Più semplice trovare lavoro con Jobby. La prima piattaforma digitale di lavoro temporaneo sta spopolando in rete e sembra riscuotere grande successo in tempi di coronavirus.

Di cosa si tratta? In realtà è una semplice app che si può scaricare sul proprio smartphone gratuitamente e che permette di intercettare offerte di lavoro temporaneo da parte di lavoratori verificati e disponibili. Nel mese di marzo ha fatto un vero e proprio boom di contratti fornendo alle aziende manodopera di vario genere.

Trovare lavoro con app Jobby

Più nello specifico, Jobby ha il merito di far incrociare domanda e offerta di lavoro in maniera molto semplice, come se fosse un borsino in cui si scambiano gratuitamente proposte economiche.

Il vantaggio sta nella semplicità dell’operazione: niente più registrazioni complesse, invio di curriculum, selezioni particolari che rendono tortuosa la ricerca di un posto di lavoro. Tutto si svolge con un semplice click. Chi offre un lavoro, che sia un privato o un’azienda, ha la possibilità di pubblicare il proprio annuncio sulla piattaforma. Chi lo cerca,  un worker come viene definito da jobby, non dovrà far altro che selezionare l’offerta, magari entro un raggio di 10 chilometri dalla propria città. Una volta individuata l’offerta che fa al caso proprio, ci si può candidare direttamente tramite l’app. sarà poi l’offerente ad accettare o meno la proposta.

Sistema semplice e veloce

Per il resto, una volta incrociata domanda e offerta, si occuperà di tutto Jobby, dalla conclusione del contratto via chat, all’attivazione dell’assicurazione sul lavoro con invio della documentazione contrattuale e amministrativa. Così, in poche ore si può trovare lavoro. Nel solo mese di marzo, in piena emergenza coronavirus, Jobby ha incrementato la sua attività del 60% e conta di chiudere l’anno con 1,5 milioni di euro di fatturato e 30.000 intermediazioni lavorative.

Non male per una start up in un momento di crisi come quella che il nostro Paese sta attraversando in cui anche la ricerca di un lavoro diventa più difficile con la chiusura delle agenzie di lavoro.

Dallo smart worker al contadino, le figure più richieste

“In questo momento delicato – dichiara Andrea Goggi, fondatore e Ceo di Jobby – stiamo constatando che c’è una enorme necessità di lavoro flessibile e infatti stiamo aiutando tantissime aziende a ingaggiare personale per gestire il loro aumento di richieste o per sostenere un cambio di business, soprattutto nel settore della logistica e nei servizi di consulenza da remoto per smart working e smart school. Ma anche l’agricoltura ha cominciato ad usare la nostra app che può contribuire a risolvere il problema di mancanza di manodopera offrendo lavoro temporaneo nei campi con il massimo della sicurezza e della flessibilità. Penso che questa necessità continuerà anche nel post lockdown perchè ci sarà bisogno di tantissimo lavoro e di molta flessibilità nel gestirlo rispettando tutele e regolarità”.

Jobby, richieste finora oltre 10.000 ore di lavoro

In Europa e nel mondo sono tante le aziende innovative che stanno promuovendo questo approccio – prosegue Goggi – e vogliamo essere pionieri in Italia essendo orgogliosi di aver creato il nostro progetto proprio qui per creare e mantenere valore sul nostro tessuto sociale. A marzo abbiamo registrato il picco più alto di attività della nostra storia e su Jobby sono state richieste più di 10.000 ore di lavoro, oltre 2.000 jobs e i nostri workers hanno guadagnato complessivamente più di 100.000 euro. Grazie alla nostra tecnologia è possibile fare la propria richiesta sul portale www.jobby.works in meno di un minuto e Jobby si occuperà di trovare il miglor worker per svolgere il lavoro. Ovviamente, come Jobby fa dal primo giorno, tutto è regolarizzato contrattualmente e tutelato grazie alla copertura assicurativa attiva per ogni worker”.