Il decreto 101 del 2013, un capestro per i meno fortunati.
Queste pseudo riforme sono sempre, stranamente, tagliate su misura per coloro che già hanno goduto di trattamenti di favore in seno alla società, cioè coloro che hanno potuto accedere ad una vita lavorativa lunga o, addirittura, lunghissima. Sembrerebbe, dai titoli dei giornali o dalle dichiarazioni dei politici, che coloro che possono vantare 40 anni di contributi siano svantaggiati dal fatto di essere messi a riposo senza dover aspettare i limiti rigidi di età previsti dalla nuova riforma Fornero. Come se non si comprendesse bene che la verità è, invece, proprio l'opposto, essendo, questa eccezione per gli statali, il divieto di andare in pensione a 70 anni, riconosciuta per tutti i dipendenti privati, prevista, espressamente, a loro vantaggio! Infatti, costoro possono subito accedere ad un trattamento pensionistico di massimo rilievo, non avendo interesse a stare al lavoro oltre questo limite. Insomma, il decreto 101 del 2013 è stato concepito su misura per questa categoria di dipendenti statali. Al contrario, nella situazione esattamente, opposta stanno coloro che sono pervenuti all'impiego pubblico tardi, per essersi dovuti dotare di una o due lauree e per non avere santi in paradiso a loro protezione. Ecco le vere vittime del governo Letta, sono proprio i deboli ed i poveri. Privati del diritto di continuare a lavorare per non morire. Subito in pensione, per chi, a malapena, raggiunge 20 anni di contributi a 65 o 66 anni, vuol dire metterlo sulla strada con poche centinaia di euro al mese, insufficienti a pagarci perfino l'affitto di casa, figuriamoci a sfamarsi, anche nel caso in cui si trattasse di persona sola. Quando si dice "Governo boia!"