Sono diversi i Paesi all’interno della Ue dove non si pagano tasse sulle rendite finanziarie. Uno di questi è la piccola Lettonia. Stretta fra Lituania ed Estonia la cui capitale Riga è meta ambita da molti turisti.

La piccola repubblica baltica non è un paradiso fiscale, come si potrebbe pensare. Anzi, le tasse si pagano anche lì e per i residenti sono abbastanza pesanti, anche se non come da noi, in Italia. Tuttavia, per chi ha necessità di risparmiare sul fisco investendo in strumenti finanziari, Riga è meta sicuramente attraente.

Le tasse sulle rendite finanziarie in Lettonia

L’ordinamento fiscale lettone prevede che non venga applicata alcuna imposta sugli interessi derivanti dai titoli di stato. In Italia si paga il 12,50%, in altri Paesi Ue anche di più, ma in Lettonia questa imposta è azzerata.

Quindi qualsiasi cittadino Ue residente in Lettonia non paga imposte sui titoli di stato o equivalenti (bond Bei, Bers, Banca Mondiale, ecc.).

Si pagano, invece imposte sugli interessi maturati dalle obbligazioni societarie o bancarie. Così come sugli interessi dei depositi in banca. L’aliquota lettone è pari al 10 per cento. In Italia si paga invece il 26 per cento.

Anche le tasse sul capital gain non sono azzerate. Il fisco lettone richiede il 15% sulle plusvalenze conseguite a seguito di guadagni in borsa. Questo vale sia per i privati che per le imprese residenti.

Il trasferimento di residenza

Ovviamente per beneficiare del regime fiscale favorevole bisogna trasferirsi in Lettonia e starci almeno sei mesi all’anno. Ma come fare per trasferire la residenza all’estero senza incorrere in errori o incappare in qualche tenaglia fiscale italiana?

L’Agenzia delle Entrate, come noto, conosce bene questo aspetto e non manca di effettuare controlli e verifiche sulla effettiva residenza del contribuente all’estero.  Per essere a posto col fisco italiano, è bene sapere che non è sufficiente trasferire la residenza all’estero per non pagare più tasse in Italia.

Occorre anche dimostrare di non avere più alcun interesse e legame con il Bel Paese.

Così, l’iscrizione all’AIRE è solo un punto di partenza, poiché ciò non toglie che un contribuente possa essere iscritto al registro degli italiani residenti all’estero ma poi dimorare per più di 6 mesi all’anno in Italia o mantenere attività, anche sotto prestanome, nel nostro Paese.