HO CHIESTO SE ALL'INFERNO C'E' POSTO PER ME. MI HANNO RISPOSTO CHE NON VOGLIONO PROBLEMI (2 lettori)

Val

Torniamo alla LIRA
Prodi e il resto dell'apparato mediatico citato, per il tramite di canali indiretti.

La Meloni l'altra sera in tv da Porro, ha detto il vero quando ha mostrato il palco bolognese e l'evento "artistico" in piazza Maggiore
con tutti i cantanti a disposizione delle sardine, sottolineando che Iei fa politica da molti anni, e che proprio per questo,
sa bene che ottenere un palco come quello, costa una paccata di soldi.

Insomma, da dove piovono tutti questi quattrini per gli spostamenti, i viaggi,per gli happening, per i concerti,gli ospiti,
per gli effetti-sorpresa di andare a rompere i santissimi a chi presenta dei libri?

Ma soprattutto, perché qualsiasi petardo sparato dalle sardine, finisce in prima pagina, ottiene visibilità ai TG tra le prime notizie?

Anche l'odio del quale sono intrisi dalla nascita e che hanno sempre addosso, ma che attribuiscono sempre agli altri.

Zingaretti non fa che tenere comizi sull'"odio": curioso per un partito che ha praticato in tutta la sua storia "l'odio di classe", vantandosene pure.
 

Val

Torniamo alla LIRA
Si fa finta di non capire. Si fa finta di non sapere. Ma da 70 anni è così. SETTANTA ANNI.

Osservi la campagna elettorale in Emilia Romagna e quasi sembra che il baricentro dello scontro si sia spostato da Bologna a Ferrara.
È nei territori della città estense che le parti si colpiscono senza esclusione di colpi.

Una cooperativa gestita dalla moglie di un ex assessore del Pd ferrarese. Un tema che scotta.

La coop in questione si chiamava "ACLI Coccinelle", fondata da Aldo Modenesi (oggi capogruppo pd in Consiglio comunale) e negli anni gestita anche dalla moglie Paola Coluzzi.

La coperativa ora è fallita: la liquidazione coatta amministrativa risale al 2016 e parlava di un "patrimonio netto negativo di 491mila euro".

Una vicenda annosa, con liti politiche che si protraggono da tempo tra interrogazioni, interpellanze e via dicendo.

Nel 2018 la Coluzzi è stata rinviata a giudizio con l'accusa di illecita influenza sull'assemblea della cooperativa.

Secondo la procura avrebbe redatto falsi verbali per "continuare a gestire autonomamente le decisioni" per la coop, come riporta la cronaca locale.

Poi a ottobre 2019 si torna a parlare del processo e riesplode la polemica tra partiti. "C’è un processo in corso e non riguarda me - si difende Modenesi -
e non riguarda illeciti che fanno riferimento all'attività del Comune di Ferrara o di altre amministrazioni pubbliche".

Spetterà ovviamente ai giudici decidere. Ma guai giudiziari a parte, è la parentela con l'ex assessore a scaldare lo scontro politico.
Soprattutto a fronte alla "cifra importante" che nel tempo la città ha elargito alla coop.

Il gruppo consigliare leghista a ottobre ha chiesto all’attuale giunta di fornire tutti i dati in merito ai "rapporti intercorsi tra il Comune di Ferrara
e la cooperativa negli anni dell’amministrazione Tagliani, quando il consigliere Aldo Modonesi ricopriva la carica di assessore".

Gli uffici si sono messi al lavoro e i numeri finali parlano di una cifra complessiva di circa 1,2 milioni di euro.

Dai dati dell'Istituzione scolastica risulta che dal 2009 la coop - spiegava in aula l'assessore all'Istruzione Dorota Kusiak -
è stata diretta destinataria di somme erogate dal Comune di Ferrara per 617mila euro.
Ci sono poi i soldi ricevuti indirettamente tramite consorzi e associazioni vincitrici di bandi (di cui la coop era componente) per oltre 200mila euro.
Mentre intorno ai 430mila euro riguardano servizi svolti per altri settori del Comune o precedentemente alla formazione dell'Istituzione scolastica (che ha bilancio a parte).
A somme fatte, il registratore di cassa tra fatture e contributi segna quindi circa 1,2 milioni di euro dal 2002 al 2016.
 

Val

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Essere amici di Qassem al Soleimani, il defunto comandante delle Guardie della Rivoluzione (IRGC) non porta tanto bene.

Un comandante della milizia Basij, il cuore della IRGC, Abdolhossein Mojaddami, e stretto alleato della milizia Quds comandata da Soleimani ,
è stato ucciso in nella provincia sud occidentale del Khuzestan, ma non da un drone, bensì da due uomini armati su una motocicletta,
come riportato dall’agenzia stampa iraniana IRNA. Anche Reuters ha sottolineato come il comandante fosse uno stretto alleato del defunto capo dei Quds.

Il Khuzestan è considerato una terra instabile, dove recentemente vi sono stati violenti sconti fra governativi e manifestanti,
con anche numerosi arresti e, soprattutto, sparizioni fra le file di chi si opponeva al governo.

Tutto questo ha causato la nascita di movimenti violenti, fra cui Mujahideen e Khalq (MEK)
che molti valutano sia appoggiato dagli oppositori esterni (leggasi USA ed Israele).

Si tratta di un gruppo considerato terroristico in Iran ed in altri paesi, che si configura come una specie di culto dedicato al rovesciamento del governo

Certo che l’assassinio di un così alto militare proprio in Iran, ad opera di sconosciuti qualche dubbio lo fa venire che, in fondo,
gli stessi militari più estremisti all’interno dell’occidente non più molto desiderati, anzi siano diventati ormai sacrificabili e superflui,
come dimostra anche la risposta tutto sommato moderata alla morte del capo di Quds.
 

Val

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Anche se la politica espansiva della FED ha gonfiato gli indici in modo notevole c’è un settore che ne ha risentito in modo particolare : quello dei semiconduttori.

Lo specifico indice SOX, che raccoglie le società qu’utilise in questo specifico settore
mostra come ormai siamo oltre i valori della bolla delle DOT COM a cavallo del nuovo millennio.



Tutto questo però accade senza che vi sia una corrispondente crescita della redditività di questi titoli,
come mostra la sempre maggiore separazione fra andamento delle quotazioni e valore ďel P/E, il rapporto prezzo e dividendi azionari.





Siamo di fronte ad una crescita anomala che, oltre alle politiche espansive ed all’interesse degli hedge fund per il settore
é anche legata ad un fenomeno temporaneo che potrebbe presto esaurirsi portando alla esplosione della bolla speculativa.

Nonostante l’accordo commerciale raggiunto, le tensioni fra Cina ed USA sono sempre al livello di guardia.
Huawei
, il colosso cinese della telefonia, non è per nulla uscito dal mirino delle autorità USA,
tanto che si parla di un possibile indurimento delle sanzioni commerciali nei suoi confronti.
La società cinese quindi sta cumulando nei propri magazzini grandi quantità di componentistica telefonica anche parzialmente made in Usa,
per non essere costretta a chiudere le linee in caso di rottura della propria catena di fornitura.

Questa rottura potrebbe colpire le forniture di microchip con componentistica o know how made in USA anche inferiore al 25%,
come quelli prodotti dalla TSMC di Taiwan, fornitrice pure di Apple che si avvale di un parziale apporto di elementi americani
sinora lasciati fuori dal bando commerciale su Huawei. Però l’accampamento cinese non potrà durare in eterno e terminerà
o con l’applicazione del nuovo bando commerciale o quando i magazzini per la componentistica telefonica, soprattutto 5G e 4G,
non saranno completamente pieni.

A questo punto il superlavoro per i produttori di componenti si esaurirà, portando ad una fine il boom del settore e la bolla speculativa.
 

Val

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https://twitter.com/realdonaldtrump
Incassa, con soddisfazione, una prima vittoria sulla vicenda dell’impeachment con il quale gli avversari democratici tentano di azzopparlo politicamente.

La maggioranza repubblicana al Senato ha votato compatta contro tutti gli undici emendamenti proposti dai democratici e ora bocciati in blocco.
Compresi quelli sulla richiesta di produrre, fin dall’inizio, testimoni e documenti. Bloccati dalla Casa Bianca nella fase dell’inchiesta alla Camera.

Di conseguenza l’ex-consigliere per la sicurezza nazionale, John Bolton e il capo dello staff della Casa Bianca facente funzioni, Mike Mulvaney,
non saranno per ora citati come testimoni al processo d’impeachment del presidente americano.

Ogni emendamento è stato bocciato – salvo uno dove vi è stata una sola defezione – da tutti i 53 senatori repubblicani. Contro i 47 avversari.
Sono state necessarie 13 ore di dibattito. Un lungo braccio di ferro proseguito oltre la mezzanotte.
E, alla fine, il Senato ha approvato le regole del processo d’impeachment.

«Abbiamo un ottimo caso», ha commentato arrivando alla sede dei lavori del Wef, a Davos..

I repubblicani hanno imposto un calendario molto serrato.
Con l’obiettivo di terminare il più presto possibile il processo.
Appare scontato l’esito di assoluzione. Perché servono due terzi dei voti per approvare l’impeachment.

L’unica concessione fatta ai democratici è stata quella di estendere su tre giorni, invece dei due previsti inizialmente,
le 24 ore di tempo concesse ad accusa e difesa per esporre le loro argomentazioni sull’impeachment.

Così alle 13 è partito il procedimento con l’accusa presentata dai “manager” della Camera.
Passati i sei giorni concessi alle parti, i senatori – che fungono da giurati – avranno 16 ore di tempo per interrogarle.

Difesa e accusa avranno, poi, ciascuna, quattro ore per rispondere.

In questa fase si potrà nuovamente votare per richiedere la convocazione di testimoni.
Ma i democratici avranno bisogno di convincere almeno quattro repubblicani.

Se anche a quel punto i repubblicani saranno compatti, il processo potrebbe concludersi alla fine della settimana prossima.

Secondo il Washington Post, alcuni democratici stanno pensando ad un possibile accordo sottobanco.
Per ammettere a testimoniare anche Joe Biden. O suo figlio Hunter. In cambio della convocazione di Bolton.

L’intero caso dell’impeachment ruota sulle presunte pressioni che sarebbero state fatte da Trump al governo dell’Ucraina,
perchè fosse aperta una inchiesta per corruzione sul ruolo di Hunter Biden in una società ucraina.

Tale inchiesta, al di là degli esiti, avrebbe sicuramente danneggiato l’ex-vicepresidente americano.
Ora in corsa per diventare candidato democratico alle presidenziali di novembre.


L’atmosfera, comunque, si è subito riscaldata.

John Roberts, il giudice capo della Corte Suprema, che presiede il processo di impeachment,
ad un certo punto è stato costretto ad alzare il cartellino giallo da arbitro.
E ha ammonito sia i manager democratici, vale a dire i procuratori dell’accusa, che gli avvocati della Casa Bianca.

«Credo che sia appropriato che io ammonisca sia i manager della Camera che gli avvocati del presidente allo stesso modo.
E ricordi loro che si stanno rivolgendo al più grande organismo deliberativo del mondo», ha detto il giudice.

Poco prima vi era stato un acceso scambio tra il presidente della commissione Giustizia della Camera, Jerrold Nadler
e gli avvocati della Casa Bianca, Pat Cipollone e Jay Sekulow.
 

Val

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Ospite di Porta a Porta, Nicola Zingaretti – segretario del Partito Democratico – fa un’ammissione che,
se l’avesse fatta Salvini o Berlusconi ai suoi tempi, sarebbe rimbalzata su tutti i giornali e talk show televisivi.


Tre giorni di scioperi e manifestazioni “anti-fasciste” in tutta Italia.

E invece, visto che l’ha fatta Zingaretti, tutti tacciono, tutti fanno finta di niente.

Tanto si sa, se una sciocchezza proviene da sinistra, tutto è ammesso.
Pd e sodali pretendono di detenere il fuoco sacro della verità.

Veniamo al dunque.

Ecco la frase pronunciata dal segretario Dem che dovrebbe destare scalpore e sdegno in tutti gli uomini liberi:

Credo una cosa: forse, non so se mi sbaglio, ma credo di no, è’ la prima volta nella storia della democrazia italiana del dopoguerra,
che c’è un movimento di massa contro le opposizioni, perché di solito i movimenti sono sempre contro chi gestisce il potere;

e invece contro i valori, che sono alla base di leadership, che hanno fatto dell’odio la matrice di una identità
[…]”. VIDEO:

Ci sarà un motivo, caro Zingaretti, se è la prima volta che da 75 anni a questa parte – cioè dalla fine della guerra –
non vi sia mai stato prima d’ora un movimento di protesta contro le opposizioni.

In un sistema che voglia definirsi liberale (nell’accezione nobile del termine), protestare contro le opposizioni rappresenta un CRIMINE contro le libertà democratiche.

Esiste democrazia se si può protestare contro chi governa, non contro le opposizioni.

Quelle a cui tu ti riferisci, caro Zingaretti – nel caso specifico alle proteste delle cosiddette Sardine contro il leader dell’opposizione-, sono pratiche tipiche dei regimi totalitari.

E’ nell’Unione Sovietica – dalla cui ideologia comunista tu provieni – che si protestava (se non di peggio) contro le opposizioni,
è in Corea del Nord che vi sono truppe governative che sedano con la violenza quei pochi ed occasionali tentativi di opposizione.

Lavandoti continuamente la bocca col fanatismo dell’ “anti-fascismo, tra l’altro in assenza di fascismo,
hai finito per proliferare e diffondere proprio una forma subdola di fascismo, quello vero, quello che protesta contro le opposizioni e non contro chi governa.

In una democrazia, quantomeno in quelle mature e compiute, non può essere l’opposizione oggetto di contestazione.
Come ebbe modo di affermare nell’Ottocento il poeta tedesco Heinrich Theodor Fontane,
tutto è disciplinato dalla legge dell’opposizione, che è anche una legge di compensazione”.

Tirannico è dunque quello Stato in cui si manifesta contro le opposizioni e non contro chi governa
.

Ma tutta questa farsa, questa continua presa in giro nei confronti dei cittadini italiani finirà non appena sarà data al popolo la possibilità di esprimersi in libere elezioni.

E allora sarete spazzati via con un semplice tratto di matita.
 

NoToc

old style
Ospite di Porta a Porta, Nicola Zingaretti – segretario del Partito Democratico – fa un’ammissione che,
se l’avesse fatta Salvini o Berlusconi ai suoi tempi, sarebbe rimbalzata su tutti i giornali e talk show televisivi.


Tre giorni di scioperi e manifestazioni “anti-fasciste” in tutta Italia.

E invece, visto che l’ha fatta Zingaretti, tutti tacciono, tutti fanno finta di niente.

Tanto si sa, se una sciocchezza proviene da sinistra, tutto è ammesso.
Pd e sodali pretendono di detenere il fuoco sacro della verità.

Veniamo al dunque.

Ecco la frase pronunciata dal segretario Dem che dovrebbe destare scalpore e sdegno in tutti gli uomini liberi:

Credo una cosa: forse, non so se mi sbaglio, ma credo di no, è’ la prima volta nella storia della democrazia italiana del dopoguerra,
che c’è un movimento di massa contro le opposizioni, perché di solito i movimenti sono sempre contro chi gestisce il potere;

e invece contro i valori, che sono alla base di leadership, che hanno fatto dell’odio la matrice di una identità
[…]”. VIDEO:

Ci sarà un motivo, caro Zingaretti, se è la prima volta che da 75 anni a questa parte – cioè dalla fine della guerra –
non vi sia mai stato prima d’ora un movimento di protesta contro le opposizioni.

In un sistema che voglia definirsi liberale (nell’accezione nobile del termine), protestare contro le opposizioni rappresenta un CRIMINE contro le libertà democratiche.

Esiste democrazia se si può protestare contro chi governa, non contro le opposizioni.

Quelle a cui tu ti riferisci, caro Zingaretti – nel caso specifico alle proteste delle cosiddette Sardine contro il leader dell’opposizione-, sono pratiche tipiche dei regimi totalitari.

E’ nell’Unione Sovietica – dalla cui ideologia comunista tu provieni – che si protestava (se non di peggio) contro le opposizioni,
è in Corea del Nord che vi sono truppe governative che sedano con la violenza quei pochi ed occasionali tentativi di opposizione.

Lavandoti continuamente la bocca col fanatismo dell’ “anti-fascismo, tra l’altro in assenza di fascismo,
hai finito per proliferare e diffondere proprio una forma subdola di fascismo, quello vero, quello che protesta contro le opposizioni e non contro chi governa.

In una democrazia, quantomeno in quelle mature e compiute, non può essere l’opposizione oggetto di contestazione.
Come ebbe modo di affermare nell’Ottocento il poeta tedesco Heinrich Theodor Fontane,
tutto è disciplinato dalla legge dell’opposizione, che è anche una legge di compensazione”.

Tirannico è dunque quello Stato in cui si manifesta contro le opposizioni e non contro chi governa
.

Ma tutta questa farsa, questa continua presa in giro nei confronti dei cittadini italiani finirà non appena sarà data al popolo la possibilità di esprimersi in libere elezioni.

E allora sarete spazzati via con un semplice tratto di matita.

e per metterci chi ?? felpino ?? quel grande statista che va in giro a citofonare ai presunti spacciatori ?? ah bèh ....
 

Tolomeo

Perdo pelo, non il vizio
E' certo che la scelta del leader spetterà a coloro che avranno la maggioranza.
Che piaccia o no a coloro che finiranno all'opposizione.

Val, non ragioniam di lor, ma guarda e passa.
 

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