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Giachetti

Nuovo forumer
Ue, Patuanelli: al lavoro per scorporo investimenti calcolo deficit

Gab
,
Askanews•22 ottobre 2019


Roma, 22 ott. (askanews) - "Lavorerò tenacemente perché in Europa si riescano a rivedere le regole fiscali con l'obiettivo di scorporare dal calcolo del deficit gli investimenti dello Stato per il futuro sostenibile". Lo ha riferito il ministro dello Sviluppo economico, Stefano Patuanelli, in occasione della Cerimonia dei Cavalieri del Lavoro al Quirinale.

Dopo aver incluso nel calcolo del PIL il meretricio e lo spaccio di droga...

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O tempora, O mores!
 

IsThe End

Forumer attivo
A me non dispiacerebbe diventare un trader non dico bravo, ma almeno migliore. Chi in questo momento sta facendo trading di btp, prima di comprare potrebbe dire il prezzo a cui compra e prima di vendere quello a cui vende? In questo modo potrei capire meglio come operate e imparare qualcosa.
io l'avevo segnalato di aspettare i 112 prima di muoversi #26962
 

Nemo trader

Forumer storico
Riguardo al quantitative easing ormai alle porte, bisogna riconoscere che la Bce è vicina al limite di acquisto di titoli di stato in alcuni Paesi. Per Germaniae Olanda, la banca centrale detiene già il 31% e il 30% rispettivamente degli assets finanziari. In Francia e Italia, invece, ci sarebbe ancora spazio per salire fino al limite massimo del 33% essendo stati acquistati finora Oat e Btp per il 21% del debito emesso. Escludendo la Grecia che non rientra nel programma di acquisto di bond essendo classificati “non investment grade”, restano altri piccoli e medi paesi europei che garantirebbero un più ampio spazio di manovra per gli acquisti della Bce, ma essendo poco indebitati, come ad esempio l’Estonia, hanno poco da offrire sul mercato dei capitali. Da qui la necessità di operare anche nel settore dei corporate bond con alto merito creditizio, anch’esso, però, molto limitato sul mercato europeo.
Il programma di acquisto dei bond è stato lanciato da Draghi senza una data precisa di scadenza, al punto da essere definito “QE infinito”. Le preoccupazioni degli investitori sono quindi più che giustificate perché ilquantitative easing da 20 miliardi al mese che partirà a novembrepotrebbe terminare nel corso del 2020 per esaurimento di risorse.
 

stefanofabb

GAIN/Welcome
Stati Uniti: battuta d'arresto per le vendite di case
Battuta d'arresto delle vendite di case esistenti negli Stati
Uniti, dopo due mesi di aumenti. A settembre il dato ha
mostrato una flessione del 2,2% rispetto al mese precedente.
Gli analisti si aspettavano un ribasso dello 0,7%. Ad agosto si
era registrato un aumento dell'1,5% e a luglio addirittura del
2,5%. Milano, Finanza.com
 

paul kersey

Nuovo forumer
JP Morgan: ecco cosa può far scendere il T-Bond sotto l'1,5%
La domanda di duration sta facendo scendere i rendimenti dei Treasury decennali Usa verso quota 1,50%. JP Morgan am individua i fattori fondamentali, quantitativi e tecnici che potrebbero farli scendere ancora
di Roberta Castellarin





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Tutti i fari sono puntati sui tassi sotto zero, che spaventano banche e assicurazioni, ma in realtà negli ultimi giorni il mercato sta vivendo un fenomeno opposto. Il rendimento del Bund decennale potrebbe salire ulteriormente, al -0,25% dal -0,35% attuale, in linea con i costi di finanziamento dei titoli di Stato globali. L'allentamento delle incertezze relative alle controversia commerciale tra Cina e Stati Uniti e alla Brexit, insieme all'allentamento della politica monetaria globale, hanno contribuito a un selloff delle obbligazioni governative mondiali e questo fenomeno dovrebbe continuare. Mentre il rendimento del Treasury decennale tratta in lieve calo, all'1,784%, rispetto all'1,794% di ieri.

D'altronde il team Global Fixed Income, Currency and Commodities Group di J.P. Morgan asset management, in uno studio dedicato ai mercati obbligazionari sottolinea che la domanda di duration sta facendo scendere i rendimenti dei Treasury statunitensi verso quota 1,50%. "Vediamo quali sono i fattori che potrebbero spingere i tassi oltre questa importante soglia psicologica", dicono gli esperti di JP Morgan am che mettono sotto la lente fondamentali, fattori tecnici e volumi.

Segnali macro. "Il recente rallentamento della crescita globale è in gran parte ascrivibile al settore manifatturiero e le ultime rilevazioni sull'economia statunitense non hanno fatto che acuire il nervosismo. L'arretramento della componente manifatturiera dell'indice dell'Institute for Supply Management (Ism) di settembre è stato infatti superiore al previsto, attestandosi al livello più basso dell'ultimo decennio. Quest'anno il maggior contribuito alla variazione degli indici globali dei responsabili degli acquisti (Pmi) è giunto da Stati Uniti e Germania e molto probabilmente è direttamente imputabile all'impatto delle guerre commerciali. La crisi, però, non è più circoscritta solamente al settore manifatturiero: il mese scorso anche l'indice Ism del segmento servizi è sceso (52,6 punti contro le aspettative di 55), facendo registrare al contempo la maggiore delusione e il livello più basso dall’agosto del 2016. Sebbene sino ad ora i dati del mercato del lavoro abbiano esibito una tenuta relativamente buona, le indicazioni dei dati Ism prospettici impensieriscono gli operatori", sottolinea il team di JP Morgan am. SEcondo gli esperi dell'asset manager anche gli attivi più rischiosi hanno risentito delle tensioni commerciali e in attesa della tredicesima tornata di negoziati tra Stati Uniti e Cina i motivi di ottimismo sono pochi. "Recentemente Washington ha inserito nella lista nera le principali società tecnologiche e di intelligenza artificiale cinesi e negato il visto d'ingresso ad alcuni funzionari di Pechino accusati di violazioni dei diritti umani. Poiché le vigorose misure repressive adottate dalla Cina contro i dimostranti di Hong Kong stanno spingendo sia Democratici che Repubblicani ad adottare un atteggiamento fortemente critico nei confronti di Pechino, le probabilità di un allentamento delle tensioni sono sempre più remote. Davanti al moltiplicarsi dei segnali di rallentamento riconducibili alla guerra commerciale, i mercati hanno adottato un atteggiamento comprensibilmente cauto", dicono da JP Morgan am.

Valutazioni quantitative. Malgrado la brusca correzione di inizio settembre, dovuta a una schiarita passeggera nei rapporti commerciali, i rendimenti dei Treasury hanno proseguito la corsa al ribasso. "Il rendimento del titolo decennale si avvicina all’importante soglia psicologica dell’1,50%. In Europa i rendimenti dei Bund decennali sono ancora saldamente in territorio negativo. I tassi dei Paesi core sono sempre vicini ai minimi record e non intravediamo alcun evidente catalizzatore capace di spingerli al rialzo. I mercati scontano già ulteriori tagli dei tassi da parte delle Banche Centrali, ma le perduranti tensioni commerciali potrebbero far salire le aspettative di ribasso", dicono da JP Morgan am.

Fattori tecnici. "L'incertezza globale alimenta la domanda di duration di alta qualità e in particolare di titoli di Stato con rendimenti positivi, come ad esempio i Treasury statunitensi. Quest'anno i fondi retail hanno investito oltre 15 miliardi di dollari in titoli di Stato statunitensi, mentre gli afflussi verso i prodotti alternativi di alta qualità come le obbligazioni municipali o ipotecarie ammontano a quasi 80 miliardi di dollari. È probabile che la domanda sarà sostenuta anche da altri fattori, ad esempio l'eventuale decisione delle Banche Centrali di passare dai tagli dei tassi ad altre misure di allentamento. La Banca Centrale Europea ha annunciato la ripresa del programma di acquisto di attivi e anche se la Federal Reserve (la Fed) non è ancora pronta a introdurre ulteriori misure di allentamento quantitativo, il suo presidente Jerome Powell ha annunciato che nei prossimi mesi la Banca ricomincerà a espandere il proprio bilancio con operazioni di pronti contro termine", sottolineano da JP Morgan am.

Cosa significa questo quadro per gli investitori obbligazionari? "In assenza di un fermo impegno a revocare i dazi commerciali e ad adottare un atteggiamento più conciliante da parte di entrambe le superpotenze, le ripercussioni della guerra commerciale continueranno a penalizzare l'economia. È solo questione di tempo prima che inizino a risentirne anche gli utili aziendali e la spesa al consumo, che sinora si sono mantenuti relativamente stabili. In questo contesto, è probabile che gli attivi più rischiosi continuino a rimanere esposti a pressioni negative. Per tale motivo, malgrado la progressiva contrazione dei rendimenti, i titoli di Stato a lungo termine potrebbero svolgere un ruolo sempre più importante come allocazione difensiva nei portafogli degli investitori", rispondono gli esperti di JP Morgan am.
 

Ray Strapazzo

"IL DEBITO BUONO CI SALVERA'" (Mario Draghi)
SPREAD BTP-BUND, QUALI FATTORI A FAVORE E CONTRO I NOSTRI TITOLI DI STATO?

I rendimenti dei BTp sono risaliti dai minimi storici toccati nelle settimane scorse. Ecco i fattori che incidono a favore e contro la prosecuzione del rally e le possibili fonti di tensione sui mercati.

Il BTp a 10 anni è tornato sopra l’1% da un paio di settimane a questa parte, attestandosi nella mattinata odierna in area 1,06%. Tra la fine di settembre e gli inizi di ottobre, aveva chiuso diverse sedute al minimo storico dello 0,82%. Prima che l’allora ministro dell’Interno, Matteo Salvini, annunciasse di voler staccare la spina al governo Conte, il rendimento si aggirava poco sotto l’1,40%. Anche il Bonos di pari durata sta risalendo, forse anche per l’avvicinarsi dell’appuntamento elettorale tra un paio di domeniche in Spagna, viaggiando stamane a poco sopra lo 0,30%. Rally finito?

Previsioni BTp positive fino a fine anno, basse emissioni e fitte scadenze
Esistono diverse ragioni per credere che sia così, altre per confidare in un suo prosieguo. Vediamole. Partiamo dallo stato dell’economia italiana. La Bundesbank ha spiegato ieri che la Germania potrebbe essere già in recessione tecnica, paventando un calo congiunturale del pil tedesco anche nel terzo trimestre. Non vi è dubbio, in ogni caso, che la locomotiva d’Europa si sia fermata e questo non fa bene nemmeno al sistema delle imprese italiane, specie quelle del nord-est, i cui ordini sono in buona parte provenienti proprio dalla Germania.

La crisi non aiuta un paese molto indebitato come l’Italia ad abbattere la montagna dello stock da ormai quasi 2.500 miliardi di euro in rapporto al pil. Anzi, rischiamo di dirigerci a nostra volta verso una seconda recessione in appena un anno, la quarta dal 2008. E se la svolta politica di Ferragosto ha eccitato i mercati finanziari, contenti di vedere al governo il PD al posto della Lega, bisogna ammettere che le tensioni nella maggioranza “giallorossa” siano diventate quotidiane ed elevate, tanto che la legge di Stabilità per il 2020 sembra almeno in parte a rischio in Parlamento.

Incognita BCE, ma anche vento a favore
Infine, la BCE. Tra pochi giorni, esce di scena Mario Draghi e arriva Christine Lagarde. La francese ha spiegato ieri che “l’era dei tassi negativi non ha ancora toccato il fondo”, un messaggio dal tenore positivo per quegli emittenti sovrani come l’Italia che necessitano di un ambiente di bassissimi tassi per collocare sul mercato nuovo debito a costi calanti, risanando i propri conti pubblici. Tuttavia, a Francoforte c’è un clima di crescente intolleranza contro l’accomodamento monetario giudicato “eccessivo” di questa fase. Avrà Lagarde il coraggio e i numeri per battersi contro l’asse franco-tedesco e stati satellite al board?

Con il ritorno al “quantitative easing” i BTp partono in svantaggio, ecco i numeri
Per contro, altri eventi andrebbero a favore dei BTp. Se il Regno Unito riuscirà ad uscire dalla UE con l’accordo sottoscritto già dal premier Boris Johnson e la Commissione europea, gli investitori torneranno a mostrare maggiore appetito per il rischio, mollando un po’ i Bund e comprando carta nel sud, Italia in primis. Lo spread BTp-Bund stringerebbe verosimilmente un altro po’. Inoltre, poiché una stretta monetaria nell’Eurozona e in Giappone non sarebbe comunque imminente e la Federal Reserve sta tagliando i tassi USA, sul mercato globale è e sarà anche nei prossimi mesi caccia al rendimento, un fatto che non può che far bene a titoli ancora molto generosi come i nostri bond.

Infine, su tutto c’è il clima positivo che si respira con il nuovo governo tra Roma e Bruxelles. Fino a quando esso perdura, i mercati non temeranno seriamente per la sostenibilità del nostro debito. In particolare, sanno che non ci sarebbe più il rischio di uscita dall’euro per l’assenza in maggioranza di partiti con simili posizioni. Il “mood” resta favorevole ai BTp, dunque, anche se non è detto che ciò si traduca in rendimenti ancora più bassi di quelli odierni lungo la curva. Comunque sia, lo spread con i Bonos resta in area 70-75 punti base, segno che l’Italia continui a rappresentare un’eccezione negativa nell’unione monetaria, malgrado da metà ottobre e fino a fine anno, le emissioni nette del Tesoro sino state stimate negative per 30 miliardi.
 

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