Incisioni antiche e moderne: Galleria di immagini (1 Viewer)

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“Giuseppe Longhi e Raffaello Morghen – L’incisione neoclassica di traduzione 1780-1840”
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Giuseppe Longhi: Napoleone alla battaglia di Arcole, 1798, da Gros, acquaforte e bulino, mm 600 x 450 (inciso)
L'incisione fu commissionata a Longhi dallo stesso Gros.

Dello stesso Longhi due incisioni tratte dai Fasti napoleonici, 1807, da Andrea Appiani:

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Morte del generale Desaix (tav.XXVIII), bulino e acquaforte, mm 225 x 580


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Convenzione di Alessandria (tav.XXIX), bulino e acquaforte, mm 225 x 485

Longhi incise 6 delle 35 lastre che componevano la serie dei Fasti di Napoleone. Per chi volesse sapere che fine fecero gli originali, una serie di fregii monocromi realizzati da Andrea Appiani tra il 1800 e il 1807, consiglio la lettura di questo interessante articolo:

Appiani, il Napoleonico

E per chi volesse approfondire la conoscenza di Andrea Appiani, personaggio assai importante della Milano dei tempi napoleonici:

Andrea Appiani - Wikipedia
 

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AltrI lavori di Giuseppe LONGHI

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Ritratto di George Washington, 1817, da James Heath, bulino e acquaforte, mm 190 x 165

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Galatea, 1813, da Francesco Albani, bulino, acquaforte e rotella, mm 460 x 368 (inciso)

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Sposalizio della Vergine, 1810-20, da Raffaello, bulino, 4° stato, mm 781 x 493

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Borgomastro olandese, 1811, da Rembrandt, acquaforte, mm 247 x 190 (inciso)
 

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Lavori di Raffaello MORGHEN:

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Angelica e Medoro, 1792 c., da Teodoro Matteini, bulino e acquaforte, mm 500 x 400 (lastra)

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La famiglia Holstein-Beck, post 1793, da Angelica Kauffmann (su disegno di Giovan Battista Dell’Era), acquaforte e bulino, mm 384 x 562 (inciso)

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Trasfigurazione, 1811, da Raffaello (su disegno di Stefano Tofanelli), acquaforte, 3° stato, mm 720 x 488 (inciso)

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Noli me tangere, 1816, da Federico Barocci (su disegno di Stefano Tofanelli), acquaforte e bulino, cm 329 x 475 (inciso)

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La Poesia, 1827, da Carlo Dolci, bulino e acquaforte, mm 222 x164 (inciso)
 

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Ultimi lavori di Giuseppe LONGHI

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Deposizione di Cristo, 1805, da Daniele Crespi (in controparte), acquaforte, bulino e puntasecca, 2° stato, mm 450 x 305.
Questa è quella che mi piace di più tra tutte le incisioni di Longhi che ho qui pubblicato.

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La Madonna del lago, 1825, da Marco d’Oggiono, acquaforte e bulino, mm 360 x 304

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Ritratto di Lady Burghersh e di suo figlio, 1822-23, da Thomas Lawrence, bulino e acquaforte, mm 365 x 305
Dalle “Delizie materne”, la serie di incisioni di Longhi che ebbe il maggior successo. Queste erano le cose che il gusto dell'epoca richiedeva.
 

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UltimI lavori di Raffaello MORGHEN:

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Il Parnaso, 1784, da Anton Raphael Mengs, acquaforte e bulino, mm 794 x 451 (inciso)

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La caccia di Diana, 1786c., dal Domenichino, bulino e acquaforte, mm 731 x 453 (inciso)

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Il ballo delle stagioni, 1793, da Nicolas Poussin, acquaforte e bulino, mm 462 x 584 (inciso)
 

vecchio frank

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Longhi fu per lungo tempo docente all’Accademia di Brera, dove ebbe uno stuolo di allievi e collaboratori, alcuni dei quali raggiunsero a loro volta una discreta fama.

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Paolo Caronni: Visione di Ezechiele, 1825, da Raffaello, bulino, mm 662 x 502 (inciso)
Monzese, il più affermato tra i suoi allievi era anche suo nipote.

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Giovita Garavaglia: Madonna della seggiola, 1828, da Raffaello, bulino, 4° stato, mm 435 x 337
Pavese, allievo e collaboratore di Longhi, nel 1833 succedette allo scomparso Morghen alla cattedra fiorentina, incarico che tuttavia mantenne per soli due anni.

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Maurizio Steinla: Pietà, 1830, da Fra’ Bartolomeo, bulino, mm 336 x 435
Sassone formatosi a Dresda (il nome è italianizzato), si perfezionò a Roma con Morghen e a Milano con Longhi. Rientrato in patria resse la cattedra di incisione alle Accademie di Dresda e Francoforte.

E per finire, questa è una prova di lastra di Caronni:

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Mosè salvato dalle acque, 1827, da Poussin,, acquaforte, bulino e puntasecca, mm 430 x 640 (inciso)
 

baleng

Per i tuoi meriti dovrai sempre chiedere scusa
Approfitto di questa pioggerella di opere per un paio di osservazioni.
Prima: all'epoca la riproduzione a bulino era codificata sin nei minimi dettagli tecnici. Per esempio, l'incarnato delle donne si doveva rendere con un certo tratto, quello degli uomini con uno differente. Questo perché l'incisione di traduzione si preoccupava di rendere il più possibile gli effetti dell'originale tramite un linguaggio che si imponesse da solo. Non c'era da lavorare di fantasia, ma soprattutto di abilità tecnica. Le cosiddette regole erano numerose.
Seconda: noi oggi possiamo sorridere vedendo come la fantasia, il libero gesto, la creatività venissero compressi in questi lavori. Ma dobbiamo anche riflettere sul fatto che questi erano apprezzatissimi dai contemporanei. Voglio solo in sintesi ricordare il mio pallino che l'occhio trova a seconda di come e che cosa cerca. Oggi noi non cerchiamo questo virtuosismo di effetti (qualcuno sì, tuttavia). La fotografia da una parte ci ha "liberati", l'Impressionismo e le avanguardie storiche ci hanno poi spedito in tutt'altra dimensione. Questo significa che il bello in arte sia solo relativo? Assolutamente no. Non ho letto Le oscillazioni del gusto di Dorfles, però io qui ci vedrei appunto delle oscillazioni del gusto rispetto ad una barra centrale che solo i giganti raggiungono. Ma di questo si può scrivere altrove.
 

vecchio frank

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Approfitto di questa pioggerella di opere per un paio di osservazioni.
Prima: all'epoca la riproduzione a bulino era codificata sin nei minimi dettagli tecnici. Per esempio, l'incarnato delle donne si doveva rendere con un certo tratto, quello degli uomini con uno differente. Questo perché l'incisione di traduzione si preoccupava di rendere il più possibile gli effetti dell'originale tramite un linguaggio che si imponesse da solo. Non c'era da lavorare di fantasia, ma soprattutto di abilità tecnica. Le cosiddette regole erano numerose.
Seconda: noi oggi possiamo sorridere vedendo come la fantasia, il libero gesto, la creatività venissero compressi in questi lavori. Ma dobbiamo anche riflettere sul fatto che questi erano apprezzatissimi dai contemporanei. Voglio solo in sintesi ricordare il mio pallino che l'occhio trova a seconda di come e che cosa cerca. Oggi noi non cerchiamo questo virtuosismo di effetti (qualcuno sì, tuttavia). La fotografia da una parte ci ha "liberati", l'Impressionismo e le avanguardie storiche ci hanno poi spedito in tutt'altra dimensione. Questo significa che il bello in arte sia solo relativo? Assolutamente no. Non ho letto Le oscillazioni del gusto di Dorfles, però io qui ci vedrei appunto delle oscillazioni del gusto rispetto ad una barra centrale che solo i giganti raggiungono. Ma di questo si può scrivere altrove.
Non dobbiamo dimenticare un aspetto fondamentale: in un'epoca in cui non esistevano ancora la fotografia né internet, e in cui la gente si muoveva molto meno di adesso, queste stampe svolgevano il compito che oggi assolvono libri, cataloghi, cartoline, poster e infinite pubblicazioni che ci mostrano i capolavori in ogni minimo dettaglio. La notizia di qualche nuova incisione di questo o quel capolavoro si diffondeva in un battibaleno in tutta Europa presso il pubblico colto, e le serie erano quasi sempre esaurite in breve tempo e dovevano essere ristampate. Qualcuna diventava un vero e proprio bestseller come la serie delle "Delizie materne" di Longhi.
Questa mi era rimasta in macchina:

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Raffaello Morghen: Ritratto di Vittorio Alfieri, da F.X. Fabre, bulino, mm 98 x 72 in ovale
 

baleng

Per i tuoi meriti dovrai sempre chiedere scusa
Non dobbiamo dimenticare un aspetto fondamentale: in un'epoca in cui non esistevano ancora la fotografia né internet, e in cui la gente si muoveva molto meno di adesso, queste stampe svolgevano il compito che oggi assolvono libri, cataloghi, cartoline, poster e infinite pubblicazioni che ci mostrano i capolavori in ogni minimo dettaglio. La notizia di qualche nuova incisione di questo o quel capolavoro si diffondeva in un battibaleno in tutta Europa presso il pubblico colto, e le serie erano quasi sempre esaurite in breve tempo e dovevano essere ristampate. Qualcuna diventava un vero e proprio bestseller come la serie delle "Delizie materne" di Longhi.
Esatto. E dunque in quel caso la funzione informativa\divulgativa aveva sopravanzato quella artistica, sia nell'operare dell'autore che nell'apprezzamento del pubblico. E' un fenomeno simile a quello per cui anche oggi l'arte viene apprezzata in funzione, stavolta, del messaggio politico\sociale che manda, o si ritiene che mandi. O, come un tempo, certi lavori godevano di ampia considerazione non per il loro valore artistico, magari assai basso, ma per il sentimento religioso veicolato.
E' curioso che proprio oggi che abbiamo finalmente chiara (o più chiara) la funzione specifica dell'artistico si ricada per altra via nelle vecchie confusioni - destinate con il passare delle mode a perdere di peso sino a svolazzare come un palloncino. Penso ai neon dell'arte concettuale, ai papi di Cattelan, e a tutte le "provocazioni" pseudoqualcosa, dalla Abramovich all'intera, ormai, Biennale di Venezia, che non vado più a vedere da tempo. Cioè da quando non ci si accontenta di "farla", ma la si vuole anche esporre, maleodorante com'è, appellandosi a significati più escatologici che, come sarebbe giusto, scatologici.

Ciò non significa che gli amici di diversa opinione non abbiano il sacrosanto diritto di sostenere il loro punto di vista. :accordo: Sta di fatto che non sono mai riusciti a convincermi le [rare, a dire il vero] volte che ci hanno provato :):ciapet:
 
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