Continua la campagna elettorale dei partiti politici in vista del voto anticipato del 25 settembre 2022. In questa data gli italiani saranno chiamati a scegliere il nuovo Parlamento. Poi bisognerà formare il nuovo governo. Quindi, nuovo Presidente del Consiglio e la squadra dei Ministri. Una domanda su tutti si pongono i percettori del reddito di cittadinanza.

Che fine farà il sussidio se al governo non andranno i cinque stelle? Quali sono le intenzioni dei partiti a questo proposito? Nel 2023 il reddito di cittadinanza ci sarà ancora?

Diciamo subito che il rischio che il beneficio sparisca o che sia rivisto è concreto.

Soprattutto se dovesse vincere il Centrodestra (Lega, Fratelli d’Italia e Forza Italia).

Il reddito di cittadinanza, un quasi fallimento

Il reddito di cittadinanza è stato fortemente voluto, come si sa, dal M5s. Una misura nata con l’obiettivo di garantire un sussidio minimo mensile a quella fascia di popolazione in difficoltà economiche per mancanza di lavoro. La cosa, tuttavia, doveva essere accompagnata da politiche attive di lavoro. I percettori del reddito devono essere re(inseriti) al lavoro.

Il tutto, però non ha funzionato come si sperava. I posti di lavoro non sono stati creati e le politiche attive di lavoro non attuate in modo efficiente ed efficace.

Il risultato?

Il reddito di cittadinanza continua ad esistere oggi, ma pochi sono coloro che hanno trovato o trovano lavoro. Molti sono anche coloro che rifiutano proposte preferendo vivere con il sussidio senza, quindi, voler lavorare.

Con il Centrodestra sussidio a rischio?

Questi ultimi 5 mesi del 2022, potrebbero essere anche gli ultimi per il reddito di cittadinanza nella formula vigente.

Nel programma politico del Centrodestra, fra i vari punti dedicati al sociale e pensioni rientra:

la sostituzione dell’attuale reddito di cittadinanza con misure più efficaci di inclusione sociale e di politiche attive di formazione e di inserimento nel mondo del lavoro.

Dunque, non eliminazione del sussidio ma misure più efficienti per l’inserimento nel mondo lavorativo. I percettori attuali del beneficio nel 2023 correrebbero il rischio di dover fare i conti con nuove misure che potrebbero portare per loro anche la perdita del sussidio stesso.

Sul lato pensioni, ricordiamo, che il Centrodestra rispolvera l’altro cavallo di battaglia. Parliamo della promessa di portate le pensioni minime a 1.000 euro al mese.