LIBRA, criptovaluta di Facebook (1 Viewer)

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Sembra che gli Stati Uniti andranno finalmente avanti per creare la propria valuta digitale della banca centrale (CBDC) secondo Bank of America.

Secondo un rapporto di Bloomberg, gli strateghi crittografici della Bank of America, Andrew Moss e Alkesh Shah, hanno scritto in una nota del 24 gennaio che i CBDC “sono un’evoluzione inevitabile delle valute elettroniche di oggi”.

“Prevediamo che l’adozione e l’utilizzo di stablecoin per i pagamenti aumenterà in modo significativo nei prossimi anni man mano che le istituzioni finanziarie esploreranno soluzioni di custodia e trading di asset digitali e le società di pagamenti incorporeranno la tecnologia blockchain nelle loro piattaforme”, avrebbero scritto i due analisti.

Nel frattempo, un rapporto del 20 gennaio intitolato “Money and Payments: The US Dollar in the Age of Digital Transformation” della Federal Reserve Bank (FRB) ha soppesato i vantaggi e gli svantaggi della potenziale adozione di una CBDC da parte degli Stati Uniti.

Secondo il report, una Central Bank Digital Currency, potrebbe potenzialmente “migliorare il sistema di pagamento interno, essendo sicuro ed efficace” per famiglie e imprese poiché “il sistema di pagamento continua ad evolversi”, con il possibile risultato di “opzioni di pagamento più rapide tra i paesi”. Nel frattempo, Shah e Moss hanno affermato che l’uso di valute digitali emesse da società private è destinato a crescere.

Attualmente, la responsabilità per le forme esistenti di valuta digitale come conti bancari online o app di pagamento appartiene a soggetti privati, come le banche commerciali. Una valuta digitale della banca centrale statunitense (CBDC) differirebbe dalla moneta digitale attualmente disponibile al pubblico perché sarebbe una passività della Federal Reserve statunitense e quindi non avrebbe alcun rischio di credito o di liquidità.

I potenziali rischi – che potrebbero essere ridotti dalle scelte di progettazione della CBDC – includono “il cambiamento della struttura del mercato del settore finanziario spostando i depositi, l’aumento del rischio di liquidità del sistema finanziario se i depositi presso le banche commerciali fossero convertiti in una CBDC e la diminuzione dell’efficacia dell’attuazione della politica monetaria ”, si legge nella nota
 
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Perché la moneta virtuale di Facebook è una miccia per il sistema bancario
Sarà annunciata la settimana prossima, partecipano Visa, Mastercard e Uber. La rivoluzione e la spinta disruptive
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di Eugenio Cau
[email protected]

15 Giugno 2019 alle 06:15
Perché la moneta virtuale di Facebook è una miccia per il sistema bancario
 

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Forumer storico
Facebook alza il velo sulla sua criptovaluta: tutte le anticipazioni
17 Giugno 2019, di Mariangela Tessa

In casa Facebook è tutto pronto per il lancio di una criptovaluta. Domani – stando alle anticipazioni del Wall Street Journal, il colosso americano dei social network alzerà il velo su nuovo sistema di pagamento per scambiarsi denaro all’interno delle sue applicazioni per i messaggi, Instagram, WhatsApp e Messenger. Un progetto che – almeno sulla carta – è pronto a rivoluzione l’intero sistema bancario.

Secondo le prime anticipazioni, GlobalCoin questo è il nome in codice della nuova valuta digitale – sarà una moneta senza confini, che permetterà dunque di anche fare pagamenti internazionali senza il carico di commissioni, sfruttando il sistema che elimina qualsiasi tipo di intermediazioni che è proprio delle criptovalute, bitcoin in testa.

Il lancio ufficiale dovrebbe avvenire nel 2020, probabilmente dopo aver sciolto i nodi che riguardano la regolamentazione.
Quel che è certo, è che sarà una “stablecoin”, cioè non una criptovaluta “pura”, il cui valore è determinato dagli scambi e influenzato dal protocollo, ma una moneta ancorata a una valuta fiat, cioè “di carta”.

Nel frattempo, sempre secondo le anticipazioni del WSJ, un nutrito gruppo di società della finanza e del commercio elettronico sarebbero pronti a salire sul carro della nuova cripto-valuta targata Facebook. Il colosso di Mark Zuckerberg, infatti, ha stretto tempi e alleanze reclutando oltre una dozzina di partner di primo piano, da Visa e Mastercard a PayPal e Uber. Non solo.

A quanto si sa, il GlobalCoin potrà essere utilizzato anche nel mondo fisico, come strumento di pagamento nei negozi reali. Per questo Facebook sta aggregando una schiera di società per i quali la nuova criptovaluta potrà trasformarsi in innovative modalità di marketing.
Tra i “soci” globali e più svariati anche il sito di prenotazioni viaggi Booking, la società specializzata in tech finanziarie Stripe e il sito di e-commerce argentino Mercado Libre.
 

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Criptovalute
20 giugno 2019
Arriva Libra, qualcuno svegli gli Stati: Facebook ha emesso una moneta che sfugge a ogni controllo
Perché una moneta internazionale dovrebbe arrivarci, offerta in un bel packaging tecnologico, da un’associazione privata basata in Svizzera? Libra è la prova della fragilità del nostro sistema monetario. O la piattaforma è di tutti o si creano seri problemi su come vigilare questo sistema in futuro - BERTRAND GUAY / AFP



Libra è la nuova moneta che Facebook promette di rendere operativa entro un anno, in una prima versione controllata da lei stessa assieme ad altre imprese, piattaforme, intermediari finanziari e organizzazioni nonprofit riuniti in un’associazione. E poi, in cinque anni, completamente priva di ogni forma di controllo quanto meno sul piano strettamente tecnico. L’annuncio è stato dato lunedì, ma è di martedì la pubblicazione del white paper che dovrebbe illustrare i tratti fondamentali del progetto.
Che dire dopo una prima riemersione dalla lettura del white paper di Libra? Che questo paper non è affatto white, anzi è molto grey.
Al di là dello stile sicuro di sé, le informazioni date sulla struttura, sui fini e sul modus operandi della nuova moneta globale offerta alla community globale lasciano ancora molte, troppe zone grigie.
Se volessimo prestare al progetto una linea univoca, dovremmo dire che Libra è una versione privata, su blockchain, di uno strumento che già esiste: i diritti speciali di prelievo del fondo monetario internazionale.

I DSP, o SDR (special drawing rights) sono un mezzo di riserva e di pagamento internazionale, il cui valore è stabilito in termini di un paniere di monete. Trattandosi di monete ad alta diffusione e complessivamente a bassa inflazione (dollaro, euro, yen, sterlina e yuan), la stabilità dello strumento è garantita, mentre non è ovviamente garantito il suo tasso di cambio nelle singole valute, soprattutto quelle più volatili. Così è anche per Libra, che non sarebbe anzi semplicemente ancorata al paniere di valute ma anche garantita da asset espressi in quelle monete. Cambiandosi con un paniere di valute, Libra non sarebbe una nuova moneta e Facebook non batterebbe moneta, ma si limiterebbe a trasformare monete esistenti in una moneta “sintetica”, potenzialmente più accettabile perché più stabile, e, potenzialmente, più stabile perché più accettata.

È stata la Cina a proporre e ottenere nel 2009 una emissione straordinaria di SDR che ne ha decuplicato la quantità disponibile. L’obiettivo era precisamente di creare liquidità internazionale a fronte delle incertezze che la crisi finanziaria stava gettando anche sulle monete fino a qual momento ritenute sicure. Il governatore della banca centrale cinese che le propose, Zhou Xiaochuan, parlò espressamente della necessità di una nuova Bretton Woods e indicava negli SDR una risposta ai problemi derivanti dalla dipendenza del sistema internazionale dalle incertezze che potrebbero affliggere la moneta nazionale utilizzata fin dal dopoguerra come mezzo di pagamento internazionale: il dollaro.

Ma il progetto non è affatto così cristallino, e molti passaggi del white paper non danno indicazioni univoche e chiare. Ciò però non ci deve impedire, anzi ci deve proprio indurre a porre un problema che sta a monte dello scioglimento dei pur legittimi dubbi di cui sopra: perché diavolo una moneta internazionale dovrebbe arrivarci, offerta in un bel packaging tecnologico, da un’associazione privata basata in Svizzera?

Il fatto che soluzioni alquanto raffazzonate, e avventuristiche anzichenò, possano guadagnare il centro dello spazio del dibattito pubblico ci dice fino a che punto il nostro sistema monetario ufficiale sia fragile e indebolito

Ciò che dovremmo innanzitutto avvertire, per farci un’idea della portata pratica e simbolica del progetto Libra, è l’enorme vuoto che il progetto si propone di riempire
. Lo avevo già detto, con Luca Fantacci, in un libro sul Bitcoin: il fatto che soluzioni alquanto raffazzonate, e avventuristiche anzichenò, possano guadagnare il centro dello spazio del dibattito pubblico ci dice fino a che punto il nostro sistema monetario ufficiale sia fragile e indebolito, e quanto manchi di adempiere alle funzioni che gli perterrebbero. Ma lasciamo da parte l’effetto d’insieme e proviamo a prendere in considerazione singoli pezzi intellegibili di Libra. Ciò che viene ipotizzato per ora è una blockchain controllata (permissioned) per effettuare pagamenti anonimi istantanei a basso costo. Se solo si prende in considerazione il mercato immenso delle rimesse degli emigranti, ci si rende conto del potenziale di business di una piattaforma di questo tipo. Il fatto che Libra sia sostenuta nel suo “valore intrinseco” (apro qui, e subito chiudo, una parentesi pietosa sulla pochezza teorica, ossia sulla radicale inaffidabilità, del linguaggio utilizzato dal documento), la rende molto più appetibile per questo tipo di trasferimenti: se ho degli euro che voglio trasferire in un paese a moneta fragile, comprerò Libra al tasso di cambio del momento, trasferirò Libra nel paese in questione a basso costo e il soggetto che riceverà i soldi li convertirà in moneta locale al tasso di cambio del momento. Bene.

Ma davvero possiamo trasferire a un’associazione privata il compito di gestire un movimento di moneta così considerevole?
E se sì, a quali condizioni?

La storia non è avara di esempi di architetture monetarie gestite privatamente ma in vista di un fine pubblico.
Alle fiere dei cambi di Lione, nel cinquecento, la corporazione dei mercanti-banchieri italiani gestì i pagamenti internazionali di tutta Europa, per circa mezzo secolo, assicurando una stabilità dei cambi e una scorrevolezza degli scambi che pochi altri sistemi hanno garantito, prima e dopo. Ma, appunto, si trattava di una corporazione riconosciuta da tutti gli stati europei, che le lasciavano il suo spazio di azione, ma la costringevano anche ad agire in vista di un obiettivo di stabilità. Qui possiamo misurare quanto il bianco del paper sia in realtà grigio: da una parte è Facebook stessa a sostenere che il sistema dei pagamenti è un “bene pubblico”, dall’altra la stessa Facebook sta offrendo una piattaforma privata per assicurare l’operatività diffusa dei pagamenti.

Delle due l’una: o la piattaforma è davvero “di tutti”, e allora non è dell’associazione Libra. Oppure la sua governance esige di passare per forme di vigilanza che a loro volta implicano un problema di legittimità dei soggetti vigilanti

Certo, non ci vuole niente ad annunciare, come fa il white paper, che l’intento dei promotori è di rendere la “governance” della piattaforma aperta, partecipata e “decentrata”. Resta da vedere se poi lo si vuole fare davvero, e se è possibile farlo in quadro di rapporti di diritto privato, o se invece il progetto non porti con sé la necessità di un ripensamento della natura istituzionale del sistema monetario internazionale. Perché delle due l’una: o la piattaforma è davvero “di tutti”, e allora 1. Non è dell’associazione Libra, 2. La sua governance esige di passare per forme di vigilanza che a loro volta implicano un problema di legittimità dei soggetti vigilanti. O è sì dell’associazione Libra, e allora si pone un problema dello statuto di un gestore che avrà un potere immenso derivante dai dati che potrà intercettare, stoccare e utilizzare.
Facebook se la cava dicendo qualcosa di apparentemente “liscio”. Partiremo con una governance centralizzata, accentrata cioè in un’associazione, ma fra cinque anni la piattaforma sarà liberata da ogni controllo, per decisione, o se si vuole per harakiri, dell’associazione stessa. Nel primo caso resta il problema di chi vigila il gestore. Nella misura in cui Libra si configura come un istituto di moneta elettronica (IMEL), in Europa si applicano la direttiva sulla moneta elettronica nonché, in quanto istituto di pagamento, la nuova direttiva PSD2. Nel secondo caso, nessuna vigilanza sarà possibile, e allora Libra si candida a diventare un network di pagamenti miranti a eludere i controlli fiscali, e a rendere ancora meno costose di quanto non lo sia già ora le fughe di capitali, l’arbitraggio normativo, le attività illegali e di riciclaggio.

Le evidenti manchevolezze del progetto allo stato attuale non devono però indurci a dismetterlo come il frutto di fantasie “visionarie”. La “connettività” che già ora Facebook gestisce (due miliardi e duecento milioni di utenti attivi) la rende un soggetto che sarebbe folle sottovalutare. Al di là delle falle, si tratta di vedere dove tende questo tipo di progettualità tecnica. Per dirla in una formula: essa tende verso uno spazio di relazioni disintermediate da ogni forma di controllo politico tradizionale.
Ma questo ci dovrebbe sollecitare a elaborare nuove forme politiche, non necessariamente di “controllo” ma di salvaguardia dall’opacità tecnologica a cui progetti come quello di Facebook sembrano votare quel bene altamente simbolico che è la moneta. Ci dovrebbero indurre a chiederci che forma assumono oggi i monopoli naturali, e che forma avrebbe una gestione pubblica, nel senso di trasparente, delle piattaforme che la tecnologia ci mette a disposizione. Forse dovrebbero indurci a tornare davvero a Bretton Woods, ma con le idee un po’ più chiare su cosa debba essere un’autentica moneta internazionale.

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tontolina

Forumer storico
Commissioni, influenza, incentivi ma anche tanto altro. 10 buoni motivi per cui Facebook si è fatta la sua criptovaluta

E ora che Facebook ha presentato Libra al mondo, la domanda sorge spontanea: ma cosa ci guadagna il gruppo di Menlo Park, che comprende anche Instagram e Whatsapp, dall’introduzione sul mercato dell’ennesima criptovaluta? Tra gli esperti circolano teorie diverse, tutte comunque suffragate dal fatto che sicuramente Facebook non ci rimetterà. Ma ha tanti buoni motivi per “battere moneta”.

1. Far soldi sui social. La prima ipotesi è che Facebook guadagnerà con la libra, perché gli permetterà la semplificazione dei pagamenti.
Una criptovaluta facilmente trasferibile e con bassi costi di transazione potrà facilitare gli acquisti sui social, senza passare per carte di credito e intermediari. Per Facebook, scrive il sito finanziario Bloomberg: “Il progetto ‘Libra’ di Facebook sarà la continuazione dei suoi sforzi passati per espandere la sua attività di pagamenti e mantenere i clienti all’interno del giardino recintato delle sue app social media creando i propri soldi”. Oggi Facebook, sempre secondo Bloomberg, dai pagamenti online guadagna appena il 2% dei suoi introiti. Una criptovaluta che semplifica i pagamenti potrebbe far lievitare (e di molto) questa cifra.

2. Controllare la prima stablecoin del mondo. Che quello delle criptovalute sia un sistema in piena attività lo dimostrano non tanto le quotazioni del bitcoin (in netta risalita), ma anche – per esempio – il fatto che grandi club calcistici come il PSG si siano dotati di un token per favorire gli scambi all’interno del loro ecosistema. Non solo: come abbiamo raccontato su Wired, l’avvento delle stablecoin, le criptovalute che non soffrono della volatilità del bitcoin, né dell’inflazione valutaria, sta generando anche speranze nelle economie disastrate. Ma c’è un ma: le stablecoin in quanto tali hanno bisogno di milioni di euro in valuta fiat a copertura e gli attuali player non sono in grado di garantirli e già qualche truffa ne ha minato la credibilità. Facebook e il suo “consorzio” invece hanno i capitali per coprire qualsiasi stablecoin e per garantire un livello di sicurezza a oggi impensabile. E poi, diciamocelo, a Menlo Park sono bravissimi ad appropriarsi delle idee che funzionano e a perfezionarle (vedi le storie di Snapchat).

3. Nuove opportunità. Mike Orcutt su Technology Review, la rivista del Mit di Boston, si è fatto un paio di domande: “Quindi, come farà Facebook a fare soldi? E qual è l’incentivo per le entità a unirsi come nodi di validazione?”. La risposta è che “Forse sono previste entrate da generare tramite le spese di transazione”. Ma non solo. “Se la valuta prenderà piede, sarà fantastico per il brand Facebook, e in teoria tutte le aziende che partecipano alla rete vedranno nascere nuovi tipi di opportunità di business”. Quali? È presto per dirlo…

4. Rispondere a un bisogno. Scrive sempre Technology Review, citando la descrizione tecnica di libra: “La sfida è che fino ad oggi non crediamo che esista una soluzione comprovata in grado di fornire le dimensioni, la stabilità e la sicurezza necessarie per supportare miliardi di persone e transazioni in tutto il mondo attraverso una rete senza autorizzazioni”. È stato calcolato che 1,7 miliardi di persone al mondo non hanno un conto corrente. Tra loro ci sono milioni di adolescenti, che potrebbero essere i primi a beneficiare di una valuta virtuale. E anche decine di milioni di abitanti dei paesi in via di sviluppo a cui Libra potrebbe garantire le rimesse dall’estero, senza passare per banche e altri intermediari. “Più in generale – commenta il sito The Vergeper Facebook accedere ai servizi finanziari in un modo che nessun’altra azienda tecnologica potrebbe essere in grado di competere rappresenta un affare enorme. Pensate a Calibra come la Banca di Facebook – un braccio del social network che potrebbe fare prestiti, credito, trasferimento di denaro e commercio”.

5. Mettere un’ipoteca sul futuro. Non si può dire che Zuckerberg e il suo cerchio magico non abbiano la vista lunga. Quando Facebook ha comprato Instagram nel 2012, il fenomeno degli influencer (e la loro portata economica) non era così evidente. Allora quasi nessuno avrebbe immaginato che un social basato sulla pubblicazione di foto – come tanti altri – potesse diventare la piattaforma di comunicazione prediletta dai millennial. Ma a Menlo Park evidentemente avevano colto sfumature che a noi comuni mortali sfuggono. Risultato: è stato calcolato che il valore di Instagram da quando Facebook l’ha acquistato sia passato da 2 a 100 miliardi di dollari.

6. Battere sul tempo Amazon, Google e gli altri. Tutti, ma proprio tutti, i big della tecnologia (gli Over the Top, se preferite) hanno dedicato risorse allo studio e alla sperimentazione delle criptovalute. L’idea di un sistema di pagamento che bypassi banche e carte di credito e permetta trasferimento di denaro anche a chi non ha un conto corrente era nelle cose. Facebook ha semplicemente preso la rincorsa per arrivare prima. Non a caso per ora nell’associazione che gestirà lo sviluppo di Libra, non appaiono Google, Amazon, Twitter, Apple, Microsoft…

7. Commissioni e non solo. Scrive la BBC: Ci sarà ciò che Facebook descrive come una tariffa ‘trascurabile’ per ogni transazione, principalmente, si dice, per impedire che la rete venga spammata da milioni di pagamenti avanti e indietro in un attacco denial-of-service”. Più che gli spiccioli però a Facebook starebbe a cuore altro. “Attraverso la sua filiale di Calibra, il gigante social potrebbe alla fine cercare di offrire agli utenti servizi finanziari aggiuntivi”, continua la BBC. “Ma il vero premio è semplicemente quello di far stare le persone più a lungo su Facebook o WhatsApp in modo che possano vedere più pubblicità”.

8. Il business che (per ora) non si vede. Sempre secondo The VergeCalibra è il modo in cui Facebook intende guadagnare con la libra, una valuta digitale che dice di non voler controllare, nonostante l’abbia creata”. In pratica per Facebook controllare il wallet con cui la libra potrà essere spesa, sarà come farsi una banca. “Libra – continua il sito – è la tecnologia alla base della rete. Ma quando verrà lanciato, (il wallet) Calibra sarà probabilmente il modo in cui la maggior parte delle persone interagirà con la valuta fino a quando nasceranno i portafogli concorrenti. In effetti, sarà probabilmente il primo portafoglio di criptovalute a cui potranno accedere centinaia di milioni di persone, visto l’enorme ecosistema di Facebook. Con miliardi di utenti che potenzialmente interagiscono con Calibra, avrà all’istante centinaia di volte la base di utenti dei wallet più popolari al mondo come Coinbase e altri”.

9. La Libra Coin. Secondo Yoni Assia, CEO della piattaforma di trading eToro, la libra potrebbe anche generare una criptovaluta che funzioni come incentivo “per pagare i node operator che coinvolgeranno nuove aziende. Le aziende che guadagneranno questi incentivi potranno sia tenerli che passarli agli utenti sotto forma di Libra coins o di sconti”.

10. Modelo Steemit. La lasciamo per ultima, ma l’ipotesi che qualcuno ai piani alti del Facebook Building abbia pensato ad adottare il modello Steemit per dare una svecchiata al social è assai probabile: si tratta – per chi non lo sapesse – di un sito che paga i suoi utenti attraverso una criptovaluta proprietaria (lo steem dollar) per i contenuti che pubblicano: in pratica più like e commenti si ricevono più c’è possibilità di guadagnare. Questo potrebbe permettere a Facebook di ricavare una piccola percentuale dal lavoro di autori (giornalisti, videomaker, ecc), che sarebbero ben felici di vedere le loro opere ricompensate.
 

tontolina

Forumer storico
Giugno 19, 2019 posted by Fabio Lugano
Libra: iniziano i guai. La Camera USA contraria, bipartisan….


Come avevamo previsto l’iniziativa di Facebook sulla Libra Coin sta causando il finimondo politico negli USA. Del resto, banalmente , come comportarsi con le procedure di KYM-AML, cioè di registrazione dei clienti e di tracciatura dei dati?
  • se la valuta virtuale fosse riservata accontenterebbe i clienti, che vedrebbero i propri dati tutelati, ma non permetterebbe nè l’identificazione degli utenti nè dei movimenti, come richiesto dalle normative finanziarie non solo americani;
  • se invece si rispettassero le normative di identificazione degli utenti e dei movimenti si accontenterebbero i governi, ma si complicherebbero incredibilmente le procedure di iscrizione e si gestirebbero una grande , enorme, quantità di dati privati con le ricadute di cui abbiamo parlato negli scorsi articoli;
Uniamo il fatto che la nuova moneta non sarebbe agganciata al dollaro ma ad un mix di valute, un po' come i Diritti Speciali di Prelievo del FMI (SDR), ma questo sgancerebbe parzialmente la valuta dal dollaro, e questo non fa sicuramente piacere nè al governo USA nè alla Federal Reserve, e quindi vuol dire cercarsi dei guai.

Dal punto di vista questi problemi sono già arrivati con da un lato la democratica Maxine Waters, a capo dei comitato House Financial Services che ha chiesto alla società di mettere uno stop ai progetti di sviluppo della valuta almeno sino a quando il governo non avesse stabilito una normativa ad hoc per il caso. Dall’altro lato, quello repubblicano, Patrick McHenry ha scritto alal Waters per chiedere che tutto sia bloccato ed una serie di audizioni davanti al comitato dei responsabili del progetto a partire da Steve Zuckerberg. Anche il senatore democratico Sherrod Brown ha affermato: “Non possiamo permettere a Facebook di creare una nuova criptovaluta rischiosa sul conto di una banca svizzera senza una sorveglianza. Io chiedo ai controllori finanziari di controllare questo processo in modo stretto per assicurare la protezione degli utenti”.

Insomma Facebook pare aver dato il calcio al vespaio sbagliato ed sta attraendo, con questi progetto, molta attenzione non desiderata.
Facebook ha affermato che risponderà alle domande dei legislatori… il problema è come!

canale telegram critpo : 2CBL Channel
 

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se questa valuta sarà basata in Svizzera
ben difficlmente gli USA bombarderanno Suisse

magari FB farà un passo indietro e si limiterà ad utilizzare Libra.
 

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LA LIBRA E I MINIBOT (di Nino Galloni)

Per cercare di capire le prospettive di successo della annunciata moneta di fb e dell’eventuale impatto di essa sulle nostre vite, occorre partire da un concetto basilare riguardo alla moneta stessa: ciò che la fa adeguata non è la emissione in quanto tale, ma la sua circolazione ovvero accettazione da parte del pubblico cioè degli operatori. Facebook annuncia che emetterà una moneta fiduciaria (vale a dire non a corso legale come farebbe uno Stato), ma vanta un circuito più ampio di quello di qualsiasi Stato dove è verosimile che essa sarà utilizzata – a fronte di vantaggi che promette – da una percentuale elevata di frequentatori del social.

I minibot, invece, vengono annunciati, darebbero un sollievo al bisogno di liquidità del sistema italiano senza aggravare la situazione debitoria dello Stato, ma tra le forze governative e favorevoli alla iniziativa prevale il retropensiero “non ce li faranno fare”, mentre i contrari [gli pseudosinistri ...quelli dal cervello sinistrato] alla cosa sostengono tesi assurde sulla loro legalità o la loro natura ovvero già da adesso pongono le premesse della sfiducia.

Il popolo di fb crede nella libra e chi non ci crede non la utilizzerà; il popolo italiano teme che le autorità europee non ci lasceranno fare i minibot. [io sono una di quei italiani... l'europa ci odia e ci vuole massacrare come ha fatto con la grecia]
Dunque: se noi li facessimo – senza se e senza ma – pur nella loro versione fiduciaria (elettronica e cartacea, almeno) essi circolerebbero più velocemente degli euro. Infatti l’euro sarebbe la “moneta forte”, votata anche al risparmio e all’uso estero, mentre i minibot non sarebbero accumulati se non eccezionalmente (solo come scorte contingenti: forse circolerebbero ancora meglio se fossero a termine – un anno? due anni?100anni? – e poi perdessero di valore).

La libra assicurerà sconti e facilità di circolazione (di fatto carte di credito gratuite) e promette una valorizzazione dovuta alla sua domanda, come i bitcoins che sono moneta speculativa. Per quest’ultima caratteristica è più incerta delle valute legali, ma – secondo i vertici di fb – proprio esse ne garantirebbero il valore. Il messaggio è chiaro: non solo libra non scenderà sotto la media ponderata delle valute sottostanti, ma si valorizzerà ulteriormente in funzione del suo successo.
Sono le promesse di valorizzazione dei titoli bancari durante gli anni ‘90; oggi, invece, le valute ufficiali svolgono una triplice funzione: garanzia del valore di libra; nemico da abbattere; riferimento di incremento del valore di libra.
Complimenti!
Una cosa come libra poteva essere proposta comunque ma deve la sua forza
(per ora solo potenziale) a vari fattori:
1) i costi esagerati delle transazioni bancarie;
2) la insufficiente presenza di valuta legale nel sistema (le banche centrali ne immettono pure troppa ma va tutta verso le attività non reali);
3) il credito bancario è rarefatto;
4) la moneta fiduciaria storica (cambiali, assegni postdatati, girate, ecc) non funziona più;
5) la moneta complementare locale appare troppo marginale, pur essendo una buona cosa.

Bisognerebbe domandarsi perché le banche stesse e i wallet classici che saranno spiazzati dalle criptovalute, siano coinvolti nell’iniziativa. Le spiegazioni non sono razionali, ma tant’è: già negli anni ‘70 le banche cominciarono a disintermediare se stesse, processo che toccò il culmine col superamento della separazione tra credito e speculazione; i migliori clienti delle banche desiderano rafforzare strumenti monetari il più possibile anonimi (per non parlare di deep State e potentati criminali); quando le novità non si capiscono bene è allora che hanno successo culturale.
In conclusione i minibot sarebbero complementari o, meglio, paralleli all’euro; ma si troverebbero in conflitto proprio con le criptovalute sui mercati dove la moneta elettronica non sarà esclusiva.
Quindi se l’obiettivo delle banche e di fb è la scomparsa della moneta cartacea o metallica, la scelta dei governi sarà tra spiazzarsi o esercitare sovranità per finanziare servizi strategici e investimenti pubblici necessari senza aumentare i disavanzi.

LA LIBRA E I MINIBOT (di Nino Galloni)
 

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Libra (Facebook) spaventa la Federal Reserve: rischi per il sistema finanziario

Il presidente della Federal Reserve Jerome Powell ieri ha espresso “molte serie preoccupazioni” su Libra, la futura criptovaluta di Facebook, per gli effetti collaterali generati dall’enorme potenziale base clienti sul sistema finanziario. Da ricordare infatti che Facebook vanta più di 2 miliardi di utenti nel mondo.

Durante un’audizione presso il comitato per i servizi finanziari della Camera, Powell ha spiegato di aver già una squadra al lavoro su Libra. Non solo, proprio la scorsa settimana il Financial Stability Oversight Council, un gruppo che include i principali organi di controllo finanziario del governo, ha convocato una riunione sul tema.

“Mentre i sostenitori del progetto offrono la possibilità di benefici pubblici, incluso un migliore accesso finanziario per i consumatori, Libra solleva molte serie preoccupazioni riguardo alla privacy, al riciclaggio di denaro, alla protezione dei consumatori e alla stabilità finanziaria”, ha dichiarato il funzionario. “Queste sono preoccupazioni che dovrebbero essere affrontate in modo approfondito e pubblico prima di procedere”.

Facebook ovviamente non si è tirata indietro e fra pochi giorni risponderà a ogni domanda nel corso di una serie di udienze con il Banking Committee. Intanto la FED si sta coordinando con governi e banche centrali per affrontare il tema. Powell ha ammesso di aspettarsi dal Consiglio di supervisione della stabilità finanziaria guidato dal Dipartimento del Tesoro una rigorosa supervisione.

"Se ci fossero problemi associati al riciclaggio di denaro sporco, al finanziamento del terrorismo, a tutte le cose su cui siamo tutti concentrati, inclusa l’azienda stessa, si rivelerebbero a livelli di importanza sistemica anche solo a causa della mera dimensione della rete di Facebook”, ha sottolineato il funzionario.

La stessa presidente della Financial Services House Maxine Waters (D-Calif.) ieri ha ribadito che lo sviluppo di Libra dovrebbe essere congelato fino a quando non saranno affrontate le crescenti preoccupazioni sul suo impatto. Facebook ha detto che spetterà agli sviluppatori di terze parti creare servizi di pagamento su Libra per conformarsi ai regolamenti finanziari e determinare quali informazioni raccoglieranno dai consumatori.
 

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