Buongiorno e buon anno a tutti
. Approfitto dello della frase sopra citata in grassetto e dell’ospitalità e dell’apertura al contraddittorio del Sig. Dog, per esprimere una mia riflessione sull’argomento "indipendenza delle banche centrali" in voga in questi giorni nel 3D.
Inizio col dire che un mondo di sovrani illuminati e benefattori non sarebbe necessario il Parlamento (potere legislativo che non necessariamente coincide con quello dell’iniziativa), il Governo (potere esecutivo), la Magistratura (potere giudiziario), ed aggiungiamo anche la Comunicazione (potere di controllo). In questo mondo ideale non sarebbe necessario neanche l’indipendenza delle Banche Centrali (tipo Fed per intenderci e non tipo BCE che ha forti limitazioni nel mandato).
Ci sarebbe una sola persona, il sovrano illuminato e benefattore, che massimizzando il benessere sociale del suo popolo ottimizzerebbe processi decisionali all’insegna dell’efficienza e dell’efficacia e persino dell’equità non esistendo più trade-off tra le variabili da esse rappresentate.
A chi non piacerebbe questo mondo? A me si, pensa che bello vivere senza avere pensieri e preoccupazioni perché so con certezza che chi mi governa lo fa nell’esclusivo interesse, anzi nell’esclusivo benessere del suo popolo.
Ma se ci allontaniamo solo un po’ dal mondo dei sovrani illuminati e benefattori la cosa comincia a farmi gelare il sangue.
Allora cerchiamo di capire come si è arrivati all’indipendenza delle banche centrali (ripeto in un mondo di sovrani o politici illuminati non sarebbe necessaria) perché
conoscere la storia non risolve i problemi del presente o del futuro ma spesso aiuta (un po’ come in borsa).
Si inizia a parlare di indipendenza delle banche centrali fin quasi dalla loro nascita; nel 1824 David Ricardo accusa la Banca d'Inghilterra di essere messa a pigreco mezzi dal potere dell’esecutivo. Egli identificava i tre pilastri dell’indipendenza di una banca centrale: separazione istituzionale tra il potere di creare denaro e quello di spenderlo, divieto di finanziamento monetario del bilancio dello Stato, obbligo in capo alla banca centrale di render conto della politica monetaria svolta (concetto legato alla trasparenza).
I suggerimenti di Ricardo vengono ripresi solamente in termini teorici negli anni 20 del secolo scorso per dare una risposta alla crisi economica e finanziaria conseguente alla prima guerra mondiale. In quel mondo di elevata inflazione, alla stabilità dei prezzi è attribuito il rango di obiettivo primario, ma, affinché tale obiettivo possa essere raggiunto occorre affidarlo a banche centrali indipendenti dai rispettivi governi, visto che la dipendenza non aveva portato a “risultati apprezzabili”.
Questi principi vengono per lungo tempo dimenticati dopo la seconda guerra mondiale e la politica continua ad avere il controllo sulle banche centrali perché in fondo un po’ di inflazione favorisce l’occupazione.
La “stagflazione” degli anni Settanta porta tutti con i piedi per terra e rende improvvisamente evidente ciò che economisti del rango di Phelps avevano anticipato decenni prima: nel breve periodo può anche esservi un trade-off fra inflazione e disoccupazione, ma questo effetto tende a scomparire nel lungo.
Quindi anche in periodi in cui i governi avevano il controllo delle banche centrali ci sono stati periodi di crisi profonde e non risolte dagli illuminati politici di allora.
Nasce quindi negli anni Settanta una modifica sostanziale degli assetti istituzionali e dei comportamenti . Ecco che gradualmente il potere politico non può più avere il controllo diretto delle banche centrali fermo restando il potere di nomina (sarà poco?) e quello di indirizzo (fissare direttamente o per moral suasion i famosi target).
La letteratura economica torna a guardare alla stabilità dei prezzi come a un valore supremo (del resto l’inflazione galoppante e la perdita di posti di lavoro fanno paura) e ne indica due presupposti: l’indipendenza delle istituzioni a cui è affidato il compito di assicurarla (le banche centrali) e l’adozione da parte loro di obiettivi espliciti. La necessità che una banca centrale dichiari un obiettivo esplicito, in modo che esso sia più difficilmente modificabile dalle autorità politiche, è già presente in uno scritto di Milton Friedman del 1962, in cui l’autore si chiede come si possa “creare un sistema monetario che sia stabile, libero da interferenze governative irresponsabili e che non possa essere utilizzato come fonte di potere per minacciare la libertà economica e politica”.
Egli punta su esperti indipendenti, ai quali esclude tuttavia di affidare ampia discrezionalità, preferendo che siano fissate norme che assegnino alla politica monetaria un compito e un obiettivo ben precisi.
Negli anni Settanta Robert Lucas e altri complicano il quadro: non è sufficiente assegnare alla banca centrale il compito di preservare la stabilità dei prezzi; gli investitori privati hanno aspettative razionali, quindi la politica monetaria deve essere coerente nel tempo per essere anche credibile .
Un governo sarà sempre tentato di sfruttare il trade-off di breve periodo tra crescita e inflazione, senza badare ai costi di lungo periodo. Per scongiurare questo rischio occorre una banca centrale veramente indipendente: oltre al pensiero dei suddetti economisti presenti non marginalmente ma come pilastri nei testi di studio di tutte le università ci sono numerose verifiche empiriche che confortano questi assunti teorici
Ricapitolando: l’efficacia del controllo sull’inflazione si basa su tre concetti fondamentali: l’indipendenza, la credibilità e la trasparenza delle banche centrali.
L’indipendenza delle banche centrali è fondamentale nel raggiungimento del target di inflazione. Sebbene questo target possa essere fissato direttamente da un governo, questo ultimo deve necessariamente fare i conti con il consenso
. In prossimità di elezioni un governo potrebbe essere tentato di adottare una politica monetaria espansiva, per attirare ulteriori investimenti e sostenere artificialmente la domanda
. Questa condotta, probabilmente pagante in termini elettorali, porterebbe ad un aumento dell’inflazione.
Per questo motivo è necessario affidare il controllo dell’inflazione ad una istituzione indipendente e non condizionata dalle problematiche elettorali.
Naturalmente questa indipendenza non è assoluta. I governatori delle banche centrali sono nominati dagli organi politici; in alcuni casi – come detto in precedenza – il target di inflazione è fissato direttamente da un organo politico. Ciò che risulta importante
è il mantenimento dell’indipendenza operativa.
Altro punto fondamentale è
la credibilità delle banche centrali. La credibilità svolge un ruolo essenziale nella determinazione
delle aspettative di inflazione. Se gli operatori economici credono nella volontà delle banche centrali di raggiungere un target di inflazione, ad esempio, del 2%, molto probabilmente le aspettative di inflazione tenderanno ad avvicinarsi a quel livello.
Pensiamo, invece, all’ipotesi nella quale il controllo dell’inflazione
sia affidato ad un governo di uno stato pesantemente indebitato. Gli operatori, in questo caso, sarebbero molto meno propensi a credere alla volontà da parte del governo di mantenere un target di inflazione basso; sapendo che un’alta inflazione ha come risultante l’abbassamento del valore reale del debito di un paese, è molto probabile che il governo sia tentato dal lasciare andare il livello dei prezzi oltre il target. Le aspettative di inflazione, in questo caso, si spingerebbero verso un livello di prezzi elevato. Domanda: cosa succederebbe ai mercati?
Strettamente collegata alla credibilità è
la trasparenza: essa nell’operatività della banca centrale è fondamentale per mantenerla credibile agli occhi degli operatori finanziari. Per questo motivo, periodicamente, le banche centrali forniscono al pubblico una serie di report sui principali indicatori relativi alla salute dell’economia, alle condizioni dei mercati finanziari, alle condizioni del mercato del credito ed alla dinamica dei prezzi.
In conclusione il bilanciamento dei poteri alla base dell’ordinamento democratico e liberale è sicuramente un sistema inefficace ed inefficiente e spesso ci fa imbufalire. Sarebbe meglio il sovrano illuminato e benefattore: ma se malauguratamente un giorno invece del sovrano illuminato e benefattore arrivasse un ottuso e ignorante malfattore in assenza di bilanciamento dei poteri cosa accadrebbe al benessere sociale del suo popolo?
PS: ripeto che la BCE non è una vera banca centrale e la mia riflessione è su una banca tipo FED, evidenzio che come esistono Primi ministri e Presidenti incapaci, truffaldini o fallaci, possono esistere anche Banchieri centrali truffaldini incapaci o fallaci.
Pertanto alla luce potrebbe essere più sicuro essere governati con una diversificazione o un bilanciamento dei poteri.
Anche invocando la statistica è più difficile che tutti i poteri di un sistema politico ed economico siano ricoperti da ottusi ignoranti. E se proprio ciò dovesse capitare è improbabile che remino tutti nella stessa direzione come un unico ottuso, ignorante e/o truffaldino.