Sicuramente l'esperienza sul mercato aiuta a limitare i danni, ma non credo che siano i mercati mutevoli a far sì che non usiamo l'esperienza...l'esperienza non può essere ciò che detta l'azione di chi opera sull' azionario, sarebbe un po' contro il rischio e l'incognita che ruotano attorno a questo tipo di mercato..quanti più fattori esogeni ci sono,quante più variabili, tanto più aumenta la prospettiva di guadagno..e se facciamo prevalere l'esperienza che ci fa vedere "troppe incognite" "troppa variabilità" per agire, forse questo mercato non fa più per noi, o forse non è mai stato per noi, o forse non accettiamo la "variabile" fallimento/perdita.
Eppure c'è che ci crede.
Io che per lavoro ho avuto molto a che fare con batterie stazionarie di grandi potenze, non viaggerei tranquillo su un'auto con batterie a 300-400 V.
Vedi l'allegato 535624
Se solo ognuno di Noi si comportasse come Mittal, sai come la smetterebbero di cambiare le carte in tavola ecc...
13 (TD)righe per dire: son vecchio )Credo di capire il punto di vista.
Secondo me però l' effetto delle esperienze cumulate sugli schemi comportamentali è molto soggettivo, cioè
dipende da come ciascun individuo le utilizza dopo averle elaborate ed il risultato differisce in funzione
delle diverse personalità che caratterizzano ogni essere umano distinguendolo dagli altri.
Per quanto mi riguarda, ad es., l' esperienza, pur discreta, che ho dei mercati non esercita una sorta di... "effetto-overfitting", diciamo,
sul mio agire; come fossi un trading system accuratamente tarato sul passato ma proprio per questo così rigido da produrre il blocco
dei risultati nel futuro causa presenza di un eccesso di elementi a soffocare l' azione.
Penso invece (mi riferisco sempre a me stesso) che il punto centrale sia il deficit di velocità fra il mutare degli eventi e la nostra (mia)
capacità di metabolizzarli rendendoli patrimonio utilizzabile nell' immediato.
Buongiorno a tutti