Obbligazioni bancarie Banca Marche subordinate XS0257293828 e XS0302580880: dolcetto o scherzetto? (2 lettori)

Rottweiler

Forumer storico
Febbraio 2013: SNS
Agosto 2014: Bes
Novembre 2015: Banca delle Marche&C.
Sorvolando su altre situazioni (es.: HAA).

All’indomani delle decisioni sulle banche italiche, l’unica cosa saggia è: riflettere e trarre una lezione per il futuro.

SNS ha colto quasi tutti (mi riferisco soprattutto ai forumers) alla sprovvista. Al tempo, non riusciva proprio a farsi strada la consapevolezza che il sistema bancario europeo avesse “svoltato” rispetto alle antiche abitudini. Le grida di allarme non erano mancate, ma erano cadute nel vuoto.

Bes ha mietuto, tra noi, poche vittime. Il ricordo di SNS era ancora vivo. I possibili pericoli erano stati ben evidenziati sui forums, specialmente sul nostro. Le perdite incassate si possono definire fisiologiche.

BdM&C sono state un caso più difficile da inquadrare, per vari motivi.
Innanzitutto perché italiane. Questo semplice fatto ha autorizzato parecchi investitori del Bel Paese a pensare di aver capito tutto. Secondo me l’agonia di una ipotetica “Banca della Garonna o della Bassa Sassonia” sarebbe stata seguita con una prudenza infinitamente maggiore. Rimarrà negli annali la frase che vedeva, per BdM, una soluzione tipicamente italiota, a “tarallucci e vino”.
L’altra complicazione è venuta dalla sovrapposizione di almeno 3 dei 4 casi. In particolare la vicenda Carife, presentata dalla stampa come già felicemente risolta, ha finito per diffondere un mal riposto ottimismo.
Da ultimo, non ha aiutato l’assenza di un quadro normativo ben definito. Se la BRRD fosse stata di là da venire oppure se fosse stata recepita a fine 2014, le opzioni disponibili al regolatore sarebbero state esaminate con maggiore freddezza. Qui, invece, il quadro normativo è stato esaminato mentre si stava concretizzando. Una complicazione non da poco.
Purtroppo il risultato netto è stato devastante per parecchi investitori, anche se c’è da sperare non si siano ripetute le carneficine olandesi.

Quali lezioni trarre, dunque, per il futuro?

Al momento mi vengono in mente queste:

1)la BRRD non è un cane che si limita ad abbaiare. I regolatori non la applicheranno mai a cuor leggero, ma è ormai ridicolo pensare si possano forzare le condizioni per evitarne l’intervento. Chi investe in titoli (subordinati e non) bancari non può permettersi il lusso di ignorarla.

2)non esistono aree franche in Europa. Di sicuro non lo è l’Italia. Piaccia o no, dall’Europa oggi è impossibile prescindere.

3)quando una situazione si fa terribilmente complicata, l’investitore prudente si astiene. Se troppi sono i fattori che si incrociano e alcuni di essi appaiono imprevedibili, ci si dovrebbe chiedere se i denari messi su un titolo non siano assimilabili a quelli puntati sul rosso o sul nero alla roulette.
Tutto questo può sembrare accademico, visto che la psicologia individuale tende ad accecare. Sappiamo che l’idea di acquistare un titolo a 20 o 30, per ottenere, dopo pochi mesi 50 o 100, esercita un appeal quasi irresistibile. Sia sul portafoglio che sull’ego. Quanto tra coloro i quali vincono al rosso-nero borsistico hanno la tendenza a complimentarsi con il proprio straordinario “fiuto”?
Personalmente sono stato fuori, alla fine, da BdM soprattutto per questa terza ragione, dopo esserne stato fuori, inizialmente, perché non avevo alcuna fiducia né in Fosnpa né nella possibilità di veder riconosciuto nel FITD un interlocutore accettabile per l’Europa.


Non ho certo la pretesa di pensare che queste riflessioni abbiano un valore taumaturgico. Di sicuro non servono a nulla a due categorie di investitori:
a)a quelli che, siano essi entrati o meno in BdM, queste riflessioni le hanno già fatte. Costoro erano/sono perfettamente consapevoli dei rischi corsi, a prescindere dalla decisone presa;
b)a quelli che sanno vivere esclusivamente di adrenalina o di pregiudizi.
Costoro, una volta acquistato un titolo, considerano uccellacci del malaugurio chiunque evidenzi un rischio, non importa quanto motivato.
Costoro sono come ciechi e non impareranno mai. E se questa volta sono scampati, per miracolo, al disastro, non si faranno di sicuro mancare uno dei prossimi.
 

darkog

In Hoc Signo Vince..
Febbraio 2013: SNS
Agosto 2014: Bes
Novembre 2015: Banca delle Marche&C.
Sorvolando su altre situazioni (es.: HAA).

All’indomani delle decisioni sulle banche italiche, l’unica cosa saggia è: riflettere e trarre una lezione per il futuro.

SNS ha colto quasi tutti (mi riferisco soprattutto ai forumers) alla sprovvista. Al tempo, non riusciva proprio a farsi strada la consapevolezza che il sistema bancario europeo avesse “svoltato” rispetto alle antiche abitudini. Le grida di allarme non erano mancate, ma erano cadute nel vuoto.

Bes ha mietuto, tra noi, poche vittime. Il ricordo di SNS era ancora vivo. I possibili pericoli erano stati ben evidenziati sui forums, specialmente sul nostro. Le perdite incassate si possono definire fisiologiche.

BdM&C sono state un caso più difficile da inquadrare, per vari motivi.
Innanzitutto perché italiane. Questo semplice fatto ha autorizzato parecchi investitori del Bel Paese a pensare di aver capito tutto. Secondo me l’agonia di una ipotetica “Banca della Garonna o della Bassa Sassonia” sarebbe stata seguita con una prudenza infinitamente maggiore. Rimarrà negli annali la frase che vedeva, per BdM, una soluzione tipicamente italiota, a “tarallucci e vino”.
L’altra complicazione è venuta dalla sovrapposizione di almeno 3 dei 4 casi. In particolare la vicenda Carife, presentata dalla stampa come già felicemente risolta, ha finito per diffondere un mal riposto ottimismo.
Da ultimo, non ha aiutato l’assenza di un quadro normativo ben definito. Se la BRRD fosse stata di là da venire oppure se fosse stata recepita a fine 2014, le opzioni disponibili al regolatore sarebbero state esaminate con maggiore freddezza. Qui, invece, il quadro normativo è stato esaminato mentre si stava concretizzando. Una complicazione non da poco.
Purtroppo il risultato netto è stato devastante per parecchi investitori, anche se c’è da sperare non si siano ripetute le carneficine olandesi.

Quali lezioni trarre, dunque, per il futuro?

Al momento mi vengono in mente queste:

1)la BRRD non è un cane che si limita ad abbaiare. I regolatori non la applicheranno mai a cuor leggero, ma è ormai ridicolo pensare si possano forzare le condizioni per evitarne l’intervento. Chi investe in titoli (subordinati e non) bancari non può permettersi il lusso di ignorarla.

2)non esistono aree franche in Europa. Di sicuro non lo è l’Italia. Piaccia o no, dall’Europa oggi è impossibile prescindere.

3)quando una situazione si fa terribilmente complicata, l’investitore prudente si astiene. Se troppi sono i fattori che si incrociano e alcuni di essi appaiono imprevedibili, ci si dovrebbe chiedere se i denari messi su un titolo non siano assimilabili a quelli puntati sul rosso o sul nero alla roulette.
Tutto questo può sembrare accademico, visto che la psicologia individuale tende ad accecare. Sappiamo che l’idea di acquistare un titolo a 20 o 30, per ottenere, dopo pochi mesi 50 o 100, esercita un appeal quasi irresistibile. Sia sul portafoglio che sull’ego. Quanto tra coloro i quali vincono al rosso-nero borsistico hanno la tendenza a complimentarsi con il proprio straordinario “fiuto”?
Personalmente sono stato fuori, alla fine, da BdM soprattutto per questa terza ragione, dopo esserne stato fuori, inizialmente, perché non avevo alcuna fiducia né in Fosnpa né nella possibilità di veder riconosciuto nel FITD un interlocutore accettabile per l’Europa.


Non ho certo la pretesa di pensare che queste riflessioni abbiano un valore taumaturgico. Di sicuro non servono a nulla a due categorie di investitori:
a)a quelli che, siano essi entrati o meno in BdM, queste riflessioni le hanno già fatte. Costoro erano/sono perfettamente consapevoli dei rischi corsi, a prescindere dalla decisone presa;
b)a quelli che sanno vivere esclusivamente di adrenalina o di pregiudizi.
Costoro, una volta acquistato un titolo, considerano uccellacci del malaugurio chiunque evidenzi un rischio, non importa quanto motivato.
Costoro sono come ciechi e non impareranno mai. E se questa volta sono scampati, per miracolo, al disastro, non si faranno di sicuro mancare uno dei prossimi.

Ti ringrazio Rott della tua lucida disamina.
mi ero anch'io proposto di analizzare al meglio la situazione. Da questa vicenda, come per quelle precedenti, c'è sempre da imparare.

In BDM sono rimasto dentro, ma ho vissuto questi due giorni molto più serenamente che con SNS.
In questo caso ero assolutamente consapevole del rischio e ho vissuto la vicenda come un biglietto del gratta e vinci (dovevo sapere che alla fine è sempre lo stato che vince!)
La mia posizione sull'emittente, al prezzo di chiusura di venerdì (25), era di molto inferiore all'1% del pft.
Fortunatamente ho tenuto fede al mio credo, non ho mai incrementato cercando di abbassare il pmc. La mia paura è sempre stata lo 0 assoluto.

Se da una parte la perdita economica mi ha toccato marginalmente, devo ammettere che la perdita morale è stata forte.

Ancora adesso fatico a darmi una spiegazione della vicenda, ma penso di aver appreso molto e, anche se esco più leggero (in termini di portafoglio), questa vicenda mi arricchisce di tanto altro.

Il day after mi dice che:

- Nessun contagio sui sub
- Nessun contagio sui TDS ITA
- Nessuna notizia di azzeramento ai TG e sui giornali nazionali
 

Myskin

Forumer stoico
Febbraio 2013: SNS
Agosto 2014: Bes
Novembre 2015: Banca delle Marche&C.
Sorvolando su altre situazioni (es.: HAA).

All’indomani delle decisioni sulle banche italiche, l’unica cosa saggia è: riflettere e trarre una lezione per il futuro.

SNS ha colto quasi tutti (mi riferisco soprattutto ai forumers) alla sprovvista. Al tempo, non riusciva proprio a farsi strada la consapevolezza che il sistema bancario europeo avesse “svoltato” rispetto alle antiche abitudini. Le grida di allarme non erano mancate, ma erano cadute nel vuoto.

Bes ha mietuto, tra noi, poche vittime. Il ricordo di SNS era ancora vivo. I possibili pericoli erano stati ben evidenziati sui forums, specialmente sul nostro. Le perdite incassate si possono definire fisiologiche.

BdM&C sono state un caso più difficile da inquadrare, per vari motivi.
Innanzitutto perché italiane. Questo semplice fatto ha autorizzato parecchi investitori del Bel Paese a pensare di aver capito tutto. Secondo me l’agonia di una ipotetica “Banca della Garonna o della Bassa Sassonia” sarebbe stata seguita con una prudenza infinitamente maggiore. Rimarrà negli annali la frase che vedeva, per BdM, una soluzione tipicamente italiota, a “tarallucci e vino”.
L’altra complicazione è venuta dalla sovrapposizione di almeno 3 dei 4 casi. In particolare la vicenda Carife, presentata dalla stampa come già felicemente risolta, ha finito per diffondere un mal riposto ottimismo.
Da ultimo, non ha aiutato l’assenza di un quadro normativo ben definito. Se la BRRD fosse stata di là da venire oppure se fosse stata recepita a fine 2014, le opzioni disponibili al regolatore sarebbero state esaminate con maggiore freddezza. Qui, invece, il quadro normativo è stato esaminato mentre si stava concretizzando. Una complicazione non da poco.
Purtroppo il risultato netto è stato devastante per parecchi investitori, anche se c’è da sperare non si siano ripetute le carneficine olandesi.

Quali lezioni trarre, dunque, per il futuro?

Al momento mi vengono in mente queste:

1)la BRRD non è un cane che si limita ad abbaiare. I regolatori non la applicheranno mai a cuor leggero, ma è ormai ridicolo pensare si possano forzare le condizioni per evitarne l’intervento. Chi investe in titoli (subordinati e non) bancari non può permettersi il lusso di ignorarla.

2)non esistono aree franche in Europa. Di sicuro non lo è l’Italia. Piaccia o no, dall’Europa oggi è impossibile prescindere.

3)quando una situazione si fa terribilmente complicata, l’investitore prudente si astiene. Se troppi sono i fattori che si incrociano e alcuni di essi appaiono imprevedibili, ci si dovrebbe chiedere se i denari messi su un titolo non siano assimilabili a quelli puntati sul rosso o sul nero alla roulette.
Tutto questo può sembrare accademico, visto che la psicologia individuale tende ad accecare. Sappiamo che l’idea di acquistare un titolo a 20 o 30, per ottenere, dopo pochi mesi 50 o 100, esercita un appeal quasi irresistibile. Sia sul portafoglio che sull’ego. Quanto tra coloro i quali vincono al rosso-nero borsistico hanno la tendenza a complimentarsi con il proprio straordinario “fiuto”?
Personalmente sono stato fuori, alla fine, da BdM soprattutto per questa terza ragione, dopo esserne stato fuori, inizialmente, perché non avevo alcuna fiducia né in Fosnpa né nella possibilità di veder riconosciuto nel FITD un interlocutore accettabile per l’Europa.


Non ho certo la pretesa di pensare che queste riflessioni abbiano un valore taumaturgico. Di sicuro non servono a nulla a due categorie di investitori:
a)a quelli che, siano essi entrati o meno in BdM, queste riflessioni le hanno già fatte. Costoro erano/sono perfettamente consapevoli dei rischi corsi, a prescindere dalla decisone presa;
b)a quelli che sanno vivere esclusivamente di adrenalina o di pregiudizi.
Costoro, una volta acquistato un titolo, considerano uccellacci del malaugurio chiunque evidenzi un rischio, non importa quanto motivato.
Costoro sono come ciechi e non impareranno mai. E se questa volta sono scampati, per miracolo, al disastro, non si faranno di sicuro mancare uno dei prossimi.

parole sagge
personalmente addebito la vicenda sns più a un mio "errore": la legge c'era ed io che pure l'avevo letta non ho creduto l'applicassero, come se legiferare fosse un passatempo
su bdm a parte la tradata proficua del 2014 me ne sono tenuto alla larga: era sin dall'inizio chiaro che la banca fosse poco appetibile così com'era, difatti nessuno se la filava ed i nomi usciti di ev. compratori erano abbastanza fumosi
per cui il rischio di qualche sortita spiacevole del legislatore era concreto
quando poi hanno davvero iniziato ad andare in commissione per recepire le direttive comunitarie a me è parso sì un rigore a porta vuota ma nel senso di evitare totalmente l'investimento in questione
 

Nix

Noio volevàn savoir ...
Febbraio 2013: SNS
Agosto 2014: Bes
Novembre 2015: Banca delle Marche&C.
Sorvolando su altre situazioni (es.: HAA).

All’indomani delle decisioni sulle banche italiche, l’unica cosa saggia è: riflettere e trarre una lezione per il futuro.

SNS ha colto quasi tutti (mi riferisco soprattutto ai forumers) alla sprovvista. Al tempo, non riusciva proprio a farsi strada la consapevolezza che il sistema bancario europeo avesse “svoltato” rispetto alle antiche abitudini. Le grida di allarme non erano mancate, ma erano cadute nel vuoto.

Bes ha mietuto, tra noi, poche vittime. Il ricordo di SNS era ancora vivo. I possibili pericoli erano stati ben evidenziati sui forums, specialmente sul nostro. Le perdite incassate si possono definire fisiologiche.

BdM&C sono state un caso più difficile da inquadrare, per vari motivi.
Innanzitutto perché italiane. Questo semplice fatto ha autorizzato parecchi investitori del Bel Paese a pensare di aver capito tutto. Secondo me l’agonia di una ipotetica “Banca della Garonna o della Bassa Sassonia” sarebbe stata seguita con una prudenza infinitamente maggiore. Rimarrà negli annali la frase che vedeva, per BdM, una soluzione tipicamente italiota, a “tarallucci e vino”.
L’altra complicazione è venuta dalla sovrapposizione di almeno 3 dei 4 casi. In particolare la vicenda Carife, presentata dalla stampa come già felicemente risolta, ha finito per diffondere un mal riposto ottimismo.
Da ultimo, non ha aiutato l’assenza di un quadro normativo ben definito. Se la BRRD fosse stata di là da venire oppure se fosse stata recepita a fine 2014, le opzioni disponibili al regolatore sarebbero state esaminate con maggiore freddezza. Qui, invece, il quadro normativo è stato esaminato mentre si stava concretizzando. Una complicazione non da poco.
Purtroppo il risultato netto è stato devastante per parecchi investitori, anche se c’è da sperare non si siano ripetute le carneficine olandesi.

Quali lezioni trarre, dunque, per il futuro?

Al momento mi vengono in mente queste:

1)la BRRD non è un cane che si limita ad abbaiare. I regolatori non la applicheranno mai a cuor leggero, ma è ormai ridicolo pensare si possano forzare le condizioni per evitarne l’intervento. Chi investe in titoli (subordinati e non) bancari non può permettersi il lusso di ignorarla.

2)non esistono aree franche in Europa. Di sicuro non lo è l’Italia. Piaccia o no, dall’Europa oggi è impossibile prescindere.

3)quando una situazione si fa terribilmente complicata, l’investitore prudente si astiene. Se troppi sono i fattori che si incrociano e alcuni di essi appaiono imprevedibili, ci si dovrebbe chiedere se i denari messi su un titolo non siano assimilabili a quelli puntati sul rosso o sul nero alla roulette.
Tutto questo può sembrare accademico, visto che la psicologia individuale tende ad accecare. Sappiamo che l’idea di acquistare un titolo a 20 o 30, per ottenere, dopo pochi mesi 50 o 100, esercita un appeal quasi irresistibile. Sia sul portafoglio che sull’ego. Quanto tra coloro i quali vincono al rosso-nero borsistico hanno la tendenza a complimentarsi con il proprio straordinario “fiuto”?
Personalmente sono stato fuori, alla fine, da BdM soprattutto per questa terza ragione, dopo esserne stato fuori, inizialmente, perché non avevo alcuna fiducia né in Fosnpa né nella possibilità di veder riconosciuto nel FITD un interlocutore accettabile per l’Europa.


Non ho certo la pretesa di pensare che queste riflessioni abbiano un valore taumaturgico. Di sicuro non servono a nulla a due categorie di investitori:
a)a quelli che, siano essi entrati o meno in BdM, queste riflessioni le hanno già fatte. Costoro erano/sono perfettamente consapevoli dei rischi corsi, a prescindere dalla decisone presa;
b)a quelli che sanno vivere esclusivamente di adrenalina o di pregiudizi.
Costoro, una volta acquistato un titolo, considerano uccellacci del malaugurio chiunque evidenzi un rischio, non importa quanto motivato.
Costoro sono come ciechi e non impareranno mai. E se questa volta sono scampati, per miracolo, al disastro, non si faranno di sicuro mancare uno dei prossimi.

Concordo pienamente. :up::up: il problema è che dopo cercano scuse e colpevoli per la loro avidità.
 

warren baffo

Forumer storico
Febbraio 2013: SNS
Agosto 2014: Bes
Novembre 2015: Banca delle Marche&C.
Sorvolando su altre situazioni (es.: HAA).

All’indomani delle decisioni sulle banche italiche, l’unica cosa saggia è: riflettere e trarre una lezione per il futuro.

SNS ha colto quasi tutti (mi riferisco soprattutto ai forumers) alla sprovvista. Al tempo, non riusciva proprio a farsi strada la consapevolezza che il sistema bancario europeo avesse “svoltato” rispetto alle antiche abitudini. Le grida di allarme non erano mancate, ma erano cadute nel vuoto.

Bes ha mietuto, tra noi, poche vittime. Il ricordo di SNS era ancora vivo. I possibili pericoli erano stati ben evidenziati sui forums, specialmente sul nostro. Le perdite incassate si possono definire fisiologiche.

BdM&C sono state un caso più difficile da inquadrare, per vari motivi.
Innanzitutto perché italiane. Questo semplice fatto ha autorizzato parecchi investitori del Bel Paese a pensare di aver capito tutto. Secondo me l’agonia di una ipotetica “Banca della Garonna o della Bassa Sassonia” sarebbe stata seguita con una prudenza infinitamente maggiore. Rimarrà negli annali la frase che vedeva, per BdM, una soluzione tipicamente italiota, a “tarallucci e vino”.
L’altra complicazione è venuta dalla sovrapposizione di almeno 3 dei 4 casi. In particolare la vicenda Carife, presentata dalla stampa come già felicemente risolta, ha finito per diffondere un mal riposto ottimismo.
Da ultimo, non ha aiutato l’assenza di un quadro normativo ben definito. Se la BRRD fosse stata di là da venire oppure se fosse stata recepita a fine 2014, le opzioni disponibili al regolatore sarebbero state esaminate con maggiore freddezza. Qui, invece, il quadro normativo è stato esaminato mentre si stava concretizzando. Una complicazione non da poco.
Purtroppo il risultato netto è stato devastante per parecchi investitori, anche se c’è da sperare non si siano ripetute le carneficine olandesi.

Quali lezioni trarre, dunque, per il futuro?

Al momento mi vengono in mente queste:

1)la BRRD non è un cane che si limita ad abbaiare. I regolatori non la applicheranno mai a cuor leggero, ma è ormai ridicolo pensare si possano forzare le condizioni per evitarne l’intervento. Chi investe in titoli (subordinati e non) bancari non può permettersi il lusso di ignorarla.

2)non esistono aree franche in Europa. Di sicuro non lo è l’Italia. Piaccia o no, dall’Europa oggi è impossibile prescindere.

3)quando una situazione si fa terribilmente complicata, l’investitore prudente si astiene. Se troppi sono i fattori che si incrociano e alcuni di essi appaiono imprevedibili, ci si dovrebbe chiedere se i denari messi su un titolo non siano assimilabili a quelli puntati sul rosso o sul nero alla roulette.
Tutto questo può sembrare accademico, visto che la psicologia individuale tende ad accecare. Sappiamo che l’idea di acquistare un titolo a 20 o 30, per ottenere, dopo pochi mesi 50 o 100, esercita un appeal quasi irresistibile. Sia sul portafoglio che sull’ego. Quanto tra coloro i quali vincono al rosso-nero borsistico hanno la tendenza a complimentarsi con il proprio straordinario “fiuto”?
Personalmente sono stato fuori, alla fine, da BdM soprattutto per questa terza ragione, dopo esserne stato fuori, inizialmente, perché non avevo alcuna fiducia né in Fosnpa né nella possibilità di veder riconosciuto nel FITD un interlocutore accettabile per l’Europa.


Non ho certo la pretesa di pensare che queste riflessioni abbiano un valore taumaturgico. Di sicuro non servono a nulla a due categorie di investitori:
a)a quelli che, siano essi entrati o meno in BdM, queste riflessioni le hanno già fatte. Costoro erano/sono perfettamente consapevoli dei rischi corsi, a prescindere dalla decisone presa;
b)a quelli che sanno vivere esclusivamente di adrenalina o di pregiudizi.
Costoro, una volta acquistato un titolo, considerano uccellacci del malaugurio chiunque evidenzi un rischio, non importa quanto motivato.
Costoro sono come ciechi e non impareranno mai. E se questa volta sono scampati, per miracolo, al disastro, non si faranno di sicuro mancare uno dei prossimi.


Ottimo approccio ed ottimi spunti come sempre,

sulla vicenda sono rimasto molto deluso dall'applicazione barbarica delle opzioni possibili da parte di BdI e dall'arbitrarietà delle scelte; non capisco se a fatte a favore di Europa o delle grandi banche (Intesa) del salvataggio. Di fatto la punizione per i sub è stata eccessiva ed ingiustificata, svalutando i crediti oltre il ragionevole e precludendo le "vittime" da eventuali recovery. Questa la parta più sconcertante e deludente. Inutili i discorsi moralistici o di avidità, qui sono le modalità di intervento e contabili da condannare. L'unificazione dei 4 casi totalmente diversi da un punto di vista contabile. Almeno lasciarle nella bad bank con crediti deteriorati sarebbe stato più equo. o convertirle completamente a capitale. Ma azzerarle così è stato meschino ed imprevedibile.

Fino ad ora anche il mondo della comunicazione mi ha lasciato veramente sbalordito, anche qui non capisco se per incompetenza, disinteresse o malafede.

A livello più generale porrei un tema più interessante per il futuro:

- ha ancora senso come investitori scegliere i LT2?

ormai tutto ciò che è sub viene considerato alla stessa stregua senza alcuna attenzione. Non c'è nessuna tutela per la seniority intermedia...solo minor rendimento. Quando si arriva a toccare i sub ormai sono già tutti spacciati...
o in qualche caso i t2 hanno avuto un trattamento migliore?
 

warren baffo

Forumer storico
Concordo pienamente. :up::up: il problema è che dopo cercano scuse e colpevoli per la loro avidità.

Il problema è che in questo paese sempre più prevalgono decisioni moralistiche, superficiali, populiste e opportuniste sulla correttezza e la certezza del diritto.

Il fatto stesso che tu dica "colpevoli di avidità" dice già tutto: una legge morale.
 

johnny1982

Forumer storico
Ottimo approccio ed ottimi spunti come sempre,

sulla vicenda sono rimasto molto deluso dall'applicazione barbarica delle opzioni possibili da parte di BdI e dall'arbitrarietà delle scelte; non capisco se a fatte a favore di Europa o delle grandi banche (Intesa) del salvataggio. Di fatto la punizione per i sub è stata eccessiva ed ingiustificata, svalutando i crediti oltre il ragionevole e precludendo le "vittime" da eventuali recovery. Questa la parta più sconcertante e deludente. Inutili i discorsi moralistici o di avidità, qui sono le modalità di intervento e contabili da condannare. L'unificazione dei 4 casi totalmente diversi da un punto di vista contabile. Almeno lasciarle nella bad bank con crediti deteriorati sarebbe stato più equo. o convertirle completamente a capitale. Ma azzerarle così è stato meschino ed imprevedibile.

Fino ad ora anche il mondo della comunicazione mi ha lasciato veramente sbalordito, anche qui non capisco se per incompetenza, disinteresse o malafede.

A livello più generale porrei un tema più interessante per il futuro:

- ha ancora senso come investitori scegliere i LT2?

ormai tutto ciò che è sub viene considerato alla stessa stregua senza alcuna attenzione. Non c'è nessuna tutela per la seniority intermedia...solo minor rendimento. Quando si arriva a toccare i sub ormai sono già tutti spacciati...
o in qualche caso i t2 hanno avuto un trattamento migliore?

Sulle lt2 è stata detta lastessa cosa ai tempi di sns... La risposta è no le lt2 sono il peggior strumento a livello di rendimento / rischio...

Si rischia come le azioni ma danno rendimenti poco sopra le senior (in situazioni di mercato normale).

Da sns in poi solo o azioni / t1 o senior meglio in particolare i tds.
 
Ultima modifica:

impegnativo

Guest
MILANO (MF-DJ)--Il nuovo modello europeo di gestione delle crisi ha portato novità significative rispetto al precedente sistema italiano. La più importante riguarda la possibilità di perdite per i possessori di bond bancari. Una prima esperienza in tal senso si è avuta nel salvataggio di Banca Marche, Etruria, Carife e Carichieti.
Assieme agli azionisti, scrive MF, anche gli obbligazionisti subordinati hanno partecipato alle perdite con svalutazioni per 700 milioni. La notizia ha creato subbuglio ieri nelle banche e tra i clienti che avevano acquistato i bond. Va ricordato che i titoli subordinati, come dice la parola stessa, sono (da sempre) più rischiosi degli altri e hanno un pericolo vicino a quello del capitale: per questo motivo i possessori ottengono in cambio rendimenti più elevati. I risparmiatori avrebbero dovuto acquistare i bond con informazioni adeguate. In molti però sono stati colti di sorpresa, vista la novità della situazione, e ora minacciano iniziative legali.

Dow Jones Newswires
November 24, 2015 02:22 ET (07:22 GMT)
 

fabriziof

Forumer storico
Sul più importante giornale italiano il buon Federico Fubini sostiene che già da tre mesi i sub di banca marche etruria etc erano valorizzati dal mercato all'uno per cento del loro valore nominale .:-o:mmmm:
 

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