Russia e Stati Uniti si contendono il futuro della Siria (1 Viewer)

tontolina

Forumer storico
Siria. Parla il cugino del pilota abbattuto: “Gli Usa proteggono l’Isis. Tre ufficiali israeliani morti nel convoglio colpito”
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Mohyddin Fahd, è il cugino del pilota, Ali Fahd, che guidava l'aereo siriano abbattuto dalla coalizione Usa nella campagna di Raqqa la settima scorsa.

In un'intervista a Ruptly. il familaire spiega che l'esercito siriano l'ha salvato 24 ore dopo e al momento si troverebbe in un ospedale curdo ma "non sappiamo dove si trovi precisamente né quale sia la sua sorte".

Il pilota abbattuto, prosegue la ricostruzione del familiare, stava eseguendo un'operazione di eliminazione di truppe operative dell'Isis a Raqqa e aveva distrutto un convoglio. "Tre ufficiali israeliani sono morti in quel convoglio". E ancora: "Il target della coalizione dimostrererebbe che la coalizione e l'Isis siano la stessa cosa, e che comunque ci sia stata una grande cooperazione da parte d'Israele".

Anche lo zio del pilota abbattuto, Ali Fahd, dichiara: "la coalizione sta proteggendo l'Isis in molti modi, colpendo le forze siriane ad Al-Tnf oppure abbattendo un aereo siriano che sta colpendo l'Isis. Il velivolo è stato abbattuto nei cieli americani, ma proteggeva il nostro cielo vietato per noi, proteggeva la nostra terra".

"Chi vuole colpire davvero l'Isis non dovrebbe colpire un pilota siriano.... le forze americane e della coalizione hanno contribuito a creare l'Isis", ha concluso.

Nel video traodtto da Pandora TV (sotto) altre interviste ad altri parenti del pilota abbattuto, la cui sorte rimane ancora misteriosa.
 

alingtonsky

Forumer storico
18 GIUGNO 2017
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Secondo un comunicato diffuso dalla coalizione Inherent Resolve, quella che include decine di paesi e che è impegnata nella guerra allo Stato Islamico sia in Siria che in Iraq, l’aereo siriano sarebbe stato abbattuto perché stava attaccando i curdi siriani, cioè una parte delle forze di terra alleate agli Stati Uniti nella guerra contro l’ISIS.
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Stati Uniti e Siria sono due schieramenti diversi nella guerra siriana: non proprio opposti, ma nemmeno coincidenti. Finora gli americani hanno cercato di non arrivare a uno scontro armato con il regime del presidente siriano Bashar al Assad, e hanno preferito concentrarsi solamente sulla guerra contro lo Stato Islamico.
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Gli Stati Uniti hanno abbattuto un aereo del regime siriano che stava attaccando i curdi siriani a ovest di Raqqa, in Siria - Il Post


Emanuele Rossi - 19/06/2017

Domenica 18 giugno, intorno alle 4:30 del pomeriggio (ora locale) le forze del regime di Bashar el Assad hanno attaccato e ferito molti miliziani delle Sdf a sud di Tabqa, una città che si trova pochi chilometri a ovest di Raqqa. Le Sdf, Syrian Democratic Forces, sono una milizia curdo-araba che la Coalizione internazionale a guida americana sta usando per liberare la capitale siriana dello Stato islamico.
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Alle 6:43, nonostante l’apparente stop e nonostante le richieste fatte dagli americani ai russi (che: o non hanno tutto il controllo della situazione che dicono di avere, oppure hanno avallato la scelta siriana), un Su-22 siriano ha sganciato “diverse bombe” sulle Sdf.
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Un caccia americano ha abbattuto un bombardiere siriano per auto-difesa - Formiche.net
 

tontolina

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18 GIUGNO 2017
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Secondo un comunicato diffuso dalla coalizione Inherent Resolve, quella che include decine di paesi e che è impegnata nella guerra allo Stato Islamico sia in Siria che in Iraq, l’aereo siriano sarebbe stato abbattuto perché stava attaccando i curdi siriani, cioè una parte delle forze di terra alleate agli Stati Uniti nella guerra contro l’ISIS.
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PALLE grandiose

non è la prima volta che la "coalizione americana" bombarda la Siria

ripeto gli USA sono l'Impero.... la Morte Nera
 

tontolina

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non è la prima volta che la "coalizione americana" bombarda la Siria

ripeto gli USA sono l'Impero.... la Morte Nera
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MACRON: "LA FRANCIA BOMBARDERA' LA SIRIA". E LO STRANO GIOCO DELLA UE - Blondet & Friends

MACRON: “LA FRANCIA BOMBARDERA’ LA SIRIA”. E LO STRANO GIOCO DELLA UE
Maurizio Blondet 22 giugno 2017 13

Di punto in bianco, Emmanuel Macron ha voluto far sapere, in una grandiosa intervista congiunta a Le Figaro, Le Temps, Le Soir, Süddeutsche Zeitung, The Guardian, Corriere della Sera, El Pais et Gazeta Wyborcza, che la Francia non esiterà a bombardare la Siria anche da sola, “se avverrà che armi chimiche siano utilizzate sul terreno”, allo scopo di “distruggere i magazzini di armi chimiche”. Anche da sola ‘intende che la Francia sarà perfettamente allineata agli Stati Uniti”. Ovviamente. E’ in preparazione un false flag?


Ci risiamo. Come Hollande, Macron va alla guerra in Siria?
Per preparare l’opinione pubblica, ha attivato già la dovuta propaganda. La televisione La Chaine Parlamentaire (LCP), rete in mano al potere statale, ha diffuso un servizio dal titolo significativo: “Siria, la rivoluzione confiscata”: dove i terroristi mercenari pagati dai sauditi sono dipinti come i combattenti per la libertà, secondo la vieta finzione che non dovrebbe ingannare più nessuno. Dove si parla dei “forni crematori per nascondere i massacri del regime” (Assad commette l’Olocausto, bisogna per forza intervenire) e si proclama: “Assad e Daesh, due barbarie che si completano!”.

Per qualche motivo, i media invece danno importanza ad una frase di Macron, “la destituzione del presidente siriano Bashar Al Assad non è più condizione preliminare a tutto”, senza coglierne il significato ambiguo. “Assad non è nemico nostro, è nemico del suo popolo”.

Che truppe francesi siano presenti in Siria, ad operare di nascosto contro Assad , l’ha ammesso la sua ministra francese della Difesa, Sylvie Goulard, in tv:





Decisamente, l’America non accetta di aver perso. In Siria non era riuscita ad impedire alle truppe siriane di raggiungere il confine con l’Irak. Non può rassegnarsi, anche perché glielo chiede Sion: “bisogna forzare le forze pro-governative siriane dalla città strategica di Al Tanf ed impedir loro di prendere il controllo della strada veloce che unisce Damasco, Baghdad e Teheran. Perché ciò significherebbe che l’Iran può convogliare direttamente armamento alle forze siriane” (e a Hezbollah).

E’ a questo scopo che il Pentagono ha piazzato ad Al Tanf, dove ha piazzato una base di “ribelli” e suoi commandos, e che le forze siriane stavano riconquistando, il suo formidabile lanciarazzi mobile HIMARS. “E’ un messaggio chiaro a Mosca e Damasco”; dice Alekxey Klebnikov, esperto del Medio Oriente al Consiglio russo degli affari internazionali: “gli Usa non lasceranno il controllo delle frontiere siriane con l’Irak e la Giordania alle forze iraniane e pro-governative”. L’HIMARS è un’arma estremamente temibile”può devastare ettari di terreno, e non solo annientare gli effettivi dell’avversario, ma spargere mine anticarro e anti-uomo. E’ un’arma di genocidio efficace ed economica”. Che la Russia può neutralizzare sì, ma solo distruggendo l’automezzo che porta i razzi quando sta per tirare. Intercettare queste volate di razzi non-guidati con missili dei sistemi antimissile sarebbe insensato, perché costano molto più dei razzi che neutralizzerebbero.
Quindi, si tratterebbe di impegnare gli americani in uno scontro diretto.



E’ per questo che Mosca con tanta costanza e moderazione sta cercando un accordo con gli Usa, coordinandosi con le loro forze, puntando sulla pretesa (finzione) ufficiale secondo cui Washington è lì per combattere i terroristi a Raqqa. Bene, combattiamoli insieme, dice Mosca..

Macché. Dall’altra parte si è abbattuto un aereo siriano.
Poi alle proteste dei russi, si è risposto con la minaccia diretta, in volo, da parte di un caccia Usa, del ministro della difesa Shoigu: gravissima provocazione in stile gangsteristico, che mostra una concezione dei rapporti internazionali di paleolitico. Ciò che ha obbligato Mosca ad interrompere il coordinamento con le forze statunitensi. L’America è tornata ad essere quello che era ai tempi di Obama, un paese che non tiene fede ai negoziati. Una politica “distruttiva”; come ha detto Lavrov.

C’è molto di più in questa ostinazione e rilancio americano. C’è il dispetto perché le forze armate di un piccolo paese “che non produce niente” (Obama) hanno tenuto in scacco la superpotenza, c’è l’invidia perché i suoi comandi sono più intelligenti ed abili . C’è la rabbia dei guerrieri da salotto: a quanto si dice, a volere l’escalation e l’ampliamento del conflitto fino ad attaccare l’Iran direttamente, sono non precisati “alti elementi della Casa Bianca” mentre il ministro della difesa, il generale Mad Dog Mattis, frena e invita alla prudenza.

L’America non riconosce, non vuol riconoscere alla Russia un ruolo internazionale. Semplicemente perché il suo Pil è il 12% di quello americano, deve semplicemente sottomettersi. Non è alla pari. Coi prezzi del petrolio tenuti artificialmente bassi, le forze finanziarie Usa pensano che la Russia si stia dissanguando per mantenere le sue ambizioni militari.
Le nuove e più gravi sanzioni, le continue provocazioni e sempre maggiori atti di ostilità in Europa, alle frontiere russe, mirano poi a far sentire Mosca “con le spalle al muro” e spingerla ad una reazione militare disperata, che darà a Washington la scusa per usare la sua strapotenza militare senza più limiti, e nello stesso tempo rigettare la colpa morale sull’avversario: un gioco che agli Usa è sempre riuscito, contro la Germania e il Giappone. Un gioco estremamente pericoloso: soprattutto per noi europei, che saremmo le vittime di questo confronto con una Russia messa con le spalle al muro.

Pace con la Russia? Per la UE, “scenario da incubo”.
Invece, ecco l’Europa: Macron che provoca e si dice pronto alla guerra. La UE aggrava le sanzioni. La NATO, le provocazioni armate. Lo European Council on Foreign Relations (quello della Bonino finanziato da Soros) ha emanato un rapporto dove descrive un miglioramento dei rapporti europei con la Russia come “scenari da incubo”.

Leggetelo, se potete, è agghiacciante.

The great unravelling: four doomsday scenarios for Europe’s Russia policy

The great unravelling: four doomsday scenarios for Europe’s Russia policy | European Council on Foreign Relations

Gli “scenari da incubo” da scongiurare per questi europeisti alla Soros sono che:
“1) L’Europa decida di applicare all’Ucraina l’accordo di Minsk secondo l’interpretazione russa”,
2) Che l’Europa ceda allo”Ucraine fatigue” ed accetti un altro conflitto congelato ai suoi confini;
3) che gli Usa [con Trump] si disimpegnino dall’Ucraina e smetta le sanzioni contro la Russia, gettando nel disordine la politica europea contro la Russia, e
4), un “accordo fra grandi potenze” fra Trump e Putin che consenta alla Russia di riattrarre l’Ucraina nella sua sfera d’influenza e frantumi l’unità europea”.

Da qui si capisce bene che l’”unità europea” è oggi fondata sulla piaga aperta Ucraina, e che una soluzione e un miglioramento con Mosca sono visti come un incubo.

L’Ucraina dunque è il centro della crisi, necessaria per tenerci uniti. Ecco perché Mogherini e Merkel, quando parlano a Putin, lo incolpano di violare gli accordi di Minsk laddove è Kiev che palesemente li viola,continuando a bombardare le due province separatiste. Una posizione sempre meno sostenibile, se non in vista di una guerra.

Infatti – non a caso – negli ultimi giorni sono avvenuti specifici cambiamenti nella politica di Kiev. Mosca invita il regime di Kiev a “integrare” il Donbass, riconoscendone l’autonomia e lasciando che vi avvengano libere elezioni? Insomma riconoscere al Donbass uno statuto giuridico?

Detto fatto: è in preparazione un documento della Rada (il parlamento) che Poroshenko mostrerà a Trump nel prossimo incontro.

Il territorio del Donbass avrà uno statuto giuridico? Sì, certo: Non più una zona in mano a “terroristi” come l’Ucraina diceva fino ad ora, bensì un “territorio occupato”.
L’Ucraina non combatte più contro suoi concittadini definiti terroristi, ma contro la Russia, l’occupante esterno.
Si metterà fine alle “operazioni anti-terroristi”, oggi sferrate dalle milizie di estrema destra (da Washington è venuto il suggerimento di farle sparire, sono imbarazzanti) sostituite con la legge marziale sulla zona frontaliera al conflitto.
Indire elezioni locali? Volentieri, quando l’armata di occupazione si ritirerà.
Insomma Poroshenko sta cercando di montare la finta trasformazione del conflitto non più interno all’Ucraina, ma internazionale tra Russia e Ucraina. Un trucco per non attuare gli accordi di Minsk, che non può aver successo se non con l’appoggio della UE e di Washington. Effettivamente il segretario di stato Tillerson ha ricordato anche pochi giorni fa, dopo l’abbattimento del caccia siriano, che le sanzioni non saranno levate finchè la Russia non restituirà la Crimea e non adempirà agli accordi di Minsk: accordi di cui Mosca non è parte in causa, bensì garante alla pari di Germania e Francia — bisogna continuare a ripeterlo, perché anche la Mogherini continua a non riconoscere alla Russia questo ruolo, e la tratta come colpevole. Una serie di umiliazioni e di provocazioni deliberate, per sventare lo “scenario da incubo” di una pacificazione con la Russia? La preparazione di un casus belli sull’Ucraina? Fanno di tutto per mettere la Russia spalle al muro.

Di fronte a queste minacce occidentali, il ministro della Difesa Shoigu ha dovuto ricordare, il 21 giugno, quel che riportiamo qui:

 

tontolina

Forumer storico
Un F-16 della Nato ha tentato di avvicinare l'aereo sui cui volava il mio amico Serghei Shoigu, ministro della Difesa russo, nei cieli sopra le acque internazionali, e quindi neutrali, del mar Baltico. Lo riporta Ria Novosti. Ma un caccia russo Su-27 è intervenuto e si è interposto fra l'aereo su cui volava il ministro e il jet della Nato. Secondo quanto riporta la Tass, il caccia russo avrebbe "mostrato gli armamenti" e a quel punto il jet Nato si è ritirato. Shoigu era diretto a Kaliningrad, l'enclave russa, per una riunione ed era accompagnato da una scorta di Su-27.

C'è qualcuno che cerca l'incidente.
 

alingtonsky

Forumer storico
Blondet, un Fake omofobico contro l'Ucraina di cattivissimo gusto

giugno 23, 2017 - 11:24

Maurizio Blondet non è nuovo a complottismi e teorie un pò balzane (per usare un eufemismo), fa parte della corrente di pensiero di “Giulietto Chiesa”, grande supporter del “macho man” Putin, spesso ha scritto articoli contro l’Ucraina che definire articoli è un vero insulto al giornalismo.

Ma aldilà delle opinioni personali esistono dei fatti oggettivi che danno la dimensione esatta del personaggio di cui stiamo trattando.

Nel suo sproloquio del 21 giugno dal titolo “DALL’UCRAINA A BERLINO, AVANZA LO STATO TOTALITARIO DEL KULANDRO“,, a parte la volgarità utilizzata e le varie bugie messe in fila per “costruire” un articolo contro l’Ucraina, c’è la chiara e cosciente volontà di manipolare delle informazioni (in questo caso delle foto) per produrre un falso.
...
continua su
Blondet, un Fake omofobico contro l'Ucraina di cattivissimo gusto


Tra antisemitismo ed omofobia, Maurizio Blondet torna a promuovere odio contro il «prete ebreo», «i negri» e «i finocchi pervertiti»
 

alingtonsky

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Siria: possibile uno scontro tra USA e Russia? - Lookout News

di Alfredo Mantici . 21 June 2017 - 11:30

Dopo sei anni di combattimenti il conflitto siriano rischia di degenerare in uno scontro diretto tra Stati Uniti e Russia. È uno scenario ancora remoto, che però presto potrebbe materializzarsi se Mosca e Washington non dovessero coordinarsi sulle prossime mosse militari. Al di là delle intenzioni politiche dei due contendenti, l’impiego di contingenti al fianco dei rispettivi alleati – Siria e Iran per i russi e milizie arabo-curde delle SDF (Syrian Democratic Forces) per gli americani – sta infatti creando le pericolose premesse per un conflitto aperto in terra siriana.


Il centro della tensione è in un’area di poche centinaia di chilometri quadrati, tra la città di Raqqa, capitale dello Stato Islamico in Siria, e la provincia di Deir Ezzor. Raqqa, dove sono asserragliati circa 6-7mila miliziani del Califfato (in gran parte foreign fighter), è stretta d’assedio dalle milizie delle SDF e dall’inizio del mese di giugno è sottoposta a un’incessante serie di bombardamenti aerei da parte dei jet americani che finora hanno provocato anche un ingente numero di “vittime collaterali” causando la morte di 480 civili.

Nella confinante area di Deir Ezzor – provincia ricca di petrolio, motivo per cui è considerata da Damasco come zona di importanza strategica – operano le forze armate di Bashar Al Assad affiancate da miliziani iraniani e dall’aeronautica russa. Da mesi il fronte pro-Assad sta tentando di assumerne il controllo e di portare aiuto a una guarnigione siriana assediata da oltre un anno dalle milizie del "Califfato".



La situazione sul terreno è complicata non solo dall’estrema vicinanza fisica tra i due schieramenti ma dal fatto che l’esercito siriano, oltre a combattere contro ISIS a Deir Ezzor, continua a esercitare una pressione militare sulle SDF, nonostante anch’essi siano impegnati contro i jihadisti del sedicente Califfato nell’assedio di Raqqa.
In più occasioni l’aviazione siriana, con il benestare degli alleati russi, non ha infatti esitato a bombardare le linee tenute dai miliziani curdi.

Per evitare “incontri ravvicinati” e scontri diretti, i comandi russi e americani hanno istituito una hot line, una “linea calda” di comunicazione sul terreno – definita anche deconflicting channel – attraverso la quale dovrebbero essere coordinate le azioni militari contro ISIS. La hot line non ha però evidentemente funzionato domenica 19 giugno, quando un jet Sukhoi Su-22 delle forze aeree siriane è stato rilevato dai radar mentre si apprestava a bombardare le linee dei ribelli curdi a sud-ovest di Raqqa ed è stato abbattuto da un missile lanciato da un F-18 americano.



In un comunicato diffuso nella serata del 19 giugno dal Central Commandamericano è stato spiegato che «il jet siriano è stato abbattuto in coerenza con le regole di ingaggio stabilite a difesa delle forze della coalizione anti-ISIS», e sottolineato, forse per allentare la tensione tra Stati Uniti e Russia, che «la missione della coalizione è quella di sconfiggere il Califfato e non di combattere contro il regime siriano, contro i russi o contro i loro alleati». L’imbarazzo del portavoce della Casa Bianca, Sean Spicer, che nel commentare l’episodio ha sostenuto che «l’escalation delle ostilità tra le molte fazioni che operano nella regione non aiuta nessuno», lascia intendere che l’abbattimento del jet siriano sia scaturito da una decisione dei vertici militari in loco che hanno evidentemente interpretato in modo molto elastico la carta bianca concessa loro dal presidente Donald Trump per «distruggere il Califfato».
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Quella tra USA e Russia è per il momento una guerra di parole

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