Se si ha tra le mani un voucher Inps, i cd buoni lavoro per prestazioni occasionali, si può leggere l’importo netto della retribuzione (che si discosta dal prezzo lordo pagato dal committente per il voucher). A conti fatti ogni 10 euro, 7,50 vanno al lavoratore. Come in tutti i lavori regolari infatti una parte è destinata a contributi e assicurazione. Ma la Cgil ha fatto i conti mettendo a confronto l’importo netto e quello lordo con quanto effettivamente versato e coperto dalla differenza e si  rilevato, stando alla denuncia, un gap che la leader Camusso ha paragonato al tanto odiato aggio di Equitalia sulle cartelle.

La risposta dell’Inps non ha tardato ad arrivare:  “solo una piccola quota arriva nelle nostre casse”. A cosa sono destinati quindi 2,50 euro che “si perdono” ogni volta che si attiva un voucher lavoro da un’ora?

A conti fatti il “mistero” riguarda 50 centesimi ogni 2,50 euro: una cifra che, a detta del sindacato che continua a spingere per il referendum di abolizione dei voucher, non vanno né ad assicurare il lavoratore né a determinare la futura pensione. Che cosa paga il percettore di voucher? “Forse la stampa del buono lavoro?” si chiede provocatoriamente l’Inca.

Buoni lavoro: quanto resta all’Inps

Il 5% del valore del voucher, ci tiene a precisare l’Inps, spetta per legge al concessionario del servizio, l’inps appunto. Ma la realtà è diversa: per effetto delle convenzioni siglate con i subconcessionari che si occupano della vendita e della riscossione dei voucher (Poste, Tabaccai, Intesa Sanpaolo e Icbpi) l’Ente si impegna a corrispondere la suddetta quota a questi ultimi.

All’Inps quindi resta il 5% solo per i voucher di propria emissione, quelli telematici, oltre ai 20 centesimi per ogni transazione d’acquisto di voucher dagli altri soggetti, ma a prescindere da quanti sono i voucher acquistati con una singola transazione.

Pensione futura: quanto prenderà chi è pagato con voucher

E gli scenari sulla pensione futura non lasciano sperare niente di buono per i lavoratori occasionali retribuiti con i voucher Inps. L’Inca ha messo a confronto il montante contributivo con quello accantonato da un collaboratore, un part-time, una partita Iva, un lavoratore con il contratto agricolo. E le differenze sono evidenti: il voucherista si fermerà ad un assegno di 208,35 euro al mese dopo 35 anni di lavoro