PER CAPIRE CHI VI COMANDA, BASTA SCOPRIRE CHI NON VI E' PERMESSO CRITICARE (1 Viewer)

Val

Torniamo alla LIRA
Nuovo cambio di programma in vista per il vaccino AstraZeneca.

Nel tentativo di correre ai ripari per prevenire la diffusione della variante indiana,
definita delta dall’Oms, da parte dell’Ema è arrivata un’indicazione sulla distanza delle due dosi del vaccino dell’azienda anglo-svedese.


"Riguardo alla seconda dose del vaccino Astrazeneca abbiamo dei dati preliminari del Regno Unito
che dimostrano che questo vaccino protegge dalla variante Delta
e che una seconda dose aumenta la protezione in modo abbastanza significativo.
La protezione dopo la prima dose è di poco inferiore rispetto a quanto abbiamo visto sulla variante Alpha
che ora circola nella maggior parte dell'Europa.
Per cui è importante dire che l'intervallo tra le due dosi potrebbe essere accorciata”


le parole del responsabile Vaccini e Prodotti terapeutici dell'Ema, Marco Cavaleri.


Lo stesso Cavaleri, finito nei giorni scorsi al centro delle polemiche per l’intervista a La Stampa (poi smentita)
in cui si diceva contrario ad AstraZeneca, ha poi annunciato che non c’è ancora alcuna certezza sul mix dei vaccini:

“Siamo consapevoli della possibilità di usare un approccio con un mix di vaccini negli Stati membri.
Abbiamo avuto modo di dire che questo approccio si è dimostrato efficace in altri contesti.
Finora abbiamo pochi elementi ma sembra una strategia che potrebbe essere usata, è importante raccogliere ulteriori informazioni”.


Nel frattempo l'Agenzia europea del farmaco ha comunicato che al momento sono quattro i vaccini in fase di revisione:

Curevac,

Novavax,

Sinovac (Vero Cell)

e Sputnik.


Per questi farmaci - spiega l'Ema - la revisione continuerà fino a quando l'agenzia
"non avrà prove sufficienti per una domanda formale di autorizzazione all'immissione in commercio”.


Aggiornamento anche su Moderna:

"L'Ema ha iniziato a valutare una domanda per estendere l'uso del vaccino Moderna ai giovani di età compresa tra 12 e 17 anni.
L'esito della valutazione è previsto per luglio, a meno che non siano necessarie ulteriori informazioni”.

Autorizzazione che già è arrivata per Pfizer.
 

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Torniamo alla LIRA
Vaccini, mascherine, restrizioni.

Per rispondere alle tante questioni aperte ad Agorà giovedì 17 giugno
Luisella Costamagna ospita Silvio Garattini, presidente e fondatore dell’Istituto di Ricerche farmacologiche Mario Negri.


Due dosi Pfizer sono efficaci al 79 per cento,

due di AstraZeneca al 60 per cento.

Contro la variante Delta basta così o serve una terza dose?

La singola dose non è sufficiente, due offrono una protezione elevata.
Per la terza dovremo anche vedere cosa succede in Gran Bretagna.
La terza dose complicherebbe non poco le cose, sia perché queste scorte bisogna averle.

Poi per l'organizzazione generale della campagna vaccinale: una terza dose avrebbe un impatto importante, risponde Garattini.


Ma siamo in grado di riconoscerla questa variante indiana?

Su questo aspetto "siamo indietro" ammette il farmacologo di fama mondiale,
"in Gran Bretagna hanno fatto un consorzio che fa esami genomici tutti i giorni".

Da noi cerchiamo di capire se una variante circola o no ma non conosciamo in realtà le quantità dei contagi delle mutazioni, dice Garattini.



Poi c'è il caso della seconda dose con Pfizer o Moderna per gli under 60 già vaccinati con AstraZeneca,
dopo i casi di trombosi gravi e la morte della 18enne Camilla Canepa.


Ma il mix di vaccini è efficace e sicuro?

Ci sono esempi in altri campi, dice Garattini, ma la "posizione onesta è dire 'non lo sappiamo'".

Nel famoso studio effettuato in Spagna l'efficacia sembra anche migliore
ma la verità è "che non sappiamo quale potrebbero essere gli effetti collaterali.
Ci sono studi in corso, avremo maggiori informazioni in futuro" ma oggi non sappiamo.


"Correndo", però", spesso si fanno degli errori".


La corsa a vaccinare i ragazzi sembra un errore.

Ci sono ancora tre milioni di over 60 ancora non vaccinate.


"Dobbiamo vaccinare tutti coloro che hanno fattori di rischio, è un errore andar a vaccinare i bambini e i giovani",

dice Garattini che spiega: non conosciamo le reazioni tossiche sui giovani.

Si conoscono dopo centinaia di migliaia di vaccinati



Eppure si parla di obbligo vaccinale:

"Potrebbe essere una strada per gli over 60 scettici,
ma prima curiamoci di chi vuole vaccinarsi e ancora non ha potuto farlo
per i limiti della nostra organizzazione: dev'essere un obiettivo prioritario."
 

Val

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Una storia romana che diventa nazionale.

Una roba – citando Fabrizio De André – da basso impero che ha l’epicentro alla Balduina,
Municipio XIV di Roma, zona nord-ovest della Capitale.

Qui Enrico Sabri, segretario locale del Partito Democratico, lancia – su Facebook
un suo ragionamento critico sull’idea dell’alleanza tra Pd e Movimento 5 Stelle.

E termina il post con “Goffredo Bettini, mi hai un pochino scocciato”.

O meglio, lo scritto originale recitava “Goffredo Bettini hai rotto il c...o”.


Una chiosa che suggella quanto detto poco prima:
Sherpa Romano, padre politico di Zingaretti, deputato, coordinatore della segreteria di Veltroni nonché suo ideologo politico,
ideatore della candidatura a sindaco di Ignazio Marino e qui mi taccio. Penso sia una delle pochissime volte che utilizzo il mio incarico qui”.

E poi: “Ma te lo devo proprio dire da segretario municipale del Pd di Roma,
arrogandomi il diritto di parlare anche a nome dei poveri compagni delle altre città”.
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Ora, visto che ormai i social per taluni tribuni diventano materiale inquisitorio,
Enrico Sabri viene sospeso per un mese dal Pd.

Il diretto interessato, che presenta ricorso, conferma di non essere “né deluso, né sorpreso”,
rivendica il “contenuto politico” di quanto sostenuto.

Un “riflesso pavloviano” per qualcuno mentre Bettini, che puntualizza – sempre via Facebook –
come ormai non gestisca “nulla nel partito di Roma”, chiarisce:
“Per me davvero, sottolineo davvero, non rimane nessuna ombra, né alcun risentimento”.

Giurin-giurello e s’abbracciamo, per dirla alla romana.


La vicenda grottesca, buona per alimentare grasse risate davanti a un panino con la porchetta,
ha anche un fondo su cui ragionare: ossia che forse c’è qualcuno che è più democratico degli altri.

Così l’uscita dal seminato diventa occasione per una risposta a suon di carte bollate, bavagli, semafori rossi.

C’è chi parlerebbe di una guerra tra bande…e forse non è andato troppo lontano dalla realtà.


Insomma, i pontificatori dell’era contemporanea entrano in campo con scartoffie da giustizialismo pane e cicoria.

La colpa per Sabri è stata quella di aver avuto a che ridire contro un guru.

E chissà quanti altri ribelli ci siano sotto la lente di ingrandimento democrat, una lente capace di dare lezioni un tanto al chilo.


Come ha fatto stavolta, in una storia romana che diventa nazionale.

Una storia, già, da basso impero.

Dove la soluzione per i soloni della fazione di punta è quella più democratica: state al vostro posto.

Con il pugno alzato.

E la bocca chiusa.


.
 

Val

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Un documento trapelato di Whitehall, dal governo britannico,
e analizzato da Politico suggerisce che gli schermi in perspex installati per fermare la trasmissione di COVID-19
potrebbero effettivamente averne aumentato la diffusione.


Anche nel Regno Unito scuole ed uffici hanno avuto indicazione di riaprire
con l’installazione delle barriere trasparenti in materiale plastico che, in teoria, dovrebbero fermare le goccioline infette,
ma… secondo Politico gli schermi di perspex potrebbero essere in procinto di essere demoliti
date le nuove informazioni che il governo ha ricevuto sulla loro efficacia.


“I ministri vengono anche informati che è improbabile che gli schermi in perspex,
che sono apparsi in alcuni uffici e ristoranti, abbiano alcun beneficio in termini di prevenzione della trasmissione”,
afferma il rapporto.


“I problemi includono il loro posizionamento non corretto,
con la possibilità che aumentino effettivamente il rischio di trasmissione bloccando il flusso d’aria.
Pertanto c’è una chiara indicazione ai ministri secondo la quale questi schermi in perspex dovrebbero essere eliminati”.



Nonostante il rapporto, i ministri del governo affermano che non vi è alcun piano
per modificare i consigli sull’installazione degli schermi nelle imprese,
dimostrando che avere torto e comunque non ammetterlo è una caratteristica propria dei politici, di qualsiasi parte del mondo.


Quali altre misure COVID-19 messe in atto per combattere la diffusione del virus sono state del tutto inutili o addirittura peggiorate?


Uno studio sull‘efficacia delle maschere protettive che ha coinvolto 6.000 partecipanti in Danimarca

ha rilevato che “non vi era alcuna differenza statisticamente significativa

tra coloro che indossavano maschere e coloro che non lo facevano, quando si trattava di essere infettati da Covid-19”.



Tutta roba del bestiario anti-covid, che speriamo dimenticheremo presto.
 

Val

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Jennifer Zheng ci presenta un’altra chicca video presa dalla TV cinese
ed ora con sottotitoli in inglese, che merita di essere vista.

Chen Hu, caporedattore della rivista “World Military Affairs”,
si occupava anche delle notizie militari nell’agenzia di stampa Xinhua,
discutendo su come creare armi biologiche di massa e mortali usando l’ingegneria geniale probabilmente nel 2018.


Ha menzionato SARS, Ebla, Zika, che possono essere modificati per creare supervirus.


“Negli ultimi anni abbiamo visto diverse epidemia di massa, come la Sars,
l’influenza aviaria, perfino l’ebola o lo zika che è endemico in Sud America.
Se noi prendiamo questi virus e batteri e modifichiamo il DNA
possiamo diffondere una forma molto più letale di questi supervirus o superbatteri.
La loro capacità di uccidere è simile ad una bomba atomica o all’idrogeno o alle armi chimiche”


Intervistatore: allora parliamo di armi potenziali, se modificassimo il DNA per questi scopi, che difficoltà verremmo ad avere”


“Non si tratta solo di creare un supervirus o un superbatterio.
Prima di tutto bisogna risolvere il problema di come renderlo pericoloso solo per i tuoi nemici e non per i tuoi.
Sarebbe ancora più terrificante se potesse colpire le caratteristiche di una specifica etnia, le caratteristiche genetiche.
Tu dovresti ingegnerizzare il virus affinché uccida una specifica etnia. Perchè ogni etnia ha le sue specificità genetiche”

”Naturalmente il pericolo è che questa tecnica venga gestita da qualcuno,
qualche pazzo, che non si interessi chi venga a essere colpito e minacci tutta l’umanità”…


Si, perché il problema non è l’arma biologica di per se,
ma solo se è usata da qualcuno che non è sotto il controllo del governo cinese.

Eccovi il video







Ricordiamo come alcuni giorni fa abbiamo pubblicato la notizia che la Cina

intende costruire altri laboratori simili a quelli di Wuhan.


Un caso, ovviamente.
 

Val

Torniamo alla LIRA
poveri dementi continuamente al potere


Spoiler: lo stato di emergenza verrà prorogato.

Nonostante la contrarietà, non sussistono speranze che il governo lo archivi il 31 luglio.

Servirebbe un cambio di rotta repentino, e al momento del tutto chimerico, da parte del premier Mario Draghi.


Le forze politiche che compongono la maggioranza sono tutte più o meno favorevoli al prolungamento,
tranne appunto la Lega, voce solitaria che in quanto tale difficilmente potrà incidere nel caso di specie.

Eppure, a ben vedere, è difficile reperire una ragione che sia una in grado di motivare questa proroga.

A meno che non si pensi che il Covid scompaia completamente tra qualche mese.

Sappiamo bene che il virus non si volatizzerà e con tutta probabilità saremo costretti a conviverci a lungo.



Dunque perché prorogare lo stato di emergenza proprio adesso che la situazione è quantomeno sotto controllo,
i contagi sono crollati e abbiamo di fronte ancora diversi mesi estivi?


Come fatto notare ieri dal giurista Sabino Cassese, non certo tacciabile di particolari simpatie nei confronti della “destra sovranista”,
la proroga dello stato di emergenza è in apparenza “inspiegabile”.

Perché parliamo di una misura che può essere dichiarata “se c’è un fatto nuovo che emerga,
per decidere, come dice il codice della protezione civile del 2018, misure e interventi diretti ad assicurare il soccorso
e l’assistenza alle popolazioni colpite dagli eventi calamitosi”.


Ma non ci troviamo “in una situazione di questo tipo”.


Oltretutto, rispetto al Covid,
“viviamo in questa situazione da tempo e abbiamo passato momenti peggiori da ormai molto tempo.
Il codice della Protezione civile detta norme molto precise sul superamento dello stato di emergenza.
Esso – precisa Cassese – dispone anche che l’emergenza può essere revocata anticipatamente e regola anche il rientro nell’ordinario”.


Il giurista va poi oltre, spiegando che “le democrazie devono avere abbastanza anticorpi per sopravvivere alle malattie.
Debbono poter reagire alle condizioni di necessità con strumenti ordinari,
eventualmente con procedure accelerate, ma senza ricorrere né a emergenze, né ad eccezioni”.



Questo però non sta avvenendo, come mai?


Per rispondere a questa domanda è essenziale intanto inquadrare bene il concetto di “stato di emergenza”.


Si tratta di una misura che prevede l’attuazione di interventi speciali con ordinanze in deroga alle disposizioni di legge,
pur rispettando i principi generali dell’ordinamento giuridico.

L’articolo 24 del decreto legislativo 1/2008, stabilisce che lo stato di emergenza non può superare i 12 mesi.

Ed è eventualmente prorogabile per non più di ulteriori 12 mesi
.

Calcolatrice alla mano, arrivati a questo punto sappiamo che il governo può prorogare l’attuale stato di emergenza al massimo fino al gennaio 2022.


Cosa che ha tutta l’intenzione di fare.

Ma perché?

Qual è la reale ragione che lo spinge a tanto?


Sorvoliamo sull’ipotetico dilagare della variante Delta,
che essendo ipotetico non giustifica la sussistenza di una misura che come spiegato
interviene allorquando è già presente una situazione emergenziale.


Altrimenti poi a ogni spuntar di variante dovremmo tirar fuori uno stato di emergenza.


Qualcuno fa notare invece che Draghi ha bisogno di “tenere a bada” i litigiosi partiti che lo appoggiano

e con il prolungamento di questa misura avrebbe di fatto mano libera anche nei prossimi mesi.


E’ però una spiegazione che non regge, per due ragioni sostanziali.

La prima: le forze che compongono la maggioranza non hanno la benché minima intenzione di mollare questo premier.

La seconda: siamo alle porte del semestre bianco e dal prossimo 3 agosto in Italia
non potranno essere indette nuove elezioni politiche almeno fino al 3 febbraio 2022.


In realtà la vera ragione alla base della proroga

è la salvaguardia del castello di carta messo in piedi dal governo Conte bis

e confermato (con aggiustamenti) dall’attuale esecutivo
.


In particolare se lo stato di emergenza finisse il prossimo 31 luglio,
si concluderebbe anche la parentesi di organismi creati ad hoc come il Cts.


Le funzioni del Comitato Tecnico Scientifico,
del commissario straordinario
e degli altri gruppi di “esperti” terminerebbero
.


Tutto ciò che ha voluto il ministro Speranza non esisterebbe più.


E quindi l’esperienza “dirigista” dei vari Brusaferro e Locatelli avrebbero i giorni contati.


Cosa intollerabile per chi ha scelto di commissariare la politica, a partire dallo stesso ministro della Salute.
 

Val

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Come si cambia per non morire: è il caso del marchio di abbigliamento Victoria’s secret,
che ha licenziato i suoi iconici e desideratissimi Angeli, le modelle dal corpo iperscolpito
che per anni hanno fatto sognare i maschi di mezzo mondo,
per assumere un team di 7 «modelle» fuori dai canoni tradizionali di bellezza.



Aderiscono, lo avrete capito tutti, ad altri canoni, quelli dettati dal politicamente corretto.



Un urlo di dolore si leva quindi dalle schiere maschili che attendevano le sfilate di Victoria’s secret per rifarsi il gli occhi:
addio ai corpi slanciati e statuari, ai visi angelici, ai fondoschiena disegnati con il compasso?

Benvenuta alla nuova squadra di «indossatrici per caso»,
scelte per i loro successi e non per come le loro forme risaltano nelle guepiere.

Ecco quindi il VS Collective, Collettivo Victoria’s secret, un nome che è tutto un programma:
ricorda più qualche gruppo di azione studentesca sinistroide che un team di modelle per mutande e reggiseni.


E chi rappresenterà, di grazia, il «nuovo bello» propagandato dal pensiero unico?

La calciatrice e attivista Lgbt Megan Rapinoe, 35 anni;
la sciatrice cinese Eileen Gu, 17 anni;
l’attrice indiana Priyanka Chopra,
la modella trans brasiliana Valentina Sampaio,
la fotografa femminista Amanda de Cadenet,
la rifugiata del Sud Sudan e modella Adut Akech
e, immancabile, la plus-size Paloma Elsesser, taglia 50.

Insomma, la discriminante per diventare modella di Victoria’s Secret

non sarà più la forma delle chiappe ma il colore della pelle,

l’orientamento sessuale,

la provenienza,

l’ideologia
.


Non solo: per contratto le magnifiche sette potranno mettere becco
nella creazione dei modelli di abbigliamento intimo che verranno prodotti e messi in commercio.


«l mondo cambiava e noi siamo stati lenti a rispondere.
Prima vendevamo quel che gli uomini volevano, ora vendiamo quel che vogliono le donne»,

ha specificato l’amministratore delegato Martin Waters.

Tradotto: adeguiamoci al nuovo che avanza prima di perdere milioni e milioni di dollari.


Del resto Victoria’s Secrets aveva vedute «patriarcali e sessiste su quel che significa essere sexy»,
ha tuonato in conferenza stampa Meghan Rapinoe. «Messaggi veramente nocivi».

Dite addio, quindi alle linee di intimo «concepite unicamente sotto le lenti del desiderio dei maschi».


Ora ci pensa la Rapinoe e il suo desiderio nei confronti delle femmine a stabilire cosa dovremo indossare prossimamente.
 

Val

Torniamo alla LIRA
No, noi i cattivoni dalla bandiera rossa non li vogliamo,
noi solo magnacrauti e stelle e strisce, anche se fanno venire le trombosi .....


Come comunica la TASS l’Italia ha lanciato la produzione del primo lotto di prova del vaccino russo Sputnik V,
così come comunicato dalla società italo-svizzera Adienne Pharma & Biotech.


“Abbiamo avviato la produzione di un lotto di prova,
che sarà sottoposto a una revisione interna per la sicurezza e la conformità”,

ha affermato un portavoce.

Il lavoro viene svolto a stretto contatto con lo sviluppatore del farmaco, ha osservato.

Dopo la valutazione interna, l’azienda produrrà un lotto per presentare tutti i documenti necessari alle autorità sanitarie competenti
affinché il vaccino possa essere approvato per la vendita”. Nel frattempo, la società non ha menzionato alcuna data specifica.



Alla fine di marzo, il Fondo di investimento diretto russo ha concordato di avviare la produzione di Sputnik V jab
presso la società svizzera-italiana Adienne Pharma & Biotech.

In precedenza, l’amministratore delegato della società Antonio Di Naro ha dichiarato a TASS c
he il vaccino sarebbe entrato sul mercato già alla fine del 2021, dopo aver superato tutte le procedure di certificazione necessarie.


C’è però un problema, e non proprio secondario: il vaccino Sputnik V della Russia
non è stato ancora approvato dall’Agenzia europea per i medicinali (EMA).

Di recente, gli esperti hanno completato un’ispezione dei siti di produzione della Russia e ora sono in corso alcuni documenti aggiuntivi.

Se non viene rilasciata tale autorizzazione per le vendite di Sputnik V in Europa,
i lotti prodotti in Italia possono essere venduti nei paesi in cui il farmaco è approvato.

Ce ne sono più di 60, ha detto la società italo-svizzera, quindi produrremo per l’export, a cominciare da San Marino,
per poi proseguire con altri paesi europei e sud-americani.


Quindi l’Italia sarà teoricamente autonoma dal punto di vista vaccinale, ma.. non potrà utilizzare il vaccino che produce.


Una situazione piuttosto imbarazzante, soprattutto nell’ottica del fallimento di CureVac e del pasticcio Reithera.
 

Val

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Il M5S aveva detto che , con il reddito di cittadinanza, la povertà era finita.


Non simo sicuri che sia vero, ma c’è una regione italiana che, di sicuro, sta sfruttando questa opportunità fino all’ultimo centesimo.


La Campania, da sola, ha 255,245 nuclei famigliari che ricevono il reddito di cittadinanza, secondo l’INPS.


In tutto il Nord Italia sono poco più di 244 mila.


Non solo: il reddito medio di cittadinanza in Campania è pari a 623 euro contro i 479 del Nord,
nonostante il diverso livello nel costo della vita fra le due aree dell’Italia.


Appare solare che qualcosa non va.

Di Miao non ha voluto costruire un vero consenso in Campania, lo ha comprato, cash, con delle cifre minime, ma sufficienti per comprare le famiglie.

Ad applaudirlo non sono sicuramente i lavoratori, ma di chi riceve il beneficio di questa politica, rendendo la Campania un paese di santi, eroi e navigatori.


Nel breve questa politica pagherà:

Di Maio sarà probabilmente rieletto nel suo feudo, con la sua distribuzione di pane e pesci, a livello di novello Masaniello.


Però questa politica non conduce a nulla, se non all’emigrazione dei giovani ed allo svilimento delle qualità personali delle persone.

Il Reddito di Cittadinanza dovrebbe essere un ponte da un lavoro ad un altro,
per non lasciare le persone nella disperazione, ma per accompagnarle ad un nuovo lavoro.


Qui non si crea nulla, non si crea nessun lavoro, non si fa niente,

semplicemente si tengono 255 mila famiglie, se va bene, in un limbo di semi povertà,

e se va male, per l’etica, in una situazione in cui si lavora in nero.



Il M5s , che doveva essere il partito dei grandi moralizzatori, in Campania si è convertito in quello dei grandi corruttori.



alfasud-sprint.jpg




A questo punto erano molto meglio i governi degli anni 70 che, per pagare uno stipendio e creare lavoro crearono l’Alfasud.


Qui non si crea nulla, anzi si fa emigrare chi vuole fare qualcosa.

Però Di Maio si mangia la sua pizza a Napoli, una pizza che, invece, dovrebbero tirargli i napoletani più orgogliosi.


di-maio-pizza.jpg
 

Val

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Un tribunale regionale ha annullato il divieto di svolgere la propria attività per le case di piacere in uno degli stati tedeschi,
sostenendo che il miglioramento della situazione di Covid-19 consente alle prostitute di tornare al lavoro.

L’Alta Corte Amministrativa del Baden-Württemberg ha stabilito che i bordelli possono riaprire i battenti lunedì
a seguito di una richiesta presentata da un gestore di bordelli della regione di Karlsruhe.

La zona è nell’est dell Francia immediatamente confinante con Strasburgo.


Secondo la descrizione del caso sul sito web del tribunale,
la querelante ha sostenuto che il divieto relativo al coronavirus sul funzionamento delle strutture per la prostituzione nel distretto a luci rosse dello stato,
istituito nel novembre 2020, aveva violato i suoi diritti.

La corte ha osservato che i bordelli sono stati esclusi dai piani di allentamento delle restrizioni nelle aree in cui il tasso di infezione è diminuito.


Il governo regionale ha difeso il divieto affermando che i bordelli rappresentano un rischio maggiore di diffusione del virus.

I funzionari hanno aggiunto che le restrizioni esistenti saranno riviste il 28 giugno.


La corte si è schierata con il querelante, sostenendo che la chiusura generale dei bordelli è “attualmente sproporzionata”,
perché la situazione con il coronavirus “è notevolmente migliorata”.


Quindi bisogna procedere alle riaperture per gradi.


I giudici hanno affermato che l’ambiente attuale consente ai funzionari di imporre alcune restrizioni agli stabilimenti del lavoro sessuale,
come protocolli di sicurezza sanitaria più severi e una maggiore supervisione, che scendono “al di sotto del livello di un divieto completo senza eccezioni”.


“Un divieto indifferenziato… non è più costituzionale, dato lo stato attuale della pandemia”, ha stabilito il tribunale.

Quindi si torna al lavoro, anche se con delle cautele. Buon divertimento


Il sindacato delle prostitute del paese, l’Associazione professionale dei fornitori di servizi erotici e sessuali (BesD), ha accolto con favore la decisione.

“Il fatto che le azioni legali debbano sempre essere presentate in primo luogo è una tragedia
e mostra quanto poco il nostro settore sia visto obiettivamente”, ha scritto il gruppo su Twitter.

Le lavoratrici del sesso hanno organizzato diverse proteste durante i blocchi in Germania, chiedendo che fosse loro permesso di tornare al lavoro.


Il quotidiano Sudwest Presse ha riferito che in precedenza era stato permesso ai bordelli
di riprendere il lavoro in stati come la Sassonia-Anhalt e lo Schleswig-Holstein.

Secondo quanto riferito, circa 40.000 uomini e donne lavorano nell’industria del sesso in Germania.
 

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