Fondi Pensione: il problema dei coefficienti per la rendita (1 Viewer)

giuseppe.d'orta

Forumer storico
C'e un aspetto molto importante della normativa relativa ai fondi pensione che non è stato sufficientemente valutato nel dibattito politico così come nel dibattito sui media fra gli esperti: i coefficienti di trasformazione.

Tutti i fondi pensione (aperti e chiusi) hanno stipulato contratti con le compagnie assicurative per la trasformazione del montante accumulato dal singolo lavoratore nella rendita pensionistica.
A parità di montante a scadenza, diverse compagnie erogano pensioni anche drasticamente diverse.

L'importo della pensione, a parità di montante (cioé della somma accumulata più gli interessi), dipende dai coefficienti di trasformazione in rendita. Ogni compagnia assicuratrice adotta i propri coefficienti di trasformazione che sono calcolati a partire dalle tabelle della ragioneria generale dello stato (basate, a loro volta, sui dati ISTAT relativi alla speranza di vita media).
Il rischio è che il business più grosso dei fondi pensione non vada tanto alle istituzioni finanziarie che si occupano della gestione, quando alle assicurazioni, le quali si prenderanno una consistente fetta dei sudati risparmi dei lavoratori sotto forma di "pizzo" sull'erogazione della pensione stessa.

Cosa può fare un lavoratore che ha sottoscritto un fondo pensione e che si accorge, a scadenza, che i coefficienti di trasformazione in rendita previsti dal fondo stesso non sono soddisfacenti?
In linea teorica può trasferire il montante presso un altro fondo pensione che ha dei coefficienti più vantaggiosi.
Il problema è che oggi, quasi tutti i fondi pensione hanno coefficienti molto deludenti, specialmente se confrontati con quelli delle pensioni pubbliche.
Il confronto tra una tabella e l'altra, poi, è molto complesso per i non esperti del settore. Già i termini sono spesso male interpretati dagli stessi esperti.

Cosa significa, ad esempio, "rendita vitalizia rivalutata"?
Ponendo questa domanda a diversi assicuratori (anche non "di primo pelo" ) ci siamo visti dare le risposte più fantasiose. La risposta più frequente è stata che la rendita veniva di anno in anno rivalutata in base all'inflazione (ovviamente non è così).
E' difficile, quindi, confrontare una tabella di conversione in rendita basata su un tasso tecnico del 2.5% con una che non presenta un tasso tecnico e che presenta un tasso tecnico più alto.

Noi crediamo che la Covip dovrebbe lavorare con molta più attenzione su questo aspetto dei fondi pensione imponendo standard di trasparenza molto più elevanti sulla determinazione dei coefficienti e norme regolamentari che evidenzino il costo complessivo di erogazione della rendita.
Sul piano normativo, il servizio di conversione di un capitale in rendita dovrebbe essere reso molto più competitivo, permettendo al lavoratore di trasferire il montante accumulato non solo ad un altro fondo pensione, ma anche verso prodotti assicurativi specifici e, perché no, nel proprio conto previdenziale pubblico in modo da ottenere i coefficienti di trasformazione pubblici (molto più vantaggiosi). Perché un lavoratore non potrebbe trasferire l'intero (o parte del) montante maturato in un fondo pensione privato nella propria posizione contributiva pubblica?

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lupomar

Forumer attivo
Grazie Giuseppe, come al solito hai posto l'attenzione su un punto vermente cruciale dei fondi pensione.
Io ne ho uno iniziato ancora qualche hanno fa nel quale verso circa 5.000 Euro all'anno usufruendo della deduzione fiscale. Ho cercato di fare dei confronti tra le varie offerte sul mercato sia dal punto di vista delle spese che dei risultati (visti i molti anni che mi mancano alla pensione ho investito quasi esclusivamente in azioni) e ho già cambiato gestore una volta a costo zero (approfittando di una modifica delle caratteristiche e dei nomi dei loro prodotti).
Il problema che rimane e al quale non ho avuto risposta è proprio quello che hai evidenziato tu: quando andrò in pensione, secondo quali coefficienti la mia compagnia del momento trasformerà il montante accumulato nella mia rendita pensionistica? A questa domanda non ho avuto risposta da nessuna delle banche o assicurazioni che ho interpellato.
 

numira

Nuovo forumer
......

............ x la serie inculare a sangue i soliti noti :down: :down:

Pensioni, tempi duri per i giovani
di Daniele Cirioli

Le giovani generazioni avranno una pensione pari alla metà dello stipendio ricevuto da dipendenti. Peggio se hanno lavorato come indipendenti (lavoratori autonomi, collaboratori ecc.): l'assegno di pensione non raggiungerà un terzo dell'ultimo reddito. I dati arrivano dalla Ragioneria dello stato nel dossier allegato alla documentazione trasmessa al ministro del lavoro dal Nucleo di valutazione della spesa previdenziale per la revisione dei coefficienti di calcolo delle pensioni contributive.
La revisione decennale
Come previsto dalla legge n. 335/1995 (riforma Dini delle pensioni), il Nucleo di valutazione della spesa previdenziale ha determinato le modifiche ai coefficienti di calcolo delle pensioni contributive (si veda ItaliaOggi di ieri). L'operazione di revisione, prevista con cadenza decennale (arriva con un anno di ritardo, perché andava fatta nel 2005), toglie ai futuri pensionati (quelli che rientrano nel sistema contributivo o misto di calcolo delle pensioni) in media il 7% del reddito atteso in quiescenza. In tabella sono indicati i coefficienti vigenti introdotti dalla legge n. 335/1995 e quelli che scaturiranno dal placet del ministro del lavoro alla proposta del Nucleo di valutazione (il taglio cresce con l'età: 8,41% a chi va in pensione a 65 anni e 6,38% a chi lascia il lavoro a 57 anni).
Il trend negativo
Il nuovo taglio alle pensioni, se confermato, avrà l'effetto di prolungare il trend negativo della copertura reddituale del sistema pubblico delle pensioni, come indicato dalle percentuali in tabella, valutate sull'ultimo reddito (lavoratori autonomi) o retribuzione (lavoratori dipendenti) percepito in attività di lavoro da un soggetto con 35 anni di contribuzione, ipotizzando una crescita salariale (reddituale nel caso di lavoratori autonomi) del 2% e una variazione del pil dell'1,5%. Si nota che, in 15 anni dal 1991 al 2006, la copertura del sistema pubblico delle pensioni si è ridotta in media del 15% per i lavoratori dipendenti, con punta del 30% a chi lascia il lavoro in giovane età (a 57 anni). Nel caso di lavoratori autonomi la situazione peggiora, con una riduzione media del 33% e punta del 35% a chi va in pensione a 57 anni.
Corsa contro il tempo per una pensione di scorta
I nuovi coefficienti si applicheranno ai soggetti che andranno in pensione con il sistema misto o con quello contributivo. In quest'ultimo caso rientrano le giovani generazioni, cioè i lavoratori che hanno iniziato a lavoratore dal 1996 e che andranno in pensione nel 2030 (trascorsi 35 anni di lavoro secondo le stime riportate in tabella). Aspetto paradossale è che oggi, dopo dieci anni di lavoro, questi lavoratori vengono a sapere che avranno una pensione più bassa di quella che si aspettavano quando hanno cominciato a lavorare, nel 1996. Così, il giovane 30enne che contava di andare in pensione a 65 anni, dopo 35 anni di lavoro da dipendente, sapeva fino a ieri che avrebbe avuto una pensione pari al 65% del suo ultimo stipendio. Ora, invece, laddove passasse la revisione dei coefficienti, viene a sapere che la sua pensione non raggiungerà nemmeno il 60% (59,81%). Per di più, nulla esclude che negli altri 25 anni che lo distanziano dalla quiescenza, arrivino ulteriori tagli per effetto di nuove revisioni decennali (la prossima è al 2015). Allora (intanto sono trascorsi dieci anni), non ci sarà più tempo per costruirsi una pensione di scorta. (riproduzione riservata


...... se qualcuno mi dice ancora che facendo solo il trader si avranno problemi con la pensione ... lo gambizzo :up:
 

Catullo

Forumer storico
lupomar ha scritto:
Grazie Giuseppe, come al solito hai posto l'attenzione su un punto vermente cruciale dei fondi pensione.
Io ne ho uno iniziato ancora qualche hanno fa nel quale verso circa 5.000 Euro all'anno usufruendo della deduzione fiscale. Ho cercato di fare dei confronti tra le varie offerte sul mercato sia dal punto di vista delle spese che dei risultati (visti i molti anni che mi mancano alla pensione ho investito quasi esclusivamente in azioni) e ho già cambiato gestore una volta a costo zero (approfittando di una modifica delle caratteristiche e dei nomi dei loro prodotti).
Il problema che rimane e al quale non ho avuto risposta è proprio quello che hai evidenziato tu: quando andrò in pensione, secondo quali coefficienti la mia compagnia del momento trasformerà il montante accumulato nella mia rendita pensionistica? A questa domanda non ho avuto risposta da nessuna delle banche o assicurazioni che ho interpellato.

Secondo i coefficienti ISTAT alla scadenza del contratto....più o meno.
Sono ormai poche le Società che applicano i coefficienti ISTAT alla sottoscrizione del contratto(generalmente non i fondi pensione).
Quando lo fanno si fanno pagare....profumatamente ma a ragione.

Un cinquantenne che avesse bloccato i coefficienti 10 anni fa per avere la stessa rendita a 65 anni verserebbe il 60% in meno di chi lo farebbe adesso(i coefficienti cambiano generalmente ogni 4 anni)..........e le prospettive di vita si allungano notevolmente :)
 

euromandrake

Nuovo forumer
FONDI PENSIONE?
Se li conosci li eviti...
Meglio un pac sull'azionario a lungo termine......
E' assurdo che lo stato dopo tanti scandali tipo my way e quel magnaccione di Fazzio
non trovi indispensabile fare una normativa piu' chiara e incentivante...
Invece no..il buio totale...cosi' a 85 anni ( se ci arrivero' alla pensione)
scopriro' di aver versato il 30 % del mio stipendio in un fondo pensione...con la cui rendita non riusciro' nemmeno a comprare una dentiera usata e i pannoloni made in china....
Mortakki loro
 

carrodano

Forumer storico
A questi problemi
dovrei interessarmi
a 50 anni
mi sembra di aver capito
che la pensione si allontana
ma non è un problema
se parlando parlando
il cuore ti scoppia nel petto,
non è un problema

se il pac è fatto bene
dopo un po' recuperi i tuoi soldi
e più paghi e più speri

poi alle scadenze dei contratti
ti devi affidare ai santi
perchè ad una certa età
la memoria è quella che è

e che per avere una bella pensione
uno dovrebbe conoscere alla perfezione
ogni minima sfumatura dei contratti

massimo rispetto
e massima fiducia
alla compagnia

che letizia sapere che in mezzo a milano
qualcuno mi ama
saran mica dei santi
a milano poi c'è la madonnina
 

alias333

Forumer attivo
Davvero interessante Giuseppe.

Purtroppo sembra che in Italia si voglia rendere difficile la vita altrui e le elasticizzazioni sono un tabù!

Perchè, aggiungo io, uno non deve poter andare in pensione, sia pubblica che privata, a qualsiasi età basando il calcolo semplicemente sulla speranza di vita residua e sul montante accumulato?
 

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