Macroeconomia Usa-Europa strategie di investimento (1 Viewer)

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mariougo

Forumer storico
Grazie per le informazioni ;)


Mentre gli indicatori per il futuro andamento congiunturale USA mostrano un quadro misto, la ripresa in Europa poggia su basi ampie. Pertanto le azioni europee, nonostante la valutazione elevata, dovrebbero rimanere sostenute dalla congiuntura. I mercati azionari si sono lasciati alle spalle uno dei più robusti primi semestri mai visti. Non individuiamo tuttavia ancora un'euforia dei corsi. Le azioni continuano a godere del supporto della congiuntura, nello stesso tempo non si può tuttavia escludere perlomeno una diminuzione degli effetti favorevoli. Accanto alla normalizzazione dei tassi effettiva negli USA e che va delineandosi nell'Eurozona, il potenziale rialzista per l'economia USA sembra limitato. La congiuntura è in linea di principio in buona forma, ma nello stesso tempo l'effetto Trump che ha messo le ali alle azioni dovrebbe essere definitivamente svanito. Si può più che dubitare che il nuovo presidente USA nel prossimo futuro riesca a implementare un programma congiunturale e fiscale significativo. In considerazione, inoltre, della maturità del ciclo congiunturale americano la durata del supporto congiunturale alle azioni è incerta. Si vedrà se la forbice che si sta aprendo tra l'Economic Surprise Index diminuito e lo S&P 500 cresciuto verrà chiusa da una correzione nelle azioni o da altre sorprese positive. L'Eurozona al contrario si trova ancora su un percorso di ripresa con basi ampie. Recentemente i rischi si sono ulteriormente ridotti con un altro passo in direzione di una soluzione per le banche italiane in crisi. Anche se non ancora tutte le nubi sono scomparse, attualmente sembra che vi siano meno punti interrogativi sull'Eurozona che sugli USA, e il presunto scenario reflazionistico per l'America si manifesta più da questa parte dell'Atlantico che dall'altra. Di conseguenza manteniamo una leggera sottoponderazione per le azioni USA, mentre per le azioni europee riteniamo ancora opportuna una quota neutrale. In ragione dello stretto legame dell'economia locale sia con l'Europa sia con i paesi emergenti, anche per le azioni svizzere manteniamo una raccomandazione neutrale. Riteniamo migliorata la congiuntura nei paesi emergenti e non individuiamo alcun nuovo rafforzamento dell'USD, cosa che giustifica il mantenimento di una sovraponderazione tattica delle obbligazioni dei paesi emergenti in valuta locale. Nello stesso tempo, alla luce di tale miglioramento, manteniamo un posizionamento neutrale per le obbligazioni dei paesi emergenti in valuta forte e per le obbligazioni High Yield. In particolare, il prezzo del petrolio per il momento non dovrebbe causare grattacapi, in quanto non ci aspettiamo alcun calo duraturo al di sotto dei livelli attuali. Le prospettive sul mercato del petrolio rimangono tuttavia contenute, quindi raccomandiamo adesso una quota neutrale per le materie prime. Nel perdurante contesto di tassi bassi continua a essere interessante un impegno in investimenti immobiliari indiretti, mentre i rischi (politici) residui ancora in essere continuano a giustificare una decisa sovraponderazione delle strategie alternative.
 

mariougo

Forumer storico
Negli USA i segnali continuano a indicare una normalizzazione della politica monetaria e altre banche centrali dovrebbero seguire questa tendenza. La velocità di tale normalizzazione dipende sostanzialmente dall'andamento dell'inflazione. Da gennaio l'inflazione di base degli USA è diminuita dal 2.3% all'1.7%, ma ci aspettiamo che tenda a tornare sul 2%. Gli affitti, che hanno un peso importante del 42% sull'indice dei prezzi, indicano una stabilizzazione dell'inflazione degli affitti su un livello alto (ved. grafico), e seguono il numero di abitazioni sfitte, che nel 2009 aveva raggiunto il proprio massimo con l'11% e nel frattempo è sceso al 7%. Dalla fine del 2014 la percentuale di locali sfitti registra un andamento laterale. Altri fattori sono però favorevoli a una tendenza al rialzo dell'inflazione di base. Considerata la crescente occupazione, e quindi gli stipendi tendenzialmente in crescita, le imprese dovrebbero alzare ancora di più i prezzi. Recentemente in Svizzera l'inflazione di base è riuscita a superare la linea dello zero. L'aumento del tasso di cambio EUR/CHF favorisce un'ulteriore crescita moderata dell'inflazione di base, a cui contribuisce anche la ripresa sul mercato del lavoro. Anche nell'Eurozona l'inflazione di base indica una tendenza al rialzo. Ci aspettiamo una lenta crescita salariale sulla scia della disoccupazione in calo. Questa relazione, conosciuta anche come curva di Phillips, dovrebbe avere ben poco effetto nell'anno in corso e rinforzarsi nel 2018. Prevediamo dunque per la fine del 2017 e in particolare per le trattative salariali del prossimo anno una pressione salariale maggiore e quindi un'inflazione di base più elevata (ved. grafico). In Giappone al contrario non si intravede alcun aumento dei prezzi: ciò è dovuto principalmente alla struttura del mercato del lavoro molto rigida. Tipicamente i lavoratori giapponesi si legano a un'azienda che in cambio promette loro un posto di lavoro per tutta la vita. Vengono retribuiti quasi esclusivamente in base a un rigido principio di anzianità, quindi gli aumenti salariali sono costanti e non si verificano forti pressioni salariali. La Cina frena l'inflazione dei prezzi immobiliari La Cina ha un altro tipo di problemi d'inflazione. Lo stato cerca da molto tempo di raffreddare l'inflazione dei prezzi immobiliari e la congiuntura edilizia in forte espansione, riducendo ad esempio in modo significativo le possibilità di rifinanziamento per i costruttori. Lo sforzo sembra ripagare. Anche se i prezzi di immobili privati e commerciali crescono ancora con un tasso annuo in parte superiore al 10%, si nota comunque un rallentamento. A parte questo, nel primo semestre l'economia cinese ha sorpreso positivamente: dopo una crescita del 6.7% nell'intero 2016 e del 6.9 per cento nel T1 2017, non ci sono ancora segni di un rallentamento più forte. Questa crescita è tanto più notevole se si considera che lo scorso autunno la Banca centrale cinese ha iniziato a razionalizzare i costi di credito nel mercato interbancario. La congiuntura cinese dovrebbe indebolirsi un po' nel secondo semestre, ma solo moderatamente, anche solo per motivi politici: cattive notizie economiche prima del Congresso del Partito Comunista in ottobre sarebbero indesiderate
 

mariougo

Forumer storico
Negli USA prosegue la normalizzazione della politica monetaria: i rendimenti dei titoli di stato dovrebbero aumentare lentamente. Di conseguenza, consigliamo di continuare a evitare questi titoli. Al loro posto, riteniamo più interessanti le obbligazioni dei paesi emergenti nelle valute locali, nonostante i rischi più elevati. Nel corso della sua ultima seduta la Banca centrale americana ha nuovamente aumentato il tasso di riferimento e ha annunciato l'intenzione di avviare già quest'anno la riduzione delle sue posizioni obbligazionarie (ved. grafico). I membri dell'organo decisionale considerano inoltre opportuno aumentare gradualmente i tassi di riferimento nel corso dei prossimi due anni e mezzo. In Europa invece non è ancora indicato un aumento dei tassi di riferimento. Prevediamo che la Banca centrale europea annuncerà in autunno una tabella di marcia per la riduzione dei suoi acquisti di obbligazioni. Per l'avvio della normalizzazione della politica monetaria in Giappone bisognerà probabilmente attendere ancora un po'. Prezzo del petrolio importante per le obbligazioni in valuta locale In questo contesto, i rendimenti per i titoli di stato dovrebbero aumentare, ma solo in misura moderata. Dal nostro punto di vista, pertanto, soprattutto i titoli di stato europei e giapponesi, con i loro rendimenti ancora estremamente bassi, restano poco interessanti per gli investitori. Dispongono invece di un evidente vantaggio in termini di rendimenti le obbligazioni dei paesi emergenti in valuta locale: attualmente presentano un rendimento superiore al 6% (ved. grafico). La distanza dei rendimenti tra titoli dei paesi industrializzati e titoli dei paesi emergenti si è complessivamente ridotta negli ultimi mesi, il che ha contribuito a un'outperformance delle obbligazioni dei paesi emergenti rispetto a quelle dei paesi industrializzati nella relativa valuta. Naturalmente, come per tutti gli investimenti negli «emerging market» vale la pena tenere d'occhio l'andamento della valuta. Un'ulteriore flessione del prezzo del petrolio potrebbe danneggiare le valute dei paesi emergenti allo stesso modo di un forte aumento dei tassi negli USA (come nel 2013). Tuttavia, riteniamo che questi scenari non si verificheranno nei prossimi mesi. Inoltre, le bilance delle partite correnti dei paesi emergenti sono migliorate e le valute, rispetto alla parità del potere di acquisto, sono valutate favorevolmente. Per le economie emergenti prevediamo inoltre complessivamente una leggera accelerazione congiunturale con un livello d'inflazione stabile. Tutti e tre i fattori impediscono che le valute siano soggette a forti shock. Manteniamo dunque una leggera «sovraponderazione» tattica nelle obbligazioni dei paesi emergenti in valuta locale.
 

mariougo

Forumer storico
L'aumento degli utili delle imprese è in genere positivo per le azioni, ma esistono anche altri effetti trainanti per i corsi. Recentemente ad approfittare dell'inflazione bassa sono state soprattutto le azioni dei settori difensivi. Tuttavia la tranquillità potrebbe ingannare e difficilmente la volatilità rimarrà così bassa. Spesso una ripresa congiunturale va di pari passo con profitti aziendali in crescita. Non sorprende quindi che le prospettive economiche di nuovo consolidate a livello globale mettano le ali alle azioni, da qualche tempo in misura maggiore anche in Europa. Solo negli USA al momento l'andamento economico non riesce a tenere il passo con le aspettative, il che è dovuto anche alle attese troppo ottimistiche sorte dopo l'elezione del presidente USA Donald Trump. La buona performance di determinati settori ciclici e dei cosiddetti titoli di crescita provenienti dai settori tecnologici rientrano perfettamente nel quadro di una dinamica economica globale migliorata. Maggiore valore attuale di futuri cash flow Non è tuttavia solo la dinamica degli utili a determinare i corsi azionari. Per le cosiddette imprese difensive, quali aziende alimentari e farmaceutiche, il cui andamento degli affari dipende poco dalla dinamica economica, gli interessi svolgono un ruolo più decisivo. Se questi tendono verso il basso – com'è capitato a fine maggio sulla scia dell'improvviso calo del prezzo del petrolio – queste azioni diventano, di norma, più interessanti dal punto di vista degli investitori. Per capire questa correlazione inversa (ved. grafico) occorrerebbe dare uno sguardo agli indici finanziari delle imprese. Le imprese difensive dispongono generalmente di cash flow stabili e prevedibili. Se si scontano i flussi di denaro attesi in futuro, il loro valore attuale sarà tanto più alto quanto più scende l'interesse. Di conseguenza, attualmente il rapporto prezzo / utile di queste azioni è alto. Un valore maggiore si è registrato solo nel 1998 (ved. grafico). Come esempio si può citare l'azienda alimentare Nestlé, i cui titoli già da tempo traggono decisamente vantaggio dal contesto dei tassi bassi, anche prima dei recenti eventi. I rischi nel secondo semestre Non esiste ovviamente una garanzia di ulteriori condizioni favorevoli per le borse azionarie. Sul piano politico regna ad esempio incertezza per quanto riguarda l'esito delle elezioni parlamentari in Italia, che dovranno tenersi entro maggio 2018. Se vincono i partiti euroscettici, i corsi azionari europei potrebbero ritrovarsi sotto pressione. Inoltre il ruolo del prezzo del petrolio non è da sottovalutare. Un nuovo scivolamento delle quotazioni potrebbe rappresentare un segnale d'allarme per le aziende energetiche USA. Se si ritrovassero sotto pressione, questo potrebbe penalizzare anche il mercato da loro utilizzato per le obbligazioni ad alto rendimento. Tali turbolenze potrebbero trasmettersi successivamente anche sui mercati azionari, com'è capitato già all'inizio 2016
 

mariougo

Forumer storico
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Come previsto, questa settimana la Fed, per quanto riguarda la sua decisione sui tassi, non ha eseguito alcuna variazione. Anche la sua valutazione della situazione è rimasta quasi invariata. Ha preso atto del calo del tasso d'inflazione degli ultimi mesi, ma ancora non prevede tuttavia alcuna necessità di modificare complessivamente le sue aspettative inflazionistiche. Quanto ai suoi piani per ridurre il bilancio, nella dichiarazione la Fed ha tuttavia effettuato una modifica importante: a differenza di quanto dichiarato ultimamente «quest'anno», adesso la Fed intende iniziare la riduzione del bilancio «relativamente presto». Pertanto, la probabilità è elevata che durante la sua prossima riunione a settembre la Fed faccia seguire un annuncio, forse per l'inizio della riduzione del bilancio da ottobre e in cambio tornerà ad aumentare i tassi solamente a dicembre. I recenti dati congiunturali USA mostravano complessivamente un quadro accettabile. Mentre la vendita di case a un elevato livello è stata leggermente più debole del previsto, la fiducia dei consumatori è riuscita ad aumentare nettamente. E gli ordini per i beni di capitale per il secondo trimestre sono stati rivisti leggermente al rialzo. La prossima settimana sono previsti poi, dopo i sondaggi tra le imprese regionali ultimamente disomogenei, gli indici dei responsabili degli acquisti (ISM) e il rapporto sul mercato del lavoro. Per quest'ultimo sono al centro dell'attenzione soprattutto i dati salariali ultimamente risultati ancora moderati. Nell'EZ, i dati congiunturali sono sempre più positivi rispetto a quelli negli USA. Per esempio, l'importante indice tedesco Ifo sulla fiducia delle imprese a luglio è ancora salito a un nuovo livello massimo. Poiché negli ultimi mesi, oltre ai sondaggi sulla fiducia nell'EZ anche i significativi dati congiunturali si sono mostrati solidi, per la prima stima del PIL dell'EZ per il secondo trimestre martedì prossimo è prevista di nuovo una forte dinamica. L'accelerazione della congiuntura nell'Eurozona, l'inizio della discussione nella BCE sulla normalizzazione della politica monetaria e non da ultimo i commenti più prudenti da parte dei banchieri centrali USA mantengono finora il supporto per l'euro. Rispetto all'USD, anche questa settimana questo è riuscito ad aumentare di nuovo, a 1.17 circa. Il forte movimento rialzista dovrebbe però preoccupare sempre di più la BCE. Un'ulteriore netta rivalutazione potrebbe rimandare di nuovo le tempistiche per la normalizzazione della politica monetaria, anche perché l'inflazione è di nuovo sempre moderata. In questo contesto l'EUR/CHF è riuscito ad aumentare in modo altrettanto forte, fino a superare il livello di 1.13, il valore più elevato dall'eliminazione della soglia minima del tasso di cambio. Sui mercati azionari, nel frattempo la stagione delle comunicazioni ha un andamento sempre prevalentemente positivo . Questo vale soprattutto per gli USA. Anche in Europa le aziende continuano a superare in gran parte le previsioni sugli utili. Questa settimana, il rafforzamento dell'euro e soprattutto il sospetto di cartello per le grandi case automobilistiche tedesche hanno però portato a perdite soprattutto per il DAX
 

mariougo

Forumer storico
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Focus: stagione delle comunicazioni

- soddisfatte le elevate aspettative Nel corso dell'anno i corsi azionari sono aumentati nettamente a livello globale. L'indice per i paesi industrializzati registra un aumento di quasi il 15% e le azioni dei paesi emergenti sono salite del 25% circa. Con un aumento di quasi il 15% anche il mercato svizzero ha ottenuto una performance nettamente sopra la media. Con i fortissimi aumenti dei corsi, anche gli indici di valutazione, per esempio il prezzo / valore contabile o il rapporto prezzo / utile (P/U), sono ulteriormente aumentati. Con un P/U di 19 lo Swiss Performance Index è valutato nella parte superiore degli ultimi anni. I tassi sempre bassi giustificano senz'altro l'aumento dei livelli di valutazione. Ma nei corsi azionari sono scontate sicuramente anche previsioni eccessive. A maggior ragione i dati dell'attuale stagione delle comunicazioni sono al centro dell'attenzione. Alle elevate aspettative devono ora seguire buoni dati significativi per evitare delusioni. Inoltre sui mercati si sta diffondendo un certo nervosismo a causa dell'imminente fine della politica dei tassi bassi.
Dopo oltre la metà della stagione delle comunicazioni USA per il secondo trimestre si delinea nettamente la sperata conferma della tendenza degli utili a livello globale. Dopo la crisi finanziaria, nel primo trimestre 2009 gli utili hanno raggiunto il punto minimo e poi hanno avviato una continua ripresa negli USA. Nell'Eurozona, questa ripresa è stata interrotta temporaneamente dalla crisi del debito. In Svizzera i profitti aziendali 2015 hanno subito ancora un fortissimo ridimensionamento, dopo che la BNS a gennaio aveva eliminato il corso minimo dell'euro. Nel secondo semestre 2016, la tendenza degli utili è riuscita ad aumentare di nuovo la dinamica con una solida crescita economica globale. Il positivo andamento per ora sta continuando nel 2° trimestre 2017. Quanto ai valori industriali svizzeri, per esempio Georg Fischer ha convinto con utili elevati e una previsione positiva. SFS ha comunicato il semestre migliore degli ultimi cinque anni. Le azioni di ABB si sono trovate leggermente sotto pressione dopo una dichiarazione degli utili di poco inferiore alle aspettative, ma la situazione degli ordinativi rimane promettente. Quanto alle aziende farmaceutiche, Roche è riuscita ad aumentare a CHF 8.23 l'utile per azione nel 1° semestre (rispetto a CHF 7.14 nel 1° semestre 2016). Novartis ha mantenuto l'utile core del trimestre dell'anno precedente. Nestlé, con una ponderazione di quasi il 25% nello SMI, ha aumentato nettamente l'utile netto rispetto all'anno precedente, ma la crescita organica non è riuscita a soddisfare completamente le aspettative. Nel complesso il bilancio provvisorio relativo alla stagione delle comunicazioni è stato quindi molto positivo, il che dovrebbe sostenere ulteriormente i mercati azionari. I rischi politici e le discussioni sull'uscita dalla politica dei tassi bassi occuperanno sempre i mercati azionari anche nelle prossime settimane. I positivi dati fondamentali da parte delle aziende dovrebbero tuttavia limitare possibili flessioni e lasciare alle azioni sempre un attraente potenziale di rendimento.
 

mariougo

Forumer storico
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euro ha proseguito il suo aumento. Nel frattempo per la prima volta dalla sospensione del limite minimo dell'euro si è dovuto pagare per un euro più di CHF 1.15. Di recente anche l'USD ha di nuovo leggermente recuperato sul al franco. Pertanto finora nel secondo semestre il franco figura tra le valute principali più deboli a livello globale. Il forte euro è non da ultimo uno specchio della ripresa economica in Europa. Tuttavia la rivalutazione diventa già un ostacolo per i mercati azionari europei, che nelle ultime settimane si sono trovati in difficoltà. Perlomeno, di recente le azioni automobilistiche non hanno più avuto effetti negativi sul mercato azionario tedesco, dopo che ad es. BMW o Daimler nel corso dell'anno avevano perso risp. il 10% e il 15%. Durante il vertice sul diesel con le più importanti case automobilistiche tedesche si è deciso di effettuare un aggiornamento del software per circa 5 mln. di veicoli. Per l'industria automobilistica ciò è nettamente più conveniente di un possibile adeguamento dell'hardware. Nei prossimi mesi tale soluzione potrebbe determinare per azioni automobilistiche quali BMW o Volkswagen, un interessante sviluppo del mercato, anche se permane il rischio di ulteriori sanzioni più gravose. A differenza della rivalutazione dell'euro, che frena gli indici azionari europei, il franco attualmente debole procura al mercato azionario svizzero un relativo vantaggio , che continua anche a essere sostenuto da solidi risultati semestrali. La stagione delle comunicazioni sta tuttavia lentamente finendo e dovrebbero ora mancare forti impulsi per il mercato complessivo da parte delle aziende. Tra le aziende dello SMI nei prossimi giorni comunicheranno i risultati semestrali ancora Adecco e Zurich. I dati inflazionistici per luglio dovrebbero mantenere basse le previsioni sui tassi. Con il 2.25%, negli USA il rendimento per i titoli di stato decennali è di circa 0.4 punti percentuali sotto il massimo annuo. Oltre alla svanita euforia per Trump, la tendenza ribassista iniziata a febbraio dei prezzi al consumo ha provocato tassi bassi. A causa dell'aumento dei prezzi del petrolio a luglio prevediamo di nuovo un leggero aumento dell'inflazione. Il petrolio del tipo Brent costa di nuovo molto più di USD 50 al barile, dopo che a giugno si era ancora registrato un minimo annuo di USD 45. Il recente andamento mostra di nuovo le due forze trainanti sul mercato del petrolio. Da un lato gli stati OPEC dipendono dalle entrate petrolifere e hanno ridotto i quantitativi estratti per controllare i prezzi. Dall'altro i produttori USA possono rapidamente aumentare l'offerta grazie alla loro accresciuta efficienza a fronte degli attuali prezzi del petrolio. Il recente rialzo dei prezzi del petrolio dovrebbe quindi di nuovo fermarsi sotto USD 55 al barile, mentre prezzi sotto USD 50 offrono nuove possibilità di ingresso. Inoltre il calendario dei dati svizzero prevede le cifre della disoccupazione per luglio, che dovrebbero indicare un tasso invariato del 3.2%. Per i depositi a vista presso la Banca nazionale prevediamo un valore stabile, ciò significa che la BNS non ha influito sull'attuale movimento del corso del franco
 

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