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timurlang

Etsi omnes , Ego non
Dabate: https://www.primocircoloqualiano.edu.it/images/Avanguardie_educative/GREMBIULE SI_GREMBIULE NO_quinte.pdf

"che le fallacie logiche nell'anglosfera siano molto meno usate perché riconosciute e contestate." non capisco....

Quella posta da Ozioso è una fallacia argomentativa, in particolare credo di sviamento:
Logical Fallacies » Red Herring
Molto usata sui social italiani (in questo momento Bibbiano è ricorrente).

Chiaramente il suo esempio è voluto.

Sui social in lingua inglese (per es. nelle discussioni su twitter) strawman e altre fallacie sono spesso subito.riconosciute e contestate, credo perché sono educati a farlo.

In Italia i più neppure sanno cosa siano.
 

timurlang

Etsi omnes , Ego non
Ci stanno lavorando tradotto significa che stanno silenziando i profili conservatori.
E Harris è notoriamente un campione di tolleranza.
Vabbè ... fa niente.
 

ozioso

sto cercando la mia consapevolezza
complimeti, ho letto tutto, ma ho capito la metà di quello che mi aspettavo.
cioè la metà di nulla.
comunque io ho il diabete, va bene uguale?
 

ozioso

sto cercando la mia consapevolezza
ok sto cominciando a intuire quello di cui parlate.
visti come stiamo messi, dubito che la maggioranza di quelli che scrive cose false, usa toni volgari e aggressivi si interessi tanto al bollino, ormai sono come un branco autoreferenziale.
non hanno bisogno che qualcuno gli metta una etichetta, se la mettono da soli. (auto-labelling)

Teoria dell'etichettamento
Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
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La teoria dell'etichettamento (o della reazione sociale) è una teoria sociologica della devianza che focalizza l'attenzione sul processo di costruzione del criminale non occasionale che sarebbe favorito, in maniera involontaria e paradossale, proprio dalla reazione della collettività e delle istituzioni; il termine deriva dall'inglese Labelling Theory.[1]

Attraverso l'assegnazione dell'etichetta di criminale all'autore di un reato, secondo la teoria, si innescherebbe un processo in grado di trasformare l'autore vero (o presunto) di un singolo reato in un delinquente cronico. Influirebbero su questo processo sia le conseguenze della diffidenza, della disistima e della stigmatizzazione della collettività, in grado di ristrutturare la percezione di sé da parte del "criminale" ("convincendolo"), sia l'isolamento e l'esclusione sociale che materialmente le istituzioni totali (ad esempio le strutture carcerarie) provocano. L'etichettamento produrrebbe quindi conseguenze deleterie sia a livello di rappresentazione sociale e di auto-percezione che di opportunità e di frequentazioni.

Questo processo, soprattutto nel caso di soggetti deboli, può dare il via alla carriera criminale rendendo possibile anche il passaggio dal reato originario a forme di devianza anche più gravi, ed a un'ostilità o a un distacco dal corpo sociale. La carriera criminale è stata analizzata in questa chiave da molti studiosi, ad esempio dal sociologo Howard S. Becker in "Outsiders" [2].

Secondo la teoria dell'etichettamento sarebbero vittime dell'etichettamento soprattutto coloro che compiono alcuni tipi di reati che suscitano "allarme sociale" e che non dispongono di mezzi materiali né di una reputazione o di uno status consolidato in grado di contrastare la penetrazione dell'etichetta di criminale. Inoltre la definizione stessa dei comportamenti da stigmatizzare (reati, o anche atti non penalmente rilevanti come il consumo di droghe), sarebbe influenzata dal diverso potere di influire sull'opinione pubblica e sulle leggi detenuto dagli strati più agiati. Di conseguenza la reazione sociale non è attivata in maniera uguale per tutti i tipi di reato, ma è più severa e dannosa nei confronti della microcriminalità e dei reati associati alle minoranze, ai poveri, ai presunti recidivi o a chi ha un determinato aspetto. Al contrario i protagonisti di altri comportamenti criminali, ad esempio i crimini dei colletti bianchi, non subirebbero lo stesso processo di condanna sociale grazie alla tolleranza concessa per i tipi di reati tipici della middle class, spesso socialmente più dannosi, e grazie allo status e ai mezzi detenuti che permetterebbero una serie di strategie in grado di "salvare la faccia" in modo efficace.

Secondo questa teoria la reazione sociale, come oggi configurata, sarebbe quindi un fattore criminogeno soprattutto nel caso dei soggetti deboli e marginali. Per contrastare questo processo dannoso la teoria dell'etichettamento suggerisce parsimonia nella somministrazione della sanzione penale, da riservarsi ai fenomeni più gravi, e l'ampia adozione di misure alternative al carcere finalizzate al reinserimento del detenuto ed alla cancellazione dell'etichetta (de-istituzionalizzazione).

La teoria dell'etichettamento è utilizzata anche da coloro che contestano, ad esempio, la "medicalizzazione facile" di certi tipi di disagio mentale ed in generale in tutti gli ambiti nei quali si potrebbe indurre l'effetto profezia che si auto avvera. Secondo questa corrente, che trova le sue radici nel libro del sociologo Thomas Scheff Being Mentally Ill. A Sociological Theory (1966) la "malattia mentale", ad esempio, avrebbe in molti casi un'origine sociale o, in ogni caso, la medicalizzazione avrebbe in molti casi effetti deleteri.
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etichetta in positivo e etichetta in negativo, sempre etichetta è.
 

timurlang

Etsi omnes , Ego non
beh tu la vedi dal tuo punto di vista, quello della tua competenza professionale
io ho necessariamente uno sguardo diverso: a me piace cercare di osservare i fenomeni su lunga scala temporale (per quello che mi riesce) e vedo il prevalere di una attitudine tribalista (in antropologia ha un significato preciso) che coinvolge tutto lo spettro politico
e non mi stupisce
è una deriva secolare (e uso secolare in senso proprio) che ora giunge ad un nuovo punto critico ... però è noioso da spiegare :d:
 

ozioso

sto cercando la mia consapevolezza
Alla fine
Ma non funziona così quello che ho in testa io. In questo caso le persone che non intendono usare toni aggressivi, volgarità bensì desiderano discutere dei problemi imparando di più ed eventualmente cambiando idea o al fine di introdurre nuove prassi o leggi si impegnano a rispettare delle regole che evitino appunto che si scada nella rissa verbale/virtuale. SI capisce che essendo quelli che tendono a risolvere maggiormente i problemi, a lungo andare prevarranno sugli altri che sono invece solo interessati a scannarsi a vicenda senza risolvere alcunché.

mi piacerebbe tanto.
per anni ho pensato in tal senso, a volte ancora ci spero nel mondo concreto e reale.
ma nella rete, dove basta darsi un nick, anzi magari una decina e dietro l'anonimato buttare in caciara ogni discussione..... basta vedere nel nostro piccolo lo hai anche tu sotto gli occhi il trollo che riempie di faccine i suoi post pieni di provocazioni inutili.
quanti anni sono che va avanti?
e meno male che qua siamo in pochi e lui è più o meno da solo.
ma prima o poi si stancherà, non perchè avrà cambiato attitudine, ma perchè avrà altri interessi, o gli toccherà lavorare.
 

patatina 77

Creatore di UGC
Ma non funziona così quello che ho in testa io. In questo caso le persone che non intendono usare toni aggressivi, volgarità bensì desiderano discutere dei problemi imparando di più ed eventualmente cambiando idea o al fine di introdurre nuove prassi o leggi si impegnano a rispettare delle regole che evitino appunto che si scada nella rissa verbale/virtuale. SI capisce che essendo quelli che tendono a risolvere maggiormente i problemi, a lungo andare prevarranno sugli altri che sono invece solo interessati a scannarsi a vicenda senza risolvere alcunché.

Praticamente, e ci sono altri casi ma adesso non mi vengono, quella che dovrebbe essere la normalità viene fatto passare come un plus? E' la normalità fatta passare per qualcosa di speciale che vedo come fumo negli occhi...

Ah si ecco...

"...sono un bravo padre perchè passo diverso tempo coi miei figli" - No! Non sei bravo, sei un padre e basta.
 

ozioso

sto cercando la mia consapevolezza
Praticamente, e ci sono altri casi ma adesso non mi vengono, quella che dovrebbe essere la normalità viene fatto passare come un plus? E' la normalità fatta passare per qualcosa di speciale che vedo come fumo negli occhi...

Ah si ecco...

"...sono un bravo padre perchè passo diverso tempo coi miei figli" - No! Non sei bravo, sei un padre e basta.
esagerato.
così facendo non valorizzi quello che effettivamente è una cosa sempre più rara, vuoi per poco interesse, vuoi per impegni cui non si può o non si vuole rinunciare.
io ho passato diverso tempo con i miei figli quando erano piccoli rinunciando anche a lavorare di più, e mi sento non solo un padre ma un buon padre.
Ho sempre nelle orecchie la frase di un padre di un compagno di mio figlio che aveva due negozi e lavorava fino alle 20 di sera anche al sabato. "lo faccio per i miei figli"
ma pagava la baby sitter per stare con loro.
purtroppo secondo me hai fatto l'esempio meno azzeccato.

forse se si usa l'esempio dello studente..... "sono un bravo studente perchè non mi hanno bocciato, e non ho debiti formativi" - No sei uno studente e basta!
un bravo studente è una persona che si appassiona, si interessa a quello che studia e riesce anche a coltivare uno spirito critico, mettendo in campo le proprie conoscenze che ha studiato nel momento giusto. arrivando ad essere competente.

scusate il pippotto.
 

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