Qual è la scelta più sicura per proteggere i propri risparmi in questo momento di crisi e pandemia? Gli effetti del coronavirus si sono abbattuti anche sul TFR. Investirlo nei fondi pensione è più sicuro che lasciarlo in azienda? E’ una scelta che sembra convincere un numero sempre crescente di lavoratori. Analizziamo di seguito i vantaggi.

Tfr e fondo pensione: i vantaggi in era coronavirus

La Commissione di Vigilanza sui Fondi Pensione (COVIP), ha fotografato anche quest’anno i rendimenti fatti registrare dai fondi pensione.

Preme ricordare che un lavoratore può decidere in ogni momento della sua carriera professionale di destinare il tfr al fondo pensione. Dunque anche chi non l’ha fatto al momento dell’assunzione può prendere questa decisione.

Partiamo da un confronto sulla tassazione sul tfr nell’una e nell’altra ipotesi: se si lascia la liquidazione in azienda viene applicata un’aliquota media IRPEF degli ultimi 5 anni di lavoro. La regola per i fondi pensione, invece, è che l’aliquota massima non possa superare il 15% (che scenda a 9% a partire dal quindicesimo anno di adesione alla previdenza integrativa, con sconti di 0,30 punti percentuali l’anno, fino a 6 punti complessivi). Il vantaggio è evidente perché il dipendente mette il tfr al sicuro dall’erosione fiscale applicata al momento della liquidazione aziendale.

Oltre al vantaggio fiscale, a far propendere i lavoratori verso la scelta di aderire ad un fondo pensione complementare, gioca un ruolo determinante anche la maggiore flessibilità: questa emergenza ci ha dimostrato che la nostra stabilità potrebbe essere messa a rischio da eventi imprevedibili. Ebbene, se il tfr  si trova in azienda, la possibilità di attingervi prima del tempo appare più limitata. Infatti la normativa sul tfr anticipato in azienda prevede che possa essere richiesto prima solamente per percentuali ridotte e con più limiti rispetto alla previdenza complementare. L’incertezza, economica e non solo, del periodo che stiamo vivendo, probabilmente dunque porta ad optare per soluzioni più elastiche e flessibili.

I fondi pensione in genere prevedono la possibilità di ritirare percentuali diverse in base al tipo di emergenza:

  • fino al 75% del capitale maturato e in ogni momento per spese di tipo sanitario;
  • fino al 75% del capitale accantonato, dopo 8 anni di iscrizione, per l’acquisto o anche per la ristrutturazione della prima casa per sé, il coniuge e i figli; 
  • fino al 30% del capitale disponibile, trascorsi sempre 8 anni dall’iscrizione al fondo, per qualunque esigenza senza bisogno di giustificare ulteriormente la richiesta.

Tale richiesta inoltre può essere reiterata nel tempo quindi resta aperta anche per chi ha già ottenuto un primo anticipo.

C’è infine un ulteriore aspetto da considerare e che l’emergenza coronavirus ha rispolverato: chi perde il lavoro e cambia azienda, subirà un’altra trattenuta alla fonte e si ritroverebbe con un tfr frammentato e, ancora più grave, disperso nei passaggi di carriera correndo il rischio ulteriore di spenderlo e dunque di non poter contare su una “buonuscita” dal lavoro idonea e adeguata.

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