy carries out drastic reforms in these circumstances, the worse it will get. The short-term effects of reform are famously contractionary.

We have reached a remarkable state of affairs in all three of EMU’s leading economies: France’s Front National swept to victory in the European elections in May with calls for an immediate return of the French franc; Germany’s anti-euro party AfD has suddenly broken into three state parliaments with calls for a return of the Deutsche Mark; and now Cinque Stelle wants a return of the lira in a country that has been reliably and passionately pro-European for sixty years.

Takes some doing.
 

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