Presente e futuro dell'arte. Facciamo il punto. (1 Viewer)

Heimat

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Argomento molto interessante e stimolante. Condivido l'affermazione che in questo momento storico stiamo vivendo una rivoluzione epocale. Per poter interpretare il cambiamento occorre riflettere sui nostri comportamenti e condizionamenti. A mio avviso siamo tutti bombardati dalle nuove tecnologie che tendono ad isolare sempre più l'individuo riducendolo ad una cavia da laboratorio che risponde a determinati stimoli. Abbiamo consegnato tutta la nostra vita a dei big data che vengono utilizzati scientificamente per condizionarci. Ciò detto per quanto riguarda l'arte ritengo che si debba esprimere in nuove forme espressive (digitali ad esempio). Il mondo dell'arte ha a disposizione il mondo intero e dovrebbe interrogarsi sulla sua funzione primaria che significa interpretare il mondo per darne una visione diversa dalle banalità quotidiane.
 

giustino

Art is looking for you
... Vale a dire che stiamo vivendo un cambio epocale di paradigma. ...

... il dominio assunto dalla tecnologia sulla società tutta, necessiterebbe di artisti-tecnici (*) ma al tempo stesso la tecnologia è diventata così complessa e specialistica che è difficile dominarla anche dedicandovi tutte le proprie risorse....

Forse oggi il vero quesito è quello di chiedersi chi è l'Artista? Prima ancora di cercarlo forse, dico forse, occorrerebbe trovare una giusta definizione valida nel 2020.


... Cosa può opporsi e vincere ogni soggettività nel mondo dell'arte?
La rivoluzione epocale è data dai mezzi di comunicazione che hanno dato la parola a tutti. Ma è una pseudorivoluzione.
In realtà spopola un populismo ben cavalcato ad esempio da Cattelan.

. .... Ciò detto per quanto riguarda l'arte ritengo che si debba esprimere in nuove forme espressive (digitali ad esempio). Il mondo dell'arte ha a disposizione il mondo intero e dovrebbe interrogarsi sulla sua funzione primaria che significa interpretare il mondo per darne una visione diversa dalle banalità quotidiane.

In tutti i vostri interventi vedo delle analisi accomunate dal fatto che siamo in un momento di cambiamenti epocali ma è evidente che questi sono destinati a succedersi con sempre maggiore frequenza e quindi al cambiamento continuo dovremo abituarci.
E' un pò come nuotare in un mare in tempesta sperando che questa si calmi ma la realtà è che questa è destinata ad aumentare e a travolgerci.

Quindi la domanda è: come possiamo affrontare il cambiamento?

Non ci sono molte alternative. E' soltanto facendo riferimento ai fondamentali, a ciò che è immutabile, fermo, dentro e fuori di noi.
Non cercare di dominare l'onda ma cavalcarla. Anche il mare più agitato nelle sue profondità è calmo, pacifico.

@Account dice:
Cosa può opporsi e vincere ogni soggettività nel mondo dell'arte? E gli fa eco



@Cris70:
Forse oggi il vero quesito è quello di chiedersi chi è l'Artista? Prima ancora di cercarlo forse, dico forse, occorrerebbe trovare una giusta definizione valida nel 2020.

@RexRacer
...necessiterebbe di artisti-tecnici (*) ma al tempo stesso la tecnologia è diventata così complessa e specialistica che è difficile dominarla anche dedicandovi tutte le proprie risorse....


Ritengo prossima a finire l'era dell'artista genio che per secoli ha dominato la scena.
Intravedo una strada nuova che è quella di sostituire il lavoro del singolo con quello del gruppo o meglio del team, di persone ove ognuno mette al servizio dell'obiettivo comune le proprie competenze. Questo viene già fatto in altri ambiti come quelli scientifici, non vedo perchè non potrebbe essere fatto nel mondo dell'arte.

Nel vero lavoro di team il risultato finale non sarà solo la somma delle singole competenze ma infinitamente più grande.

Se dovessi dare una definizione nuova alla domanda di chi è l'artista nel 2020 direi: l'artista è un essere umano capace di vivere in pace con se stesso e con gli altri ai quali è in grado di donare i famosi "5 secondi di felicità".
 
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sans souci

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Mi fa piacere che gran parte di voi concordi nella mia visione di esclusione storica dei nostri giorni, nella rottura del rapporto quasi sempre implicito nella storia tra passato e presente, quindi nella nostra trasversalità che inevitabilmente conduce all'eclettismo in una inedita mutazione dello spirito di creatività.

Se guardassimo la realtà con occhi novecenteschi, diremmo che oggi sarebbe necessaria la nascita di una avanguardia: in effetti le avanguardie artistiche del '900 non solo proponevano una nuova estetica, ma soprattutto un diverso modo di vivere. Erano potenti, onnivore e bellicose verso chi le osteggiasse.

Purtroppo le avanguardie necessitano, da un lato, di un teorico o di un gruppo di teorici che schematizzino il nuovo e, dall'altro, di una massa che si muova compatta in una data direzione determinata e pilotata da un unico vettore, il che si scontra con la nostra attuale possibilità di conoscere, confrontare e rapportare cose lontanissime tra loro, da cui l'accennato eclettismo. Non esistono più le masse.
Il che, onestamente, potrebbe anche far piacere: un mondo popolato da soggetti autonomi, diversi emozionalmente come sempre diversi ci ha fatto madre natura fisicamente, culturalmente autonomi e pronti a sommare le esperienze di ciascuno per uno straordinario arricchimento generale, al posto di una moltitudine di uguali intruppati e pilotabili non sarebbe da disdegnare.

Anche qui scende un “purtroppo”, purtroppo non è così, anzi il pericolo di controllo da parte di èlites politiche, economiche o culturali si è dimostrato ancora maggiore di prima.
Un piccolo segnale del fenomeno ce lo offre il comportamento dei giovani in età universitaria: dalla fine del '700 in avanti, ogni generazione, più o meno, ha fatto la sua piccola o meno piccola rivoluzione che poco o tanto ha sempre inciso sulla società, o quanto meno ha fornito un serio momento di meditazione. Praticamente sono quasi 40 anni che di rivoluzioni giovanili non se ne vedono. Direte che i giovani si sono rincoglioniti con le diavolerie elettroniche e la comunicazione digitale; io non credo, i giovani sono sempre gli stessi di sempre, con un certo bagaglio innato di conoscenza e aperti ad assorbire, metabolizzare e criticare gli insegnamenti.

Qui entriamo nel pericoloso capitolo del controllo del cervello cui accennavo, ne parleremo così come parleremo di cosa fare, o quanto meno augurarci avvenga, come domanda Giustino.


p.s. - Cris chiede una nuova definizione di artista - bel quesito - a cui tuttavia potremo dare una risposta solo alla fine delle nostre elucubrazioni sulla società e sull'arte.
Il ruolo dell'artista è mutato varie volte nel corso dei secoli, solo un secolo fa, ad esempio, il manifesto del Bauhaus – 1919 – recitava: “Formiamo una nuova comunità di artefici, senza distinzione di classe che alza una arrogante barriera tra artigiano e artista. Insieme concepiamo e costruiamo il nuovo edificio del futuro che abbraccerà architettura, scultura e pittura in una sola unità...” Come si è realizzata una parte non del tutto secondaria degli attuali prodotti che chiamiamo artistici.
 

baleng

Per i tuoi meriti dovrai sempre chiedere scusa
Lo specifico dell'arte. Modalita' future

Beh, io palpeggiavo le condizioni passate e presenti, e ora mi sento investito da una valanga di considerazioni sulla societa' della comunicazione, sul tutto presente, sul villaggio globale ecc. Tutto vero, ma fuorviante quando lo si voglia assumere come base di un discorso sull'arte oggi e domani. Tant'e' vero che molti notano come tutto questo ci scorra sotto i piedi, cambi continuamente: non un granche' come ''base'' :rolleyes:

Intanto, credo che tutti i partecipanti continuino a godere alla vista di un affresco di Giotto, una tela di Tintoretto, un'incisione di Chagall. Dunque, tranquillizziamoci, il passato non e' perduto.
Se parlo di architettura, trovo che l'architetto deve rispondere rispetto ad un uso concreto della sua opera: per quanto astragga, questo lo riporta alla propria funzione, e posso dare una definizione di architettura. Definizione che vede da una parte il fruitore (popolo, singolo abitante ecc) dall'altra chi lo ''accontenta''.
Ma se passiamo alle altre arti, qual e' oggi la richiesta sociale che viene fatta al creatore? La definizione di artista riportata da @Cris70 e' sicuramente ormai insufficiente, e credo lo fosse anche al tempo in cui fu scritta.

Se ci teniamo stretti al concetto di arte come campo di azioni estetiche volte a soddisfare una richiesta (al limite, quella dell'autore stesso) va detto che essa cambia nel tempo, si', ma comunque non esce da certi limiti. Per esempio l'artista non ha come compito quello di superare il record dell'ora, riparare una automobile :grinangel:, e nemmeno realizzare la rivoluzione (qualunque cosa cio' significhi o non significhi).
La sua azione consiste nella visione che entra nella pupilla ed inizia ad agire sul sistema nervoso dell'uomo. Azione direttissima (luci e colori) , diretta (composizione forme) o anche indiretta, cioe' poggiante sul significato delle forme (questo e' un uomo, questo un re, questa una tavola, questa una forma che richiama in qualche modo le stelle ...). E la richiesta che viene soddisfatta e' in primis di ordine estetico. Vale anche per la poesia, la musica ecc., con ovvie modalita' differenti.

Bene, in che consiste questa richiesta/risposta di ordine estetico? Una spiegazione sarebbe che si tratta di indurre l'osservatore (ascoltatore ecc.) ad operare con i propri organi di senso con una certa ritmicita'. Cosi' la danza si distingue dal camminare, Cosi' la recita teatrale si distingue dalla bruta realta'. (A)

Poi c'e' la considerazione alla @giustino , sull'effetto dell'arte direttamente sulle condizioni fisiche, possibile oggi che possiamo parlare di astratto, ma difficile ieri quando elementi di riconoscibilita', cioe' indiretti (presuppongono una conoscenza) primeggiavano nel lavoro artistico. (B)

Mi fermo con una considerazione provvisoria: la richiesta del pubblico si e' oggi assai abbassata come livello. Nonostante la diffusione della cultura, l'uscita dell'arte da un covo elitario non ne ha arricchito per ora la qualita' della richiesta. Oggi si crede che i Rolling Stones siano artisti. O che lo sia Isgro' :jack:. Niente paura, serve tempo perche' dall'ampliarsi della cultura nasca una nuova elite creativa. La quale puo' benissimo, come preconizza Giustino, avvalersi di un lavoro di gruppo, dunque al di la' del vecchio ''genio''. Ma allora il centro dell'agire artistico non sara' piu' l'esprimersi ''puro'' dell'artista. No, in tal caso lo sarebbe lo sforzo, l'indagine, l'approccio del creatore (o del team creatore) volto ad indagare le necessita' estetiche del pubblico, che dunque verrebbero poste appunto al centro dell' ''arte''. Dunque una sintesi tra quanto detto sulla ritmicita' e, dall'altro lato, sull'influire sulle condizioni fisiche. (A e B)
Un po' come quando al centro dell'arte era la necessita' di divulgazione religiosa e l'estetica delle opere il viatico perche' le ''verita' '' passassero attraverso gli occhi nel cuore del pubblico.
 
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Account

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Fino ad un certo punto le scoperte scientifiche hanno permesso l'acquisizione di una consapevolezza sempre piu lontana dai condizionamenti nati dalla necessità umana di dare risposte a domande senza averne gli strumenti. Durante questa progressiva conquista gli Artisti hanno saputo offrire, o una reazione opposta, o una coerente, oppure hanno saputo prevedere il seguito. E la presenza dell'uomo nelle opere d'arte assumeva di volta in volta nuove dimensioni e forme fino ad esserne escluso rientrando solo come artefice di un pensiero o di un gesto.
Oggi i nuovi strumenti di comunicazione ci permettono di poter acquisire, addirittura attraverso immaigini colte in tempo reale, o quasi, da webcam e da satelliti, la situazione che caratterizza il mondo ed è facile spaventarsi. L'aspetto più preoccupante è dato dalla quantità (massa) di persaone che ancora oggi, un po' ovunque con diversa concentrazione, vivono una vita condizionata dalla paura opportunisticamente alimentata, gestita o inventata per ottenere potere sfruttando i limiti della democrazia fondata sul consenso.
Dentro a questo baillamme il gesto dell'artista di offrire una reazione opposta, o una coerente, oppure una che prevede cosa ci accadrà domani in realtà accade ora come allora. Dove andrà l'arte? Dove vorrà il commercio.
Esattamete come sempre.
Se anticamente era il potere ecclesiastico a promuovere "nuove visioni" concordate con gli artisti, ora è il mercato a promuovere gli artisti che offrono i contenuti più adatti a vendere e creare profitti.
Nella logica del profitto e dell'oggetto, il fattore tempo entra in ballo prepotentemente.
Il mercante d'arte cerca oggetti sempre nuovi da proporre in archi di tempo molto lontani da quelli necessari alla produzione di un'opera eseguita con i crismi tipici della pittura ad olio e del lavoro sofferto e vissuto come ci racconta Emilio Zola nel suo libro "L'Opera".
E sono i soldi a permettere di proseguire la ricerca e la produzione di nuovi lavori.
Sono i soldi quindi ad indicare la strada.
Un'attempata e scafatissima gallerista, solo pochissimi anni fa, mi descriveva cosa "andva di più" soffermandosi ad esternare le sue sofferenze nel dover abbandonare artisti capaci ma con una produzione inadeguata perchè troppo lenta e perché troppo "avanti".
Ma nella sua splendida casa in Sardegna alle pareti aveva appeso le opere di una di questi artisti, opere effettivamente troppo avanti e troppo meticolose.


 

baleng

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Ma allora il centro dell'agire artistico non sara' piu' l'esprimersi ''puro'' dell'artista. No, in tal caso lo sarebbe lo sforzo, l'indagine, l'approccio del creatore (o del team creatore) volto ad indagare le necessita' estetiche del pubblico, che dunque verrebbero poste appunto al centro dell' ''arte''. Dunque una sintesi tra quanto detto sulla ritmicita' e, dall'altro lato, sull'influire sulle condizioni fisiche. (A e B)
.
Devo correggere leggermente l'assunto: al centro dell'agire artistico sara' l'approccio del creatore. o team creatore, volto ad indagare le necessita' estetiche del pubblico, soprattutto quelle future ed ancora poco conscie, ecc ecc
 

Account

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sara' l'approccio del creatore. o team creatore, volto ad indagare le necessita' estetiche del pubblico, soprattutto quelle future ed ancora poco conscie, ecc ecc
"Presente e futuro dell'arte. Facciamo il punto" : facciamo il punto includendo la realtà o solo i nostri desideri o le nostre speranze? Oppure per arte in questa discussione si intende solo quella "consacrata" dai critici pagati?
le necessita' estetiche del pubblico,

Necessità estetiche del pubblico? Di quale pubblico? Il pubblico di Facebook? Il pubblico dei collezionisti? Dei galleristi? Ovunque si trovano necessità estetiche future poco conscie che, appena indagate, affiorano e sempre pià spesso si presentano con l'impeto di un assolutismo a volte ottuso, ma quasi sempre incapace di abbracciare la totalità della nostra situazione.
Occorre a mio parere liberare l'artista da ogni condizionamento modaiolo e soprattutto economico se si vuole avere arte pulita da necessità che poco o nulla dovrebbero aver a che fare con l'arte.
Quanti artisti hanno scelto di tarparsi le ali facendo un altro lavoro per vivere e mantenere la propria arte il più delle volte conservata nel cassetto per se stessi ?
Faccio un esempio per me molto umiliante. Nessun ente pubblico ha il coraggio di organizzare mostre di artisti emergenti!

Quando i Comuni accettano proposte di associazioni nate per rubare soldi agli artisti, spesso le collettive ospitate in spazi espositivi pubblici raggruppano opere che sarebbero da acquistare per essere distrutte e subito dimenticate. A volte, sempre più raramente, tra i tanti appare il lavoro di un artista che non dovrebbe essere lì tra gli infiniti lavoretti dei profanatori dell'arte. A volte, in musei con spazi espositivi per mostre temporanee, vedo opere la cui dannosa inutilità e volgare arroganza dovrebbero da sole servire per interdire l'esecutore da ogni ambito sociale come pericoloso divulgatore di anticultura nemmeno idonea a sviluppare interrogativi.
Un po' di anni fa mi sono trovato per lavoro dalle parti di Varese ed ho visitato la Collezione Panza di Biumo. Per pura coincidenza c'era anche una mostra temporanea dal titolo Nabu at Elba
<Nobu at Elba: Giovanni Frangi - LifeGate>
<Nobu at Elba Villa e Collezione Panza Varese>
...e sono scappato!
Sono sempre più convinto che l'arte debba rispondere alle necessità di iper specializzazione che hanno caratterizzato le discipline scientifiche e gli artisti credo che debbano sempre di più sentire la necessità di indagare chi siamo cercando tra le radici perché tra le fronde si trovano solo frutti spesso, troppo spesso, avariati. Non deve essere una ricerca che divide, ma che unisce le diversità elevandole non criticamente. Da sempre l'uomo ha cercato la bellezza e le varie specializzazioni artistiche dovrebbero offrire semplicemente continuare questa ricerca. Il pittore che faccia il pittore, lo scultore che scolpisca e il fotografo che fotografi. Il gesto di offrire la bellezza che emoziona e che accresce la nostra cultura sia un gesto sapiente e colto, ma semplice e che si presti a tanti livelli di lettura. Che elevi l'uomo e che lo conduca con chiarezza a sognare, a sperare e a credere nelle proprie capacità.

Al di sopra di laghi e di montagne,
del mare, dei boschi e delle nuvole,
al di sopra del sole, oltre lo spazio,
al di là dei confini delle sfere celesti

navighi, mio spirito con agilità.
Nuotatore eccellente che gode dell'onda,
solchi allegramente l'immensità profonda
con un'indicibile e maschia voluttà.

Innàlzati ben lontano dai miasmi pestiferi
vai a purificarti nell'aria superiore,
e bevi, come liquore puro e divino,
il limpido fuoco degli spazi cristallini.

Abbandonando le noie e le profonde tristezze
che rendono pesante l'esistenza brumosa,
felice colui che può con ali vigorose
slanciarsi verso campi luminosi e sereni,

colui i cui pensieri, simili alle allodole,
liberi si slanciano verso i cieli al mattino,
chi plana sulla vita e comprende senza sforzo
il linguaggio dei fiori e delle cose mute!
CHARLES BAUDELAIRE
 

RexRacer

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Lo specifico dell'arte. Modalita' future

Beh, io palpeggiavo le condizioni passate e presenti, e ora mi sento investito da una valanga di considerazioni sulla societa' della comunicazione, sul tutto presente, sul villaggio globale ecc. Tutto vero, ma fuorviante quando lo si voglia assumere come base di un discorso sull'arte oggi e domani. Tant'e' vero che molti notano come tutto questo ci scorra sotto i piedi, cambi continuamente: non un granche' come ''base'' :rolleyes:

Intanto, credo che tutti i partecipanti continuino a godere alla vista di un affresco di Giotto, una tela di Tintoretto, un'incisione di Chagall. Dunque, tranquillizziamoci, il passato non e' perduto.

...

La sua azione consiste nella visione che entra nella pupilla ed inizia ad agire sul sistema nervoso dell'uomo. Azione direttissima (luci e colori) , diretta (composizione forme) o anche indiretta, cioe' poggiante sul significato delle forme (questo e' un uomo, questo un re, questa una tavola, questa una forma che richiama in qualche modo le stelle ...). E la richiesta che viene soddisfatta e' in primis di ordine estetico. Vale anche per la poesia, la musica ecc., con ovvie modalita' differenti.
...

Secondo me non è possibile fare un discorso sul "Presente e futuro dell'arte" se non si considera il contesto "presente e futuro" in cui gli artisti si muovono.
Le considerazioni qui sopra possono anche essere condivise (anche se personalmente non le condiviso in pieno), ma sono assolutamente atemporali, e allora ci parlano dell'arte in generale, non dell'arte oggi e domani che è il tema della discussione.

Gli artisti del passato che appreziamo ancora oggi, hanno raggiunto dei livelli espressivi e comunicativi che travalicano il proprio tempo ma non avrebbero potuto esistere se non nel proprio tempo. Oggi Dante o Caravaggio non potrebbero esistere perché il mondo è cambiato, esisteranno altri grandi artisti la cui formazione e la cui espressione saranno stati modellati dal luogo ed il tempo in cui hanno vissuto.

Quindi discutere prima di tutto di come è il mondo oggi e di come potrebbe essere in futuro è esattamente la base per poter discutere dell'arte (e di tutte le altre attività umane) di oggi e di domani. Inoltre, proprio il fatto che ci "scorra sotto i piedi" è il motivo per cui dovrebbe essere la base da cui partire, sempre diversa ma inesorabilmente sempre presente a dirci su cosa ci muoviamo.
 
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baleng

Per i tuoi meriti dovrai sempre chiedere scusa
"Presente e futuro dell'arte. Facciamo il punto" : facciamo il punto includendo la realtà o solo i nostri desideri o le nostre speranze? Oppure per arte in questa discussione si intende solo quella "consacrata" dai critici pagati?
Ne' realta' ne' desideri. Solo ipotesi
Necessità estetiche del pubblico? Di quale pubblico? Il pubblico di Facebook? Il pubblico dei collezionisti? Dei galleristi? Ovunque si trovano necessità estetiche future poco conscie che, appena indagate, affiorano e sempre pià spesso si presentano con l'impeto di un assolutismo a volte ottuso, ma quasi sempre incapace di abbracciare la totalità della nostra situazione.
Di quale pubblico? Direi dello spirito del tempo. Hai fatto l'esempio del futurismo e della velocita', esempio corretto. I migliori futuristi hanno visto anche un poco piu' in la' della figura in movimento: hanno visto il movimento stesso, il movimento in se'. Questo intendo per esigenze future e ancora poco conscie. Infatti la dematerializzazione e' in atto da tempo.
Occorre a mio parere liberare l'artista da ogni condizionamento modaiolo e soprattutto economico se si vuole avere arte pulita da necessità che poco o nulla dovrebbero aver a che fare con l'arte.
Attualmente sono in uno dei pochi paesi che si proclamano comunisti. Le necessita' economiche degli artisti sono magari in piccola parte superate, ma la loro liberta' e' assai ridotta. Ricordiamoci della Russia di Stalin, e di tutti gli altri esempi consimili. In Olanda esistono molte forme di aiuto agli artisti: si e' cosi' formata una casta di inetti che lotta per mantenere le proprie prebende inventandosi elucubrazioni di nessuna necessita'. Gli artisti non dovrebbero essere visti come polli da allevamento :D

Quanti artisti hanno scelto di tarparsi le ali facendo un altro lavoro per vivere e mantenere la propria arte il più delle volte conservata nel cassetto per se stessi ?
Se tutti fossimo artisti (cosa auspicabile) nessuno potrebbe vivere di arte (cosa ancor piu' auspicabile).
Faccio un esempio per me molto umiliante. Nessun ente pubblico ha il coraggio di organizzare mostre di artisti emergenti!
Quando i Comuni accettano proposte di associazioni nate per rubare soldi agli artisti, spesso le collettive ospitate in spazi espositivi pubblici raggruppano opere che sarebbero da acquistare per essere distrutte e subito dimenticate. A volte, sempre più raramente, tra i tanti appare il lavoro di un artista che non dovrebbe essere lì tra gli infiniti lavoretti dei profanatori dell'arte. A volte, in musei con spazi espositivi per mostre temporanee, vedo opere la cui dannosa inutilità e volgare arroganza dovrebbero da sole servire per interdire l'esecutore da ogni ambito sociale come pericoloso divulgatore di anticultura nemmeno idonea a sviluppare interrogativi.
:ola::ola::up::up::band::clapclap::clapclap::clapclap::clap::clap::clap: (pero' vai in contraddizione ...)
Un po' di anni fa mi sono trovato per lavoro dalle parti di Varese ed ho visitato la Collezione Panza di Biumo. Per pura coincidenza c'era anche una mostra temporanea dal titolo Nabu at Elba
<Nobu at Elba: Giovanni Frangi - LifeGate>
<Nobu at Elba Villa e Collezione Panza Varese>
...e sono scappato!
Mah, considero Frangi uno dei piu' interessanti artisti della sua generazione. Certo che con il tempo e' un po' sbracato, e poi non ho visto quella mostra.
Sono sempre più convinto che l'arte debba rispondere alle necessità di iper specializzazione che hanno caratterizzato le discipline scientifiche e gli artisti credo che debbano sempre di più sentire la necessità di indagare chi siamo cercando tra le radici perché tra le fronde si trovano solo frutti spesso, troppo spesso, avariati. Non deve essere una ricerca che divide, ma che unisce le diversità elevandole non criticamente. Da sempre l'uomo ha cercato la bellezza e le varie specializzazioni artistiche dovrebbero offrire semplicemente continuare questa ricerca. Il pittore che faccia il pittore, lo scultore che scolpisca e il fotografo che fotografi. Il gesto di offrire la bellezza che emoziona e che accresce la nostra cultura sia un gesto sapiente e colto, ma semplice e che si presti a tanti livelli di lettura. Che elevi l'uomo e che lo conduca con chiarezza a sognare, a sperare e a credere nelle proprie capacità.
Magari abbiamo gli stessi obiettivi, o speranze, pero' la mia visione e' opposta. Piuttosto che una elite di artisti ''specialisti'' vedo una intrusione assai maggiore dell'arte nelle vite di tutti, ma non (non solo) come spettatori passivi, bensi' come attori, creatori, cui sia dato di sperimentare il sogno di Baudelaire anche nella dimensione del proprio agire. Se poi ci sara' chi riuscira', magari in equipe, ad interpretare il ribollire interiore dell'epoca, creando arte nuova che faccia fiorire i vecchi semi, tanto meglio.

 

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Nuovo forumer
Sono stato dominato dalla foga e permettetemi di chiarire, ma non senza prima aver espresso il piacere generato dall'aver trovato qui sufficienti ipotesi di consenso che mi hanno fatto sospirare. Un sospiro piacevole.Un particolare e sentito grazie va a Baleng: trovare convergenze in questo periodo di profonda confusione è come trovare un essere umano colto e razionale dopo aver girovagato per molto tempo nel deserto.

Magari abbiamo gli stessi obiettivi, o speranze, pero' la mia visione e' opposta. Piuttosto che una elite di artisti ''specialisti'' vedo una intrusione assai maggiore dell'arte nelle vite di tutti, ma non (non solo) come spettatori passivi, bensi' come attori, creatori, cui sia dato di sperimentare il sogno di Baudelaire anche nella dimensione del proprio agire. Se poi ci sara' chi riuscira', magari in equipe, ad interpretare il ribollire interiore dell'epoca, creando arte nuova che faccia fiorire i vecchi semi, tanto meglio.

Nonostante le umilianti delusioni continuo a credere nelle meravigliose potenzialità umane e credo che sia in atto una acquisizione di consapevolezza molto lenta ma anche mai stata così coinvolgente (e manipolata). "Schermati" e protetti da uno schermo oggi siamo tutti artisti e pensatori e politici e saggi e filosofi e critici e .....
Solo gli assolutisti ottusi e gli ottusi e basta non potranno trovare qualche vantaggio nei primi e patetici tentativi di elevazione culturale derivati dai quotidiani confronti sui social.
Il web è ora la più attuale ed aggiornatissima tavolozza da cui attingere per fare arte.
Ma qui siamo in "Investireoggi" e, anche se l'investire in cultura potrebbe presentare coerenza col nome, io stesso sono ancora legato all'oggetto che è capace di racchiudere in se il passato, il presente e la strada da seguire per il futiro. Un mio caro amico filosofo mi annichilisce tutte le volte che esprimo questa mia debolezza. Ai miei occhi e al mio essere uomo che tutti i giorni fa i conti con il proprio fisico che sempre di più lancia messaggi forti, l'oggetto continua ad essere magico.
Nella “Ruota di bicicletta” di Marcel Duchamp non riesco a vedere il dadaismo perché prevale in me quanto evocano lo sgabello e la ruota. Non prevale il gesto di estrapolare dal suo contesto originario un oggetto a caso e renderlo artistico nel collocarlo in un ambito artistico. A questo concetto mi si oppone la potenza della ruota come invenzione e lo sgabello destinato all'uomo che ora funge da piedestallo alla sua intelligenza.

 

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