Lombardia di Formigoni (1 Viewer)

tontolina

Forumer storico
OBIETTIVO LOMBARDIA: IL “CINGHIALONE” E’ FORMIGONI - ESCONO I PARTICOLARI (AL CENTESIMO) DELLE SPESE DEL “CELESTE” - IL MISTERO, SI FA PER DIRE, E’ DA DOVE PRENDA IL CONTANTE, VISTO CHE DAI SUOI CONTI NON PRELEVA UN EURO - A SALDARE I CONTI DELLE SVACANZE ERA SEMPRE E SOLTANTO DACCO’ - LA TESTIMONIANZA DELLA DIRIGENTE LEGHISTA DELL’ASL - E ALLA EX FIDANZATA TORNA LA MEMORIA SUI REGALI RICEVUTI DAL VERGINE DI COMUNIONE E FATTURAZIONE…

A volte sono le inezie a rivelare «un mondo». Tra la contabilità di Roberto Formigoni analizzata dagli investigatori milanesi, spicca anche l'iscrizione del presidente uscente Sacro Ordine militare Costantiniano di San Giorgio. L'ordine, nel suo statuto, si propone la «glorificazione della Croce». E tra gli italiani, i più prestigiosi «risultano essere gli ex presidenti della Repubblica, Leone e Cossiga, gli ex ministri Martino e Pisanu, l'ex premier Silvio Berlusconi, Gabriele Albertini e lo stesso Formigoni». Insomma, a chi piace, una bella cosa: ma anche per questa quota a un'associazione così ricca di significati Formigoni, secondo i detective Formigoni utilizza contante (280 euro) senza attingere dai suoi vari conti.
vignetta formigoni

Sono molti i suoi esborsi da un «chissà dove» e intrigano. Prima che lo si potesse vedere al telescopio, in base ai calcoli matematici, gli astronomi sapevano dell'esistenza di Plutone.

Lo stesso succede con Formigoni e con il suo «pianeta- denaro».

La polizia giudiziaria non ha esitazioni.

Prima frase: «L'esame dei rapporti bancari svolto sinora ha posto in evidenza come, pur in assenza di prelievi dai conti correnti, Formigoni avesse significative disponibilità di denaro del quale non è nota la provenienza».
Emanuela Talenti

Seconda frase: «L'esame dei conti permette pacificamente di costatare come, di fronte a un elevato tenore di vita di Formigoni, non risultino, dall'analisi di ogni singolo conto esaminato, uscite o addebiti riconducibili a tali importanti spese, ma neppure ed è il dato più significativo, conciliabili con le necessità quotidiane di una «comune » persona».
FORMIGONI FA IL GRAN SALTO"MANCO UN CENTESIMO"



Ora che saltano gli «omissis», e che i verbali diventano noti, così come emergono conti, fatture, spese, viaggi, intercettazioni, indagini, spunta sullo stile di vita di Formigoni la sintesi di marinaio degli yacht a disposizione del presidente: «Mi si chiede se Alberto Perego o Formigoni abbiano mai pagato personalmente qualche spesa della barca e rispondo di non averli mai visti pagare alcunché, non li ho visti pagare neanche un centesimo».

Nonostante Perego, memores domini, «scegliesse» per la barca e la cambusa «il tipo di accessori», dal vasellame alle lenzuola.

FOCACCETTE, MEDICINE, PESCI
I vacanzieri «senza portafoglio» non esitavano di fronte a nulla. E se si sapeva già che «il comandante faceva fronte a tutte le spese utilizzando la carta di credito delle società », quelle di Daccò, dai diari di bordo sequestrati dagli uomini della sezione di polizia giudiziaria della Finanza e della polizia di Stato si scoprono i dettagli del «tuffa tuffa».

Solo per fare un esempio, il soggiorno di aprile 2008 a Lavagna ammonta a 5,500 euro. Si elencano 380 euro per far fronte alle spese della «pescheria», 36,30 euro di focacce, ai 31,5 di pasta fresca, per finire, pure, alle spese della farmacia e 7,2 euro per le brioche. Formigoni non paga nemmeno il cappuccino, e forse ci sarebbe da sorridere, se non fosse che «le indagini permettono di affermare che parte delle provviste di denaro create attraverso i pagamenti illeciti ricevuti da Maugeri e San Raffaele a favore di Piero Daccò e Antonio Simone, sono state utilizzate per l'acquisto, il noleggio e la gestione di imbarcazioni di lusso diverse da quelle utilizzate da Daccò e dalla sua famiglia (almeno tre yacht dal 2007 al 2011) per essere messe a disposizione in maniera più che prevalente di Roberto Formigoni e Alberto Perego».



Abbiamo più volte scritto di come la Regione Lombardia fosse «asservita» ai faccendieri amici di Formigoni e di come alcuni funzionari l'abbiano stigmatizzato.

Ma persino il ciellino Nicola Sanese, ex deputato dal ‘76 al ‘94, pur tentando di dire che tutto era regolare, non può proprio negare l'evidenza: Pm: Nella telefonata lei definisce Simone un «bandito» e fa riferimento al fatto che il comportamento di Simone distrugge tutto il suo lavoro.
A che cosa si riferisce con quest'espressione?
Sanese: «Mi riferisco sia alla credibilità di comportamenti che abbiamo testimoniato in diciotto anni nel sistema regionale sia alla mortificazione di Antonio Simone
rispetto al Movimento di Comunione e Liberazione (...) Ho detto che è un "bandito" perché ritengo che sia da definire tale chiunque riceva dei compensi "abnormi" come quelli percepiti da Simone e Daccò a fronte di attività di lobbing».


LA LEGHISTA DELLA ASL TRASECOLA
Lobbing? Quando Cristina Cantù, maroniana di ferro, leghista, che era stata nominata direttore generale di varie Asl, viene interrogata, non ha paura di dire ciò che ha visto: aveva studiato un progetto per aiutare i «pazienti fragili, soprattutto acuti, che dopo un evento acuto necessitano di assistenza». Con sorpresa, vede che l'idea decolla, viene stanziato «un importo di 9 milioni e mezzo di euro», ma scopre che «il bando era stato costruito su misura dell'unico soggetto che a Milano aveva quei requisiti e cioè la fondazione Maugeri».

Gli altri? Manco considerati.

IL CONTANTE PER LA FIDANZATA
Emanuela Talenti, 49 anni, è stata modella, conduttrice televisiva, ha comprato una bella casa per 630 mila euro, pagamento realizzato in parte con bonifici firmati Roberto Formigoni (55mila). Ma anche con denaro cash che davanti al brigadiere Daniele Spello e ai magistrati l'ex fidanzata di Formigoni non ricordava. Recupera le memoria ieri, dopo il fragore dei giornali: «Formigoni - dice - mi diede un contributo, per l'acquisto di un appartamento, di circa 135.000 euro (...) è stato da parte di entrambi un grande amore vero, pulito e lontano dai riflettori mediatici».
Nicola Sanese, Formigoni

Durato, a suo dire, dal 97 sino al 2005, con «strascichi » (parola sua) sino al 2009, tutto documentabile. «Al quotidiano Repubblica, che dice che io continuavo a chiedergli denaro chiedo quali siano le fonti di una simile e grave deduzione». Prendiamo atto che erano regali spontanei: e se adesso, prima delle elezioni, venisse anche spiegato al cittadino comune da dove Formigoni prelevava i contanti da dare alla fidanzata, sarebbe tutto di guadagnato in trasparenza.
 

tontolina

Forumer storico
che nausea sti ladroni

Galli (Lega Nord) e la consulenza da 200.000 euro al genero


di REDAZIONE

Stefano Galli ha pagato 196.600 euro Corrado Paroli per una consulenza sulla “attività legislativa” in Regione Lombardia. Il consulente però non è esattamente un esperto, ma il genero, scrive il Corriere della Sera. Essere “genero di” non sempre è sinonimo di incompetenza ben retribuita, per carità. Ma il dubbio sorge quando il consulente ben pagato con soldi pubblici per “valutazione dell’attività legislativa attinente i rapporti tra Regione ed enti locali” oltre ad essere genero è un operaio ed ha la terza media.
Il dubbio si fa insistente poi se quel genero è sposato con la figlia di Galli, a cui i cittadini hanno pagato un matrimonio da ben 6mila euro. Solo uno sbaglio, affermava Galli mostrando i bilanci della Lega Nord finiti nel mirino degli inquirenti nell’ambito dell’indagine sui rimborsi spesa contestati ai consiglieri della Regione Lombardia. Uno sbaglio che insieme ad altri gli è costato un’accusa per peculato, nonostante Galli abbia prontamente restituito quanto “per errore” gli era stato rimborsato.
Il Corriere della Sera scrive:
“La Lega tiene famiglia. E alla famiglia tiene: ad esempio, al genero del capogruppo in Regione Lombardia. Che ha la terza media e fa l’operaio a 1.200/1.500 euro al mese. Ma che, a dispetto del profilo non proprio accademico, il gruppo consiliare della Lega Nord alla Regione Lombardia ha ritenuto di ricompensare con ben 196.600 euro lordi di soldi pubblici, affidandogli per 19 mesi una consulenza per la «valutazione dell’attività legislativa attinente i rapporti tra Regione ed enti locali con particolare attenzione alla provincia di Lecco a supporto dell’attività del consigliere Stefano Galli», che della Lega è appunto il capogruppo in Consiglio regionale”.
A portare gli inquirenti sulle tracce di questa consulenza al genero fu proprio il rimborso del pranzo di nozze della figlia. Fu allora che il nome diParoli saltò agli occhi degli inquirenti, per quella consulenza sospetta, scrive il Corriere:
“Spulciando tra le spese del gruppo della Lega Nord, le Fiamme gialle si sono accorte che per 19 mesi, tra novembre 2009 e gennaio 2013, proprio Paroli, suo genero dal 2010, è stato consulente (da fine 2009 a 15 giorni fa) del capogruppo leghista Galli in Consiglio regionale.
Per cosa? Per collaborare «nello svolgimento dell’attività del consigliere Stefano Galli del gruppo della Lega Nord Padania come richiesto dal presidente del gruppo medesimo» nella «valutazione dell’attività legislativa attinente i rapporti tra Regione ed enti locali, con particolare attenzione alla provincia di Lecco a supporto dell’attività del consigliere Stefano Galli»”.
Un lavoro da meno di 20 ore al mese, dove il consulente non ha avuto vincoli né di orario, né di modalità di esecuzioni e luogo, come si evince dal contratto stipulato con il Consiglio regionale. Però i premi non sono mancati, scrive il Corriere della Sera:
“E a volte con qualche premio «tenuto conto della qualità e quantità di lavoro» del consulente, somme deliberate sempre dal Consiglio regionale con i soldi dei cittadini: un «compenso aggiuntivo» di 12.600 euro «esclusivamente per il mese di febbraio 2010», e di 20 mila euro «solo per il mese di dicembre 2012»”.
FONTE ORIGINALE: www.blitzquotidiano.it
 

tontolina

Forumer storico
Lega ladrona: 19 milioni di spese sospette con fondi pubblici

21/02/2013 - Il racconto dell'inchiesta sul Carroccio sull'Espresso di domani



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di Redazione



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Ammontano a 19 milioni di euro le spese sospette con fondi pubblici contestate dalla Procura di Milano nell’inchiesta con al centro i rendiconti della Lega e che vede tra gli indagati Umberto Bossi e l’ex tesoriere Francesco Belsito. Lo scrive L’Espresso in una anticipazione dell’articolo che sara’ pubblicato nel numero in edicola domani.
19 MILIONI IN QUATTRO ANNI – ‘Ben 19 milioni di euro in quattro anni – scrive il settimanale – per l’esattezza 19.077.919 tenendo conto dei soli versamenti superiori a diecimila euro. Ecco la prima mappa completa del tesoro pubblico distribuito dall’ex cassiere ora indagato della Lega Nord, Francesco Belsito, tra una cerchia di 67 persone o societa’ amiche’. Nel maggio del 2012, con l’invio a Umberto Bossi di una informazione di garanzia con l’accusa di truffa ai danni dello Stato (i figli Renzo e Riccardo Bossi sono invece accusati di appropriazione indebita) il procuratore aggiunto Alfredo Robledo e i pm Roberto Pellicano e Paolo Filippini avevano contestato un presunto sperpero di denaro pubblico per circa 18 milioni di euro. Ora, prima della chiusura dell’inchiesta (prevista per le prossime settimane), i militari della Gdf hanno preparato una relazione dettagliata sulle spese di cui da’ conto L’Espresso.
VERSAMENTI INGIUSTIFICATI – ‘Tra i quaranta individui che risultano beneficiari di ‘versamenti ingiustificati’ – si legge nell’anticipazione – il piu’ fortunato, dopo l’ex tesoriere, e’ l’avvocato leghista Matteo Brigandi’, con 327mila euro, seguito da un plotone di politici padani tra cui spiccano il leader Umberto Bossi (48.500) con i figli Riccardo (156mila) e Renzo (8.400), l’infermiera del Senatur Mira (107mila), il suo autista Aurelio (75mila) e la segretaria Daniela (58mila). Mentre il compianto ex cassiere Maurizio Balocchi si e’ accontentato di 139mila euro: un decimo del presunto bottino del solo Belsito’.
IL BONIFICO PIU’ ALTO – Il bonifico piu’ alto, scrive l’Espresso, ‘quattro milioni tondi, e’ finito a un Comitato soccorso soci non meglio identificato. L’unica pista investigativa porta a un’ associazione con lo stesso nome, fondata dai vertici della Lega nel nobile intento di risarcire i circa 1.800 militanti che avevano perso i loro risparmi nel fallimento della ‘banca padana’ Credieuronord’. Al secondo posto, ‘nella lista dei 67 ‘soggetti beneficiari di versamenti senza alcuna giustificazione’, compare la Guardia nazionale padana, che ha incassato un milione e 550mila euro’. Mentre l’ex tesoriere Belsito e’ accusato di essersi arricchito con ‘un milione e 389 mila euro’. (ANSA)
 

tontolina

Forumer storico
Lombardia, inchiesta sanità. Lo Presti: "Devo accelerare i tumori"

Così, in un'intercettazione, l'imprenditore arrestato nell'inchiesta su presunte mazzette negli appalti della sanità, riferendosi all'affare della fornitura di apparecchi all'Istituto dei Tumori di Milano
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redazione12 marzo 2013

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"Io in questa settimana devo accelerare i tumori". Così si esprime, intercettato al telefono, Giuseppe Lo Presti titolare della Hermex Italia e uno degli arrestati nell'inchiesta milanese su presunte mazzette negli appalti della sanità lombarda. Nella telefonata, riportata nell'ordinanza di custodia cautelare, Lo Presti appare preoccupato perché il ritardato pagamento di una mazzetta potrebbe bloccare la "programmata fornitura del macchinario 'Vero' all'Istituto Tumori di Milano".
Nell'ordinanza firmata dal gip Fabio Antezza, si legge che Lo Presti "collega la formazione e movimentazione della provvista" per il pagamento di una mazzetta "ad un già consolidato sistema di versamento di denaro a pubblici ufficiali".
Sistema che fa riferimento al "meccanismo complessivo di erogazione dei finanziamenti regionali ed alla conseguente esecuzione del contratto di fornitura dell'apparecchiatura diagnostica all'Azienda Ospedaliera di Cremona e per la programmata fornitura del macchinario 'Vero' all'Istituto Tumori di Milano".
L'imprenditore, scrive il gip, "consapevole del modus operandi proprio e di quello dei pubblici ufficiali destinatari del denaro che egli dichiara di conoscere 'come i suoi polli'", sa che un "ritardo" nel versamento della tangente "gli farà perdere affidabilità agli occhi dei corrotti".
Il ritardo per Lo Presti, infatti, "pregiudicherà tutto, cioé anche la corruzione in fieri con riferimento alla procedura inerente l'Istituto Tumori in quanto si verifica proprio nella settimana nella quale deve accelerare i tumori", ossia punta a far avanzare l'affare della fornitura di apparecchi all'Istituto dei Tumori.
 

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翠鸟科
quella foto mostra agenti della DIA
direzione investigativa antimafia


devo aggiungere qualcosa ? :(
 

tontolina

Forumer storico
Tangenti sulla sanità lombarda:
"Il grande capo era Formigoni"


L'imprenditore Giuseppe Lo Presti, arrestato nell'inchiesta sugli appalti truccati, confessa la corruzione nei confronti di Guarischi, già consigliere regionale di Forza Italia. E cita espressamente l'ex governatore

di DAVIDE CARLUCCI
Tangenti sulla sanità lombarda: "Il grande capo era Formigoni" - Milano - Repubblica.it


Non parlavano di Toro Seduto e nemmeno del saggio pellerossa reso celebre dai comici Lillo e Greg. Il Grande Capo di cui parlava nelle intercettazioni telefoniche l’imprenditore Giuseppe Lo Presti era Roberto Formigoni. Il titolare della Hermex Italia arrestato dalla Dia scioglie l’enigma nel verbale dell’interrogatorio del 25 marzo davanti al pm Claudio Gittardi, confessando la corruzione nei confronti di Gianluca Guarischi, ex consigliere di Forza Italia e «amico personale» del senatore pdl già governatore della Regione Lombardia.

IL GRANDE CAPO. Gittardi sottopone a Lo Presti un’intercettazione del 16 febbraio 2012 con un medico dell’Istituto Tumori. L’imprenditore lo informa che «è partita l’operazione» che riguarda l’istituto — la fornitura dell’acceleratore lineare “Vero” finanziata dalla Regione — e dice di aver «parlato direttamente con “il grande capo”». Il pm chiede di spiegare: «Ho esagerato — dice Lo Presti — È evidente che con il grande capo ci aveva parlato Guarischi». Incalzato, il manager conferma che Guarischi «mi aveva confermato che era in via di emanazione il finanziamento per l’acquisto del Vero all’Istituto Tumori» ma resta sul vago: «Suppongo che queste informazioni le avesse ricevute o dall’assessorato alla Sanità o addirittura dalla presidenza della giunta regionale e quindi dalle persone fisiche Lucchina (Carlo, ex direttore generale della Sanità), Bresciani (Luciano ex assessore alla Sanità) o Formigoni». Il «grande capo» ritorna il 2 agosto in un’altra conversazione di Lo Presti con il figlio Massimiliano: «Intendevo Formigoni», chiarisce il padre.

LE TANGENTI A GUARISCHI. Quattro pagine dei verbali sono coperte da omissis: il resto delle rivelazioni di Lo Presti è segreto. Non le modalità della corruzione nei confronti di Guarischi, cerimoniere delle vacanze di Formigoni come Piero Daccò. «Ho consegnato a Guarischi una somma superiore a quella che mi è stata contestata... «, rivela Lo Presti, che spiega a cosa servissero quei soldi: «Guarischi mi disse che aveva entrature politiche in Regione e che la somma era necessaria per ottenere e velocizzare i finanziamenti dalla Regione».

«STANNO TUTTI BENE». Ecco la spiegazione di due strane telefonate. È il 26 luglio. Il giorno prima, Guarischi, dopo aver ricevuto una tranche da 85mila euro della mazzetta da 320mila di Lo Presti, chiede un incontro con Formigoni al Pirellone, dove si reca fisicamente. L’indomani Lo Presti chiede con insistenza a Guarischi se a casa «stanno tutti bene» e l’ex consigliere gli risponde di sì. Lo Presti riferisce il contenuto della conversazione al figlio Gianluca — assistito dall’avvocato Giuseppe Lucibello, da ieri è ai domiciliari — rassicurandolo sulle “buone condizioni di salute” della famiglia Guarischi. In realtà, ammette il 20 marzo Lo Presti ai pm Gittardi e Antonio D’Alessio, «io chiedevo in modo allusivo a Guarischi se le persone che avevano ricevuto la somma di denaro che io avevo fatto pervenire a Guarischi fossero contente della disponibilità di tale somma e se Guarischi l’avesse effettivamente consegnata. Io però non conoscevo i nominativi di tali persone».

«CONTRAENTE DEBOLE». I pm stanno stringendo sugli altri beneficiari delle mazzette. «L’entità di tale somma (320mila) non è compatibile con una destinazione riferita solo a Guarischi», fanno notare a Lo Presti, che risponde: «Non so precisare a quali pubblici ufficiali Guarischi versasse questo denaro... mi disse che aveva delle spese e che tra queste erano anche compresi i versamenti a pubblici ufficiali». Anche per questo, «le richieste di denaro da parte di Guarischi» — partito con una retribuzione di 5mila euro al mese e arrivato a 12mila a gennaio — «erano continue» ed erano «così esose che alla fine pensavo che attraverso una partecipazione societaria potessi limitare l’esborso di denaro. Io ero un contraente debole rispetto a lui e quindi, nonostante questi pagamenti fossero un grande sforzo economico, era l’unico modo per conseguire le forniture». (05 aprile 2013)
 

tontolina

Forumer storico
Sanità, pm: Formigoni a processo per associazione a delinquere e corruzione

Sanità, pm: rinviare a giudizio Formigoni e altri 11 per corruzione e associazione a delinquere - Il Messaggero
MILANO - La procura di Milano ha chiesto il rinvio a giudizio per l'ex governatore della Lombardia Roberto Formigoni, ora presidente della commissione Agricoltura del Senato, e per altre 11 persone, nell'ambito dell'inchiesta sulla Fondazione Maugeri. Formigoni è accusato di associazione per delinquere e corruzione.

La richiesta di processo firmata dal procuratore aggiunto Francesco Greco e dai Pm Laura Pedio, Antonio Pastore e Gaetano Ruta, e che dovrà essere valutata dal giudice dell'udienza preliminare, riguarda, tra gli altri, anche l'ex segretario generale della Regione Lombardia, Nicola Maria Sanese, l'ex direttore generale dell'assessorato alla sanità del Pirellone Carlo Lucchina, l'ex dirigente regionale Alessandra Massei. Questi ultimi sono tutti accusati di associazione per delinquere e corruzione, come Formigoni.

È stato richiesto il rinvio a giudizio, inoltre, anche per il faccendiere Pierangelo Daccò, già condannato a 10 anni per il crac del San Raffaele, per l'ex assessore regionale Antonio Simone, per sua moglie Carla Vites e per lo 'storicò amico e collaboratore di Formigoni Alberto Perego. Secondo l'accusa, la Fondazione Maugeri avrebbe ottenuto negli anni presunti rimborsi indebiti per prestazioni sanitarie, per circa 200 milioni di euro, attraverso una quindicina di delibere della giunta regionale.

Parte di quei soldi, 61 milioni di euro secondo l'accusa, sarebbero stati distratti dalle casse della Maugeri, tramite il faccendiere Daccò e Simone. In cambio delle delibere, sempre secondo l'accusa, Formigoni sarebbe stato ripagato, attraverso i soldi distratti, con benefit di lusso per un valore di oltre 8 milioni di euro: viaggi, vacanze ai caraibi, la messa a disposizione di tre yacht, un maxi-sconto sull'acquisto di una villa in Sardegna, ma anche finanziamenti per cene e soggiorni al meeting di Cl e 270 mila euro in contanti. Secondo l'analisi degli investigatori (l'inchiesta era stata chiusa lo scorso febbraio), l'ex governatore negli ultimi anni non avrebbe effettuato prelievi sui suoi conti e quindi il sospetto della procura è che avesse a disposizione contanti.

Secondo i pm Formigoni sarebbe stato uno dei promotori di una «collaudata e stabile organizzazione» tra il 1997 e il 2011. Le accuse a Formigoni riguardano anche presunti rimborsi illeciti ottenuti dal San Raffaele.

Le posizioni di Umberto Maugeri, ex presidente della fondazione, di Costantino Passerino, ex direttore amministrativo, e dei consulenti Gianfranco Mozzali e Claudio Massimo e dell'intermediari Sandro Fenyo sono state stralciate perchè gli indagati hanno presentato istanze di patteggiamento in corso di valutazione da parte dei pm.

Il Gip Vincenzo Tutinelli, invece, dovrà decidere su una richiesta di patteggiamento della Fondazione Maugeri che ha messo a disposizione ai fini della confisca beni immobili per circa 16 milioni di euro.

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