vincente al grido fuori dall’euro (1 Viewer)

tontolina

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Maggioranza in 6 regioni al primo turno, primo partito di Francia con il 30 % dei voti espressi; al secondo turno, al governo in nessuna regione, sconfitta schiacciante. E’ la democrazia francese, tutto come previsto.
Bernard Henry Lévi twitta esultante: “Il FN non avrà alcuna regione. Nessuna. La Francia repubblicana trionfa”. A buon diritto. Ha funzionato ancora una volta il cosiddetto “giuramento” – risalente al 1986 – davanti al B’Nai B’rith dei due partiti maggiori, gaullisti e socialisti. “Nessuna alleanza con il Front National”, come diramò l’Agenzia Telegrafica Ebraica il 30 gennaio 1986.

Convocato in una riunione “privata”, a logga chiusa, il delegato dei gaullisti Alain Madelin aveva impegnato il suo partito a non fare mai e poi mai alleanza con il FN per costituire una maggioranza di centro-destra; c’erano anche presenti dei socialisti, Michel Charzat, segretario nazionale del Partito e deputato di Parigi, e radicali (Christian Ducroc, radicali di sinistra) ma su quelli B’nai Bith poteva star tranquillo; che facessero una alleanza di governo coi “fascisti” era naturalmente escluso. Era il rassemblement gollista che poteva essere tentato di unirsi a Le Pen, che già allora aveva un bel pacchetto di voti, per fare un governo di coalizione; Madelin giurò. In quella riunione davanti alla massoneria ebraica i due partiti mainstream si impegnarono a quella strategia di operare quelle opportune “desistenze”, sì che i loro elettori facessero piuttosto vincere il partito avverso, anziché Le Pen.
Ha funzionato ancora, il vecchio patto. I socialisti si sono svenati ed anno fatto vincere in più regioni i “repubblicani” di centro-destra. Anche stavolta sono risuonati gli appelli ufficiali del Grand Orient, del CRIF (Conseil Répresentatif des Institutions Jives del France) per richiamare all’ordine i partiti e i votanti. Ma forse, quelli che stupiscono sono i cittadini francesi: una quantità di quelli che al primo turno s’erano astenuti, sono andati a votare al secondo turno, roboticamente, disciplinatamente, per “sbarrare il passo al fascismo”.


tratto da Front National: come previsto, ma con una speranza

Di Maurizio Blondet 17:55 | Maggioranza in 6 regioni al primo turno, primo partito di Francia con il 30 % dei voti espressi; al secondo turno, al governo in nessuna regione, sconfitta schiacciante. E’ la democrazia francese, ...
14 dicembre 2015 / 1 commento / Leggi
 
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tontolina

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Bisogna essere “europeisti”, questo è il punto. E in Francia, è il candidato dei Rotschild che deve vincere.

IN FRANCIA DEVE PROPRIO VINCERE MACRON
Di Maurizio Blondet , il 23 febbraio 2017 60 Comment



Lo saprete già, perché ne hanno parlato i tg. Appena dai sondaggi si è profilata una vittoria di Marine Le Pen non solo al primo turno ma al ballottaggio, sono accadute alla candidata due disgrazie.

1 – Francois Bayrou, uno dei concorrenti presidenziali senza speranza, ha annunciato di rinunciare alla corsa e di associarsi a Macron, il candidato dei Rotschild ed ex ministro economico di Hollande, che dai sondaggi stava perdendo colpi. Bayrou, un girovago di gruppi parlamentari, ultra-europeista, porterà a Macron, si ritiene, un 5-6%

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2 – La" valorosa ed indipendente£ magistratura ha mandato la polizia a fare irruzione nella sede del Front National a Nanterre, a fare perquisizioni ed arrestare il capo delle guardie del corpo di Marine, Légier, nonché la sua segretaria-factotum, Catherine Griset. L’accusa è un po’ simile a quella che ha rovinato il candidato Fillon: la Le Pen avrebbe pagato i due impiegati con fondi europei, mentre non ne aveva il diritto perché quelli erano impiegati in Francia e non a Bruxelles. La differenza con lo scandalo di Fillon è che non si tratta qui di “lavoro fittizio” come nel caso di moglie e figlio di Fillon bensì di veri impiegati; che questa vicenda è nota da mesi; che Marine contesta il suo buon diritto a pagare i due con i fondi che riceve dalla UE per i suoi assistenti mentre Strasburgo dice che no, quei due hanno lavorato solo per il partito – al punto che ha rifiutato di rifondere e quindi la UE le detrae ogni mese una quota del suo emolumento di eurodeputata. Un certo odore di pretestuosità si leva su tutta questa faccenda fin dal dicembre scorso, quando la procura francese – avvertendo alcuni giornali amici (della procura) – apre un fascicolo contro la candidata del FN per “ escroqueries en bande organisée, faux et usage de faux et travail dissimulé”: associazione a delinquere, pure. “En bande organisée”, come la mitica banda Bonnot.

Ciò, mentre Parigi è messa a ferro e fuoco da bande di teppisti.


Oggi un certo puzzo di strumentalizzazione si leva dall’accelerazione e clamorosità, per così dire, che la valorosa magistratura ha dato alla cosa (in strana coincidenza coi sondaggi in crescita per Marine), con irruzione della polizia nella sede del partito “alla ricerca di documenti” e l’arresto dei due impiegati senza alcun motivo se non quello di fare i titoloni dei giornali e tg: tant’è vero che la guardia del corpo è stata rilasciata dopo qualche ora, mentre la Griset è ancora in galera. Da settimane gli accusatori bombardano la segretaria di domande del tipo: quando andava in trasferta a Bruxelles, come mai non è andata in albergo? (“Sono ospite di amici”); o “perché la sua auto non si è mai vista nel parcheggio dell’europarlamento? (“Sono sempre entrata sull’auto della deputata Le Pen”). Qualcosa che a noi italiani rievoca memorie tipo Mani Pulite, con le profonde differenze che saltano agli occhi: qui da noi giravano i milioni, là gli inquirenti si aggrappano a particolari che a Roma chiamerebbero migragnosi.

Martine Le Pen ha accusato Olaf e Schulz di averle organizzato il trappolone. Olaf non è un vikingo, ma l’Office européen de lutte contre la fraude, l’ente UE che giusto una settimana fa aveva passato a due media, Marianne e Mediapart, gli estratti dell’atto di accusa contro la Le Pen. Martin Schulz è l’ex presidente del parlamento europeo; secondo la Le Pen è stato lui ad attivarle contro l’Olaf. Essa aveva già querelato l’Olaf in Belgio per tutta questa storia.

Anche Schulz, che ora insidia la cancelleria alla Merkel, è accusato di malversazioni (ha usato i fondi del parlamento per le proprie campagne elettorali), spese folli (uso di aerei privati a 20 mila euro l’ora, cene con collaboratori in ristoranti di lusso) e di aver instaurato “un sistema di clientelismo stalinista” nel Parlamento: ma non è stato accusato da Olaf, bensì dalla presidente del comitato di controllo sulle spese: e stranamente, la storia non lo ha danneggiato nei sondaggi, né ha subito irruzioni della polizia.

Ci sono candidati che il Sistema approva, e quindi sono più simpatici ai media, ai magistrati – ed anche ai Rotschild. Bisogna essere “europeisti”, questo è il punto. E in Francia, è il candidato dei Rotschild che deve vincere.


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Nautralmente, dopo i due fatti sopra citati, i “mercati” si sono tranquillizzati. Con la prospettiva della vittoria della Le Pen che promette l’uscita dall’euro, lo spread dei titoli francesi sui tedeschi è cresciuto. Adesso è sceso.

Quanto questo scandalo montato farà perdere a Marine, è ancor presto per dirlo. Secondo Jacques Sapir, “è poco probabile che la sua immagine ne soffra” perché nell’affare montato dalle autorità europee, “se le si rimproverano delle mancanze sulle regole europee, non la si può accusare di arricchimento personale”.
Anzi.
Si scopre che, per recuperare il preteso maltolto, la UE ha tolto alla candidata del FN “la totalità della sua busta di spese generali” e “la metà della sua indennità parlamentare, ossia 7400 euro sui 10.4000 euro percepiti normalmente”. Insomma la Le Pen sta sopravvivendo, e facendo, viaggiando, facendo politica, facendo campagna elettorale, con 3 mila euro al mese. Si faccia il confronto coi nostri parassiti politici italiani.

E’ uno degli episodi che dimostra con chiarezza una cosa: l’oligarchia si sente in pericolo, e allora butta la maschera, gioca sporco, non finge “democrazia”. Non si risparmia nessuna bassezza.



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L’articolo IN FRANCIA DEVE PROPRIO VINCERE MACRON è tratto da Blondet & Friends, che mette a disposizione gratuitamente gli articoli di Maurizio Blondet assieme ai suoi consigli di lettura.
 

big_boom

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anche la Francia e' una azienda dei Rotschild?

pensavo che questa triste etichetta fosse solo di paesi come la nostra violentata Italia
 
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tontolina

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Marine Le Pen vola e non solo nei sondaggi segreti. Attenti alle sorprese…

Marine Le Pen vola e non solo nei sondaggi segreti. Attenti alle sorprese… –

Siamo sicuri che Macron abbia in pugno la vittoria alle presidenziali? Come già accaduto per la Brexit e in occasione dell’elezione di Trump, l’immagine proiettata dai sondaggi e amplificata dai media mainstream rischia di essere , ancora una volta, ingannevole. Che cosa dicano lo sapete: Macron va bene, è alla pari con la Le Pen e, naturalmente, ha vinto il dibattito televisivo con i candidati all’Eliseo. Scremando la propoganda, la realtà appare diversa. Non si tratta di fare il tifo per un candidato o per l’altro ma di analizzare, per capire.

Diciamola tutta: Marine Le Pen, oggi, è largamente in testa. Per tre ragioni.

La prima è emersa nei giorni scorsi e qualche commentatore l’ha già prontamente rilevata. E’ accaduto che un giornalista di Le Figaro si lasciasse sfuggire che, secondo i sondaggi segreti, ben diversi da quelli diffusi ogni giorno, la Le Pen sarebbe in testa con il 34% dei voti, dunque almeno 8 punti in più rispetto al 26% di cui è acceditato Macron.

La seconda ragione trova ispirazione in un’altra fonte autorevole, il Financial Times, che rivela come il 40% dei giovani francesi sia intenzionato a votare per la candidata del Fronte Nazionale. Macron raccoglie la metà dei consensi, appena il 20%. Come si spiega? Ascoltiamo il FT:

La frustrazione tra i giovani per la mancanza di lavoro e le cattive prospettive economiche costituiscono gran parte del fascino del FN. Sotto il governo socialista di François Hollande la disoccupazione è rimasta ostinatamente alta, il doppio del livello di Regno Unito e Germania. La disoccupazione giovanile è al 25 per cento – dal 18 per cento del 2008. (…) “In Francia per un numero crescente di giovani meno istruiti il fatto che passeranno buona parte delle loro vite in una situazione economica precaria è quasi una certezza,” dice il politologo Joël Gombin.



Inoltre, ed è molto significativo, oggi Marine Le Pen non viene più percepita, soprattutto dai giovani, come un candidato xenofobo.
Cito ancora il Financial Times:
Negli ultimi dieci anni, e in particolare a partire dal 2011 sotto la guida di Marine Le Pen, il partito ha cercato di rimodellare la propria immagine. I funzionari, per esempio, ora parlano di “immigrazione”, piuttosto che di “immigrati”, e si oppongono all’”Islam radicale”, piuttosto che all’ “Islam”, mentre i temi sui quali il partito organizza le sue campagne si sono ampliati oltre la sicurezza e l’immigrazione, per includere un messaggio anti-globalizzazione focalizzato sull’economia.


Dunque da forza di estrema destra, il Fronte Nazionale si è trasformato in un movimento di protesta che non si lascia più imbrigliare negli schemi politici classici. Certo, difende l’identità, i valori della Nazione francese ma presentandosi sempre più come forza neogollista ovvero come legittime erede di una corrente, che il centrodestra tradizionale ha progressivamente abbandonato. In un’epoca in cui i programmi della destra moderata e socialisti tendono a convergere, elidendosi, e in cui i partiti di sinistra, contaminati dai disastri della presidenza Hollande, appaiono in crisi di credibilità, la Le Pen si propone come colei che sa interpretare il forte malessere sociale di una parte importante della società francese. E’ conservatrice e al contempo sociale. Crede nel libero mercato ma attacca una globalizzazione che privilegia le multinazionali. Non eccede mai nei toni, per non spaventare l’elettorato borghese, e dimostra un notevole livello di preparazione, ad esempio nella critica all’euro e all’Unione europea.

Si è riposizionata sul centrodestra, occupando lo spazio lasciato libero da Sarkozy e ora da un Fillon azzoppato dagli scandali, e oggi Marine Le Pen riesce a presentarsi come un leader di rottura ma credibile, in grado di catalizzare, oltre ai voti della vecchia Francia iperconservatrice, anche quelli, nuovi e arrabbiati, di una gioventù che un tempo votava per la gauche. Di fatto può pescare in ogni area politica.

La terza ragione è un po’ tecnica ma fondamentale.
Lo sappiamo: Donald Trump ha vinto le elezioni grazie al sostegno conquistato sui siti internet e sui social media. E oggi in tutti i Paesi occidentali la capacità di persuasione del web è almeno pari, ma in certi casi addirittura superiore, a quella della tv e dei media tradizionali. Immagino già l’obiezione: la Francia non è l’America. Vero, però è la patria del Minitel ovvero di quello che è stato il primo vero social media, ed è un Paese assai digitalizzato. Ecco perché, anche a Parigi, per valutare il peso di un candidato bisogna non lasciarsi condizionare dal “rumore mediatico” che – in Francia oggi, come in America ieri – dà per sicura l’elezione di un solo candidato. Là era Hillary, qui è Macron.


Sui social media i ruoli si ribaltano. Macron è indietro, mentre Marine batte tutti, come rileva un’altra fonte insospettabile, l’Huffington Post, a margine del dibattito tra i candidati dell’altro giorno, che, secondo i media, è stato vinto dal giovane ex ministro dell’economia di Hollande, ma che, stando al sentiment di Facebook e di twitter, é andato alla Le Pen (per i dettagli vedi qui).

Un responso che riflette la presenza complessiva sui social. Marine si è mossa per tempo e decisamente bene.
Su twitter conta 1,34 mln followers ed ha molto più seguito di Melenchon (1 milione di follower), di Macron (577mila), di Fillon (461mila) e di Hamon (348mila).
Su Facebook il distacco è ancora più ampio: ha 1.258.777 fan, rispetto a Melenchon (709.130 fan), Fillon (311.377), Macron (228.398) e Hamon (148.107). Numeri che sono importanti ma che da soli non sono del tutto significativi. Per valutarne il peso occorre stimare la capacità di mobilitazione – e dunque di “contagio digitale” – che è determinata dalla quantità dei post e dall’assiduità dei fan. E anche qui, pochi dubbi: la motivazione dei sostenitori di Marine appare molto più elevata di quella degli altri candidati e soprattutto di Macron.

Questo significa che la Le Pen conquisterà l’Eliseo?
Non corriamo, qualunque previsione è prematura, tanto più in un sistema elettorale a due turni. Significa, però, che la sua vittoria non può più essere esclusa, perché la sua candidatura è molto più strutturata, politicamente, e molto più radicata, socialmente, di quanto i suoi avversari siano disposti ad ammettere. I quali preferiscono far finta di non vedere e continuano a confidare nella propaganda tradizionale, amplificata dai media, tutti schierati contro Marine.

Una situazione che ricorda, ancora una volta, quella delle presidenziali americane. Attenti alle sorprese…
 

tontolina

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MARINE LE PEN SARA’ PROCESSATA PER AVER MOSTRATO COS’E’ L’ISIS
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Marine Le Pen andrà a processo, così a deciso di Nanterre, e rischierà una condanna fino a 3 anni di carcere e 75 mila euro di multa.
L’accusa è di aver “Diffuso dei messaggi violenti” Sul web, il caso?
Aver mostrato con una serie di tweet che riportavano il materiale originario che ISIS diffondeva a scopo propagandistico per rendere ben chiaro ai francesi cosa fosse il “”Daesh”, l’altro nome dello stato islamico, derivato dall’arabo e con un significato spregiativo.
La finalità era chiara: non stiamo combattendo con estremisti solo a parole, ma con persone che tagliano teste, bruciano persone vive e le schiacciano con i carri armati

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Lo scopo è chiaro, rendere chiaro chi è questa gente, cosa fa, a cosa porta la loro folle ideologia religiosa.
Invece di condannare chi compie i massacri, vengono processati quelli che portano il massacro al grande pubblico.
Ricordiamo che prima di rinviarla a giudizio il pubblico ministero chiese una perizia psichiatrica per sapere le la leader del RN fosse in grado di sostenere il processo.

Facciamo un parallelo. Chi di voi non ha visto queste immagini riguardanti la guerra in Viet Nam:

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Questa è la famosa foto di Eddie Adams che riprende il generale Nguyen Ngoc Loan che spara ad un vietcong alla tempia.

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questa è la famosa foto dei bambini che fuggono dopo un bombardamento con il napalm vicino a Trang Bang, nel 1972. La bambina per fortuna sopravvisse ed è tuttora vivente.
All’epoca i fotografi e gli operatori che portarono nelle case degli americani le brutalità inutili della guerra in VietNam furono visti, giustamente come operatori della verità. Oggi, in Francia, chi mostra immagini simili per far capire la brutalità di una guerra di religione rischia una condanna perchè le immagini possono turbare le anime pie, ma l’informazione DEVE turbare quando i contenuti sono shoccanti.
Oppure siamo diventati talmente flebili che abbiamo paura perfino delle immagini?
La Francia tappa la bocca alla verità, perchè questa può dare fastidio.
 

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