Il 15% dei lavoratori è povero in Italia. Lo saranno anche da pensionati. Il presidente dell’Inps Pasquale Tridico torna a parlare della necessità di introdurre il salario minimo nel nostro Paese, uno dei pochi a non averlo ancora adottato.

Da esso dipende anche la tenuta del sistema pensionistico, minacciato alla base dall’assenza di un adeguato gettito contributivo. Ma anche dal basso tasso di natalità che costituisce un problema non certo risolvibile con una riforma pensioni.

Troppi lavoratori irregolari

A preoccupare maggiormente – secondo Tridico – è il basso livello delle retribuzioni, rispetto alla media Ue.

Buste paga troppo basse mandano in sofferenza i conti dell’Inps. Bassi livelli salariali non possono sostenere a lungo la spesa per le pensioni non commisurata coi contributi versati.

In Italia ci sono 23 milioni di lavoratori che sostengono 16 milioni di pensionati su una popolazione di 60 milioni. Numeri che la dicono tutta sulla precarietà del sistema pensionistico italiano e sulla tenuta dei conti Inps nel lungo periodo.

“Troppo poco per avere una certezza di lunghissimo periodo che le cose possano andare bene. 3,5 milioni di irregolari, un tasso di inattività molto alto concentrato al Sud e tra le donne rappresentano delle mine”.

La pensione di garanzia

Quello che serve in Italia non è tanto una pensione di garanzia, ma di un salario minimo vitale. Retribuzioni più alte implicano pensioni più alte perché si versano più contributi e per i giovani sarà di vitale importanza.

Un punto che trova pienamente d’accordo anche il ministro al Lavoro Andrea Orlando. Nell’ultimo incontro coi sindacati ha infatti rilanciato sulla necessità di introdurre una soglia minima di garanzia di retribuzione.

Nel 2022 ci sono ancora milioni di lavoratori in Italia che prestano la propria attività per meno di 9 euro all’ora quando la Germania sta già pensando di alzarlo a 12 euro. Non solo, il 15% dei lavoratori vive in stato di povertà e quasi la metà delle donne si trova in una situazione di part time involontario.

La pensione di garanzia, invece, è riconducibile ancora una volta ad aiuti di Stato. Si andrebbe ancora una volta a far leva sull’assistenza anziché sulla previdenza con ricadute sulla fiscalità generale e aumento delle tasse.