Trasferirsi all’estero e spostare la residenza fiscale serve a pagare meno tasse ma è bene che questo sia un effetto e non uno scopo da raggiungere eludendo il fisco anche quando non ne ricorrano i requisiti richiesti. Non a caso il Fisco compie costantemente controlli per accertare le effettive residenze all’estero.

Trasferirsi all’estero: tre requisiti che il Fisco controlla

Per essere considerati effettivamente residenti all’estero il Fisco impone tre requisiti:
– iscrizione all’AIRE (è onere del richiedente verificare che l’iscrizione sia andata a buon fine);
– trascorrere più della metà dell’anno solare fuori dall’Italia ed essere in grado di dimostrarlo;
– trasferire effettivamente all’estero il centro vitale dei propri interessi.

Cosa può controllare il Fisco per mettere in discussione il trasferimento all’estero di un contribuente? E’ intuitivo da questa premessa che l’ultimo punto è il più difficile da dimostrare. Il fatto che le sentenze sul punto siano contraddittorie non aiuta. Ecco qualche consiglio per chi ha deciso di trasferirsi all’estero.

Trasferirsi all’estero: casa, bollette, conti corrente si possono mantenere a proprio nome?

Come dimostrare che il trasferimento della residenza all’estero corrisponde alla volontà di spostare il centro vitale degli interessi e non è solo di facciata per eludere le tasse? Andrebbero evitati quanto più possibile “indicatori della presenza” costante e per gran parte dell’anno su territorio italiano. Vedi appunto in questo senso case intestate, bollette a proprio nome e forniture, iscrizione a servizi (anche di familiari a carico, ad esempio la scuola) come palestra, titolarità di un conto corrente o carte di credito, partita IVA, quote societarie etc.

Queste condizioni non automaticamente significano falsa residenza ma mettono in allarme, soprattutto, se i consumi nella casa intestata non sono variati di molto e non risultano locazioni sull’immobile. Bisogna considerare questi indicatori come spie di allarme: più se ne accendono e maggiore sarà il sospetto del Fisco.
A tal proposito è anche bene sapere che alcuni comuni italiani hanno stipulato accordi con l’Agenzia delle Entrate per spartire il recuperato in caso di accertamento fiscale.

Se invece la tua vecchia casa resta l’unico legame con l’Italia, magari perché non sei ancora riuscito a venderla, e soprattutto se le bollette indicano consumi entro 2Kw ogni tre anni, allora verosimilmente non hai nulla di cui preoccuparti. In caso contrario meglio stare in guardia.

Anche cellulare e telepass possono “incastrare” chi si trasferisce all’estero solo formalmente anzi questi due dispositivi in apparenza innocui sono ancora più a rischio perché registrano gli spostamenti. Tra gli indicatori di presenza analizzati dall’Agenzia delle Entrate in modo sospetto possono esserci anche titolarità di auto, bollo e assicurazione, versamento di contributi per la colf, abbonamenti etc.

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