In Slovenia non si pagano tasse sulle rendite finanziarie prodotte da bond e titoli di stato. Il piccolo Paese della Ue che confina con l’Italia offre ai propri residenti questo privilegio che vale la pena considerare per chi decidesse di andare a viverci.

La piccola repubblica slovena non è un paradiso fiscale, come si potrebbe pensare. Anzi, le tasse si pagano anche lì, ma non sulle rendite finanziarie. Così, per chi è alla ricerca di un posto non distante dall’Italia dove i propri capitali non sono massacrati dal fisco, Lubiana è la meta ideale.

Le tasse sulle rendite finanziarie in Slovenia

L’ordinamento fiscale sloveno prevede che non sia applicata alcuna imposta sulle rendite finanziarie derivanti dai titoli di stato e obbligazioni. Le cedole e gli interessi sono quindi tutti esentasse. In Italia si paga il 12,50% sugli interessi derivanti da titoli di Stato e il 26% su quelli derivanti da obbligazioni societarie e bancarie.

Quindi qualsiasi cittadino residente in Slovenia non paga imposte su questi tipo di strumenti finanziari. Ma, attenzione, solo su questo, altre cose si pagano.

Bisogna infatti considerare che in Slovenia le imposte su capital gain (plusvalenze) e su depositi bancari sono alte, quasi come in Italia. Si paga infatti il 25% all’anno (da noi il 26%) e da questo punto di vista non vi è convenienza. Questo vale sia per i privati che per le società.

Come beneficiare del regime fiscale favorevole

Per beneficiare del regime fiscale favorevole sulle rendite finanziarie bisogna trasferirsi a vivere in Slovenia e starci almeno sei mesi all’anno. Ma come fare per trasferire la residenza all’estero senza incorrere in errori o incappare in qualche tenaglia fiscale italiana?

L’Agenzia delle Entrate, come noto, conosce bene questo aspetto e non manca di effettuare controlli e verifiche sulla effettiva residenza del contribuente italiano all’estero.

Per essere a posto col fisco italiano, è bene sapere che non è sufficiente trasferire la residenza in Slovenia per non pagare più tasse in Italia. Occorre anche dimostrare di non avere più alcun interesse e legame economico con il proprio Paese.

Così, l’iscrizione all’AIRE è solo un punto di partenza, poiché ciò non toglie che un contribuente possa essere iscritto al registro degli italiani residenti all’estero ma poi dimorare per più di 6 mesi all’anno in Italia o mantenere attività nel nostro Paese.