L'angolo della poesia (2 lettori)

Claire

ἰοίην
La mia notte...che non vorrei più...
La mia notte è come un grande cuore che pulsa.

Sono le tre e trenta del mattino.
La mia notte è senza luna. La mia notte ha grandi occhi che guardano fissi una luce grigia che filtra dalle finestre. La mia notte piange e il cuscino diventa umido e freddo. La mia notte è lunga e sembra tesa verso una fine incerta. La mia notte mi precipita nella tua assenza. Ti cerco, cerco il tuo corpo immenso vicino al mio, il tuo respiro, il tuo odore. La mia notte mi risponde: vuoto; la mia notte mi dà freddo e solitudine. Cerco un punto di contatto: la tua pelle. Dove sei? Dove sei? Mi giro da tute le parti, il cuscino umido, la mia guancia vi si appiccica, i capelli bagnati contro le tempie. Non è possibile che tu non sia qui. La mie mente vaga, i miei pensieri vanno, vengono e si affollano, il mio corpo non può comprendere. Il mio corpo ti vorrebbe. Il mio corpo, quest’area mutilata, vorrebbe per un attimo dimenticarsi nel tuo calore, il mio corpo reclama qualche ora di serenità. La mia notte è un cuore ridotto a uno straccio. La mia notte sa che mi piacerebbe guardarti, seguire con le mani ogni curva del tuo corpo, riconoscere il tuo viso e accarezzarlo. La mia notte mi soffoca per la tua mancanza. La mia notte palpita d’amore, quello che cerco di arginare ma che palpita nella penombra, in ogni mia fibra. La mia notte vorrebbe chiamarti ma non ha voce. Eppure vorrebbe chiamarti e trovarti e stringersi a te per un attimo e dimenticare questo tempo che massacra. Il mio corpo non può comprendere. Ha bisogno di te quanto me, può darsi che in fondo, io e il mio corpo, formiamo un tutt’uno. Il mio corpo ha bisogno di te, spesso mi hai quasi guarita. La mia notte si scava fino a non sentire più la carne e il sentimento diventa più forte, più acuto, privo della sostanza materiale. La mia notte mi brucia d’amore.

Sono le quattro e trenta del mattino.
La mia notte mi strema. Sa bene che mi manchi e tutta la sua oscurità non basta a nascondere quest’evidenza che brilla come una lama nel buio, la mia notte vorrebbe avere ali per volare fino a te, avvolgerti nel sonno e ricondurti a me. Nel sonno mi sentiresti vicina e senza risvegliarti le tue braccia mi stringerebbero. La mia notte non porta consiglio. La mia notte pensa a te, come un sogno a occhi aperti. La mia notte si intristisce e si perde. La mia notte accentua la mia solitudine, tutte le solitudini. Il suo silenzio ascolta solo le mie voci interiori. La mia notte è lunga, lunga, lunga. La mia notte avrebbe paura che il giorno non appaia più ma allo stesso tempo la mia notte teme la sua apparizione, perché il giorno è un giorno artificiale in cui ogni ora vale il doppio e senza di te non è più veramente vissuta. La mia notte si chiede se il mio giorno somiglia alla mia notte. Cosa che spiegherebbe la mia notte, perché tempo anche il giorno. La mia notte ha voglia di vestirmi e di spingermi fuori per andare a cercare il mio uomo. Ma la mia notte sa che ciò che chiamano follia, da ogni ordine, semina-disordine, è proibito. La mia notte si chiede cosa non sia proibito. Non è proibito fare corpo con lei, questo, lo sa, ma si irrita nel vedere una carne fare corpo con lei sul filo della disperazione. Una carne non è fatta per sposare il nulla. La mia notte ti ama fin nel suo intimo, e risuona anche del mio. La mia notte si nutre di echi immaginari. Essa, può farlo. Io, fallisco. La mia notte mi osserva. Il suo sguardo è liscio e si insinua in ogni cosa. La mia notte vorrebbe che tu fossi qui per insinuarsi anche dentro di te con tenerezza. La mia notte ti aspetta. Il mio corpo ti attende. La mia notte vorrebbe che tu riposassi nell’incavo della mia spalla e che io riposassi nell’incavo della tua. La mia notte vorrebbe essere spettatrice del mio e del tuo godimento, vederti e vedermi fremere di piacere. La mia notte vorrebbe vedere i nostri sguardi e avere i nostri sguardi pieni di desiderio. La mia notte vorrebbe tenere fra le mani ogni spasmo. La mia notte diventerebbe dolce. La mia notte si lamenta in silenzio della sua solitudine al ricordo di te. La mia notte è lunga, lunga, lunga. Perde la testa ma non può allontanare la tua immagine da me, non può dissipare il mio desiderio. Sta morendo perché non sei qui e mi uccide. La mia notte ti cerca continuamente. Il mio corpo non riesce a concepire che qualche strada o una qualsiasi geografia ci separi. Il mio corpo diventa pazzo di dolore di non poter riconoscere nel cuore della notte la tua figura o la tua ombra. Il mio corpo vorrebbe abbracciarti nel sonno. Il mio corpo vorrebbe dormire in piena notte e in quelle tenebre essere risvegliato al tuo abbraccio. La mia notte urla e si strappa i veli, la mia notte si scontra con il proprio silenzio, ma il tuo corpo resta introvabile. Mi manchi tanto, tanto. Le tue parole. Il tuo colore.
Fra poco si leverà il sole.

Lettera di Frida Kahlo a Diego Rivera, Città del Messico, 12 settembre 1939.
Mai spedita.
 

Claire

ἰοίην
«Nel bel mezzo dell’odio,
ho trovato che c’era, dentro di me, un invincibile amore.
Nel bel mezzo delle lacrime,
ho trovato che c’era, dentro di me, un invincibile sorriso.
Nel bel mezzo del caos,
ho trovato che c’era, dentro di me, un’invincibile calma.
Nel bel mezzo dell’inverno,
ho infine imparato che vi era in me un’invincibile estate.
E che ciò mi rende felice.
Perché afferma che non importa quanto duramente il mondo vada contro di me,
in me c’è qualcosa di più forte,
qualcosa di migliore che mi spinge subito indietro».

Albert Camus
 

Claire

ἰοίην
Sono andato una sera di dicembre
per una stradicciuola di campagna
tutta deserta, col tumulto in cuore.
Avevo dietro me una rivoltella.
Quando fui certo d'essere ben lontano
d'ogni abitato, l'ho rivolta a terra
ed ho premuto. Ha sussultato al rombo,
d'un rapido sussulto che mi è parso
scuoterla come viva in quel silenzio.
Davvero mi ha tremato tra le dita
alla luce improvvisa ch'è sprizzata
fuor dalla canna. Fu come lo spasimo,
l'ultimo strappo atroce di chi muore
di una morte violenta. L'ho riposta
allora, ancora calda, entro la tasca
e ho ripreso la via. Così, andando,
tra gli alberi spogliati, immaginavo
il sussulto tremendo che darà
nella notte che l'ultima illusione
e i timori mi avranno abbandonato
e me l'appoggerò contro una tempia
per spaccarmi il cervello.

C. Pavese
 

Claire

ἰοίην
Il volto

Vedessi il volto della mia anima
quando ti vedo e tremo
e diventa foglia d’ascolto.
Vedessi il dito del mio cuore
che ti indica strade sconosciute.
Vedessi il mio amore
che è tenero figlio
che cresce senza padre

A. Merini
 

Claire

ἰοίην
Io ero un uccello

Io ero un uccello
dal bianco ventre gentile,
qualcuno mi ha tagliato la gola
per riderci sopra
non so.
Io ero un albatro grande
e volteggiavo sui mari.
Qualcuno ha fermato il mio viaggio,
senza nessuna carità di suono.
Ma anche distesa per terra
io canto ora per te
le mie canzoni d’amore.

Alda Merini
 

Claire

ἰοίην
Se dovessi fare un collage del tuo amore
metterei una soglia di baci ardenti
una finestra rotta
e un passero che canta sul balcone
non c’era niente dentro il nostro amore
c’era soltanto un intero universo.

Alda Merini
 

NoWay

It's time to play the game
Il bacio

Vorrei dipingere il tuo bacio, quell’attimo in cui tutto intorno ha il senso dell’immobile. È un fermo immagine nelle curve del tempo, che cattura il sogno sulle tue labbra. E’ quel segreto che porto dentro e che non ha mai fine, raccolto nei colori della mia anima. È un volo nel cielo dei desideri che mi porta a te, tra il sole la luna e le stelle, mentre il senso dell’infinito è qui che giace nel mio pensiero. Ecco, sei in me, nel mattino e nella notte, in questo spazio che non conosco e che incalza il passo dei tramonti al sorgere dell’alba. All’incanto di uno sguardo, sei scivolata via dalle mie labbra e di quel bacio io trattengo il respiro. Mi rimani impronta, orma di passione, brace sulla mia anima... se potessi davvero baciarti.
 

Claire

ἰοίην
Oppure ridere insieme per la via
Ogni passo più lieve più svelto
Siamo in due a non contar più sulla saggezza
Il cielo non è serio ne convieni
Il mattino è appena un giuoco sulla tua bocca di gioia
Nella tua tela s'invischia il sole

Guidiamo l'acqua pura ed ogni perfezione
All'estate diluviana
Su un mare che ha la forma del corpo tuo e il colore
Beato nella veste nuova delle tempeste
Capricciosa e calda
Cangiante come me

O mie ragioni ha più ragione il ghiro
Di dormire che ne abbia io di vivere
Senza l'amore

In via di farsi carezze
Le tue risa e i gesti che mi ritmano il passo
Levigherebbero i selciati
E con te rido e credo tu sia sola

Quanto dura una strada senza smetterla.

(Paul Eluard)
 

popov

Coito, ergo cum.
Incontrarsi.
Sfiorarsi.
Ma non è possibile dipanare il groviglio delle nostre vite,
inventarne un’altra solo per noi due.
Mi accontento di questo: darti appuntamento nell’aria,
farti sedere accanto a me sullo scoglio,
anche se non ci sei.

(Sylvia Plath)

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