OT: Topic del cazzeggio (8 lettori)

tommy271

Forumer storico
Capital Economics: Italia vulnerabile - Crescita del debito e crescita zero per 10 anni

Martedì 05/02/2019 - 15:52

Gli analisti avvertono che il rapporto debito / PIL aumenterà presto, mentre la crescita sarà pari a zero per i prossimi dieci anni!






Gli analisti avvertono che il rapporto debito / PIL aumenterà presto, mentre la crescita sarà pari a zero per i prossimi dieci anni!
"L'economia italiana dovrebbe crescere più velocemente che negli ultimi vent'anni per evitare l'aumento del debito pubblico.
Data la demografia del paese e la bassa produttività, questo sembra estremamente improbabile. Pertanto, l'Italia rimarrà vulnerabile alla perdita di fiducia degli investitori ", avvertono gli analisti.

"Il primo ministro italiano ha recentemente affermato che quest'anno sarà" bello "e che l'economia si riprenderà" incredibilmente ".
Inutile dire che, in base ai dati pubblicati la scorsa settimana, che hanno confermato che l'Italia è scivolata nella recessione, questa visione sembra ottimistica ", aggiungono.

La Tabella 1 elenca tre scenari per l'aumento del debito pubblico.
Ciascuno di questi si basa sulle stesse ipotesi sull'eccedenza primaria, sui rendimenti obbligazionari e sull'inflazione, sulla base delle stime di Capital Economics.
La differenza tra gli scenari sta nelle ipotesi sulla crescita del PIL reale.
Il primo scenario prevede una crescita del PIL basata sulle previsioni del governo, una seconda crescita dell'1% e il terzo scenario di recessione.
Le stime di Capital Economics saranno pari a zero per i prossimi dieci anni (Tabella 2).

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Sulla base delle proiezioni del governo italiano, il rapporto debito / PIL diminuirà marginalmente nei prossimi dieci anni al di sotto del 125% del PIL.
Tuttavia, in base alle stime per la crescita, Capital Economics prevede una crescita.

La crescita non sarà rapida come nella crisi dell'eurozona, ma prima o poi le preoccupazioni degli investitori si ripeteranno.


Il debito italiano di 1,7 trilioni. minacciano banche in Italia, Spagna, Germania ... e non solo


Continuare è l'avviso di allarme della valanga sul governo italiano, e non è altro che debito.
Un debito che ha raggiunto 1,7 trilioni. il terzo più grande debito pubblico in Europa, che minaccia di avviare una reazione a catena che potrebbe colpire le banche da Roma, Madrid, Francoforte - e oltre.
Queste preoccupazioni si intensificarono quando divenne chiaro che l'economia italiana stava entrando ufficialmente in una recessione nel secondo trimestre del 2018, minacciando così i piani di stimolo del governo italiano.


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Mentre la maggior parte del debito italiano è detenuto da banche e privati, i creditori esteri detengono circa 425 miliardi di euro di debito pubblico e privato.
Secondo l'analisi di Bloomberg sulle debolezze economiche dell'Italia, si afferma che la coalizione del governo italiano tra la Lega anti-immigrati e il vago movimento populista di sinistra Five Star Movement (M5S) è aumentata.

Le due parti stanno combattendo su due fronti per la costruzione di una ferrovia ad alta velocità e un caso legale che coinvolge il leader della Lega, Matteo Salvini, per il suo rifiuto di lasciare la nave migrante Diciotti per sbarcare in un porto italiano la scorsa estate.

Inoltre, la Lega sta vivendo una crescente stanchezza dovuta al reddito dei cittadini, una delle proposte più audaci incluse nel bilancio italiano per il 2019, che richiede una sovvenzione garantita per tutti gli italiani al di sotto della soglia di povertà sotto il a condizione che possano dimostrare di essere alla ricerca di un lavoro.

Lunedì, Luigi Di Maio e il primo ministro Giuseppe Conte hanno presentato la prima iniziativa legislativa per questo reddito, sottolineando che ogni anno gli italiani saranno in grado di spendere altri 8 miliardi di euro.
Tuttavia, il piano ha infastidito gli imprenditori, che sono alcuni dei sostenitori più rispettabili della Lega.

Allo stesso tempo, Bloomberg riferisce che le banche francesi sono le più esposte al debito italiano, come le controllate italiane di BNP Paribas e Credit Agricole.

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Per continuare a operare senza enormi tagli di bilancio (che nessuno dei partiti di coalizione al potere ha dimostrato di sostenere), l'Italia deve emettere 400 miliardi di euro di debito all'anno.
Ma poiché le banche italiane detengono così tanto debito nel paese, la diminuzione del prezzo delle obbligazioni italiane inevitabilmente danneggia le azioni delle banche italiane e le costringe a detenere più capitale nei loro libri per garantire liquidità alla BCE.


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Questo crea un ciclo di feedback negativo noto come "loop loop".
In altre parole, "una crisi del governo potrebbe colpire il sistema bancario o una crisi bancaria potrebbe influenzare il governo".


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E mentre i prestiti non serviti delle banche italiane sono diminuiti negli ultimi anni, una crisi reale esaurirà la capacità di prestito del Meccanismo europeo di stabilità (ESM) entro un anno, analisi Bloomberg.


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Fabrib

Forumer storico
Continua l’affiancamento, la marcatura a uomo verrebbe da dire, di Di Battista nei confronti di Di Maio. Ieri i due hanno varcato le Alpi per incontrare una rappresentanza di gilet gialli. Il copione sembra essere quello dei due poliziotti, quello buono e quello cattivo. L’abbigliamento aiuta a distinguere i ruoli. Di Maio con i suoi terribili completini grigi nella parte del mediatore istituzionale, Di Battista col giubbotto da movimentista, a rappresentare il movimento di lotta e di governo nel tentativo di arginare la perdita di punti nei sondaggi a tutto vantaggio di uno che è sicuramente più abile di loro a travestirsi. Infatti si comincia a notare come il ritorno in campo del girovago Dibba non stia producendo i risultati sperati dalla Casaleggio Associati. Forse la parabola si sta compiendo. Non basta una cravatta a fare un governante e in tempi difficili emerge l’inadeguatezza anche degli agitatori a casaccio. In parole povere chi li ha votati comincia a non fidarsi, a nutrire il dubbio del giocatore d’azzardo che alla fine del primo tempo comincia a pensare di aver puntato sulla squadra sbagliata. Questo sembrano dire i sondaggi nel momento in cui le migliori opportunità sono state già estratte dal famoso contratto. La legislatura ora dovrà proseguire affrontando i problemi notoriamente più controversi fra gli alleati di governo oltre le inevitabili difficoltà impreviste e per i pentastellati la partita si fa sempre più difficile.
Il Foglio/Massimo Bordin
 

Rottweiler

Forumer storico
Riporto qui, perché commenta in modo arguto e gustoso la patetica parabola di Paolo Savona: :)

Il personaggio
L’uscita dall’esecutivo
Da indispensabile a esodato il rapido addio del ministro che doveva sfidare la Ue
FILIPPO CECCARELLI,



ROMA
Toccata e fuga dal governo del Popolo e del Cambiamento per Paolo Savona che a 82 anni molla la poltrona di ministro per approdare, non proprio agevolmente, alla Consob. Non è un buon segno per l’esecutivo nazional-popolare, ma neanche lo è per un personaggio attorno a cui si era scatenata una questione che, per il veto posto dal Quirinale, appariva insieme politica e istituzionale, di principio e di dignità personale ma siamo pur sempre in Italia dove le vie d’uscita si trovano sempre.
Così, ripensando con un po’ di distacco alla strabordante reazione dei futuri vicepresidenti del Consiglio, ma anche allo sdegno dello stesso Savona che arrivò a paragonarsi a Galileo Galilei costretto all’abiura, l’addio del ministro per l’Europa finisce per riassumersi nella domanda: non poteva pensarci prima? E la risposta è che forse anche sì, per quanto il dubbio, il ripensamento e il mea culpa risultano del tutto estranei al carattere dell’imminente presidente dell’organismo di controllo della Borsa. Che certo è un uomo d’ingegno e di autorevolezza, e che per esperienza vissuta conosce il vero potere come nessuno dei due giovanotti, uno neo-sovranista e l’altro appena passato dal vaffa alla democrazia diretta, potevano nemmeno immaginare.
Da Ugo La Malfa a Guido Carli, da via Nazionale alla Confindustria passando per la filiera laica delle banche, fra Romiti e Cossiga fino al vertice di quei fondi finanziari internazionali che alcuni dell’odierno governo vedono come centri del demonio, Salvini e Di Maio avevano inizialmente arruolato Savona all’Economia nella speranza recasse in dote un pensiero che sarebbe qui semplicistico designare anti-europeo, ma che un po’ lo era, e comunque tale da impensierire il presidente Mattarella. La conseguente immolazione a un dicastero di serie B, così come il fatto che proprio a lui venne attribuita a mo’ di contentino la scelta del professor Tria, non furono, a rifletterci con il senno di poi, la migliore partenza. Ma tant’è. Per cui alto suonò il proclama: «Abbiamo gettato il guanto di sfida alla vecchia Europa».
In realtà, senza più ideologie, culture politiche e progetti di lungo respiro, si ha pur sempre qualche scrupolo a osservare e interpretare le parole, i percorsi e le mosse dei protagonisti in base alla loro soggettività, quindi attraverso impulsi, sentimenti, simpatie, antipatie, ambizioni, frustrazioni e antiche rivalità. Ma tocca anche dire che spesso al giorno d’oggi, come usava dire quell’altro potente di diversa parrocchia, Andreotti, ci si azzecca. Così, fin da subito, la sensazione fu che Savona avesse messo al servizio dei Novissimi, invece che un semplice, generico o ragionato estremismo anti-Ue, un qualche risentimento, o almeno una volontà di rivalsa verso ambienti del suo mondo, ma dai quali riteneva di aver patito, magari anche a ragione dal suo punto di vista, qualche torto.
Non sono cose, d’altra parte, che si vanno a certificare dal notaio. Né, per quanto Savona abbia recentemente sostenuto che l’economia è «un grande imbroglio politico», s’intende qui sminuire la battaglia delle idee con puro gossip di potere. E tuttavia, riguardo a quel trasporto che in un primo momento lo aveva portato ad assecondare Salvini e De Maio, c’è chi lo fa risalire addirittura all’atavica, mancata promozione a Governatore di Bankitalia (passò Ciampi); e chi, più aggiornato, a un’insofferenza nei riguardi della luminosissima stella di Mario Draghi. Fermo restando che esiste comunque una terza scuola che attribuisce l’ardente spirito d’indipendenza alla più classica "tigna" isolana, la stessa che nell’arco di oltre 40 anni lo ha visto ad esempio ingaggiare accese dispute para-condominiali: da quella con certi fratelli, pare di ricordare, aderenti all’Unione Piccoli Proprietari su un appartamento dalle parti di via Merlulana alla recentissima controversia per cui il ministro si sta battendo contro la nuova Rinascente che, non solo a lui, ha tagliato un bel pezzo di panorama.
Sarà qui consentito non entrare nel merito. Ma vale ricordare che nei primi giorni del governo del Popolo qualche soddisfazione la ebbe, foss’anche una telefonata di felicitazioni di Steve Bannon, i gioiosi complimenti alla Link University, il parossismo di foto e telefonate dei media sulla teoria del Cigno nero e il piano B, come pure l’ammirata considerazione dei colleghi in Consiglio dei ministri quando il professore affrontava da par suo i temi economici.
In tal modo andò per tutta l’estate e un pezzo d’autunno. Ai primi freddi, metà novembre, qualcosa si deve essere rotto. Per cui, abbastanza di colpo: «La situazione è grave», «non me l’aspettavo», «la manovra è da riscrivere», «ma che fanno?», «non si può andare così». Nel frattempo il Capitano seguitava a sparare tweet e a travestirsi, mentre Giggino promuoveva Lino Banfi e dichiarava l’abolizione della povertà mettendo la card del reddito sotto vetro. Troppo, per Savona, e lo si può capire. Però, e francamente, anche troppo presto e al tempo stesso troppo tardi.
 

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