Ignatius
sfumature di grigio
I macroeconomisti ci dicono che le cose vanno bene (il PIL sale) quando aumentano i consumi e gli investimenti.
Siamo tutti al cospetto di un'evidente verità: negli anni scorsi, il PIL è cresciuto grazie a consumi "gonfiati" dai debiti.
Adesso le banche sono in difficoltà, prestano meno quattrini (o li chiedono indietro), e il PIL scende.
NOI, QUI DALL'AUTOREVOLE PALCO DI INVESTIREOGGI, dobbiamo rifondare la MacroEconomia. Iniziando dal PIL.
Secondo me, solo uno stolto continuerebbe a misurare il livello del benessere economico usando il PIL, definito come somma di Consumi + Investimenti.
Si dovrebbe iniziare a tener conto dello Stock di debito, e - per converso - dello Stock di ricchezza.
Ad esempio, uno stato che abbia debiti per 1.000.000.000 e beni demaniali, fabbricati, quote societarie che valgono 900.000.000 dovrà essere considerato in modo diverso da uno stato che abbia un pari stock di debito, ma privo di attività (ad esempio, per precedenti privatizzazioni).
Si aprirà poi il capitolo della misurazione del valore delle attività demaniali.
Ecco un altro paradosso che dimostra che qualcosa non torna, nella macroeconomia attuale, in particolare nella misurazione del PIL:
Se io ho una casa da 100.000 euro, e 100.000 euro in banca e - per ipotesi - non faccio nulla, il mio contributo al PIL annuo è zero.
Se invece un incendio mi danneggia la casa, e io spendo 50.000 euro per farla ripristinare, al termine della sistemazione io ho 50.000 euro in banca, una casa che vale 100.000 euro, quindi un indicatore sensato dovrebbe dire che nel periodo ho distrutto 50.000 euro di ricchezza, cosa che - intuitivamente - è vera.
Invece no: siccome un carpentiere ha incassato 50.000 euro per sistemarmi la casa, nel periodo risulterà che il mio contributo al PIL è di 50.000 euro. Una grossa cag... pardòn, volevo dire che il PIL è una misurazione assolutamente "controintuitiva", usando un neologismo efficace.
Evidentemente, se misurassimo il PIL annuo come incremento della ricchezza netta di uno Stato, ovvero
A me, la cosa convince abbastanza (a livello di principio).
Voi cosa ne pensate, amici/che di InvestireOggi?
Ovviamente, quando raggiungeremo l'unanimità, dovremo affrontare il tema della valutazione delle attività e delle passività.
Cosa includere? Solo i beni durevoli? Come valutarli? A prezzi di mercato? Come gestire le compensazioni (ovvero: le attività rappresentate dai titoli di debito detenuti dai privati e dalle imprese vanno compensate con le passività corrispondenti al debito dello Stato?)
Però a questo secondo tema (nel tema) ci pensiamo dopo.
Siamo tutti al cospetto di un'evidente verità: negli anni scorsi, il PIL è cresciuto grazie a consumi "gonfiati" dai debiti.
Adesso le banche sono in difficoltà, prestano meno quattrini (o li chiedono indietro), e il PIL scende.
NOI, QUI DALL'AUTOREVOLE PALCO DI INVESTIREOGGI, dobbiamo rifondare la MacroEconomia. Iniziando dal PIL.
Secondo me, solo uno stolto continuerebbe a misurare il livello del benessere economico usando il PIL, definito come somma di Consumi + Investimenti.
Si dovrebbe iniziare a tener conto dello Stock di debito, e - per converso - dello Stock di ricchezza.
Ad esempio, uno stato che abbia debiti per 1.000.000.000 e beni demaniali, fabbricati, quote societarie che valgono 900.000.000 dovrà essere considerato in modo diverso da uno stato che abbia un pari stock di debito, ma privo di attività (ad esempio, per precedenti privatizzazioni).
Si aprirà poi il capitolo della misurazione del valore delle attività demaniali.
Ecco un altro paradosso che dimostra che qualcosa non torna, nella macroeconomia attuale, in particolare nella misurazione del PIL:
Se io ho una casa da 100.000 euro, e 100.000 euro in banca e - per ipotesi - non faccio nulla, il mio contributo al PIL annuo è zero.
Se invece un incendio mi danneggia la casa, e io spendo 50.000 euro per farla ripristinare, al termine della sistemazione io ho 50.000 euro in banca, una casa che vale 100.000 euro, quindi un indicatore sensato dovrebbe dire che nel periodo ho distrutto 50.000 euro di ricchezza, cosa che - intuitivamente - è vera.
Invece no: siccome un carpentiere ha incassato 50.000 euro per sistemarmi la casa, nel periodo risulterà che il mio contributo al PIL è di 50.000 euro. Una grossa cag... pardòn, volevo dire che il PIL è una misurazione assolutamente "controintuitiva", usando un neologismo efficace.
Evidentemente, se misurassimo il PIL annuo come incremento della ricchezza netta di uno Stato, ovvero
[(Somma del valore delle attività al netto delle passività a fine anno)
-
(Somma del valore delle attività al netto delle passività a inizio anno)],
gli Stati perderebbero parte dell'interesse a indebitarsi (riducendo le tasse e aumentando la spesa pubblica) anzi, se il denaro uscito dalle casse erariali fosse destinato a spese correnti (cibo, vacanze, massaggi ecc.) anziché a beni di utilizzo durevole (inventariabili: ponti, ferrovie...), l'aumento dei debiti così realizzato verrebbe misurato come un DEcremento di PIL.-
(Somma del valore delle attività al netto delle passività a inizio anno)],
A me, la cosa convince abbastanza (a livello di principio).
Voi cosa ne pensate, amici/che di InvestireOggi?
Ovviamente, quando raggiungeremo l'unanimità, dovremo affrontare il tema della valutazione delle attività e delle passività.
Cosa includere? Solo i beni durevoli? Come valutarli? A prezzi di mercato? Come gestire le compensazioni (ovvero: le attività rappresentate dai titoli di debito detenuti dai privati e dalle imprese vanno compensate con le passività corrispondenti al debito dello Stato?)
Però a questo secondo tema (nel tema) ci pensiamo dopo.
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