Attacco all'Arabia Saudita: Petrolio +10%, salgono il dollaro e l'oro
Il petrolio Brent è in rialzo di quasi il 10% a 66,1 dollari il barile, una delle variazioni giornaliere più ampie degli ultimi tre anni. Ma al momento dell’avvio delle negoziazioni, il guadagno è stato del 12%, incremento in apertura mai visto da quanto esiste questo mercato (1988).
“Non abbiamo mai visto una distruzione tale dell’offerta ed una reazione così forte dei prezzi”, scrive stamattina Saul Kavonic di Credit Suisse alla clientela.
L’indice Tadawall della Borsa dell’Arabia Saudita perde l’1,1%, dopo il disastroso attacco agli impianti petroliferi del Paese di due giorni fa da parte dei ribelli Houti dello Yemen, che fatto saltare il 5% delle forniture mondiali di greggio.
La compagnia petrolifera Saudita Saudi Aramco prevede di ripristinare entro oggi il 30% della fornitura petrolifera quotidiana. I due siti attaccati sono stati quello di Abqaiq, che dispone del più grande impianto di lavorazione di petrolio al mondo, e quello di Khurais.
Gli Houti non dovrebbero aver fatto tutto da soli, vista la potenza e la complessità dell'azione militare, portata a termine con missili da crociera e con droni, dietro ci dovrebbero essere delle strutture logistiche e militari di alto livello. L’Iran, che appoggia queste milizie, è stato tirato direttamente in ballo dagli Stati Uniti nel giro di poche ore: il segretario di Stato Michael Pompeo ha accusato apertamente il governo di Teheran di aver organizzato e portato a termine l’operazione, in un tweet ha scritto che “non c'è alcuna prova che gli attacchi siano arrivati dallo Yemen”, e una riga dopo afferma: ”Teheran è dietro a quasi 100 attacchi contro l'Arabia Saudita mentre Rohani e Zarif fingono di impegnarsi nella diplomazia”.
Donald Trump, che la scorsa settimana ha mandato via il suo consigliere più intransigente con l’Iran, ha detto che gli Stati Uniti sono pronti a intervenire, ma “dipende dalle verifiche”, prendendo ancora una volta una posizione non del tutto allineata a quella espressa da uno dei membri della sua amministrazione.
In questo contesto, i beni rifugio, tornano ad essere molto interessanti. L’oro guadagna l’1% a 1.506 dollari l’oncia. Il dollaro si rafforza su won della Corea del Sud a 1.184 (+0,7%), sulla rupia indonesiana (+0,5%), sulla rupia indiana (+0,8%).
Lo yen del Giappone, molto apprezzato quanto aumenta l’incertezza, si rafforza su dollaro a 107,8.