Il Fondo Credito Inps potrebbe riaprire i battenti a favore di pensionati e dipendenti pubblici rimasti esclusi dalla possibilità di richiesta anticpo del TFS. Lo prevede un disegno di legge al vaglio del Parlamento per rifinanziare il Fondo che assicura anche altre prestazioni unitarie, quali i soggiorni estivi per i figli dei lavoratori, i prestiti agevolati, agevolazioni per gli anziani, ecc.

Fra le altre cose, il Fondo Credito, da febbraio 2023, finanzia anche l’anticipo del TFS per i dipendenti pubblici a tasso agevolato.

Grazie a una delibera Inps del novembre 2022, infatti, molti pensionati iscritti hanno oggi accesso al finanziamento a tasso agevolato del 1%. Contro minimo il triplo del costo previsto dalle banche convenzionate.

Fondo Welfare Inps, come funziona

Non tutti, però, vi possono accedere. Solo coloro che risultano iscritti prima della dati di pensionamento o coloro che, pur non essendo iscritti, hanno deciso di farlo nella finestra temporale riaperta fra il 20 agosto 2021 e 20 febbraio 2022. Orbene, poiché la decisione dell’Inps di agevolare il finanziamento del TFS a tasso agevolato risale a novembre 2022, molti dipendenti pubblici e pensionati stanno facendo pressione per riaprire la finestra di adesione al Fondo Credito.

Del resto e come noto, il TFS, a differenza del TFR per i lavoratori privati, è liquidato solo dopo molto tempo dalla cessazione del servizio. La buonuscita degli statali non è pagata al momento della cessazione del rapporto di lavoro, ma a distanza di tempo. Bisogna aspettare dai 12 ai 24 mesi, sempre che l’importo della liquidazione non superi i 50.000 euro. In quel caso i tempi di pagamento si allungano ulteriormente.

Per chi va in pensione anticipata, poi, i tempi diventano biblici. La liquidazione del trattamento di fine servizio non può avvenire che con il raggiungimento dell’età ordinaria per la pensione. Col rischio di dover attendere molti anni prima di vedere arrivare il Tfs o di ottenere un finanziamento di pari valore dalle banche convenzionate a tassi d’interesse che come minimo partono dal 3% annuo.

Come ottenere il TFS in anticipo dall’Inps

Per chi è iscritto al Fondo Credito, quindi, non ci sono problemi e può tranquillamente ottenere l’anticipo del TFS semplicemente presentando richiesta all’Inps. Dal 1 febbraio 2023 il pagamento può essere chiesto a fronte della corresponsione di un tasso agevolato del 1%, oltre allo 0,5% di spese fisse di istruttoria in rapporto all’ammontare spettante.

Volendo fare un esempio pratico, se un lavoratore pubblico che va in pensione ha diritto a una buonuscita di 50.000 euro e deve attendere 12 mesi per ottenerla, può chiedere subito l’anticipo all’Inps. L’Istituto, esaminata la pratica, liquiderà l’ammontare trattenendo 250 euro di spese per istruttoria e 500 euro di interessi. Il pensionato riceverà quindi 49.250 euro subito, anziché 50.000 euro dopo 12 mesi.

Considerando che il tasso di inflazione viaggia nel 2023 intorno all’8%, la stessa cifra ottenuta dopo un anno di attesa si sarà svalorizzata di 4.000 euro in termini nominali. Per cui vale sicuramente la pena chiedere il finanziamento all’Inps.

TFS riapre in Fondo Credito Inps?

Ed anche questo il motivo per cui stanno aumentando le pressioni affinché siano riaperti i termini di iscrizione al Fondo Credito. I sindacati stanno spingendo in questo senso, soprattutto per fronteggiare i tempi di liquidazione del TFS. Come noto, a disciplinare le modalità di liquidazione del trattamento di fine servizio è la legge di bilancio 2014 (numero 147 del 27 dicembre 2013) che il Tar del Lazio ha già contestato ritenendola illegittima, soprattutto per quanto concerne il pagamento rateale.

Di fatto, il TFS è pagato in unica soluzione solo fino a un certo importo. La soglia limite è 50.000 euro lordi (prima era di 90.000). Per cui se il calcolo ecceda tale soglia limite, l’ente di previdenza deve liquidare il trattamento di fine servizio in due o più rate annuali.

Così, ad esempio, se il TFS maturato è pari a 130.000 euro, la prima rata da 50.000 euro sarà corrisposta secondo i termini di legge (12-24 mesi). Mentre la seconda rata, sempre di pari importo, a distanza di 12 mesi e la terza e ultima rata da 30.000 euro a distanza di altri 12 mesi. Un vero e proprio scippo visto che l’inflazione continua a correre.