L'angolo della poesia (2 lettori)

popov

Coito, ergo cum.
Ti ho sognata
mi sei apparsa sopra i rami
passando vicino alla luna
tra una nuvola e l'altra
andavi, e io ti seguivo
ti fermavi e io mi fermavo,
mi fermavo, e tu ti fermavi,
mi guardavi e io ti guardavo
ti guardavo e tu mi guardavi
poi tutto è finito. Ti ho sognata.

(Nazim Hikmet)

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Claire

ἰοίην
Avevo una scatola di colori
brillanti, decisi, vivi.
Avevo una scatola di colori,
alcuni caldi, altri molto freddi.
Non avevo il rosso
per il sangue dei feriti.
Non avevo il nero
per il pianto degli orfani.
Non avevo il bianco
per le mani e il volto dei morti.
Non avevo il giallo
per la sabbia ardente,
ma avevo l’arancio
per la gioia della vita,
e il verde per i germogli e i nidi,
e il celeste
dei chiari cieli splendenti,
e il rosa per i sogni e il riposo.
Mi sono seduta
e ho dipinto la pace.

Talil Sorek
 

Claire

ἰοίην
Finchè c'è ancora tempo,
mio amore e prima che bruci Parigi
finchè c'è ancora tempo,
mio amore finchè il mio cuore
è sul suo ramo
vorrei una notte di maggio
una di queste notti
sul lungosenna Voltaire
baciarti sulla bocca
e andando poi a Notre-Dame
contempleremmo il suo rosone
e a un tratto serrandoti a me
di gioia paura stupore
piangeresti silenziosamente
e le stelle piangerebbero
mischiate alla pioggia fine.

(Nazim Hikmet, da "Prima che Bruci Parigi")
 

meursault

lo straniero
József Attila - Mama

Már egy hete csak a mamára
gondolok mindíg, meg-megállva.
Nyikorgó kosárral ölében,
ment a padlásra, ment serényen.

Én még őszinte ember voltam,
ordítottam, toporzékoltam.
Hagyja a dagadt ruhát másra.
Engem vigyen föl a padlásra.

Csak ment és teregetett némán,
nem szidott, nem is nézett énrám
s a ruhák fényesen, suhogva,
keringtek, szálltak a magosba.

Nem nyafognék, de most már késő,
most látom, milyen óriás ő –
szürke haja lebben az égen,
kékítőt old az ég vizében.

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Da una settimana penso solo alla mamma,
sempre di nuovo mi fermo a ricordarla.
Con un cesto scricchiolante in braccio,
saliva in soffitta, tutta occupata.

Io ero ancora un uomo sincero,
urlavo e scalpitavo.
Che lasciasse il bucato ad un altro.
Che portasse me lassù, in alto.

Ma lei andava e stendeva in silenzio,
non mi sgridava, nemmeno mi guardava
e i panni lucidi, fruscianti
spiccavano il volo in alto.

Non piangerei più adesso, ma ormai è tardi,
vedo solo ora quanto è grande
I suoi capelli grigi volano leggeri in alto,
scioglie il turchinetto nell'acqua del cielo.

 

meursault

lo straniero
Weöres Sándor - Cosa sarei

Nel fuoco sarei brace
Nell'acqua sarei soffice muschio
Nel vento sarei un pioppo
Sulla terra sarei il figlio di mio padre
 

Claire

ἰοίην
Chistu unn’è me figghiu.
Chisti un su li so manu
chista unn’è la so facci.
Sti quattro pizzudda di carni un li fici iu.
Me figghiu era la vuci
chi gridava ’nta chiazza
eru lu rasolu ammulatu di li so paroli
era la rabbia era l’amuri
chi vulia nasciri chi vulia crisciri.
Chistu era me figghiu
quannu era vivu,
quannu luttava cu tutti:
mafiusi, fascisti,
omini di panza ca un vannu mancu un suordu patri senza figghi
lupi senza pietà.
Parru cu iddu vivu
un sacciu parrari cu li morti.
L’aspettu iornu e notti,
ora si grapi la porta trasi,
m’abbrazza, lu chiamu,
è nna so stanza chi studìa,
ora nesci, ora torna,
la facci niura come la notti,
ma si ridi è lu suli chi spunta
pi la prima vota,
lu suli picciriddu.
Chistu unn’è me figghiu.
Stu tabbutu chinu
di pizzudda di carni
unn’è di Pippinu.
Cca dintra ci sunnu
tutti li figghi
chi un puottiru nasciri
di n’autra Sicilia.

Felicia Impastato (Madre di Peppino)
 

Claire

ἰοίην
Non è facile invecchiare con garbo.
Bisogna accertarsi della nuova carne,
di nuova pelle, di nuovi solchi, di nuovi nei. Bisogna lasciarla andare via, la giovinezza,
senza mortificarla in una nuova età
che non le appartiene,
occorre far la pace con il respiro più corto,
con la lentezza della rimessa in sesto dopo gli stravizi,
con le giunture, con le arterie,
coi capelli bianchi all’improvviso,
che prendono il posto dei grilli per la testa. Bisogna farsi nuovi ed amarsi in una nuova era, reinventarsi, continuare ad essere curiosi,
ridere e spazzolarsi i denti per farli brillare
come minuscole cariche di polvere da sparo. Bisogna coltivare l’ironia,
ricordarsi di sbagliare strada,
scegliere con cura gli altri umani,
allontanarsi dal sé, ritornarci, cantare,
maledire i guru, canzonare i paurosi,
stare nudi con fierezza.
Invecchiare come si fosse vino,
profumando e facendo godere il palato,
senza abituarlo agli sbadigli.
Bisogna camminare dritti,
saper portare le catene,
parlare in altre lingue,
detestarsi con parsimonia.
Non è facile invecchiare,
ma l’alternativa sarebbe stata di morire
ed io ho ancora tante cose da imparare.

Cecilia Resio - Le istruzioni
 

fit-tizia

Forumer storico
Lasciati cancellare dalla nebbia.
Non chiedere che ti amino,
tu sei l’amore.
Non chiedere che ti vedano,
tu sei la visione.
Tu sei colui che danza,
né sopra né sotto,
al centro.
Ogni rifiuto è un’opportunità,
ogni fine un cambiamento di strada,
ogni fine una festa.

Alejandro Jodorowsky
 

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