Arte investimento guadagni rivalutazione (?) (1 Viewer)

Cris70

... a prescindere
@baleng in ordine.

La disamina dei mercatini è ineccepibile, tranne il fatto che gli eredi hanno svenduto perdendoci. Primo perché se sono defunto non penso che mi interessi una qualsiasi rivalutazione, secondo perché se sono erede va bene qualsiasi cifra a fronte di un costo pari a zero.

Il discorso delle azioni è un mondo a parte e nel mio caso sono uno che studia i fondamentali e compra sempre al minimo o da me ritenuto tale. Le ultime quelle di LEONARDO a poco più di 8€ quando erano crollate da 14€. Adesso sono di poco sopra i 10. Insomma di sicuro con il discorso azionario non si puo improvvisare come fecero tanti, inclusi i miei genitori nel periodo della New economy (tiscali, fastweb e robaccia simile) senza che noi figli ne sapessimo nulla, ma se vuoi fare il pollo la tavola è sempre imbandita.

In entrambi i casi sopra esposti si crea una potenziale minusvalenza al possessore/cedente in vantaggio di altri. Il sistema lo sai bene è comunque sempre chiuso e se qualcuno perde qualcun'altro da qualche altra parte ci sta guadagnando. Quando ci metto dei soldi cerco quasi sempre di posizionarmi da questa seconda parte.

Sul discorso fatica nel fare un'opera tralascio perché e roba da nostalgici che non mi interessa, anche se noto che qui si continua a mischiare la figura dell'artigiano con quella dell'artista. Negli anni 2000 con l'automazione e l'uomo su Marte onestamente fa un po' sorridere.

Concordo in toto sul fatto che si possa parlare di "investimento" solo se alla base c'è una certa "conoscenza". La fortuna con i soldi coesiste solo sulle pagine dei fumetti per bambini. La ricchezza in qualsiasi forma (economica, culturale, sociale, morale, ecc..) la si crea sempre e in primo luogo dalla conoscenza.

Sulla posizione di entrambi, riguardo il tuo/vs mercato lo comprendo solo quando si parla di passione ma assolutamente non mi convince in termini di guadagni. Comprare a 10€ per rivendere a 50€? Ottima plusvalenza ma vuol dire che se dovessi campare di questo e portare a casa uno stipendio medio e decente di € 1500 dovrei vendere 30 grafiche al mese? tutti i santi mesi? e senza pagarci ovviamente le tasse; la vedo dura alla lunga. Un mix di passione e qualche centinaio di euro al mese per arrotondare e togliersi qualche sfizio ha il suo senso, ma non molto di più e ammesso comunque di avere un mare di tempo da dedicarci.

Nel mio caso, sono nella fase che più che vendere accumulo, d'altra parte ho 48 anni e penso sia il momento e l'eta giusta per "patriimonializzare'. Le mie vendite ad oggi, ho controllato prima, in 13 anni di collezionismo sono 14, permute incluse. Darmi del mercante non è un paragone sostenibile ma nella tua argomentazione ci può stare. E comunque tutte sempre vendite ad altri collezionisti con un plusvalore che si attesta ad un +48% su importi che puoi immaginare; ai voglia a vendere grafiche.

In estrema sintesi questa è una gran bella giostra dove tutti ci salgono e ognuno si diverte a modo suo. Che poi qualcuno riesca a farsi rimborsare il biglietto è tutto da vedere, ma a parer mio dipende sempre e solo da se stessi e molto poco dagli altri. Sono infatti dell'opinione che sono le scelte iniziali che dettano in gran parte il risultato finale.

Un abbraccio
(PS. Aggiungo in modifica. Abbiate pazienza se uso sempre "l'io". Che sia un po' egocentrico è vero, ma è altrettanto vero che non ho esperienze altrui di paragone e semmai le avessi comunque non le utilizzerei.)
 
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baleng

Per i tuoi meriti dovrai sempre chiedere scusa
@baleng in ordine.

La disamina dei mercatini è ineccepibile, tranne il fatto che gli eredi hanno svenduto perdendoci. Primo perché se sono defunto non penso che mi interessi una qualsiasi rivalutazione, secondo perché se sono erede va bene qualsiasi cifra a fronte di un costo pari a zero.

Questo non credo. Vuoi dire che se tutta la tua collezione dovesse essere ereditata (ehm :angel: ) da tua figlia e lei sapesse che l'hai pagata, per dire, 200.000 euro, non le verrebbe un groppo allo stomaco se potesse ricavarci solo 5000 euro? Così si perde la continuità dell'investimento, e allora grazie, come diceva Keynes, nel lungo termine siamo tutti morti. Ma nel concetto di investimento c'è anche quello della continuità, l'investimento in sé o meglio la valutazione dell'investimento, prescinde dalla persona fisica.
Il discorso delle azioni è un mondo a parte e nel mio caso sono uno che studia i fondamentali e compra sempre al minimo o da me ritenuto tale. Le ultime quelle di LEONARDO a poco più di 8€ quando erano crollate da 14€. Adesso sono di poco sopra i 10. Insomma di sicuro con il discorso azionario non si puo improvvisare come fecero tanti, inclusi i miei genitori nel periodo della New economy (tiscali, fastweb e robaccia simile) senza che noi figli ne sapessimo nulla, ma se vuoi fare il pollo la tavola è sempre imbandita..
Appunto, non credo che ti sia indifferente il fatto che i tuoi abbiano sbagliato investimento, visto che in prospettiva eran soldi per te .
..
In entrambi i casi sopra esposti si crea una potenziale minusvalenza al possessore/cedente in vantaggio di altri. Il sistema lo sai bene è comunque sempre chiuso e se qualcuno perde qualcun'altro da qualche altra parte ci sta guadagnando. Quando ci metto dei soldi cerco quasi sempre di posizionarmi da questa seconda parte.
Qui il discorso va articolato meglio. Tutti i sistemi di investimento alla fine permettono la speculazione, intendendo per speculazione il fatto che se vinco io perdi tu. I sistemi win-win sono quelli dove si produce veramente, a patto che la produzione ci sia. Una azione che guadagna costantemente come Generali (dividendo sempre dato) alla fine ti ripaga + o -, a seconda di quando sei entrato, ma ti ripaga. Un'obbligazione dovrebbe normalmente farti guadagnare qualcosa, ma questo fatto presume che la società di nuovo produca, sennò a un certo punto qualcuno resta col cerino acceso in ... mano :grinangel:. E un'azione di azienda mal gestita può far guadagnare col su e giù delle quotazioni, ma allora il guadagno non viene dall'attività dell'azienda, bensì dalle perdite di qualcun altro.
Sul discorso fatica nel fare un'opera tralascio perché e roba da nostalgici che non mi interessa, anche se noto che qui si continua a mischiare la figura dell'artigiano con quella dell'artista. Negli anni 2000 con l'automazione e l'uomo su Marte onestamente fa un po' sorridere.
Questione di opinioni, ma se da una parte la fatica fatta non significa riconoscimento economico (migliaia di libri vanno al macero, per esempio), dall'altra il mercato tende comunque a considerare anche questo aspetto tra gli altri. Per esempio mediamente un lavoro grande vale di più di uno molto piccolo, persino nel campo dell'arte concettuale, dove si vorrebbe astrarre dalla "fatica" per premiare la sola idea. Credo che la statua di Cattelan a Piazza Affari costi molto di più che il dito medio in 200 esemplari venduto da @mantegna. La Cracking art con le sue lumache fa sempre prezzi bassi che riflettono anche la fattura semplificata dell'opera.
Concordo in toto sul fatto che si possa parlare di "investimento" solo se alla base c'è una certa "conoscenza". La fortuna con i soldi coesiste solo sulle pagine dei fumetti per bambini. La ricchezza in qualsiasi forma (economica, culturale, sociale, morale, ecc..) la si crea sempre e in primo luogo dalla conoscenza.
Mah, ogni anno qualcuno vince lotterie o altre robe simili senza avere conoscenza alcuna, che peraltro lì non serve, è solo caso. Non sono d'accordo, anche se, naturalmente, in altri campi la competenza aiuta.
Sulla posizione di entrambi, riguardo il tuo/vs mercato lo comprendo solo quando si parla di passione ma assolutamente non mi convince in termini di guadagni. Comprare a 10€ per rivendere a 50€? Ottima plusvalenza ma vuol dire che se dovessi campare di questo e portare a casa uno stipendio medio e decente di € 1500 dovrei vendere 30 grafiche al mese? tutti i santi mesi? e senza pagarci ovviamente le tasse; la vedo dura alla lunga. Un mix di passione e qualche centinaio di euro al mese per arrotondare e togliersi qualche sfizio ha il suo senso, ma non molto di più e ammesso comunque di avere un mare di tempo da dedicarci.
Qui, se permetti, mi sembra che tu faccia confusione. Si parlava di investimenti, non di lavoro. Ad oggi se investi 100.000 € in un titolo di stato abbastanza sicuro, il rendimento non c'è proprio. Ma mica si deve campare di questo, per usare le tue parole. Pertanto l'investimento finanziario (se non per somme elevate) non ha oggi lo scopo di far campare, ma solo di aiutare a campare un po' meglio. Se, come accade oggi, con 10.000 € all'1% annuo netto guadagno 100 € in un anno (e ancora ...), benedetto sia quel paio di acquisti da mercatino dove con pochi euro "guadagno" l'equivalente di un investimento da 10 mila.
Nel mio caso, sono nella fase che più che vendere accumulo, d'altra parte ho 48 anni e penso sia il momento e l'eta giusta per "patriimonializzare'. Le mie vendite ad oggi, ho controllato prima, in 13 anni di collezionismo sono 14, permute incluse. Darmi del mercante non è un paragone sostenibile ma nella tua argomentazione ci può stare. E comunque tutte sempre vendite ad altri collezionisti con un plusvalore che si attesta ad un +48% su importi che puoi immaginare; ai voglia a vendere grafiche.
Ok, però qui non è il caso che spiattelliamo proprio tutto :ombrello: ... qualche occhio interessato potrebbe pure esserci :-D . Il fatto è che possiamo considerare solo una attività fatta con passione ( anche per te ) dove comunque già la sola attività è soddisfacente per l'interessato. Poi il 48% su 100.000 € in molti anni corrisponde al 1000% su 10 euro in pochi giorni, ma siccome non stiamo qui a far chi ce l'ha più lungo, soprassederei.
In estrema sintesi questa è una gran bella giostra dove tutti ci salgono e ognuno si diverte a modo suo. Che poi qualcuno riesca a farsi rimborsare il biglietto è tutto da vedere, ma a parer mio dipende sempre e solo da se stessi e molto poco dagli altri. Sono infatti dell'opinione che sono le scelte iniziali che dettano in gran parte il risultato finale.

Un abbraccio
(PS. Aggiungo in modifica. Abbiate pazienza se uso sempre "l'io". Che sia un po' egocentrico è vero, ma è altrettanto vero che non ho esperienze altrui di paragone e semmai le avessi comunque non le utilizzerei.)
Ecco, allora a conclusione il punto importante: l'attività artistica è produttiva? e che cosa produce?
Perché, se non è produttiva, siamo alla partita di poker tra amici, tu perdi e io guadagno, come al casinò. Se invece è produttiva (e lo è, a meno che non si voglia considerare tutto il giro di spese necessario - artisti che mangiano, gallerie, aste ... - alla stregua del biglietto d'entrata al casinò, unica perdita sicura da contabilizzare), allora questo va capito meglio. In un altro post :wall:

Ricambio l'abbraccio :)
 
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baleng

Per i tuoi meriti dovrai sempre chiedere scusa
Continuando la civile (non stressiamoci, eh) discussione, il prodotto dell'arte c'è, ma non è di natura direttamente materiale. Ogni campo ha la sua fruibilità: vado all'opera e pago per mantenere tutta questa gente che passa la vita a fare prove con lo strumento. Questo fa parte delle mie scelte economiche nella spesa. Nel senso che se invece di mangiare due panini mi accontento di uno e con i soldi dell'altro vado all'opera, per la società nell'insieme poco cambia. Il denaro va in una direzione invece che in un'altra. Io ho scelto semplicemente di favorire una attività (un prodotto) invece che un'altra, meglio colti e magri che grassi e ignoranti, per estremizzare.
Però la rivendita di un oggetto d'arte non somiglia all'acquisto di un biglietto d'opera,quanto invece alla rivendita di detto biglietto (come nel bagarinaggio). Semplicemente mi metto in mezzo tra la produzione e l'usufruire di questa da parte dello spettatore. Con la differenza che nell'arte il "bagarino" può usufruire dell'opera d'arte nel periodo in cui la possiede, mentre nell'altro caso il bagarino all'opera non ci va proprio.

Dunque il primo guadagno dell'investitore in arte consiste nell'usufruire dell'opera possibilmente senza spesa alcuna. Questo il mercante non necessariamente lo fa, tanto meno lo speculatore. A loro non importa quasi nulla del godimento, anzi, più presto vendono e più son contenti.
Il guadagno dell'investitore in arte, poi, non può prescindere dal "mercato", cioè che ci sia una larga platea di persone disposte a spendere per avere un certo godimento. Fatalità qualcosa di simile avviene a pensarci bene anche con l'amore mercenario: pure lì a muovere il mercato è il desiderio di un piacere. Forse @RedArrow distinguerebbe tra economia della produzione ed economia del consumo, in pratica l'arte dovrebbe stare nella categoria dei servizi, che mirano ad aumentare il benessere delle persone, ma che qualcuno non vorrebbe nemmeno fossero considerati nel PIL

In occasione di un recente terremoto qualcuno ebbe a notare che pompieri, operai, artigiani si rivelavano estremamente utili, mentre di un commercialista non si sapeva proprio che farsene. Il punto è, come già notò Kennedy, che prendere in considerazione la quantità di denaro e non la qualità della vita porta al paradosso che un incidente d'auto aumenta il PIL (più gente che lavora, spese mediche, riparazioni ...). Questo lo pensano anche molte signore, che tradiscono regolarmente il marito poeta con l'idraulico :pollicione:

Come si vede, trattasi sempre di scelte. Per gli uni è più importante il servizio del garzone del caffè, per altri meglio un libro, altri ancora spendono viaggiando. Teoricamente l'investimento nasce per sostenere una produzione, ma ormai si investe anche nel consumo, per esempio ci sono catene di supermercati quotate in borsa, e addirittura si compra Mediaset, i cui prodotti immateriali spariscono nello stesso momento in cui vengono distribuiti. La telenovela come un panino ... :d:

Pertanto l'arte, non producendo nulla di materiale (non edifici, non cibo, non attrezzi ecc.) non può nascere come investimento, ma se si può investire in un servizio, anche l'arte può venire considerata alla stessa stregua. Nel caso particolare di acquisto diretto dall'artista, poi, si sarà investito sulla sua esistenza, sulle sue bistecche, sui suoi acquisti di vestiario, sul suo consumo di luce ecc.. Però, attenzione, il primo investitore in arte è ... l'artista stesso. Il collezionista/investitore è un ircocervo, in parte bagarino che però vede la partita, in parte bagarino speculatore che non la vede proprio. Il paradosso è che quanto più si ama un quadro tanto meno si rischia di guadagnarci, visto che protraendo la vendita si "blocca" il giro economico. (Vebbè, è un paradosso, applicare cum grano salis et scendis ) :noo:
 

Loryred

Forumer storico
Sull'arte intesa come investimento la mia sensazione è che nella maggioranza dei casi "si è bravi quando ci si prende e sfortunati quando si sbaglia l'acquisto" :rolleyes: a parte rarissime eccezioni di chi si applica con metodo e segue il settore cercando di anticipare le tendenze, con un buon portafoglio di base e disponendo di "contatti privilegiati" che costituiscono un patrimonio informativo determinante sul buon esito delle operazioni.
Sono convinta che il compravendere continuativo a meno di importanti plusvalenze alla fine porti ad una perdita secca perchè gli stessi costi di intermediazione incidono alla fine in modo significativo.

Non credo l'approccio sia applicabile ai mercatini dove il punto chiave è "contare sull'ignoranza altrui" e credo su quello si giochi il vantaggio dell'acquisto a parte il piacere ed il divertimento intellettuale e la curiosità della ricerca. Io per prima a volte mi dico che il mio obiettivo potrebbe essere "barattare" più lavori low cost per un'opera che mi piace e più importante, ma in coscienza so quanto può essere difficile il rivendere opere di scarso significato e comunque onerosa la gestione anche in termini di tempo in caso di tentativi di vendita diretta, nonostante le mie spese per il singolo pezzo siano davvero minime, di pochi Euro.
Anche qui le eccezioni esistono come Gino, ma si contanto sulla punta delle dita, perchè ha esperienza, conoscenza di segmenti ignorati ai più etc. poi il colpo di fortuna può esistere ma sono come ovvio situazioni limite.

Caso a parte il collezionismo basato sulla ricerca di oggetti di nicchia e sulla "completezza", in quel caso il valore non è dato dalla somma dei singoli elementi ma proprio dal complessivo e nel tempo acquistando pezzi anche di valore molto ridotto o irrisorio il risultato può essere anche cospicuo.
 

pacorez

Forumer attivo
un applauso
.applausone mega a Gino ... sei uno spettacolo, invidiia! e complimenti a Cris per aver solleticato l'argomento!:clapclap::ola:
 

lastra.biffata

Forumer attivo
Credo che l'investimento proprio nel significato della parola stessa richieda un impiego di capitali e di know how quindi comprare un quadro "per investimento" non significa nulla piuttosto è una diversificazione del proprio portafoglio e finisce li. E spesso secondo me è bene che finisca li. Investire in arte secondo me può avere senso se fatto in maniera organizzata come può fare un mercante oppure un privato molto esperto. Questo però richiede tempo, impegno, organizzazione, capitale e soprattutto la presa di coscienza che il rischio c'è ed è grosso. Tempo fa leggevo un bel detto sul mercanteggiare in arte ovvero "si inizia con una moneta e un quadro e si finisce con una moneta e 500 quadri" che ben denota uno dei rischi di fallimento più probabili che è quello di riempirsi il magazzino di invenduti.

Puoi averli pagati magari 1000€ o 30€ ma sempre di invenduti si tratta quindi anche l'acquisto nei mercatini seppur non sembri pericoloso un minimo di rischio ce l'ha. Non so voi ma io avrei il terrore di essere pieno di stampe o altro pagate 10/20€ e senza alcun mercato quindi illiquide. Escludiamo il caso di @baleng e degli altri cercatori d'oro esperti ma ci sono persone che conosco che sono invase da robaccia pagata quattro soldi e che tanto vale (quattro soldi) e che moltiplicata per 100 o 200 pezzi inizia a fare una discreta somma di soldi buttati (ricordare di includere i costi di spostamento e cibo che molti tendono a non considerare). Attenzione, chi vende ai mercatini non è uno scemo, questo sia ben chiaro. Se vende una cosa a 30€ molto spesso vale o varrà di meno di 30€ salvo casi eccezionali. Se un mercante ti fa un super sconto, solitamente non sei tu che hai fatto l'affare ma lui.

Il fatto che non ci sia valore o ci sia l'azzeramento del valore secondo me non è del tutto corretto. Il valore è ciclico, se l'erede svende qualcuno sveglio lo ricomprerà e lo riprezzerà per cui dal punto di vista mercantilistico in arte sembra ci sia un qualcosa di meraviglioso che in altri mercati non c'è, una sorta di mano invisibile di Adam Smith che ricalibra sempre il valore dell'opera. Sono dell'idea che comunque come ha detto anche @baleng in altri termini, gli affari sicuramente non si fanno in galleria, non si fanno in asta e non si fanno dai mercanti (salvo eccezioni). Certo è che quello che fa @Cris70 ovvero creare la collezione a costo 0 è secondo me possibile ma con le giuste competenze e anche con buona fortuna ovviamente ma di certo non è una cosa che puoi fare dall'oggi al domani.
 

Cris70

... a prescindere
@lastra.biffata credimi si può fare. Ho l'esempio di un amico collezionista che ha perseguito questa strada per quasi 30 anni e ci è riuscito. Oggi ha poco meno di 70 anni e in casa ha 5 - 6 opere top level che nella contabilità generale sono già state ripagate.

Ora, il punto a parere mio non e tanto quello di arrivare ad un un patrimonio, qualunque esso sia, che puoi liquidare a qualunque cifra tanto è tutto buono. Il punto è invece il percorso che devi fare, le competenze che devi sempre tenere aggiornate così come conoscere il mercato, per sapere quando entrare e quando uscire, ma soprattutto affinare costantemente i propri gusti anche a costo di percorrere nuove strade.

È proprio tutto questo mix che a parer mio è la parte più avvincente dell'obiettivo finale che io banalizzo con la collezione a costo zero.
Faccio questa precisazione perché mi dispiacerebbe che la mia strada venga sminuita solo con una ricerca del punto di break-even.
La ns vita, e quindi le ns scelte che la determinano, ritengo debba essere un percorso più che un obiettivo.

Se dovessi autopsicanalizzarmi, (si dice cosi?), in sostanza questo e il giusto equilibrio con il quale riesco a coniugare la parte più "sentimentale" ed anche più "sognatrice", con quella "razionale lavorativa" dove appunto lavoro per "obiettivi".

(PS esperienza altrui ahimè riportata, ma assolutamente anonima)
 
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baleng

Per i tuoi meriti dovrai sempre chiedere scusa
@lastra.biffata
Ora, il punto a parere mio non e tanto quello di arrivare ad un un patrimonio, qualunque esso sia, che puoi liquidare a qualunque cifra tanto è tutto buono. Il punto è invece il percorso che devi fare, le competenze che devi sempre tenere aggiornate così come conoscere il mercato, per sapere quando entrare e quando uscire, ma soprattutto affinare costantemente i propri gusti anche a costo di percorrere nuove strade.
Verissimo, Credo che tu lo riferisca allo studio di tendenza diverse da quelle già apprezzate, una forma di apertura mentale. Per me, a suo tempo (tanto) consistette invece nell'allargare l'interesse (e gli acquisti) oltre il contemporaneo (Matta, Corneille, Appel ecc.): in un primo tempo nomi come Max Klinger e Goya mi aiutarono a sbarcare il lunario (ancora da studente). Poi entrai in contatto con la cartografia del 6/700 e con la grafica antica (paesaggi dei Perelle, XVII sec., Favole di Lafontaine dell'Oudry, Piranesi ...) o anche quella dell'800, di cui trovavo a Parigi abbondanti fogli, anche di autori interessanti (Renoir, Bonnard, Rops ...). Questo il percorso che in qualche modo rivedo con simpatia vivere da parte di Red Arrow, queste per me furono le nuove strade, che sempre mi permisero la "collezione a costo zero" a partire da un investimento iniziale relativamente importante. In seguito, altre nuove strade si aprirono, come la Belle Epoque. Certo, le vecchie non venivano abbandonate, ma spesso restavano in freezer: come oggi la grafica antica, così in certi periodi di fine secolo la grafica moderna subì un parzialmente giustificato discredito. Percorrere di necessità nuove strade diventa allora un arricchimento anche :-o culturale - che in questo campo alla fine si metamorfosa comunque in guadagno materiale, l'unico proporzionato all'impegno per uno che si appoggi sulla cultura e la conoscenza ma sopravviva facendo l'insegnante :cry:
In questo senso credo di leggere certi recenti miei acquisti, come il grande acquerello, autore Fritz Pauli (Fritz chi? :mmmm:) di domenica scorsa a Gonzaga, o, sempre quest'anno, la pubblicità liberty di cosmetici, i disegni di moda, i disegni presumibilmente dell'800. L'estrema prudenza/avarizia nel comprare è legata al bilancio annuale, che vorrei, dal punto di vista economico, sempre positivo: quando si esce dai vecchi e noti percorsi il rischio è moooolto maggiore (prova ne sia la mia icona russa dell'800, sostanzialmente non rivalutatasi in + di 20 anni, o il bronzo di Buddha thai che fui costretto a cedere in perdita :cry::cry:
È proprio tutto questo mix che a parer mio è la parte più avvincente dell'obiettivo finale che io banalizzo con la collezione a costo zero.
E quindi su questo punto siamo pienamente d'accordo. La volpe chiusa in gabbia impazzisce letteralmente, ma se va libera ad acchiappare galline si sente vivere - e questo economicamente è già un guadagnone - e magari si beccherà prima o poi un urogallo, una quaglia, anche se talora, invece, un'immangiabile pantegana ...:melo: )
 
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Loryred

Forumer storico
Dimenticavo, concordo con Gino sull'apprendimento... Alla fine vale di sicuro per i due " Red", prob anche per altri, quanto costerebbe un'ora di palestra? Credo che entrambi più che al risultato di per sé siamo interessati al training.

Nel mio caso purtroppo mi sono anche resa conto di essere piú attratta da opere misteriose dalla firma indecifrabile anche se non riscontro particolare qualità, la curiosità ed il gusto per l'indagine mi hanno un po' preso la mano.
In sintesi non so che % di frequentatori di mercatini partano per fare collezionismo consapevole, piuttosto ti ci ritrovi dentro strada facendo. L'unico pezzo che definirei tale tra i miei acquisti e' alla fine il vaso di Scanavino.

P.S. Mi domandavo dove aveste fatto gli ultimi acquisti, così era Gonzaga! Io ero via e me lo sono perso, ma c'è la due gg al coperto credo ai primi di ottobre per recuperare!
 
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RedArrow

Forumer storico
Verissimo, Credo che tu lo riferisca allo studio di tendenza diverse da quelle già apprezzate, una forma di apertura mentale. Per me, a suo tempo (tanto) consistette invece nell'allargare l'interesse (e gli acquisti) oltre il contemporaneo (Matta, Corneille, Appel ecc.): in un primo tempo nomi come Max Klinger e Goya mi aiutarono a sbarcare il lunario (ancora da studente). Poi entrai in contatto con la cartografia del 6/700 e con la grafica antica (paesaggi dei Perelle, XVII sec., Favole di Lafontaine dell'Oudry, Piranesi ...) o anche quella dell'800, di cui trovavo a Parigi abbondanti fogli, anche di autori interessanti (Renoir, Bonnard, Rops ...). Questo il percorso che in qualche modo rivedo con simpatia vivere da parte di Red Arrow, queste per me furono le nuove strade, che sempre mi permisero la "collezione a costo zero" a partire da un investimento iniziale relativamente importante. In seguito, altre nuove strade si aprirono, come la Belle Epoque. Certo, le vecchie non venivano abbandonate, ma spesso restavano in freezer: come oggi la grafica antica, così in certi periodi di fine secolo la grafica moderna subì un parzialmente giustificato discredito. Percorrere di necessità nuove strade diventa allora un arricchimento anche :-o culturale - che in questo campo alla fine si metamorfosa comunque in guadagno materiale, l'unico proporzionato all'impegno per uno che si appoggi sulla cultura e la conoscenza ma sopravviva facendo l'insegnante :cry:
In questo senso credo di leggere certi recenti miei acquisti, come il grande acquerello, autore Fritz Pauli (Fritz chi? :mmmm:) di domenica scorsa a Gonzaga, o, sempre quest'anno, la pubblicità liberty di cosmetici, i disegni di moda, i disegni presumibilmente dell'800. L'estrema prudenza/avarizia nel comprare è legata al bilancio annuale, che vorrei, dal punto di vista economico, sempre positivo: quando si esce dai vecchi e noti percorsi il rischio è moooolto maggiore (prova ne sia la mia icona russa dell'800, sostanzialmente non rivalutatasi in + di 20 anni, o il bronzo di Buddha thai che fui costretto a cedere in perdita :cry::cry:

E quindi su questo punto siamo pienamente d'accordo. La volpe chiusa in gabbia impazzisce letteralmente, ma se va libera ad acchiappare galline si sente vivere - e questo economicamente è già un guadagnone - e magari si beccherà prima o poi un urogallo, una quaglia, anche se talora, invece, un'immangiabile pantegana ...:melo: )
Ricambio la stima e la simpatia, sopratutto concordo: ricerca, divertimento, arricchimento culturale (qualche volta anche materiale), percorrere strade inaspettate che poi si ricongiungono ecc... ecc...
Per quanto mi riguarda anche terapia: evasione dalle ferree regole del lavoro che faccio, dovo conta solo la razionalità e mai il bello.
Non sono esperto di niente ma ho acquisito dopo diversi anni (e acquisti sbagliati) le coordinate minime per orientarmi in questo mondo affascinante.
Quando mi sarò maggiormente avvicinato alla collezione a costo zero, privandomi anche di qualche pezzo, cercherò di prendere qualche grafica di maggiore importanza perchè in asta si compra bene, considerando la flessione generalizzata del mercato. In realtà lo stesso ho in mente di fare con un'opera unica ma più avanti (vabbè una cosa per volta).


Su questo punto però menti spudoratamente :D
L'estrema prudenza/avarizia nel comprare
 

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