IO MI ACCONTENTO DI ESSERE SERENA NEL TEMPO. LA FELICITA' SONO ATTIMI E, QUANDO ARRIVANO, (1 Viewer)

Val

Torniamo alla LIRA
Fai qualcosa che esce dagli schemi e subito vieni condannato. Ma le rivoluzioni sono nate così.
Hanno paura........Non smetterò mai di ripeterlo. Con l'inventiva che abbiamo noi Italiani
riusciremmo a vendere ovunque e qualsiasi cosa , nel mondo. O poveri tedeschi. O poveri francesi.

Per Mario Draghi non vale nemmeno la pena di parlarne e dunque lo stock del debito sale”.

Ma nei giorni scorsi è bastato che nel dibattito pubblico riemergesse la parola mini bot
per provocare sussulti contribuendo a spingere lo spread fino a quasi 300 punti.

Eppure sono stati presentati come un innocuo strumento per velocizzare i pagamenti della pubblica amministrazione alle aziende creditrici.
Si tratterebbe di titoli senza scadenza, senza interessi, con tagli tra 1 e 50 euro che verrebbero assegnati alle aziende che vantano crediti nei confronti dello Stato.
Questi titoli potrebbero poi essere utilizzati per pagare le tasse.

Qui sorge un primo interrogativo: che bisogno c’è di mettere in moto questo giro di pezzi di carta?
Sarebbe, ad esempio, sufficiente e più funzionale permettere alle imprese di portare a compensazione le cifre che attendono dallo Stato.
Non a caso il ministero dell’Economia si è premurato di specificare che
“non c’è nessuna necessità né sono allo studio misure di finanziamento di alcun tipo, tanto meno emissioni di titoli di Stato di piccolo taglio,
per far fronte a presunti ritardi dei pagamenti da parte delle pubbliche amministrazioni italiane”.

Naturalmente l’emissione di titoli di Stato, per quanto piccoli, comporta un incremento del debito pubblico pari all’ammontare complessivo dei minibot messi in circolazione.
In questo modo si finanzia quello che di fatto è un indiretto taglio delle tasse. Fatto con il deficit.


Secondo interrogativo: come mai allora i mercati hanno reagito così male a questa proposta?

Due i motivi. Il primo è più “innocuo”. Di solito Stati o enti locali che ricorrono a questi strumenti lo fanno perché le cose vanno male, quando le casse piangono.
È stato così in Argentina nel 2001, quando la provincia di Buenos Aires mise in circolazione il “patacon”, strumento simile al minibot, impiegato per pagare fornitori e dipendenti.
Ci provò, senza successo, la California nel 2009, periodo in cui anche il ricco Stato americano era alle prese con una crisi di liquidità.
Il rischio è che a fronte di risultati modesti e transitori, si lanci un chiaro messaggio a mercati e investitori: siamo con l’acqua alla gola.
A quel punto chi presta più i soldi? Chi tiene a bada gli speculatori?

Il secondo motivo è più insidioso. Il sospetto è che il reale obiettivo dei minibot sia la creazione di uno strumento di pagamento alternativo all’euro.
Il “bozzolo” di una nuova moneta che servirebbe per preparare il terreno ad un’eventuale uscita dalla valuta unica.
Del resto, poco più di un anno fa, si era espresso in questi termini il presidente della Commissione Bilancio della Camera della Lega, Claudio Borghi, che aveva testualmente affermato:
“I minibot sono un espediente per un’uscita ordinata dall’euro”.

Nel 2015 il ministro dell’Economia greco Yanis Vafoufakis fu incaricato di mettere a punto un piano d’emergenza in caso di uscita dall’euro.
Il “piano X” faceva perno su uno strumento del tutto simile ai minibot, con cui pagare debiti verso lo Stato
e che avrebbe funzionato come “moneta ponte” nelle fasi immediatamente successive all’abbandono della moneta unica.
Come noto, il piano non fu mai attivato.

Borghi usa il termine “espediente” poiché naturalmente nessuno Stato aderente all’euro è autorizzato a stampare moneta propria.
La sovranità monetaria fa capo solo e soltanto alla Banca centrale europea.
Tecnicamente parlando i piccoli titoli di Stato non incapperebbero in questo tassativo divieto.

Secondo alcune ardite teorie monetarie, il fatto che con i minibot sia possibile pagare le tasse sarebbe di per sé sufficiente per attribuire loro lo status di moneta.
La speranza dei sostenitori è che inizino anche a circolare tra imprese e privati. In realtà le cose sono un po’ più complesse.
Per come sono strutturati oggi i sistemi monetari, il valore che sta alla base di una moneta è il fatto che essa sia accettata da tutti come strumento di pagamento.
Questo accade quando vi è una comune e condivisa fiducia su questo punto, rafforzata dal fatto che esiste una banca centrale in grado di gestire e amministrare il sistema.
A quel punto, un pezzo di carta diventa moneta.

La risonanza internazionale della decisione della Camera non è stata di poco conto.
Ne hanno scritto tra gli altri il Financial Times, il Telegraph, il tedesco Die Welt, solo per citare alcune delle testate più note.
Dopo che un anno fa venne alla luce l’esistenza di un “piano B” per portare il paese fuori dall’euro,
osservatori e creditori dell’Italia mantengono le antenne dritte, pronte a captare anche il più piccolo spostamento degli equilibri del paese.
L’agenzia di rating Moody’s ha avvertito che i minibot sarebbero considerati “un primo passo verso la creazione di una valuta parallela e la preparazione dell’uscita dall’euro”
aggiungendo che il semplice fatto che se ne torni a parlare è un fattore negativo. Saranno anche “mini” ma possono fare molto male.
 

Val

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Ma le cripto valute cosa sono ? Non sono moneta "alternativa" ?
Non vengono forse utilizzate per le trattative economiche ? Tutti tacciono al riguardo......
Per forza...ci speculano sopra.
 

Val

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I MINIBOT NON SONO "NUOVO DEBITO" PERCHE' :
lo stato emette 1 milione di minibot e salda un debito con un'azienda di 1 milione per crediti dell'azienda che lo stato non ha ancora pagato, risultato 1-1 =0;
 

Val

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Ossignur, che sparata del ....... Ma questo è entrato bene nel circuito mediatico.

Ma legatelo, fermatelo, mettetegli una museruola: presidente Conte, ma come le è uscita questa?
Vuole prendere in giro proprio tutti gli italiani? C’è andato fino in Vietnam per spararla grossa, ma proprio grossa.
Preso dalla necessità di reggere la competizione con la Lega si è messo a decantare il reddito di cittadinanza. E fin qui ci sta.
Ma poi ha alzato il tiro. Il premier ha detto di aver ricevuto persino la lettera di un cittadino “che da sei anni non mangiava un pezzo di carne“.

Ecco, di fronte ad un’affermazione del genere strabuzzi gli occhi, la rileggi e ti chiedi se abbiamo un presidente del Consiglio sfasato di testa.
Se Palazzo Chigi ce la manda, ci impegniamo a pubblicare la lettera di gratitudine all’avvocato del popolo.
Poi, se ce lo si consente, cerchiamo la persona che ha scritto a Conte per intervistarla e raccontare che cosa succede in Italia.


Magari scopriremo che si tratta di un vegano o di un semplice vegetariano. O semplicemente di uno che ha preso in giro il premier.
Oppure, immaginiamo che esista davvero chi non mangia carne da sei anni e lo scriva al presidente del Consiglio della Repubblica italiana.
Ed è un motivo – presidente Conte – per vantarsene? Avete varato il reddito di cittadinanza per abolire la povertà e magari i vegani?
Dobbiamo essere grati al governo per quel “pezzo di carne dopo sei anni”?
Questa è la politica del tempo che scorre, immersa nei fumi della propaganda continua, ossessiva, ma anche controproducente.
Perché il premier non sa che magari c’è davvero chi non riesce invece a mettere assieme il pranzo con la cena. Conte non soffre di questi problemi.


L’Italia non è il set di Miseria e Nobiltà, tanto più che quella era arte vera, recitata senza copione.

Quella del presidente del Consiglio è solo una commedia di ultimo ordine
, che gli serve a calamitare gli applausi dei gonzi,
a raccogliere il consenso di chi non riflette sulle banalità quotidiane di chi dovrebbe governarci.
Certo, ora Conte ha il problema di sopravvivere al duello tra Lega e Cinquestelle e quindi ha bisogno di dimostrare di esistere, persino durante una missione internazionale.

Nessuno ci ha ancora raccontato quanti rom hanno incassato il reddito di cittadinanza. Quanti stranieri lo hanno preso.
Ma ora sappiamo con certezza che un italiano (uno!) lo ha ricevuto per mangiare un pezzo di carne a cui non era più abituato, perché sei anni sono davvero lunghi.

Se non avessimo letto con i nostri occhi una dichiarazione come questa di Conte, non ci avremmo creduto. Eppure è vera.
Perchè l’uomo arrivato in politica dalla Luna non si rende conto che il nostro popolo cerca lavoro e non elemosina.
Se uno ti ringrazia per questo, devi chiederti dove hai sbagliato e non esaltarti. Ma non lo comprende lui.

Magari ammira Alberto Sordi che lancia le monete bollenti al popolo dal palazzo del Marchese del Grillo.
 

Val

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«La Lega – spiega Natascia Turato, amministratrice della Index Research – è, nelle intenzioni di voto, al 34%; alle europee era il 34,3 ed alle politiche il 17,4%.
Salgono il Pd, che si attesta al 23,3% rispetto al 22,7 ottenuto il 26 maggio,
ed il M5S che è rilevato al 18,9 rispetto al 17,1 delle europee».
«Fratelli d’Italia – sottolinea poi l’Istituto – guadagna uno 0,5 ed arriva al 7%,
Forza Italia, nelle intenzioni, fa registrare un -1,9. Gli azzurri passano, dunque, al 6,9%. Ed è il sorpasso, nei sondaggi, della Meloni sugli azzurri.
Per Più Europa stabile il dato, è al 3,1 e nelle urne era al 3%, per i Verdi un passaggio dal 2,3% al 2,5%».
 

Val

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Vittorio Feltri rivela di aver votato Salvini e non Berlusconi perché il Cavaliere «ha un’attrazione irresistibile nei confronti dei fessi, dei quali si è contornato per tutta la vita».

Una stilettata feroce a quel cerchio magico che ogni tanto perde un pezzo.
Chi è il più “fesso” di cui si sarebbe contornato il Cavaliere?, gli chiedono stuzzicandolo, i giornalisti di “Un giorno da pecora”:

«Ce ne sono ancora ora – assicura divertito il Direttore – Ad esempio mi pare ce ne sia uno, a cui non voglio dare del coglione,
perché è anche un mio amico, che si chiama Giovanni Toti, al quale siccome in questo periodo girano le scatole ha deciso di fondare un partito.
Il che è la premessa per un suicidio politico».

Lei per chi ha votato alle Europee?, incalzano i conduttori radio.
«Ho votato Salvini ma c’è poco da esser convinti: fai un’analisi dei partiti in lizza, scegli quello che ti fa vomitare di meno e lo voti.
Mia moglie ed una mia figlia hanno votato per Fratelli d’Italia, ed io non ho battuto ciglio».

Ha mai votato a sinistra?, provano a sondare ancora i giornalisti di Radio Rai.
«Ho votato per un sindaco comunista del mio paese, che era stato mio giornalista a Bergamo Oggi. – replica Feltri -E non mi sono pentito perché ha amministrato benissimo».
E alle politiche per chi ha votato Feltri? «Il partito Radicale: ero amico di Pannella ed avevo una simpatia per lui».
 

Val

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Questa è "l'europa". Bella porcata.
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Val

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Figlio di padre ignoto, Paperino – o Donald Duck che sia – nasce il 9 giugno 1920 per mano di un disegnatore sconosciuto sotto l’impero di Walt Disney.

Quello che sappiamo di certo, invece, grazie alla ricostruzione storica di Don Rosa
(uno dei disegnatori, con Carl Barks, che ha tratteggiato per anni le sembianze del papero antropomorfo),
è il debutto ufficiale di Paperino avvenuto il 9 giugno del 1934 nel cortometraggio La Gallinella Saggia.

La storia d’animazione faceva parte della serie intitolata Silly Symphonies (il primo cortometraggio di questa serie è la Danza degli scheletri del 1929)
ed è un racconto molto semplice che mette subito in luce la pigrizia e, allo stesso tempo, l’astuzia di Paperino.
Infatti, alla richiesta d’aiuto di una gallina per piantare del mais, Paperino e Meo Porcello – amico e presidente del Club dei Pigri– fingono di star male pur di non lavorare.
Simulano dolori lancinanti alla pancia così lasciano la gallina da sola nello svolgimento del compito agricolo.

Quando il mais è pronto per essere raccolto la storia si ripete: Paperino e Meo Porcello si negano di nuovo accusando continue sofferenze.
La gallina scopre il loro gioco ed escogita un piano: cucina diversi piatti a base di mais da offrire loro.
I due “oziosi”, però, appena la vedono arrivare si contorcono preventivamente dalla sofferenza per evitare ulteriori richieste faticose.
Capiscono che c’è del cibo da mangiare e si mostrano all’improvviso in forza e guariti, ma ormai è troppo tardi e l’unica cosa che la gallina lascia loro in un bel cesto è una bottiglia di olio di ricino.

Paperino, da quel momento in poi, comparirà in più di quaranta animazioni solo negli anni Trenta,
spartendo le sue avventure e, soprattutto, disavventure con altri personaggi di casa Disney come Pluto, Pippo e il celebre Mickey Mouse.
Durante gli anni Quaranta finisce sotto le armi in un corto d’animazione del primo maggio 1942 che aprirà una serie di cinque storie sulla vita militare di Paperino;
una propaganda antinazista sulla seconda guerra mondiale. Paperino assume spesso ruoli da vittima rispetto al più celebre e fortunato Mickey Mouse,
infatti, Donald Duck è spesso iellato e isterico per quello che gli accade: il ticchettio della sveglia o la goccia del rubinetto lo fanno ammattire,
ma allo stesso tempo non si lascia scoraggiare e s’ingegna per risolvere i problemi che lo assillano.

Paperino nasce a Paperopoli, città che si trova nell’universo dei Paperi, da Ortensia de’ Paperoni (sorella del ricco Paperon de’ Paperoni) e Quackmore Duck (figlio di Nonna Papera).

Paolino Paperino
– come venne in origine nominato per il pubblico italiano-, ha una sorella gemella chiamata Della
e durante l’adolescenza trascorre un periodo nella fattoria di Nonna Papera, mentre, da adulto diventerà il tutore legale di Qui, Quo e Qua, i tre gemelli di Della.
Ha anche due cugini: il fortunato Gastone (Lucky Ducky) e Paperoga.

Le avventure del papero lo catapultano in un mondo immaginario più completo e diversificato rispetto agli inizi grazie al disegnatore Carl Barks
che contestualizza sia nuove ambientazioni sia diversi personaggi con cui Paperino deve confrontarsi.
L’esordio negli albi a fumetti è del settembre 1934 con i disegni di Al Taliaferro e sempre all’interno della serie Sinfonie Allegre che avevano ospitato il debutto di Donald Duck pochi mesi prima.

In Italia, invece, il pennuto perde alcune qualità rispetto alla versione americana come l’intraprendenza lasciando prevalere nelle storie solo il lato goffo e dedito ad una sfrenata pigrizia.
Esordisce così nel 1935 sul supplemento di Topolino, mentre, tra il 1937 e il 1940, appare come protagonista indiscusso
in Paperino e altre avventure edito da Mondadori e ad opera del disegnatore Federico Pedrocchi che dirigerà Paperino giornale.
Nel 1969 Paperino ottiene una grossa rivincita: da scansafatiche si trasforma in eroe mascherato assumendo diverse identità segrete tra cui Paperinik, PK, DoubleDuck e Qu-Qu 7.

La longevità e l’affezione che ha reso celebre la figura di Paperino, oltre le disavventure e l’ironia, è la rappresentazione in sintesi dell’uomo comune,
un’assonanza perfetta di un Fantozzi frustrato e assillato dai problemi di tutti i giorni e con un animo nevrotico alla Woody Allen.
L’incarnazione dell’antieroe che l’ha reso, per ottantacinque anni, un simbolo con cui identificarsi quando le cose vanno male.

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seidifiori

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I MINIBOT NON SONO "NUOVO DEBITO" PERCHE' :
lo stato emette 1 milione di minibot e salda un debito con un'azienda di 1 milione per crediti dell'azienda che lo stato non ha ancora pagato, risultato 1-1 =0;
la teoria è lontana dalla realtà.
Ho letto i tuoi post successivi a questo che parlano dei politici che abbiamo; Feltri ha sintetizzato bene un ragionamento che secondo me ormai tutti fanno o hanno fatto:
"fai un’analisi dei partiti in lizza, scegli quello che ti fa vomitare di meno e lo voti".
Ora, i minibot potrebbero essere una buona soluzione, magari temporanea finchè le cose si sistemino, ma sei sicuro che il loro utilizzo
da parte dei politici di cui sopra, sarebbe quello corretto? Già senza soldi vogliono finanziare (come?) il reddito di cittadinanza, la flat tax; con questo strumento a disposizione
secondo me si darebbero alle pazze spese tanto poi 1-1 = 0 (magari!)
 

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